[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

svelato il rapporto del Ministero dell'Ambiente sull'Ilva di Taranto



From: Michele Tursi <micheletur@tiscalinet.it> (giornalista del Corriere 
del Giorno di Taranto)
To: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti@peacelink.it>

Invio l'articolo pubblicato sul Corriere del Giorno dell'11 marzo 2001, 
relativo al dossier del Comitato ispettivo del ministero dell'Ambiente, 
sullo stabilimento siderurgico.

***********************************************************

Il "Corriere" svela il contenuto del rapporto del Comitato ispettivo del 
ministero dell'Ambiente

-------------------------------
Ilva, ecco il dossier inviato a Bordon
-------------------------------
Per le emissioni in atmosfera c'è solo un'autorizzazione provvisoria della 
Regione

di Michele Tursi

Il rapporto del Comitato ispettivo inviato a Taranto dal ministro Willer 
Bordon, ha evidenziato situazioni gravi, talvolta paradossali, da cui è 
scaturito il deferimento all'autorità giudiziaria di Emilio Riva, 
presidente del Gruppo Ilva e di Luigi Capogrosso direttore dello 
stabilimento siderurgico.
Gli esperti della Commissione tecnico-scientifica del ministero 
dell'Ambiente, dell'Anpa (Agenzia nazionale per l'ambiente) e del Noe (il 
Nucleo operativo ecologico dei carabinieri), hanno girato in lungo ed in 
largo gli impianti Ilva, Ise e Agip Petroli, giungendo a conclusioni 
sconvolgenti.
Questo il quadro relativo al centro siderurgico.
EMISSIONI IN ATMOSFERA
L'Ilva opera con un'autorizzazione alle emissioni in atmosfera provvisoria, 
sulla base di una delibera della Regione Puglia del 13 maggio '97. Un 
provvedimento che ha interessato quasi 1.700 aziende e che prevede, come 
unica prescrizione, lo svolgimento di controlli una volta l'anno che 
vengono effettuati con una struttura interna. Ma siccome al peggio, sembra 
non esserci mai fine, chi dovrebbe verificare il pieno rispetto delle 
leggi, anche se carenti, è nell'impossibilità di farlo. In questi termini 
si è espresso il Pmp (Presidio multizonale di prevenzione) che ha ammesso 
di aver potuto svolgere, nel corso di tutti questi anni, solo un 
campionamento sui condotti di adduzione al camino dell'Agglomerato e 
l'analisi in laboratorio dei metalli presenti nella polvere campionata. Il 
tutto è stato possibile grazie all'aiuto dell'Ilva che ha messo a 
disposizione personale ed apparecchiature, per effettuare i controlli. Tra 
le altre cose, ne deriva l'impossibilità di verificare il !
rispetto,
della legge regionale del 22 gennaio del '99 secondo la quale le emissioni 
degli impianti ubicati in aree ad elevato rischio ambientale, entro il 
prossimo 27 luglio, devono essere abbattute del 20% rispetto a quelle 
autorizzate.
In riferimento alla Centrale Cet/1, il comitato ispettivo del ministero 
dell'Ambiente ha riscontrato numerose carenze dell'Ilva, per quanto 
riguarda l'applicazione del decreto del 21 dicembre '95 in relazione alla 
verifica della qualità dei dati prodotti dai sistemi di monitoraggio delle 
emissioni della Cet/1 e del decreto ministeriale del 12 luglio '90 per le 
emissioni di microinquinanti.
RECUPERO RIFIUTI E DISCARICHE
Il quadro rilevato dal comitato ispettivo è confuso a causa della 
frammentarietà della documentazione esibita dall'Ilva per quanto riguarda 
le comunicazioni di inizio attività per il recupero di rifiuti non 
pericolosi. Una situazione che ha impedito, di fatto, la verifica del 
rispetto delle condizioni e dei requisiti richiesti dal decreto del 5 
febbraio '98. In particolare, diverse attività sembrano configurarsi come 
un vero e proprio stoccaggio di rifiuti (dei quali non è stato possibile 
accertare l'effettiva ed oggettiva destinazione al recupero) che non 
rispetta le prescrizioni previste per le caratteristiche dell'impianto 
(mancanza di pavimentazione), quantità massima di rifiuti e tempo massimo 
per la messa in riserva. Sono in corso ulteriori accertamenti.
Gravi le irregolarità riscontrate sulle discariche. L'Ilva ne gestisce tre: 
due all'interno dello stabilimento, una terza presso l'ex cava Cementir. La 
"Nuove Vasche" (II categoria - tipo C), ospita rifiuti pericolosi ed è 
composta da tre vasconi, due dei quali hanno esaurito la capacità massima 
autorizzata. I rifiuti vengono quindi conferiti unicamente nel vascone V2. 
Dai sopralluoghi effettuati, è stato constatato che le diverse tipologie di 
rifiuti sembrano depositate in discarica alla rinfusa, inoltre sono 
conferite tipologie diverse da quelle dichiarate nella richiesta di 
autorizzazione, tra cui anche l'amianto. A settembre del 2000 è stata 
presentata istanza per il rinnovo dell'autorizzazione in scadenza in questo 
mese. Anche per la "Due Mari" (II categoria - tipo B) è stato chiesto il 
rinnovo. Presenta diversi aspetti problematici, invece, l'ex cava Cementir 
(II categoria - tipo B speciale) oggetto di sopralluogo e di attento esame 
della documentazione. Attualmente la discarica risulta autorizzata con 
provvedimento d'urgenza del prefetto di Taranto fino al 10 aprile 2002, con 
possibilità di procedere al ricircolo del percolato all'interno della 
discarica stessa in attesa della realizzazione e messa in esercizio di un 
impianto di trattamento del percolato, atteso entro il prossimo 10 aprile.
Il comitato ispettivo del ministero dell'Ambiente ha evidenziato la 
necessità di un approfondimento circa le modalità di tenuta della 
documentazione relativa ai rifiuti prodotti e gestiti dall'Ilva.
I conferimenti nelle tre discariche, ad esempio, sono annotati su un unico 
registro anzichè su singoli elenchi tenuti presso i relativi impianti. Per 
le scorie di acciaieria, inoltre, non viene utilizzato alcun documento di 
accompagnamento: i quantitativi prodotti e gestiti sono annotati in un 
registro di carico e scarico dedicato.
PRELIEVO E SCARICO DI ACQUE
L'Ilva preleva circa un miliardo di metri cubi di acqua di mare all'anno 
con una concessione quadriennale rilasciata nel '97 dalla Capitaneria di 
Porto di Taranto. Richiesta di nuova concessione è stata presentata ad 
ottobre del 2000. L'acqua prelevata dal Mar Piccolo viene utilizzata per il 
raffreddamento degli impianti.
Prima l'Italsider, poi la Nuova Italsider e infine l'Ilva, hanno scaricato 
nel tempo e con diverse autorizzazioni, in due canali, gestiti in passato 
dal Consorzio Asi. Al Comitato ispettivo non è stato possibile acquisire il 
quadro completo della attuale situazione dei singoli scarichi dell'Ilva e 
di eventuali società terze. Per questo sono state chieste informazioni al 
dirigente del settore Ambiente della Provincia di Taranto che, non 
disponendo della mappatura degli scarichi nei due canali, si è impegnato ad 
effettuare in tempi brevi una ricognizione sulla materia e ad inviarla al 
ministero dell'Ambiente.
Per quanto attiene i controlli, il Pmp mensilmente effettua prelievi dalle 
acque di scarico dell'Ilva al fine di verificare il rispetto dei previsti 
limiti tabellari. Una parte di questa documentazione è stata acquisita dal 
Comitato ispettivo che ha prelevato ulteriori campioni di acqua che saranno 
analizzati dallo stesso Pmp di Taranto.
L'Ilva non ha presentato domanda di rinnovo per l'autorizzazione allo 
scarico, come previsto dall'articolo 3 della legge regionale del 2 maggio 
'95. La società siderurgica non ha ritenuto necessario l'adempimento in 
quanto l'impianto era già in possesso delle autorizzazioni rilasciate dalla 
Provincia.