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legambiente:un miliardo di passeggeri in meno sui bus
- To: lonanoda@tin.it
- Subject: legambiente:un miliardo di passeggeri in meno sui bus
- From: Andrea Agostini <lonanoda@tin.it>
- Date: Thu, 25 Jan 2001 18:49:30 +0100
dal manifesto di mercoledi 17 gennaio 2001
Mamma, ho perso l'autobus
Legambiente: in 10 anni un miliardo di passeggeri in meno sui mezzi pubblici
MA. GI. - ROMA
Male, molto male sul fronte dei trasporti. Maluccio o così così su tutto il
resto. "Un paese in bilico": è il giudizio di Legambiente sul Belpaese
dove, per usare le parole del presidente dell'associazione, Ermete
Realacci, "le ombre sono molto più estese delle luci". La mobilità è però
una vera débacle: "L'auto privata - spiega infatti il Rapporto - assorbe
quasi l'80% di tutti gli spostamenti dei passeggeri, lasciando agli altri
mezzi di trasporto le briciole: 6% treno, 4% aereo e nave e - nelle aree
urbane - 11% a bus, tram e metro" confinati ormai ad un servizio di
nicchia destinato alle fasce più povere della popolazione e ai turisti. Dal
'90 al '98 i mezzi pubblici urbani - calcola Legambiente - hanno perso
circa 1 miliardo di passeggeri.
Questo in città, con tutte le conseguenze negative che il mezzo privato
(65 auto ogni 100 abitanti) comporta sulla salute. Ma le cose non vanno
meglio nel sistema di trasporto merci: dal 1970 ad oggi l'estensione
della rete stradale è cresciuta di circa il 22%, quella autostradale del
70%, mentre i chilometri di ferrovia sono addirittura diminuiti (da
16.073 a 15.986).
Coerentemente, il Rapporto Ambiente Italia 2001 registra
peggioramenti anche in tema di energia e di emissioni dannose per il
clima: "Il fallimento della Conferenza dell'Aja - si legge nel volume - ha
evidenziato l'incapacità dei governi di mettere in campo politiche
moderne e innovative per frenare l'effetto serra. Quanto all'Italia -
aggiunge - le emissioni di Co2, il principale gas serra, dovrebbe
diminuire del 6,5% entro il 2010 rispetto ai livelli del '90, e invece fino
ad oggi sono addirittura cresciute di oltre il 6%, soprattutto a causa dei
consumi energetici nel settore dei trasporti, aumentati del 18%".
Alla presentazione del dossier, esposto da Duccio Bianchi, dell'Istituto
Ambiente Italia, erano presenti i ministri dell'ambiente Willer Bordon,
dell'industria Enrico Letta e delle politiche comunitarie Gianni Mattioli.
Ma ecco, in sintesi, le "poche luci e le molte ombre" fotografate dal
Rapporto, che evidenzia piccoli miglioramenti nel settore della raccolta
differenziata dei rifiuti (dal niente di 10 anni fa si è arrivati
all'11,2% di
oggi), dell'agricoltura biologica (4,9% della superficie complessiva),
delle aree protette e dell'abusivismo edilizio.
Mari. Nel '99 il 5,6% delle coste risultava "inibito" per inquinamento
(era il 6,1% nel '98), ma in Campania i tratti vietati erano ancora il 20%
della superficie costiera.
Depuratori. Anche il sistema di depurazione dei centri urbani mostra
segni di miglioramento, ma all'interno di un quadro preoccupante. Nel
'99 il 72% degli abitanti dei capoluoghi di provincia risultava allacciato a
un impianto di depurazione (era il 68% nel '97). I sistemi di
depurazione mancano o coprono ancora solo una piccola parte di Milano,
Firenze (15%), Palermo (29%).
Smog e rumore. Il monitoraggio della qualità dell'aria nelle città rileva
una diminuzione dei casi di superamento dei limiti - soprattutto per il
monossido di carbonio - ma in molte città sono decisamente superati i
valori-limite della direttiva europea per la media annuale di biossido di
azoto. Per quanto concerne l'ozono solo per 39 provincie sono disponibili
dati: in 5 di esse si supera il livello di allarme, in 32 il livello di
attenzione. Preoccupano molto i nuovi veleni prodotti dal traffico:
benzene, Ipa, Pm10. Tra l'80 e il 95% della popolazione è esposta a
inquinamento acustico, superiore alla soglia stabilità.
Suolo. Sul dissesto idrogeologico segnali di cambiamento potranno
essere avvertibili solo sul medio-lungo periodo, ma le politiche adottate
(manutenzione delle aree montane e forestali, liberazione delle aree di
esondazione, rinaturalizzazione dei corsi d'acqua, gestione urbanistica)
non sono ancora all'altezza della gravità della situazione. In 50 anni
sono stati 1500 i comuni alluvionati.
Abusivismo. Nel '99 sono state ancora realizzate 33.571 abitazioni
abusive, pari al 15% del totale costruito, secondo le stime di
Legambiente e Cresme. Rispetto al '98 si registra una diminuzione delle
costruzioni illegali sia in assoluto (-1,5%), sia rispetto alla produzione
edilizia totale (-1%).
Patrimonio faunistico. E' stimato in oltre 57 mila specie, di cui poco
meno di 1300 vertebrati. Per alcune specie rilevanti - in primo luogo gli
ungulati - le misure di tutela sono state efficaci. Ma nell'insieme delle
494 principali entità faunistiche (relative ai vertebrati) ben 338 sono
inserite nella liste rosse.
Parchi e aree protette. Circa il 47% del territorio è sottoposto a vincolo
paesaggistico, ma ciò avviene in presenza di un sistema di
pianificazione territoriale e ambientale ancora lacunoso in importanti
aree del paese. Positiva è invece la crescita del territorio destinato a
parco, che copre circa l'8% del territorio nazionale. Nell'ultimo decennio
sono state sottoposte a tutela e rese operative il 75% delle aree
protette complessive. Oggi l'Italia può contare su 2.300.000 ettari di
terra e 270 mila ettari di mare sotto tutela, divisi tra 20 parchi
nazionali, 154 riserve naturali statali, 71 parchi naturali regionali, 171
riserve naturali regionali e 94 altre aree protette.
Energia e innovazione. La produzione energetica è ancora largamente
basata sul consumo di combustibili fossili e, in particolare, di prodotti
petroliferi che rappresentano più del 50% delle fonti energetiche. Nel
'98 - e la tendenza si accentuerà per effetto della liberalizzazione del
mercato elettrico - si è registrata una crescita sensibile della produzione
elettrica da fonti rinnovabili (+1000 Gwh), in particolare biomasse e
rifiuti (+50% sul '97) e da fonti eoliche (raddoppiata). Tuttavia -
conclude il Rapporto - la produzione di elettricità da fonti rinnovabili
rimane confinata a percentuali limitate (5,4%).