[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

la bioetica dell'embrione



dal manifesto di sabato 4 novembre 2000
 La bioetica dell'embrione
 Uso terapeutico delle cellule staminali, si spacca il Comitato 
 STEFANIA GIORGI - ROMA 


 Raccomandazioni in 32 punti sull'uso terapeutico delle cellule staminali:
 le ha presentate ieri i Comitato nazionale per la bioetica. Un testo che
 documenta una spaccatura nettissima. Nodo del contendere, l'utilizzo
 delle cellule staminali embrionali. Lo spiega senza giri di frasi il
 presidente del Comitato, Giovanni Berlinguer, che fa anche nomi e
 cognomi dei membri del Comitato favorevoli al loro utilizzo terapeutico
 (come Flamigni, Neri, Piazza) e dei contrari (come Francesco D'Agostino,
 Elio Sgreccia). L'accordo è stato trovato, invece, su altri punti: l'uso di
 cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale o da individui adulti;
 la convinzione che "l'obiettivo ottimale è quello di poter riprogrammare
 cellule mature del paziente di cui si intende rigenerare il tessuto",
 perché consentirebbe "una sorta di 'autotrapianto'", senza rischi di
 rigetto; l'uso di cellule staminali derivate da feti "prodotti da aborto
 spontaneo o volontario", purché sia assicurato il consenso della donna e
 siano esclusi rapporti commerciali e di brevettabilità di queste cellule; il
 no al trapianto nucleare somatico, vale a dire la "clonazione
 riproduttiva".
 E' sulla "definizione ontologica" dell'embrione, "il suo essere o meno
 persona" che il Comitato e il gruppo di lavoro che ha elaborato il
 documento - coordinato da Alberto Piazza e costituito da Adriano
 Bompiani, Francesco Busnelli, Isabella Maria Coghi, Luigi De Carli,
 Angelo Fiori, Carlo Flamigni, Adriana Loreti Beghè, Demetrio Neri e Anna
 Oliverio Ferraris - si è diviso su posizioni inconciliabili. Per una parte
del
 Comitato lo zigote è l'inizio "di un essere umano individuale", al quale
 assicurare "una protezione pari a quella di una persona" ed è questo a
 dettare regole e restrizioni. Per altri il valore di persona è acquisito "in
 una fase successiva", e il grado di tutela dell'embrione deve essere
 bilanciato "con un interesse almeno equivalente per la cura del malato".
 Interesse che giustificherebbe, con controlli rigorosi, anche "la
 formazione di embrioni a fini terapeutici" (ma per altri è auspicabile
 "esclusivamente l'uso di cellule embrionali a fini terapeutici, ma non la
 loro formazione").
 Sono gli embrioni "soprannumerari", cioè quelli crioconservati nei centri
 dove si pratica la fecondazione artificiale e destinati a non essere
 impiantati nell'utero, l'altro punto di contesa. (Oggi non è possibile
 valutarne il numero, un dato che offre il destro a Berlinguer di invocare
 una legge sulla procreazione asssistita). Per una parte del Comitato
 utilizzare cellule staminali di questi embrioni "congelati" non significa
 "una mancanza di rispetto", è un atto di solidarietà da parte della
 coppia donatrice, un contributo alla ricerca di terapie per malattie
 spesso inguaribili. Un utilizzo subordinato, però, a un "necessario
 confronto" con i principi costituzionali che comprendono il diritto alla
 salute, la libertà di ricerca e "la tutela della vita del concepito". Ma
 nella Carta - nonostante i tentativi di inserirvi i diritti del
feto-cittadino
 da parte di Carlo Casini e del Movimento per la vita - di quel principio
 non c'è traccia. La "soppressione diretta e intenzionale" degli embrioni
 sovrannumerari, anche se per finalità di ricerca o terapia,
 contrasterebbe con il dovere di rispettare la vita umana "sin dal
 concepimento", sostiene una parte del Comitato.
 Tutti condividono la consapevolezza che, a tutt'oggi, le cellule staminali
 pluripotenti con maggiori potenzialità di differenziarsi nel più ampio
 spettro di tessuti sono quelle derivate dall'embrione allo stadio di
 blastocisti, "anche quando sono derivate dal processo di trapianto
 nucleare somatico". La consapevolezza che tutti i tentativi alternativi -
 utilizzando sangue del cordone ombelicale o di altri tessuti - sono
 ancora in una fase iniziale di sperimentazione. Tutti sono concordi nel
 definire la posta in gioco dei risultati terapeutici per malattie altrimenti
 inguaribili. Ma questo porta solo una parte del Comitato ad auspicare di
 continuare su questa strada, suggerendo "una valutazione etica caso
 per caso". "Se c'è la protezione dell'embrione da una parte, dall'altra c'è
 la possibilità per la ricerca a fini terapeutici", dice Piazza che
 raccomanda di "vietare il meno possibile e controllare il più possibile". E
 Neri: "E' importante aiutare la ricerca a 360 gradi, senza restrizioni.
 Sono convinto anch'io che il fine è l'utilizzo di cellule staminali da
 adulto, ma per arrivarci occorre poter sperimentare".