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[ACEA #453] Chernobyl: il disastro continua e Nasa: in Antartide il più esteso buco dell'ozono
- To: pck-ecologia@peacelink.it
- Subject: [ACEA #453] Chernobyl: il disastro continua e Nasa: in Antartide il più esteso buco dell'ozono
- From: ACEA <ceratti@edv.it>
- Date: Fri, 20 Oct 2000 11:53:44 +0200
Agenziastampa per i Consumi Etici e Alternativi
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Comunicato n. 453 del 19-10-2000
Ecologia
Chernobyl: il disastro continua. Gli effetti della contaminazione nucleare
del terreno a quattordici anni di distanza: trovato nel frumento un tasso
di mutazioni geniche sei volte superiore al normale. Importante prova del
pericolo rappresentato dall'esposizione prolungata di un organismo alle
radiazioni
Lo spirito del grano, antico nume tutelare della fertilità dei campi, non
aleggia a Chernobyl. A 14 anni dal disastro nucleare gli effetti della
contaminazione dei terreni che circondano l'impianto sono ancora, o in
qualche caso solo ora, evidenti. Ricercatori del Friedrich Miescher
Institute di Basilea hanno recentemente pubblicato su "Nature" i risultati
delle analisi genetiche effettuate su piante di frumento prelevate nella
zona. Confrontando campioni di popolazioni identiche del cereale raccolti
rispettivamente nell'area contaminata circostante la stazione nucleare e in
una zona indenne situata a circa 30 chilometri di distanza, hanno trovato
nei primi un tasso di mutazioni geniche sei volte superiore al normale.
Dati analoghi, il cui significato è rimasto finora controverso, erano già
emersi da ricerche condotte sui ratti e sull'uomo. Secondo gli studiosi
svizzeri, le anomalie genetiche riscontrate nelle piante sono da
considerare la conseguenza dell'esposizione cronica alle radiazioni
ionizzanti. Infatti, benché la dose di radiazioni ricevuta da ogni pianta
sia da ritenere relativamente bassa e teoricamente non sufficiente a
danneggiarne il genoma, essi hanno potuto osservare un incremento anomalo
di delezioni, ripetizioni e inserzioni già da una generazione a quella
successiva, vale a dire ogni dieci mesi. Considerando che il terreno da cui
sono state prelevate le piante irradiate non era mai stato coltivato a
frumento precedentemente e che il cereale si riproduce per
autoimpollinazione, il riscontro genetico non può trovare spiegazioni
alternative, per esempio in meccanismi di contaminazione o trasferimento da
semi o piante diverse. La scoperta, sostengono al Friedrich Miescher
Institute, è un'importante prova del pericolo rappresentato
dall'esposizione prolungata di un organismo alle radiazioni; soprattutto
dei danni che queste possono determinare a livello delle cellule germinali,
e non solo di quelle vegetali ovviamente, e delle conseguenze della
trasmissione di tali alterazioni a ogni episodio riproduttivo. Monica
Oldani
http://www.lescienze.it
Nasa: in Antartide il più esteso buco dell'ozono. Ha una dimensione pari a
tre volte quella del territorio degli Stati Uniti. Oltre a provocare tumori
della pelle pone anche il plancton nell'Antartide a rischio, che è un
importante fonte di nutrimento.
Ha una dimensione pari a tre volte quella del territorio degli Stati Uniti
e senza ombra di dubbio è il più vasto buco d'ozono mai individuato. Gli
scienziati del Goddart Space Flight Center della Nasa lo hanno scoperto un
mese fa, studiando la terra tramite satellite. Il buco, di un'estensione di
11,5 milioni di metri quadri, è stato individuato in Antartide. Gli esperti
della Nasa si sono trovati di fronte ai clorofluorocarburi e altre sostanze
chimiche che si ritrovano nell'ozono oltre che a un forte vento chiamato
"vortice polare". Quest'anno il vortice dell'Antartide è stato più intenso
del solito e questo ha fatto sì che "anche il buco dell'ozono è maggiore",
ha detto Paul Newman della Nasa. Secondo la Nasa il livello atmosferico dei
clorofluorocarburi è salito al di sopra del livello fissato dal Protocollo
di Monreale. Il protocollo risale al 1987 e cerca di porre un tetto alla
produzione delle sostanze chimiche che distruggono l'ozono. Queste sostanze
possono rimanere nell'atmosfera per decenni prima di avere un effetto sulla
stratosfera terrestre. Lo sfruttamento dello strato d'ozono fa sì che anche
i raggi ultravioletti del sole, quelli più dannosi, raggiungano più
facilmente sulla terra. Secondo i ricercatori questo ha determinato un
aumento consistente del numero di persone colpite da tumore alla pelle. Ma
c'è un altro problema che preoccupa gli esperti della Nasa: quello che
anche il plancton nell'Antartide, un importante fonte di nutrimento, possa
essere colpito dai raggi ultravioletti. Adesso gli scienziati cercheranno
di capire se c'è un rapporto diretto fra la formazione del buco dell'ozono
e il riscaldamento della terra. Secondo questa teoria un certo tipo di
inquinamento finisce per creare una specie di coperta che avvolge il nostro
pianeta, fino a riscaldarlo.
http://www.cnnitalia.it/2000/TECNOLOGIA/10/04/Nasa/index.html
(Fonte AceA)
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