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legambienteliguria: oggi si mangia chimico!!!
- To: lonanoda@tin.it
- Subject: legambienteliguria: oggi si mangia chimico!!!
- From: Andrea Agostini <lonanoda@tin.it>
- Date: Thu, 19 Oct 2000 11:50:41 +0200
da salvagente di giovedi 19 ottobre 2000
OGGI SI MANGIA CHIMICO
NON E' UNO SCHERZO. sECONDO I DATI DI LEGAMBIENTE QUASI LA META' DEI
PRODOTTI AGRICOLI HANNO RESIDUI DI CONTAMINANTI. SOTTO TIRO GLI ORTAGGI, MA
IN 5 TRA LE MAGGIORI REGIONI PRODUTTRICI E' LA FRUTTA A GUIDARE LA
CLASSIFICA. NE' MAMCANO I PIU' RISCHIOSI ABBINAMENTI TRA FITOFARMACI
IN ITALIA SI UTILIZZANO ANCORA SOSTANZE ACCERTATE COME CANCEROGENE E
ALTROVE BANDITE.
IL PERICOLOSISSIMO MIX TRA DIFFERENTI PESTICIDI SFIORA IL 50 PER CENTO
NEGLI AGRUMI.
L'ITALIA E' CON L'OLANDA IL PAESE CON I PIU' ALTI CONSUMI DI PESTICIDI. E
LA NORMATIVA CHE FISSA I LIMITI E' VECCHIA DI OLTRE TRENT'ANNI.
DI Riccardo Quintili.
Quante probabilita' avete di portare in tavola un po' di chimica insieme
alla frutta e alla verdura? Tante. Purtroppo piu' di quelle che
probabilmente vi aspettereste. I dati raccolti da Legambiente a questo
proposito parlano chiaro: quattro prodotti ortofrutticoli su dieci
contengono residui di pesticidi. Di questi una buona meta' porta con se'
tracce di piu' di un fitofarmaco e un alimento su cinquanta fa registrare
presenze di sostanze chimiche superiori ai limiti di legge.
I numeri fotografano una situazione preoccupante e confermano l'abuso di
pesticidi in agricoltura."Del resto e' difficile stupirsi" dice Ermete
Realacci, presidente di Legambiente."L'Italia assieme all'Olanda e' il
Paese con il piu' alto consumo di fitofarmaci per ettaro coltivato e la
situazione e' tanto piu' grave in quanto la normativa che fissa i limiti
alla presenza dei residui e' vecchia di oltre trent'anni e dunque non tiene
conto della grande quantita' di studi e ricerche sul rischio sanitario
legato alla presenza di pesticidi nei cibi. Cosi' in Italia continuano ad
utilizzarsi principi attivi, come il Clorpirifos, dall'ormai accertato
effetto cancerogeno e per questo messi praticamente al bando in altre
nazioni" spiega.
LA MELA STREGATA
A guardare bene i dati, raccolti da Legambiente sulla base dei risultati
dei controlli effettuati dalle Asl in cinque tra le maggiori regioni
produttrici (Piemonte,Veneto,Toscana,Campania e Trentino Alto Adige), si
scoprono anche altre cose. Per esempio che i numeri diventano decisamente
piu' allarmanti se si considerano le analisi sulla sola frutta: in questo
caso, infatti, la percentuale di campioni contaminati sale al 54,5 per
cento. Con punte clamorose, come per le fragole che mantengono tracce di
pesticidi nel 64 per cento dei campioni.
Un po' meno pesante la situazione degli ortaggi, ma pur sempre allarmante
almeno per chi non e' disposto ad assumere dosi quotidiane di sostanze che
innocue non sono. Al primo posto, per la capacita' di trattenere i
contaminanti tra le larghe foglie , le insalate (38,8 per cento di campioni
con residui), subito seguite dai pomodori(27,5 per cento) e dalle patate
(15 per cento).
E i fuorilegge?Anche se la normativa italiana, almeno a giudizio degli
ambientalisti, e' decisamente generosa con la lista delle sostanze ammesse
e delle quantita' tollerabili, c'e' chi non si accontenta e supera anche
questi limiti. Le statistiche riferiscono di 1,8 per cento del totale di
ortaggi e frutta, ma se si guarda nel dettaglio si scopre che i trattamenti
sbagliati( quelli fatti con troppa abbondanza di contaminanti o non
rispettando i tempi di sospensione, vale a dire l'intervallo nevessario tra
l'ultimo trattamento con pesticidi e la raccolta) sono molto piu'
frequenti: nelle colture di uva (4,7 per cento di irregolari), di agrumi(4
per cento) e di fragole(2,8).
A preoccupare, pero', non e' solo la quota di agricoltori furbi o
impreparati. Per chi segue attentamente gli studi sugli effetti cancerogeni
del consumo di pesticidi, il principale campanello d'allarme viene dai
campioni che presentano piu' di un fitofarmaco, i cosiddetti multiresiduo.
Da molti anni si sa che la dose di un composto inquinante considerata
ammissibile per l'uomo se assunta singolarmente, puo' rivelarsi pericolosa
se si somma ad altre sostanze a rischio. Tanto per capirci, gli scienziati
hanno determinato per ciascun pesticida la quantita' che un individuo puo'
consumare senza correre troppi rischi( almeno allo stato attuale delle
conoscenze). Ma se insieme a quel residuo ne assume un secondo, non basta
che entrambe le sostanze siano sotto i limiti stabiliti. Questo cocktail,
infatti , puo' aumentare sensibilmente i rischi di cancerogenita'. Il mix
di pesticidi non e' raro come si potrebbe credere, visto che dalle analisi
delle Asl( due terzi dei campioni sono stati sottoposti a questo tipo di
verifica) risulta che il 28,7 per cento della frutta contiene piu' di un
principio attivo. Ed e' molto frequente nelle pere e negli agrumi,
sfiorando il 50 per cento.
CONTROLLI INCOSTANTI
Ci si chiede, leggendo la tabella riprodotta in questa pagina, cosa mai
diventerebbero le medie se i controlli fossero piu' rigorosi e venissero
svolti con uguale costanza in tutte le regioni. Una risposta, che
sicuramente non tranquillizza, puo' essere ipotizzata dai risultati delle
analisi condotte dalle autorita' sanitarie del Piemonte, la regione piu'
determinata nel monitoraggio.
In questo caso, infatti, la percentuale di frutta con residui di pesticidi
sale quasi al 65 per cento e di certo non per una particolare propensione
all'abuso degli agricoltori locali. E non e' neppure un caso che tra i
dati presentati e raccolti con grande difficolta' da Legambiente manchino
molte aree del Paese, soprattutto quelle del Mezzogiorno.
QUELLO CHE POSSIAMO FARE NOI
Davvero difficile evitare le sostanze chimiche nella dieta quotidiana. A
meno di non scegliere un'alimentazione interamente biologica, le
possibilita' che rimangono a chi vorrebbe sfuggire da pesticidi, erbicidi &
C. non sono molte. Di sicuro, vista l'invadenza dei contaminanti nei
prodotti dei campi, e' buona regola eseguire a casa alcuni trattamenti
facilmente realizzabili che quantomeno riducono la quantita' di residui. Ma
quanto ci difendono , e da che cosa, le attenzioni casalinghe?
La domanda la ricaviamo dalle lettere che arrivano quasi quotidianamente in
redazione, se la pongono in molti. Per questo ricapitoliamo uno dei pochi
studi scientifici in materia, quello della Rivista di merceologia, che nel
1996 ha passato in rassegna i lavori degli ultimi trent'anni. Gia' alcuni
procedimenti utilizzati dall'industria sarebbero in grado di ridurre le
tracce di pesticidi. E' il caso della tostatura del caffe', in grado di
eliminare dall'85 al 100 per cento dei residui di organoclorurati,
pesticidi spesso utilizzati nella coltivazione delle piante.Decisamente
efficace, almeno contro il Malathion, e' la bollitura che porta alla
eliminazione del 100 per cento di questo fitofarmaco comunemente usato nei
fagiolini. Da uva e lattuga tre lavaggi lo riducono rispettivamente del 90
e del 61 per cento. Un solo lavaggio e' invece gia' in grado di far
scomparire le piratrine dalle mele.
Lavaggio e cottura sono relativamente efficaci nell'eliminazione(fino
all'87 per cento) del Parathion dai cavoli. Discorso analogo vale per la
pelatura delle melanzane che riduce l'Endosulfen dell'88 per cento, o per
la cottura dei broccoli, che comporta il 98 per cento in meno di Carbaryl.
I trattamenti non sempre hanno questa efficacia. La pelatura delle patate,
infatti, arriva a eliminare soltanto il 57 per cento di Hcb e la bollitura
non va oltre il 50 per cento. Un'eguale quantita' rimarra' anche dopo la
cottura delle lenticchie, e ben l'80 per cento di Deltametrin usato sugli
spinaci resistera' alla bollitura. In questi casi, come si intuisce,
l'alternativa consiste nel consumare vegetali biologici, certificati come tali