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Legambiente: alluvione Nord Italia



16 Ottobre 2000 

ALLUVIONE NEL NORD ITALIA, L'ENNESIMA TRAGEDIA ANNUNCIATA 

    Il 49,8% dei comuni appartenenti al bacino del Po sono a rischio
elevato o molto elevato, mentre solo il 10,8% appartiene alla classe di
rischio moderato". Esiste quindi un rischio effettivo per l'incolumità
delle persone, per gli edifici e le infrastrutture con conseguente
inagibilità degli stessi e l'interruzione delle attività socio-economiche,
oltre ai danni al patrimonio culturale. I comuni "del rischio" interessati
dalla classificazione proposta dall'Autorità di Bacino del Po, sono in
totale 3.175, distribuiti tra Valle d'Aosta (74), Piemonte (1.209), Liguria
(48), Lombardia (1.541), Emilia Romagna (216), Veneto (28), Provincia
Autonoma di Trento (59). Questa la fotografia del rischio idrogeologico del
bacino del Po: "Il Piano di assetto idrogeologico è bloccato - ha
dichiarato Massimo Serafini, della segreteria nazionale di Legambiente -
Tutte le opere di messa in sicurezza previste non sono neppure in cantiere.
Eppure un quadro preciso del rischio esiste, questo Piano lo contempla. Non
è possibile, di fronte a catastrofi annunciate come questa, l'ennesima,
continuare ad assistere ai veti burocratici di quegli amministratori di
comuni già individuati come "a rischio". Cosa dire oggi alle popolazioni
colpite? Che tutto era previsto e nulla è stato fatto? Tutte le promesse
fatte dopo l'alluvione del 1994 che fine hanno fatto?" Secondo Legambiente
- intervenuta oggi con un comunicato stampa sulle conseguenze del maltempo
in Italia - "bisogna far uscire il tema dei cambiamenti climatici dalle
sale dei convegni per farne il centro delle decisioni e dei provvedimenti.
Una volta individuate e delimitate le aree a rischio poi, vanno attuate le
norme di salvaguardia e i vincoli che devono impedire che in quelle aree si
costruiscano case, capannoni o campeggi, e si dovrà inoltre incentivare la
delocalizzazione di chi già vive e opera in quelle aree". E' stato
ampiamente documentato il fatto che la vulnerabilità del bacino del Po
dipende quasi esclusivamente da cause antropiche, dall'uso e dalla gestione
del territorio e delle acque che lo percorrono. Uno sviluppo urbanistico
senza regole ha preteso di costruire in aree golenali aumentando a
dismisura l'impermeabilità della terra; è stata abolita ogni forma di
manutenzione. La politica di difesa del suolo finora ha ragionato in
termini di "difesa di tutto": case, capannoni industriali, tutto ciò che
risiede in aree golenali, con una impostazione sempre più ingegneristica
degli interventi mirati a difendere gli errori già compiuti. "Il punto - ha
aggiunto Serafini - è allora restituire al fiume il territorio con le sue
fasce di pertinenza fluviale; vietare l'escavazione in alveo e nelle aree
golenali; incentivare il coltivatore a diventare il vero "difensore del
suolo". Prevedere obbligatoriamente la creazione di presidi
tecnico-scientifici che organizzino sul territorio un servizio
meteo-climatico e previsione, capaci di fornire, grazie all'uso delle più
moderne tecnologie, quelle informazioni e previsioni necessarie per
l'intervento della Protezione Civile sul territorio, per organizzare
realmente un efficace allerta rapido. E' necessario poi utilizzare il
lavoro degli uomini e delle donne per il rimboschimento delle aree bruciate
durate l'estate, così meno acqua scenderà a valle o almeno meno terra
smotterà. Dovranno essere ripuliti i fiumi dai rifiuti e tenere in ordine i
reticoli scolanti". I dati contenuti dal Progetto di Piano di stralcio per
l'Assetto Idrogeologico (presentato al Comitato Tecnico il 27/04/1999),
elaborati dall'Autorità di Bacino del Po, presentano un quadro che sarebbe
riduttivo definire allarmante. L'approvazione definitiva che renderebbe
operativo il Piano è al momento bloccata dalla mole di osservazioni
avanzate dai Comuni interessati dai provvedimenti. Al di là di un dato
procedurale, la situazione ha tutte le caratteristiche di un vero e proprio
stallo, in cui gli amministratori locali si oppongono ad opere talvolta
anche discutibili, frenando però un progetto di risanamento complessivo e
prevenzione indispensabile al territorio interessato dalla rete idrografica
del Po. La sintesi ultima dell'analisi della situazione territoriale delle
regioni attraversate dal fiume disegna un quadro articolato, l'Atlante dei
rischi idarulici ed idrogeologici. In sintesi: "il 49,8% dei comuni
appartenenti al bacino sono a rischio elevato o molto elevato, mentre solo
il 10,8% appartiene alla classe di rischio moderato". Per "rischio elevato"
si indicano "possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni
funzionali agli edifici ed alle infrastrutture, con conseguente inagibilità
degli stessi e l'interruzione delle attività socio-economiche, danni al
patrimonio culturale"; per "rischio molto elevato" si considera la
possibilità di "perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni
gravi agli edifici ed alle infrastrutture, danni al patrimonio culturale,
la distruzione di attività socio-economiche". I comuni interessati dalla
classificazione del rischio sono in totale 3.175, distribuiti tra Valle
d'Aosta (74), Piemonte (1.209), Liguria (48), Lombardia (1.541), Emilia
Romagna (216), Veneto (28), Provincia Autonoma di Trento (59). Di quelli
considerati in Valle d'Aosta non ve ne è neppure uno classificato a
"rischio moderato"; la classe più ampia, quella del "rischio molto
elevato", raccoglie il 44,6% dei comuni interessati dalla classificazione.
Sommati a quelli a rischio elevato (27%) rappresentano, su un territorio di
estensione ridotta, un fattore di esposizione al pericolo per la
popolazione, per le infrastrutture e per le attività economiche della
regione altissimo. Il Piemonte, l'altra regione sin qui più colpita dalle
esondazioni e dalle frane, presenta anch'essa una situazione
particolarmente critica. Dei suoi 1.209 comuni interessati dalla
classificazione del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) il 43,9% risulta
essere a "rischio elevato" ed il 9,9% a "rischio molto elevato"; queste due
classi, sommate, rappresentano oltre la metà (650 comuni) della
classificazione dell'Autorità di Bacino del fiume Po