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comunicato Legambiente



21 Settembre 2000 

    UN ITALIANO SU DIECI LAVORA GRATIS 
    Prima di tutto c'è l'esigenza di aiutare gli altri (56%). Poi vengono
la voglia di stare insieme (46%), la necessità di un impegno sociale (36%)
o quella di ovviare alle carenze dello Stato (14%). Ma alla base di tutto
c'è anche la convinzione che esistono ancora grandi cause per cui vale la
pena darsi da fare in prima persona: la pace nel mondo (57%), la difesa
dell'ambiente (42%), la lotta alla criminalità (35%) e alla povertà (29%),
i diritti dell'uomo (27%) e la sicurezza per le generazioni future (20%).
Non ultimo un discorso di fiducia: ne ispirano molta di più le associazioni
di volontariato (insieme a polizia e carabinieri) di quanta non ne
raccolgano (non riescano a farlo?) le banche, la borsa, le associazioni
imprenditoriali, i sindacati e, soprattutto, i partiti politici. Una
sostanziosa rappresentanza di questo popolo di volontari scenderà in campo
domenica prossima, il 24 settembre per partecipare a Puliamo il Mondo di
Legambiente. E' la più importante manifestazione ambientalista dell'anno
che vedrà in oltre 1500 comuni in tutta Italia, cittadini di tutte le età
impegnati a ripulire piazze, strade, giardini e aree degradate. E non solo,
domani 22 settembre, il Corriere della sera, regalerà una guida completa al
volontariato"Un mondo da pulire". Un elenco delle associazioni a cui
rivolgersi per rendersi utili, con testimonianze di "volontari" illustri.
Ma torniamo alla ricerca realizzata da Abacus per Legambiente. Uno spaccato
delle motivazioni che spingono sette milioni e mezzo di persone ad
impegnarsi in attività di volontariato, dall'assistenza agli anziani ai
portatori di handicap, dall'ambientalismo all'impegno nel campo della
sanità e del disagio sociale. Donatori di tempo e lavoro che hanno per lo
più questo profilo: laureato, con un lavoro da dirigente o da insegnante,
attento lettore di quotidiani nazionali e locali, assiduo frequentatore di
mostre, spettacoli teatrali, cinema o biblioteche. E ancora: il volontario
è in genere attento all'organizzazione delle vacanze (per lo più progettate
in proprio e in Italia), ha una maggiore propensione verso sport,
ginnastica e fitness, rispetto alla media nazionale usa più frequentemente
il telefonino, si collega più spesso ad internet, ha maggiore confidenza
con alcuni servizi finanziari telematici (siano la carta di credito o gli
acquisti tramite web). Un'analisi affrettata della realtà italiana -
sottolinea Legambiente - porterebbe a concludere che il nostro Paese
attraversi una fase di sostanziale depressione dell'organizzazione e del
protagonismo sociali. Questa considerazione, fondata se si limita lo
sguardo ai luoghi e agli strumenti tradizionali della partecipazione - i
partiti, i movimenti sociali - viene però smentita dalla grande fioritura
di esperienze e forme di organizzazione che nella società civile,
nell'economia, nella scuola, propongono risposte nuove, avanzate ai
problemi in campo. Sempre più spesso queste espressioni di vitalità sociale
portano un forte segno ambientalista, anche per lo sforzo costante di
Legambiente rivolto ad incrociare la propria azione con quella di gruppi e
movimenti che nascono per rispondere a bisogni concreti della nostra
società. I casi insomma sono numerosi, dal comitatismo al volontariato,
dall'associazionismo scolastico alle forze imprenditoriali impegnate nella
valorizzazione economica delle aree protette, fino alle esperienze del
tutto nuove per l'Italia di movimenti associativi di ragazzi. Finora però
queste risorse umane non sono riuscite a far vivere appieno un progetto
globale di cambiamento, un progetto capace di far prevalere in Italia la
"buona" globalizzazione e la "buona" identità e di far fronte a problemi
drammatici a cominciare dalla disoccupazione che in molte parti del Paese
colpisce ormai più del 20% della popolazione attiva e quasi un giovane e
una donna su due. Per questo compito l'ambiente è un terreno decisivo,
l'ambientalismo un soggetto prezioso. Oggi in Italia, sono dati Abacus,
sette milioni e mezzo di persone offrono il proprio tempo ad associazioni
socio-sanitarie, ambientaliste, consumeriste. E il loro lavoro gode di
ampio consenso. E' infatti elevatissimo il grado di fiducia che gli
italiani dichiarano nei confronti delle associazioni di volontariato in
generale e di quelle ambientaliste in particolare: su 24 organizzazioni e
associazioni di varia natura, l'associazionismo generico occupa una
posizione seconda solo alla polizia e ai carabinieri, mentre quello
ambientalista occupa il sesta posto, dietro alle forze armate, alla chiesa
e alle associazioni di difesa dei cittadini. Di chi si fidano gli italiani?
Se andiamo a scorrere i "voti", la fiducia che gli italiani ripongono in
diverse organizzazioni e istituzioni, abbondantemente sopra la sufficienza
(si poteva esprimere un giudizio da 1 a 10) troviamo solo, nell'ordine,
polizia e carabinieri, le associazioni di volontariato sociale, le forze
armate, la chiesa, le associazioni di difesa dei cittadini, le associazioni
ambientaliste e la Comunità europea. Una sufficienza appena risicata la
conquista la scuola, mentre un giudizio compreso tra il "5" e il "6" va a
comuni, magistratura, regioni, reti Mediaset, reti Rai e giornali. Sfiorano
il "5" banche, borsa, associazioni di categoria, reti Cecchi Gori, governo,
parlamento, associazioni imprenditoriali. Non più di 4 e mezzo è il voto
dato ai sindacati confederali, ancora meno a quelli autonomi. Il voto più
basso (3 e mezzo) ai partiti politici. I dati utilizzati come base per
questa analisi Abacus provengono da due fonti: la Banca Dati Consumi 1999,
ossia una indagine effettuata annualmente (periodo marzo-giugno) su un
campione di 8.000 famiglie e 20mila individui dai 14 anni in su. I dati
sono ponderati per le principali variabili socio-demografiche (sesso, età,
ampiezza del comune di residenza, area geografica di residenza), in modo
tale da restituire una distribuzione della popolazione che corrisponde a
quella reale; l'altra fonte è il Barometro Sociale-Italia al Macroscopio:
indagine sui valori e gli atteggiamenti degli italiani sui grandi temi
sociali, politici, economici e culturali, realizzata a partire dal 1996, in
diversi periodi dell'anno; il campione è rappresentato da circa 4.000
individui selezionati nell'ambito di un panel permanente di intervistati;
anche in questo caso i dati sono ponderati in modo da restituire una
corretta distribuzione della popolazione in base alle principali variabili
socio-demografiche. In base alle risposte dunque si può osservare una
grande disponibilità degli italiani nei confronti delle associazioni che
intervengono nei diversi settori dell'impegno volontario. Oltre il 75% dei
cittadini si dichiara disponibile a fornire contributi in denaro a diverse
tipologie di gruppi e associazioni e ancora più elevata (83%) è la quota di
coloro che sarebbero disposti ad impegnare del tempo. L'associazionismo
ambientalista è tra i primi 3-4 nella "classifica delle disponibilità" ed è
una tipologia caratterizzata da una differenza abbastanza rilevante tra
coloro che vi impegnerebbero del denaro (13%) e del tempo (27%). E
probabilmente uno dei temi da approfondire è come trasformare questo 80%
circa di disponibilità dichiarata in impegno effettivo, consapevoli che
certo questa cifra rappresenta una sovrastima delle capacità reali di
attrazione del lavoro volontario, ma allo stesso tempo apre un vasto campo
di azione. Tra i settori di attività dei volontari spiccano i servizi
rivolti agli anziani (26% sul totale volontari), seguiti da quelli per i
giovani e per gli handicappati (17%) e a sostegno dei malati terminali
(14%). Se considerata nel suo complesso, anche l'area dello svantaggio
sociale (tossicodipendenti, alcoolisti, immigrati) arriva ad occupare una
quota significativa del lavoro volontario, pari al 35%. In particolare, va
sottolineata l'incidenza del settore dell'immigrazione che, nonostante sia
uno dei più recenti ambiti di sviluppo del volontariato, arriva ad occupare
il 14% degli attivisti. Sui temi ambientali è attiva una significativa
schiera di persone (8% sul totale volontari). Queste categorie comunque non
esauriscono i temi su cui il lavoro volontario si è sviluppato: esiste
infatti un altra quota di volontari (34%) impegnati in settori ancora
diversi. Le donne sono impegnate in particolare nelle attività di
assistenza ad anziani, handicappati, giovani e persone malate, mentre gli
uomini sono più attivi sui temi dell'ambiente, dell'alcoolismo e della
tossicodipendenza/sieropositività. Esistono differenze tra i vari settori
anche in base all'età, in particolare tra gli ultra 55enni, impegnati
abbastanza prevedibilmente sul tema degli anziani, i giovani fino a 24
anni, più attivi sul tema dei minori ma anche su quello dell'handicap e le
persone appartenenti alla fascia 45-55 anni che si interessano in
particolare dell'assistenza ai malati. Per quanto riguarda il titolo di
studio, le due tendenze più evidenti che emergono dai dati sono relative ad
handicappati ed anziani, cui si dedicano le persone con titoli medio-bassi,
e ai giovani, cui si dedicano maggiormente persone con titolo di studio
medio-alto. Infine, due note relative alla dimensione territoriale: di
anziani si occupano in particolare i volontari residenti delle grandi
città, di tossicodipendenti quelli che abitano in comuni medio grandi
(100-250 mila abitanti), mentre nelle regioni del centro molti si dedicano
agli immigrati. I volontari mostrano un tasso più elevato di esposizione e
fruizione dei media, soprattutto per quanto riguarda i quotidiani. In
particolare, coloro che si dedicano al settore ambientale leggono di più
rispetto al resto della popolazione, sia i quotidiani nazionali (si passa
dal 47% della popolazione al 58% degli ambientalisti) sia quelli locali
(16% popolazione, 21% ambientalisti). Anche nel tempo libero i volontari si
mostrano più attivi rispetto al resto della popolazione, sia sul versante
delle attività culturali che su quello delle vacanze e dello sport. A
fronte una media generale di persone che dichiarano di svolgere
abitualmente una o più attività culturali del 36%, tale quota arriva al 49%
tra coloro che sono impegnati nel volontariato. Il fenomeno riguarda tutti
i settori analizzati dal cinema (15 contro 12%) al teatro (5 contro 3%), da
mostre e musei (11 contro 5%) a conferenze e dibattiti (8 contro 5%) e
tocca in particolare il tema della lettura: si passa infatti dal 27% di
persone che dichiarano di leggere abitualmente libri diversi da quelli
necessari alla propria attività lavorativa e di studio al 37% di lettori
abituali di libri tra gli attivisti. I volontari mostrano una propensione
leggermente maggiore verso lo sport rispetto alla popolazione (34 contro
28%). Il possesso di un cellulare è nella media (ma gli ambientalisti
telefonano con il portatile decisamente di più), mentre i volontari
tendenzialmente sfruttano di più le varie opportunità offerte nel campo dei
servizi finanziari telematici (in particolare la carta di credito) e
internet (il 19% dei volontari ha "navigato" almeno una volta nell'ultimo
anno, tale quota sale al 23% se consideriamo il volontariato ambientalista)
e comunque lo fa con più assiduità rispetto alla popolazione considerata
nel suo complesso. Infine, una nota sugli spostamenti: i volontari sono i
più "mobili" rispetto al resto della popolazione e se proprio non
rinunciano all'automobile almeno utilizzano un po' di più la bicicletta.