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Nucleare: germania esce
15 Giugno 2000
LA
GERMANIA FUORI DAL NUCLEARE; MA NEL MONDO L'ATOMO RESISTE
"Benvenuti". È l'espressione che oggi Legambiente utilizza per accogliere la
decisione della Germania di Schroeder di dare il via alla chiusura progressiva
degli impianti nucleari presenti sul suolo tedesco per la produzione di energia.
"L'Italia - ha dichiarato Ermete Realacci, presidente dell'associazione - è
uscita dalla produzione di energia atomica molti anni fa, grazie alle battaglie
vittoriose degli ambientalisti e di Legambiente in prima fila. E la scelta
compiuta, più passano gli anni, più si rivela lungimirante. Oggi anche la
Germania di Schroeder, con 15 anni di ritardo sulla nostra "felice intuizione"
si unisce al "club dell'atomo dismesso", e questa non può non essere che accolta
come un'ottima notizia. Purtroppo sono ancora molte le centrali alle porte di
casa, e più in generale quelle nel mondo, che sono in funzione o vengono messe
in cantiere". Legambiente presenta così la geografia del nucleare, la mappa
delle centrali attive ed operanti in giro per il mondo, con un occhio
d'attenzione per l'Europa. E senza dimenticare l'eredità maledetta di Cernobyl
(un altro impianto che dovrebbe chiudere entro l'anno) che tuttora - come ha
avuto modo di verificare direttamente Legambiente, che segue da anni la vicenda
con un suo progetto di solidarietà - produce un aumento delle patologie tumorali
nelle zone colpite dall'incidente, cibi avvelenati dalle radiazioni,
indebolimento delle difese immunitarie nei bambini. Ma torniamo all'Europa. Con
un 434 centrali disseminate in tutto il mondo il nucleare copre il 15% della
domanda elettrica del pianeta. Nel 1998 dalle centrali atomiche sono usciti
2.291 miliardi di chilowattora di elettricità, soprattutto da Stati Uniti e
Francia, leader incontrastati tra i paesi con il numero maggiore di impianti
nucleari. Il record di produttività energetica è stato però raggiunto nel '99:
la capacità generativa elettrica mondiale degli impianti basati sull'atomo è
arrivata infatti a quota 345 gigawatt, valore massimo raggiunto dal 1960, anno
dell'avvio del nucleare. Durante gli anni '90 però la capacità globale è salita
solo del 4,7%, un valore estremamente ridotto se confrontato con la crescita del
140% verificatasi durante gli anni '80. Il record delle centrali in funzione lo
detengono gli Usa con 104 impianti per una produzione complessiva di 673
miliardi di chilowattora l'anno. La Francia, al secondo posto nella classifica
mondiale, a fine '98 contava 58 impianti in funzione ed uno in costruzione per
una produzione complessiva pari a 368 miliardi di chilowattora. Mentre negli
Stati Uniti, nonostante il grande numero di centrali, il nucleare contribuisce
al fabbisogno della domanda elettrica con una quota del 18,69%, in Francia copre
oltre il 75,5% della richiesta annua. E proprio dalla Francia, a due passi dai
nostri confini, giungono notizie poco rassicuranti sul livello di affidabilità
delle centrali: troppi incidenti nucleari "significativi" nel 1998 (sono questi
gli ultimi dati disponibili) secondo la DSIN, l'autorità di controllo della
sicurezza delle centrali nucleari. Sebbene il numero degli incidenti - 376 su
alcune centinaia di reattori nucleari sparsi sul territorio - sia stato
inferiore a quello dell'anno precedente, il quadro generale si presenta
preoccupante. "Negligenza", "dimenticanze", "strappi alle regole", "lassismo":
sono queste le critiche mosse all'autorità nazionale francese, l'EDF, che "per
dieci anni si e' disinteressata delle regole perché sapeva che lo Stato non
avrebbe effettuato controlli". Circuiti di raffreddamento difettosi,
''invecchiamento'' delle centrali da 1300 megawatt e mancanza di adeguate misure
di protezione del personale, unita alla "leggerezza" di alcuni tecnici,
delineano i contorni di una situazione che ha imposto all'EDF di intensificare
nel 1999 i suoi sforzi in materia di sicurezza. Scorrendo la classifica dei
paesi più 'nuclearizzati' - secondo i dati del NucNet, l'agenzia di informazioni
nucleari - spicca anche il Giappone con un parco di 53 centrali, una produzione
di 368 miliardi di chilowattora l'anno ed una copertura del fabbisogno elettrico
nazionale del 35%. Forte contributo del nucleare anche in Lituania dove le due
sole centrali esistenti riescono a soddisfare il fabbisogno nazionale per il
77%. Nel 1999 e' iniziata la costruzione di due reattori, entrambi in Giappone,
che hanno portato a 32 il numero di reattori in fase di realizzazione, per una
capacita' complessiva di 25.716 megawatt. Tre nuovi reattori (in Francia, India
e Repubblica Slovacca) sono stati collegati alla rete elettrica nello stesso
anno, mentre in Svezia un reattore è stato definitivamente chiuso. L'Asia rimane
l'ultima area del pianeta in cui si registra una crescita del nucleare. La Corea
del Sud ha il più consistente piano di sviluppo: alle 14 centrali esistenti (che
forniscono il 40% del fabbisogno energetico) se ne dovrebbero affiancare altre 6
entro il 2005. La Cina ha attualmente 3 reattori e 6 in costruzioni: l'obiettivo
della Repubblica Popolare è quello di realizzare altri 50 reattori entro il
prossimo decennio. Estremamente carenti, soprattutto ad est, le condizioni
minime di sicurezza: un recente rapporto delle Autorità di Controllo per la
sicurezza nucleare dell'Europa Occidentale ha ad esempio espresso su tre Paesi
in lista d'attesa per l'ingresso nell'Ue (Bulgaria, Lituania e Slovacchia) forti
dubbi sulle capacità di evitare incidenti nucleari. Ma un discorso analogo si
potrebbe fare per tutte le centrali dell'ex blocco sovietico, mentre l'ex-capo
dell'Ufficio indiano di controllo dell'energia atomica (Aerb), Gopalakrishnan,
ha recentemente detto che l'India "dovrà probabilmente far fronte ad un serio
incidente nucleare in un futuro non troppo lontano". Gopalakrishnan ha svelato
che la stessa Aerb ha elencato 130 difetti in installazioni nucleari in un
rapporto elaborato quattro anni fa. L'India due anni fa ha tra peraltro lanciato
un nuovo progetto nucleare, raddoppiando il budget a disposizione dello sviluppo
di questo tipo di energia. Nonostante le ingenti spese l'energia nucleare in
India non copre più del 2% del fabbisogno energetico nazionale
Fonte:legambiente