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[ACEA #241] Rifiuti tossici americani nell'oceano
Agenziastampa per i Consumi Etici e Alternativi
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Comunicato 241 del 25-5-2000
Riceviamo e rilanciamo volentieri dall'Aipe di Roma
RIFIUTI TOSSICI AMERICANI NELL'OCEANO
Da un sede internazionale dell'AIPE associazione ambientalista di Roma,
esattamente dalla Commissione di Studi e Ricerche "Inquinamento ambientale
e patologie moderne", il cui presidente iniziale è stato il fondatore della
Medicina Ambientale, prof. Vayda, ci arriva la notizia dell'ennesimo atto
di vandalismo ambientale di una grande nazione, gli USA, a discapito di una
piccola realtà come quella di Wake Island, isoletta di tre miglia quadrate
usata dalle Forze Armate americane come base di supporto per il lancio dei
missili e ospitante un centinaio di operatori governativi. Questo carico
di materiali di rifiuto contenenti PCB (meno di 50 parti per milione), è
composto da interruttori di circuiti e altre piccole parti, trasformatori e
oli di trasformatori, il tutto imballato per essere facilmente maneggiato e
movimentato: poiché ufficialmente, quello che dicono gli USA, questo
materiale è collocato lì temporaneamente in attesa di una destinazione
definitiva, poiché le leggi vietano l'importazione di materiale tossico e
di rifiuto dall'estero nel territorio americano: ma, obiettano gli abitanti
dell'isola di EnenKio (nome originale di Wake Island), non eravamo anche
noi territorio americano anche se fuori del limite territoriale degli USA?
Non siamo più ora possedimento americano? Da dove vengono questi rifiuti?
Dal Giappone, che avendo delle basi militari americane, come ce li ha
l'Italia, si trovano sul proprio territorio il relativo materiale da
rifiuto che sono obbligati a smaltire: lo straniero che produce rifiuti nel
paese ospite non è che se li porta al paese suo, li lascia nel paese
ospite! Senonché il Giappone si è leggermente opposto e lamentato per la
quantità e perché non sapeva dove smaltirlo, per cui gli USA, benevolmente,
hanno deciso di occuparsene essi stessi, facendo questo regalino a
quest'isoletta che si trova nell'Oceano Pacifico a duemila miglia dalle
Hawaii, che si è visto recapitare dal postino americano questo bel
pacchetto partito dal Giappone il 18 maggio. E per evitare storie, hanno
dichiarato prima l'Atollo di Eneen-Kio fuori del confine del territorio
americano. Almeno questo equivarrebbe ad un'accettazione della
rivendicazione della proprietà dell'Atollo da parte del Re del Regno di
Eneen-Kio che già la sorella Repubblica delle Isole Marshall ha accettato
pienamente nel 1979? Rivendicazione che gli USA non hanno ufficialmente
negata. Intanto, con l'assicurazione del DOD (Dipartimento della Difesa)
gli USA tranquillizzano sulla sicurezza ambientale, ma in realtà, come
risponde EnenKio, niente è stato fatto per verificare gli effetti
sull'ambiente di questi materiali tossici che si aggiungono ai precedenti
inquinanti chimici e biologici, ai materiali nucleari scaricati lì da tempo
con la forza e con la violenza del più forte. Questa è una violazione della
Legge internazionale e marittima, oltre che di quei Diritti Umani che gli
USA si vantano di difendere, continua EnenKio, accusando il Congresso, i
mass media, le Agenzie Federali, il DOD, di superficialità e connivenza in
quest'operazione che si aggiunge a quelle condotte dagli USA da 150 anni
nell'area del Pacifico in segreto e senza opposizioni. (Vitale Onorato
-AIPE, ass. ambientalista di Roma)
(Fonte AceA)
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