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OGM:posizione WWF (fwd)



Vi allego il testo del volantone che il WWF Italia ha recentemente 
preparato
         sulla manipolazione genetica.
         Cordiali saluti.
         Roberto Brambilla
         WWF Italia




         INDUSTRIA BIOTECH:
         LA BIODIVERSITÀ NON È IN VENDITA

         La biodiversità: un patrimonio del Pianeta
         Paradossalmente, proprio mentre le biotecnologie permettono 
nuovi usi degli
         organismi viventi e persino la creazione di nuove specie, il 
patrimonio di
         biodiversità creato da quasi 4 miliardi di anni di evoluzione 
sta
         scomparendo sempre piu' velocemente. Dal 1950 ad oggi 
potrebbero essere
         estinte per sempre da mezzo milione a piu' di un milione di 
specie. Le
         specie viventi finora identificate sarebbero, secondo una 
valutazione
         approssimativa, circa 1.400.000 specie animali e 400.000 specie 
vegetali
         (Wilson, 1993), ma molti studiosi ritengono che il loro numero 
debba essere
         molto maggiore
         Anche se l’estinzione è una parte naturale dell’evoluzione, 
normalmente ne
         costituisce un evento raro, nell’ordine di circa 1-10 specie 
all’anno. Gli
         scienziati calcolano invece che in questo secolo i ritmi di 
estinzione siano
         aumentati fino a raggiungere almeno le mille specie all’anno, 
il che indica
         che stiamo vivendo in un periodo di estinzione di massa: uno 
sconvolgimento
         evolutivo della diversità e della composizione della vita sulla 
Terra.
         (Tuxill, State of the World 1999).

         Organismi geneticamente modificati (OGM): la posizione del WWF

         “Uno dei nostri bisogni più urgenti è quello di stabilire 
all’interno della
         comunità scientifica, alcuni mezzi per stimare e riferire in 
anticipo quanto
         riguarda i benefici e i pericoli attesi dagli interventi 
ambientali
         proposti. Una tale considerazione anticipata avrebbe potuto 
allontanare
         molte delle nostre attu
li 
insetticidi,e gli
         agenti contaminanti radioattivi “.
         (Barry Commoner, 1963, - Science and Survival - Viking Press)

         La missione del WWF consiste nella conservazione della natura e 
dei processi
         ecologici perseguendo tutto ciò in armonia con le necessità 
della vita umana
         mantenendoci nei limiti della natura. Il WWF riconosce i 
potenziali vantaggi
         per la società che possono provenire dall’applicazione delle 
nuove
         tecnologie legate alle modificazioni genetiche, soprattutto in 
campo
         medico, ma è molto preoccupato dai pericoli connessi al loro 
impiego quando
         comportino l’immissione nell’ambiente, potenzialmente 
incontrollabile, di
         Organismi Geneticamente Modificati (OGM) come avviene ad 
esempio nel caso
         dell’agricoltura.

         Un po’ di storia

         La spinta ad un'industrializzazione crescente nel campo 
agricolo ha
         comportato, nei Paesi industrializzati, grandi problemi 
ambientali. Le
         varietà selezionate nei millenni che hanno rappresentato una 
fonte a cui
         attingere non solo per migliorare i raccolti, ma anche per 
poter contare su
         varietà diverse per far fronte a mutamenti ambientali o ad 
attacchi di
         parassiti, è stata oggi sostituita da sementi sempre più 
omogenee, e la
         varietà di razze tradizionali sta scomparendo. Le 
multinazionali che le
         producono sono arrivate a brevettare e vendere semi accoppiati 
a
         particolari prodotti chimici (erbicidi e pesticidi) a cui sono 
in grado di
         resistere.


         Accanto a questo grave fenomeno che porta progressivamente 
all’unifomità
         genetica delle coltivazioni, esiste anche una perdita di 
biodiversità delle
         specie selvatiche da cui l’uomo ha ricavato le varietà 
coltivate dovuta all’
         abbandono delle pratiche agricole tradizionali, all’alterazione 
o alla
         distruzione di habitat natura
i. Un esempio significativo per 
capire l’
         importanza della biodiversità per l’agricoltura è fornito dalla 
patata, la
         cui coltivazione può essere messa in crisi dall’attacco di un 
fungo
         parassita, la peronospora.
         Nel 1840, in Irlanda, la peronospora distrusse i campi di 
patate provocando
         una terribile carestia che uccise più di un milione di persone. 
In seguito
         la malattia è stata tenuta sotto controllo mediante l’uso di 
fungicidi, fino
         alla metà degli anni ottanta, quando i coltivatori hanno 
iniziato a
         registrare episodi di resistenza ai trattamenti. Negli anni 
novanta, si sono
         stimate perdite pari al 15% del raccolto mondiale, equivalenti 
a 3,25
         miliardi di dollari; negli altopiani della Tanzania le perdite 
sono state
         quasi del 100% (Tuxill, State of the World 1999).
         La salvezza dagli attacchi di peronospora può derivare dalla 
disponibilità
         di varietà diverse da quelle attualmente coltivate, in grado di 
resistere al
         parassita.
         Infatti gli scienziati dell’International Potato Center di 
Lima, in Perù,
         hanno scoperto che le patate coltivate sulle Ande secondo i 
metodi
         tradizionali e le corrispondentti specie selvatiche sviluppano 
resistenza
         alla peronospera, offrendo così nuove speranze per il futuro 
della
         coltivazione della patata.
         Oggi l’introduzione degli OGM in agricoltura non fa che 
aggravare la già
         precaria situazione, creata a partire dal secolo scorso dagli 
ibridatori
         specializzati, portandola a conseguenze difficilmente 
prevedibili. L’
         introduzione di OGM nell’ambiente, può infatti comportare 
cambiamenti nella
         capacità di adattamento delle specie all’ambiente e nei 
rapporti tra le
         specie e di conseguenza la modificazione degli equilibri 
dinamici naturali e
         dei processi evolutivi degli ecosistemi, che sono fo
garantire
         i meccanismi dell’evoluzione naturale.

         Lo sviluppo di OGM è molto di più che una forma accelerata di 
selezione di
         piante, animali e microrganismi basato sui naturali processi di
         riproduzione. Esso può creare nuove forme di vita, può farlo ad 
un ritmo
         che non ha precedenti nella storia della Terra e fuori dal 
controllo e dalla
         portata della selezione naturale. I convenzionali processi di 
selezione
         producono nuove varietà di organismi, alcuni dei quali possono 
influenzare
         le specie selvatiche. La tecnologia OGM, incorporando nuovi 
geni in piante e
         animali, può creare rischi maggiori per la biodiversità 
colpendo le
         interrelazioni ecologiche. Anche i cambiamenti negli usi e 
gestione del
         suolo associati con la diffusione degli OGM possono avere un 
impatto
         ecologico. Inoltre, il ricorso diffuso agli OGM accelererà la 
perdita di
         biodiversità a livello di variabilità genetica intraspecifica, 
diminuendo la
         capacità di risposta evolutiva adattativa delle specie.

         Le richieste del WWF

         Allo stato attuale delle cose, il WWF ritiene si debba 
applicare
         rigorosamente un principio precauzionale all’uso e al rilascio 
(o alla fuga
         accidentale) di OGM in natura.

         Il WWF raccomanda:

         una moratoria sul rilascio in natura degli OGM fino a quando le 
interazioni
         ecologiche saranno pienamente studiate e messe in pratica 
opportune misure
         di sicurezza;

         una aperta valutazione dell’impatto ambientale dei rilasci 
pianificati nell’
         ambiente, considerando anche l’impatto dei mutamenti nelle 
pratiche di
         gestione delle colture e l’invasione di habitat naturali e 
semi-naturali o l
         ’esclusione competitiva delle specie autoctone da parte delle 
piante o degli
         animali transgenici;

         evitare impatti ulteriori creati attrav
        che:
         facilitano o stimolano un uso più esteso di input chimici 
nell’agricoltura;
         mettono in pericolo il controllo naturale degli infestanti e 
altri insetti
         utili associati alle coltivazioni, come le api;
         mancano di cautele contro il flusso accidentale dei geni 
modificati negli
         organismi selvatici o in quelli coltivati non modificati;
         usano costrutti genetici artificiali (i cui effetti sono ancora 
più diffcili
         da prevedere e controllare);

         un monitoraggio efficace da parte delle industrie, dei governi 
e delle
         agenzie di sviluppo dell’uso e della diffusione degli OGM, 
inclusi gli
         effetti sugli habitat e sulle specie e sulla salute e la 
qualità della vita
         umana, con la massima trasparenza e il massimo accesso alle 
informazioni
         disponibili;

         il riconoscimento del ruolo delle conoscenze tradizionali nella 
selezione
         delle varietà coltivate e una appropriata condivisione dei 
benefici.

         Il WWF si impegna a:

         allertare i Governi, le Agenzie di aiuto allo sviluppo, le 
industrie e il
         pubblico sugli sviluppi nel campo degli OGM e sul modo in cui 
essi
         influiscono sulla missione WWF di proteggere e migliorare 
l’ambiente e la
         sostenibilità della vita;

         continuare a sostenere una moratoria sull’uso o il rilascio di 
OGM.

         Supportare le richieste per una chiara etichettatura ecologica 
dei prodotti
         allo scopo di promuovere la sensibilizzazione dei consumatori 
mettendoli in
         grado di fare scelte consapevoli.


         Biotecnologie, OGM, clonazione: che confusione!

         In questi tempi capita spesso di vedere citate a sproposito 
queste parole.
         Occorre fare attenzione. Le biotecnologie esistono da quando 
l’uomo e
         diventato prima allevatore e poi agricoltore perché 
biotecnologia indica
         semplicemente una tecnica che uti
birra, l’
         aceto, il vino, lo yogurt sono tutti prodotti realizzati grazie 
a
         biotecnologie, cioè a processi che l’uomo ha messo a punto 
combinando le
         caratteristiche di particolari microorganismi esistenti in 
natura con
         procedure che non avverrebbero naturalmente. Quindi le 
biotecnologie sono
         tutt’altro che nuove!
         Nuova invece è la scoperta scientifica effettuata nel 1973 dai 
biologi
         americani Stanley Cohen e Herbert Boyer che scoprirono gli 
enzimi di
         restrizione (una sorta di forbici naturali che permettono di 
tagliare il DNA
         in punti specifici) che hanno permesso di individuare processi 
molecolari
         per modificare porzioni di informazione genetica corrispondente 
a singoli
         geni trasferendoli da una specie ad un’altra. Organismo 
geneticamente
         modificato (OGM) è quindi un organismo nel quale con queste 
tecniche (dette
         anche ingegneria genetica o tecnica del DNA ricombinante) è 
stato inserito
         un gene estraneo a quell’individuo, a quella popolazione, a 
quella specie.
         Usando questo metodo è possibile inserire anche geni della 
stessa specie, ma
         è più frequente il caso in cui si inseriscono geni di specie 
completamente
         differenti: quindi trasferendo un gene da una specie ad 
un’altra si ottiene
         un “nuovo” individuo che è detto “transgenico”. Di conseguenza 
si parla di
         prodotti transgenici, di cibi transgenici quando questi 
derivano da
         organismi manipolati geneticamente.
         La clonazione è infine un fenomeno che avviene in natura per 
alcuni
         microrganismi e per alcune piante, non avviene invece 
naturalmente negli
         animali e, in particolare, nei vertebrati. La clonazione è 
divenuta
         interessante dal punto di vista commerciale perché, a 
differenza della
         riproduzione sessuale, permette di trasmettere con certezza ai 
nuovi
         individui 
ttenuti attraverso il processo complesso 
e laborioso
         della manipolazione genetica. Ad esempio una volta che si è 
“creata” una
         pecora con una lana più folta e bella, fatto commercialmente 
interessante,
         grazie alla clonazione si possono ottenere facilmente pecore 
che avendo lo
         stesso patrimonio genetico della pecora originaria daranno lana 
folta e
         bella.



         Le piantagioni di alberi geneticamente modificati nel mondo

         Il problema degli OGM non investe solo il campo agroalimentare, 
ma anche il
         settore forestale. Il WWF Internazionale, in un rapporto 
pubblicato a Londra
         nel novembre del 1999 dal titolo “La tecnologia delle 
modificazioni
         genetiche nel settore forestale”, ha infatti rivelato che un 
numero
         rapidamente crescente di piante GM sono immesse senza opportuni 
controlli in
         varie parti del mondo. Il WWF in tale rapporto avverte che la 
produzione
         commerciale di alberi GM potrebbe cominciare entro due anni, 
principalmente
         in Cina, Cile e Indonesia, finanziata per la maggior parte dai 
capitali
         privati delle nazioni industrializzate. Ciò potrebbe accadere 
anche in
         assenza di ricerche e regolamentazioni adeguate sull’impatto 
ambientale
         delle piante GM.
         Il rapporto del WWF conclude che il pericolo di inquinamento 
genetico è
         elevato e può associarsi alla diffusione di nuove piante 
fortemente
         infestanti. Come per l’agricoltura potrebbero esserci effetti 
non previsti e
         non controllabili da parte dell’uomo.


         Alcuni effetti negativi degli OGM

         - Si è appurato, in particolare tra i vegetali, che i “geni” 
inseriti in una
         specie possono passare ad altre. In questo modo ad esempio 
caratteristiche
         di resistenza agli erbicidi possono essere trasferite a specie 
che diventano
         in tal modo potenziali “piante superinfestanti”.

        - La riduzione della biodiversità è un altro effetto 
dell’introduzione di
         OGM nell’ambiente: nuove specie con diverse caratteristiche 
potrebbero
         competere più vantaggiosamente con quelle che si sono 
selezionate
         naturalmente facendole scomparire per sempre ed innescando 
processi di cui
         non è facile prevedere lo sviluppo sia in termini ambientali 
che economici e
         sociali.

         - Le possibilità di allergie. Esemplare è stato il caso della 
soia in cui
         sono stati inseriti i geni della noce brasiliana per renderla 
più ricca di
         metionina, un aminoacido che il nostro organismo non sa 
produrre. La soia
         così creata si è rivelata fortemente allergenica per gli 
allergici alla noce
         e solo in extremis si è evitato che venisse commercializzata. 
Questo esempio
         fa anche capire l'importanza dell’etichettatura dei prodotti 
transgenici per
         informare le persone allergiche sulla insospettabile presenza 
in cibi o
         materiali (ad es. la soia) di sostanze alle quali gli 
interessati potrebbero
         essere allergici (la noce brasiliana).

         Ingegneria genetica e fame nel mondo

         Uno dei principali cavalli di battaglia dei sostenitori della 
manipolazione
         genetica è che l’introduzione degli OGM permetterà di 
sconfiggere la fame
         del mondo. Il WWF ritiene che questa sia una affermazione 
infondata poiché
         la fame nel mondo non nasce dalla mancanza di tecnologie 
agricole
         appropriate, ma da problemi di tipo economico e politico che 
implicano una
         ingiusta distribuzione delle risorse tra il Nord e il Sud del 
Pianeta.
         Il vero ostacolo alla risoluzione di tale problema va ricercato 
nella logica
         della “globalizzazione” che incide sulla struttura 
organizzativa della
         società. La possibilità di un tenore di vita decoroso, la 
condizione
         femminile e la capacità dei Governi
no gli elementi che 
determinano il
         fatto di potersi sfamare o meno. Il premio Nobel Amartya Sen ha
         sottolineato che è la povertà - e non la mancanza di cibo - la 
causa della
         fame. Infatti, agli inizi degli anni novanta, circa l’80% dei 
bambini
         malnutriti dei paesi in via di sviluppo viveva in nazioni che 
vantavano
         eccedenze alimentari. La caratteristica comune di questi paesi 
è una povertà
         dilagante, che impedisce di comprare alimenti o di poterli 
coltivare. La
         povertà comporta anche l’impossibilità di accedere alle cure 
mediche ed all’
         istruzione e impedisce di vivere in un ambiente sano: tutti 
fattori che
         aumentano la probabilità di soffrire la fame (State of the 
World 2000).
         Nel campo agroalimentare sta avvenendo un processo simile a 
quello già visto
         nel caso dell'industria: la produzione viene portata dove non 
ci sono organi
         di difesa in termini di manodopera e di tutela dell'ambiente, 
dove quindi ci
         sono minori controlli, più libertà di sfruttamento e 
conseguenti costi di
         produzione bassissimi.
         Molte nazioni indebitate, nel tentativo di guadagnare valuta 
straniera con
         cui sanare il proprio debito, puntano all’esportazione di 
caffè, banane,
         fiori e altre coltivazioni che hanno mercato, spesso a scapito 
della
         produzione interna di cibo. I maggiori beneficiari di questo 
trend di
         mercato sono di solito le grandi compagnie, gli investitori 
stranieri e i
         grandi proprietari terrieri, non certo gli agricoltori poveri. 
Ecco quindi
         che l’ingegneria genetica appare del tutto marginale rispetto a 
queste
         problematiche, anzi, grazie all’aumento dei brevetti non 
farebbe che
         aumentarli.


         I brevetti sulla vita: mezzo per tenere in pugno l’umanità?

         In India, nei primi anni '90 ricercatori americani hanno 
scoperto che da più
       
medicina ed in 
agricoltura i
         prodotti derivati da un albero, il neem. Questa scoperta, che 
appartiene
         alla storia ed alla cultura del popolo indiano, è stata da 
sempre messa a
         disposizione di tutti i popoli dell'area dell'Oceano Indiano, 
senza che mai
         nessuno chiedesse a questi popoli di pagare i diritti d'autore 
all'India
         Totalmente diverso è il comportamento delle multinazionali, che 
prelevano i
         geni di questi prodotti e li brevettano sfruttando anche la 
carenza delle
         leggi dei paesi in via di sviluppo e infatti una di esse ha 
ottenuto nel
         1994 un brevetto sulle proprietà fungicide del neem. Il 
meccanismo è quello
         di una privatizzazione, non solo nei confronti di qualcosa che 
appartiene
         alla natura e all’umanità, ma che rientra nella cultura di un 
popolo che per
         secoli lo ha messo gratuitamente a disposizione di tutti. 
Fortunatamente,
         grazie all'intervento dell'Indian Research Foundation 
presieduto da Vandana
         Shiva e da alcuni parlamentari verdi europei, in questi giorni 
il brevetto é
         stato revocato dall'Ufficio Brevetti Europeo ritenendo 
insufficiente la
         motivazione addotta, dato che queste proprietà sono note da 
sempre ai
         contadini indiani.
         Il fatto di poter brevettare il gene, la pianta modificata con 
l'inserimento
         del gene e la discendenza di quella pianta, permette alle 
grandi aziende
         produttrici di sementi, di chiedere per contratto agli 
agricoltori che
         utilizzano i loro semi di non usare parte del raccolto per la 
semina dell’
         anno successivo.
         Tutto ciò, unito alla scomparsa dei semi e delle coltivazioni 
tradizionali
         mette le multinazionali in condizione di realizzare grandi 
profitti e di
         acquisire un potere sociale e politico enorme.
         Da ciò si comprende il grande lavoro delle lobby dei paesi 
avanzati che
        
ni sull’Organizzazione Mondiale del Commercio, 
affinché i
         brevetti vengano tutelati in ogni parte del mondo e possano 
essere estesi
         agli organismi viventi o a loro parti.


         Le colture agricole sperimentali in Italia

         Molti ancora non sanno che in Italia sono stati effettuati o 
sono in atto
         numerosi esperimenti di Organismi Geneticamente Modificati in 
campo aperto:
         tra le aziende interessate citiamo Monsanto Italiana S.p.A., 
Novartis Seeds
         S.p.A., Pioneer Hi-Bred Italia S.p.A., Dekalb Italia S.p.A., 
Hoechst
         Schering AgrEvo Italia S.p.A., KWS Italia S.p.A., Advanta 
Italia S.p.A..
         Dal 1997 le regioni italiane che sono state maggiormente 
interessate sono
         state:
         - Lombardia con le coltivazioni di barbabietola da zucchero 
resistente alla
         Kanamicina e all’erbicida Glufosinato ammonio (T120) o 
all’erbicida
         Glifosato, mais resistente all’erbicida Glifosato (GA21) o 
all’erbicida
         Glufosinato ammonio o alla piralide o all’Ampicillina, riso 
resistente all’
         erbicida Glufosinato ammonio (Liberty), soia resistente 
all’erbicida
         Glifosato.
         Emilia Romagna con predominanza di coltivazioni di 
barbabietola, mais e
         pomodoro.
         Veneto con mais, barbabietola, soia
         Piemonte con mais e soia
         Marche con barbabietola, melone, melanzana, pomodoro
         Liguria con Osteospermum e pomodoro
         Friuli con mais e soia
         Toscana con Barbabietola
         seguono con un minor numero di siti per coltivazioni 
sperimentali: Molise
         (barbabietola), Lazio (barbabietola, melone, pomodoro), 
Campania (melanzana
         e pomodoro), Basilicata (melanzana), Puglia (Barbabietola), 
Sicilia
         (melanzana).
         Sembrano essere esenti da coltivazioni transgeniche la Valle 
d’Aosta, il
         Trentino, l’Umbria, l’Abruzzo, la Calabria, la Sardegna.
         Per maggiori informa
      manipolazione genetica degli alimenti (www.rfb.it).

         I segnali positivi

         Grazie al lavoro di molti gruppi e associazioni e al 
conseguente aumento
         della sensibilità dell’opinione pubblica, negli ultimi tempi è 
stato
         possibile registrare una serie di segnali positivi che fanno 
sperare in una
         valutazione critica e approfondita di tutta questa 
problematica.

         Innanzi tutto la richiesta di sementi OGM da parte degli 
agricoltori
         americani è molto calata poiché è aumentata la richiesta di 
prodotti liberi
         da OGM. In Italia la Coldiretti, una delle principali 
associazione di
         categoria degli agricoltori, ha lanciato per il 2000 il 
programma “Semina
         sicura” con il quale ha chiesto ai propri associati di 
sincerarsi circa il
         fatto che i semi siano liberi da OGM. Sempre in Italia le 
sperimentazioni in
         campo aperto di OGM che avevano raggiunto nel 1999 una punta di 
circa 270
         campi sono state ridotte per il 2000 ai soli istituti pubblici 
di ricerca
         come le Università o i centri sperimentali dello Stato.
         Alcune grandi catene di supermercati hanno avviato dei canali 
per la vendita
         di prodotti biologici: tra queste la Esselunga, la COOP. Altre 
aziende hanno
         dichiarato pubblicamente di impegnarsi a non utilizzare 
prodotti che
         contengano OGM.

         Per quanto riguarda il fronte della scienza, si può registrare 
un invito
         alla cautela per gli aspetti ecologici da parte dell’agenzia di 
protezione
         ambientale britannica (Nature Conservancy), della Union of 
Concerned
         Scientist e dalla FAO (www.fao.org/biotech/state.htm -
         www.fao.org/FOCUS/E/SOFI/home-e.htm). Per quanto riguarda gli 
effetti sulla
         salute degli OGM si può citare la British Medical Association 
che
         rappresenta i medici britannici (The Impact of Genetic 
Modification on
         Agricultu
Health - Board of Science and Education. 
An Interim
         Statement, maggio 1999). Inoltre il principio di equivalenza 
sostanziale,
         usato dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti per 
equiparare i
         cibi transgenici ai cibi tradizionali è stato criticato da 
scienziati con
         articoli su riviste scientifiche internazionali (vedi Nature 
401).

         E’ stato infine recentemente completato a Montreal in febbraio 
2000 il
         “Protocollo per la Biosicurezza ” facente parte della 
Convenzione sulla
         Biodiversità e sarà ratificato tra breve da 130 paesi: esso dà 
grande
         importanza al principio precauzionale, che è il principio 
secondo cui,
         rispetto ad un nuovo processo tecnologico, occorre fare una 
valutazione per
         capire se siamo in grado di prevederne i rischi e, una volta 
previsti, se
         siamo in grado di controllare i danni, per minimizzarli.


         Per avere ulteriori informazioni.

         Libri
         Il secolo biotech - di Jeremy Rifkin (Baldini e Castoldi - 
1998)
         L’orto di Frankestein. Cibi e piante transgeniche - di Jean 
Marie Pelt
         (Feltrinelli - 2000)
         Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni 
- di Vandana
         Shiva (Cuen - 1999)
         Osservazioni sull’agricoltura geneticamente modificata e sulla 
degradazione
         della specie (Bollati Boringhieri - 2000)
         Biologia come ideologia - di Richard Lewontin (Bollati 
Boringhieri - 1991)
         State of the world 1999 - Lester R. Brown ed altri (Edizioni 
Ambiente -
         1999)
         State of the world 2000 - Lester R. Brown ed altri (Edizioni 
Ambiente -
         2000)
         Il Filo della vita - di Susan Aldridge (Dedalo Libri - 1999)
         La diversita’ della vita - di Edward Wilson (Rizzoli - 1993)


         Siti internet
         www.rbf.it dove si trovano leggi in materia e anche la proposta 
per far
         deliberare al 
comune di diventare antitransgenico
         www.greenpeace.it con una serie di documenti
         www.tebio.org è il sito al quale far pervenire le adesioni e 
dove si trova
         il documento che fa da base ideale per tutte le associazioni 
che combattono
         contro il transgenico
         www.amab.it è il sito dell’Associazione Mediterranea per 
l’agricoltura
         biologica che è partner del WWF per questa materia.
         www.biodiv.org <http://www.biodiv.org> per la Convenzione Sulla
         biodiversità
         www.unep.org <http://www.unep.org> Sito delle convenzioni 
internazionali
         sull’ambiente
         www.panda.org <http://www.panda.org> e www.wwf.it 
<http://www.wwf.it> Siti
         del WWF Internazionale e del WWF Italia



         Cosa possiamo fare concretamente come consumatori

         Le multinazionali sembrano invincibili, ma poggiano il loro 
potere sull’atto
         d’acquisto del singolo consumatore che deve quindi essere 
consapevole del
         suo potere. Ecco alcuni suggerimenti.
         Innanzitutto occorre fare attenzione a quello che si acquista. 
Dal primo di
         aprile 2000 l’Unione Europea ha stabilito che i prodotti con 
più dell’1% di
         ingredienti OGM debbano riportarlo sull’etichetta, perciò è 
bene prestare
         attenzione. In particolare i prodotti che provengono da USA e 
Canada (ad
         esempio i cereali per la prima colazione e i prodotti a base di 
margarina),
         hanno molte probabilità di contenere ingredienti OGM.
         Prendere atto che il decreto del Presidente della Repubblica 
n.128/99 vieta
         di utilizzare OGM per gli alimenti destinati ai lattanti e ai 
bambini fino
         ai 3 anni. Chiedere all'industria alimentare di adeguarsi in 
tal senso e
         auspicare che sugli altri prodotti destinati a tutti sia 
riportata la
         scritta "da non dare ai bambini fino a tre anni".
         Informarsi circa le aziende che dichiarano di non impiegare 

         Cercare di acquistare prodotti biologici, ormai reperibili 
anche nei
         supermercati a prezzi di poco superiori ai prodotti normali. 
Anche i
         prodotti dei negozi del commercio equo e solidale sono senza 
OGM.
         Privilegiare i prodotti tipici della zona in cui si vive ed 
evitare i cibi
         preconfezionati.
         Chiedere che i fornitori di materie prime (grano, soia ecc.) 
tengano
         assolutamente distinti sin dall’origine i materiali OGM da 
quelli
         tradizionali per evitare contaminazioni.
         Fare pressione sui politici affinchè, all’atto del voto nelle 
sedi
         istituzionali (Parlamento europeo, Parlamento italiano), 
tengano presente
         che la salute dei cittadini e la salvaguardia dei sistemi 
naturali sono più
         importanti del profitto.

         Sostenete le battaglie del WWF per la conservazione 
dell’ambiente.

         WWF Italia, Via Po 25/c, 00198 Roma

         Per contattare l’associazione: 06.844971
         e.mail; wwf@wwf.it