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OGM:posizione WWF (fwd)
Vi allego il testo del volantone che il WWF Italia ha recentemente
preparato
sulla manipolazione genetica.
Cordiali saluti.
Roberto Brambilla
WWF Italia
INDUSTRIA BIOTECH:
LA BIODIVERSITÀ NON È IN VENDITA
La biodiversità: un patrimonio del Pianeta
Paradossalmente, proprio mentre le biotecnologie permettono
nuovi usi degli
organismi viventi e persino la creazione di nuove specie, il
patrimonio di
biodiversità creato da quasi 4 miliardi di anni di evoluzione
sta
scomparendo sempre piu' velocemente. Dal 1950 ad oggi
potrebbero essere
estinte per sempre da mezzo milione a piu' di un milione di
specie. Le
specie viventi finora identificate sarebbero, secondo una
valutazione
approssimativa, circa 1.400.000 specie animali e 400.000 specie
vegetali
(Wilson, 1993), ma molti studiosi ritengono che il loro numero
debba essere
molto maggiore
Anche se l’estinzione è una parte naturale dell’evoluzione,
normalmente ne
costituisce un evento raro, nell’ordine di circa 1-10 specie
all’anno. Gli
scienziati calcolano invece che in questo secolo i ritmi di
estinzione siano
aumentati fino a raggiungere almeno le mille specie all’anno,
il che indica
che stiamo vivendo in un periodo di estinzione di massa: uno
sconvolgimento
evolutivo della diversità e della composizione della vita sulla
Terra.
(Tuxill, State of the World 1999).
Organismi geneticamente modificati (OGM): la posizione del WWF
“Uno dei nostri bisogni più urgenti è quello di stabilire
all’interno della
comunità scientifica, alcuni mezzi per stimare e riferire in
anticipo quanto
riguarda i benefici e i pericoli attesi dagli interventi
ambientali
proposti. Una tale considerazione anticipata avrebbe potuto
allontanare
molte delle nostre attu
li
insetticidi,e gli
agenti contaminanti radioattivi “.
(Barry Commoner, 1963, - Science and Survival - Viking Press)
La missione del WWF consiste nella conservazione della natura e
dei processi
ecologici perseguendo tutto ciò in armonia con le necessità
della vita umana
mantenendoci nei limiti della natura. Il WWF riconosce i
potenziali vantaggi
per la società che possono provenire dall’applicazione delle
nuove
tecnologie legate alle modificazioni genetiche, soprattutto in
campo
medico, ma è molto preoccupato dai pericoli connessi al loro
impiego quando
comportino l’immissione nell’ambiente, potenzialmente
incontrollabile, di
Organismi Geneticamente Modificati (OGM) come avviene ad
esempio nel caso
dell’agricoltura.
Un po’ di storia
La spinta ad un'industrializzazione crescente nel campo
agricolo ha
comportato, nei Paesi industrializzati, grandi problemi
ambientali. Le
varietà selezionate nei millenni che hanno rappresentato una
fonte a cui
attingere non solo per migliorare i raccolti, ma anche per
poter contare su
varietà diverse per far fronte a mutamenti ambientali o ad
attacchi di
parassiti, è stata oggi sostituita da sementi sempre più
omogenee, e la
varietà di razze tradizionali sta scomparendo. Le
multinazionali che le
producono sono arrivate a brevettare e vendere semi accoppiati
a
particolari prodotti chimici (erbicidi e pesticidi) a cui sono
in grado di
resistere.
Accanto a questo grave fenomeno che porta progressivamente
all’unifomità
genetica delle coltivazioni, esiste anche una perdita di
biodiversità delle
specie selvatiche da cui l’uomo ha ricavato le varietà
coltivate dovuta all’
abbandono delle pratiche agricole tradizionali, all’alterazione
o alla
distruzione di habitat natura
i. Un esempio significativo per
capire l’
importanza della biodiversità per l’agricoltura è fornito dalla
patata, la
cui coltivazione può essere messa in crisi dall’attacco di un
fungo
parassita, la peronospora.
Nel 1840, in Irlanda, la peronospora distrusse i campi di
patate provocando
una terribile carestia che uccise più di un milione di persone.
In seguito
la malattia è stata tenuta sotto controllo mediante l’uso di
fungicidi, fino
alla metà degli anni ottanta, quando i coltivatori hanno
iniziato a
registrare episodi di resistenza ai trattamenti. Negli anni
novanta, si sono
stimate perdite pari al 15% del raccolto mondiale, equivalenti
a 3,25
miliardi di dollari; negli altopiani della Tanzania le perdite
sono state
quasi del 100% (Tuxill, State of the World 1999).
La salvezza dagli attacchi di peronospora può derivare dalla
disponibilità
di varietà diverse da quelle attualmente coltivate, in grado di
resistere al
parassita.
Infatti gli scienziati dell’International Potato Center di
Lima, in Perù,
hanno scoperto che le patate coltivate sulle Ande secondo i
metodi
tradizionali e le corrispondentti specie selvatiche sviluppano
resistenza
alla peronospera, offrendo così nuove speranze per il futuro
della
coltivazione della patata.
Oggi l’introduzione degli OGM in agricoltura non fa che
aggravare la già
precaria situazione, creata a partire dal secolo scorso dagli
ibridatori
specializzati, portandola a conseguenze difficilmente
prevedibili. L’
introduzione di OGM nell’ambiente, può infatti comportare
cambiamenti nella
capacità di adattamento delle specie all’ambiente e nei
rapporti tra le
specie e di conseguenza la modificazione degli equilibri
dinamici naturali e
dei processi evolutivi degli ecosistemi, che sono fo
garantire
i meccanismi dell’evoluzione naturale.
Lo sviluppo di OGM è molto di più che una forma accelerata di
selezione di
piante, animali e microrganismi basato sui naturali processi di
riproduzione. Esso può creare nuove forme di vita, può farlo ad
un ritmo
che non ha precedenti nella storia della Terra e fuori dal
controllo e dalla
portata della selezione naturale. I convenzionali processi di
selezione
producono nuove varietà di organismi, alcuni dei quali possono
influenzare
le specie selvatiche. La tecnologia OGM, incorporando nuovi
geni in piante e
animali, può creare rischi maggiori per la biodiversità
colpendo le
interrelazioni ecologiche. Anche i cambiamenti negli usi e
gestione del
suolo associati con la diffusione degli OGM possono avere un
impatto
ecologico. Inoltre, il ricorso diffuso agli OGM accelererà la
perdita di
biodiversità a livello di variabilità genetica intraspecifica,
diminuendo la
capacità di risposta evolutiva adattativa delle specie.
Le richieste del WWF
Allo stato attuale delle cose, il WWF ritiene si debba
applicare
rigorosamente un principio precauzionale all’uso e al rilascio
(o alla fuga
accidentale) di OGM in natura.
Il WWF raccomanda:
una moratoria sul rilascio in natura degli OGM fino a quando le
interazioni
ecologiche saranno pienamente studiate e messe in pratica
opportune misure
di sicurezza;
una aperta valutazione dell’impatto ambientale dei rilasci
pianificati nell’
ambiente, considerando anche l’impatto dei mutamenti nelle
pratiche di
gestione delle colture e l’invasione di habitat naturali e
semi-naturali o l
’esclusione competitiva delle specie autoctone da parte delle
piante o degli
animali transgenici;
evitare impatti ulteriori creati attrav
che:
facilitano o stimolano un uso più esteso di input chimici
nell’agricoltura;
mettono in pericolo il controllo naturale degli infestanti e
altri insetti
utili associati alle coltivazioni, come le api;
mancano di cautele contro il flusso accidentale dei geni
modificati negli
organismi selvatici o in quelli coltivati non modificati;
usano costrutti genetici artificiali (i cui effetti sono ancora
più diffcili
da prevedere e controllare);
un monitoraggio efficace da parte delle industrie, dei governi
e delle
agenzie di sviluppo dell’uso e della diffusione degli OGM,
inclusi gli
effetti sugli habitat e sulle specie e sulla salute e la
qualità della vita
umana, con la massima trasparenza e il massimo accesso alle
informazioni
disponibili;
il riconoscimento del ruolo delle conoscenze tradizionali nella
selezione
delle varietà coltivate e una appropriata condivisione dei
benefici.
Il WWF si impegna a:
allertare i Governi, le Agenzie di aiuto allo sviluppo, le
industrie e il
pubblico sugli sviluppi nel campo degli OGM e sul modo in cui
essi
influiscono sulla missione WWF di proteggere e migliorare
l’ambiente e la
sostenibilità della vita;
continuare a sostenere una moratoria sull’uso o il rilascio di
OGM.
Supportare le richieste per una chiara etichettatura ecologica
dei prodotti
allo scopo di promuovere la sensibilizzazione dei consumatori
mettendoli in
grado di fare scelte consapevoli.
Biotecnologie, OGM, clonazione: che confusione!
In questi tempi capita spesso di vedere citate a sproposito
queste parole.
Occorre fare attenzione. Le biotecnologie esistono da quando
l’uomo e
diventato prima allevatore e poi agricoltore perché
biotecnologia indica
semplicemente una tecnica che uti
birra, l’
aceto, il vino, lo yogurt sono tutti prodotti realizzati grazie
a
biotecnologie, cioè a processi che l’uomo ha messo a punto
combinando le
caratteristiche di particolari microorganismi esistenti in
natura con
procedure che non avverrebbero naturalmente. Quindi le
biotecnologie sono
tutt’altro che nuove!
Nuova invece è la scoperta scientifica effettuata nel 1973 dai
biologi
americani Stanley Cohen e Herbert Boyer che scoprirono gli
enzimi di
restrizione (una sorta di forbici naturali che permettono di
tagliare il DNA
in punti specifici) che hanno permesso di individuare processi
molecolari
per modificare porzioni di informazione genetica corrispondente
a singoli
geni trasferendoli da una specie ad un’altra. Organismo
geneticamente
modificato (OGM) è quindi un organismo nel quale con queste
tecniche (dette
anche ingegneria genetica o tecnica del DNA ricombinante) è
stato inserito
un gene estraneo a quell’individuo, a quella popolazione, a
quella specie.
Usando questo metodo è possibile inserire anche geni della
stessa specie, ma
è più frequente il caso in cui si inseriscono geni di specie
completamente
differenti: quindi trasferendo un gene da una specie ad
un’altra si ottiene
un “nuovo” individuo che è detto “transgenico”. Di conseguenza
si parla di
prodotti transgenici, di cibi transgenici quando questi
derivano da
organismi manipolati geneticamente.
La clonazione è infine un fenomeno che avviene in natura per
alcuni
microrganismi e per alcune piante, non avviene invece
naturalmente negli
animali e, in particolare, nei vertebrati. La clonazione è
divenuta
interessante dal punto di vista commerciale perché, a
differenza della
riproduzione sessuale, permette di trasmettere con certezza ai
nuovi
individui
ttenuti attraverso il processo complesso
e laborioso
della manipolazione genetica. Ad esempio una volta che si è
“creata” una
pecora con una lana più folta e bella, fatto commercialmente
interessante,
grazie alla clonazione si possono ottenere facilmente pecore
che avendo lo
stesso patrimonio genetico della pecora originaria daranno lana
folta e
bella.
Le piantagioni di alberi geneticamente modificati nel mondo
Il problema degli OGM non investe solo il campo agroalimentare,
ma anche il
settore forestale. Il WWF Internazionale, in un rapporto
pubblicato a Londra
nel novembre del 1999 dal titolo “La tecnologia delle
modificazioni
genetiche nel settore forestale”, ha infatti rivelato che un
numero
rapidamente crescente di piante GM sono immesse senza opportuni
controlli in
varie parti del mondo. Il WWF in tale rapporto avverte che la
produzione
commerciale di alberi GM potrebbe cominciare entro due anni,
principalmente
in Cina, Cile e Indonesia, finanziata per la maggior parte dai
capitali
privati delle nazioni industrializzate. Ciò potrebbe accadere
anche in
assenza di ricerche e regolamentazioni adeguate sull’impatto
ambientale
delle piante GM.
Il rapporto del WWF conclude che il pericolo di inquinamento
genetico è
elevato e può associarsi alla diffusione di nuove piante
fortemente
infestanti. Come per l’agricoltura potrebbero esserci effetti
non previsti e
non controllabili da parte dell’uomo.
Alcuni effetti negativi degli OGM
- Si è appurato, in particolare tra i vegetali, che i “geni”
inseriti in una
specie possono passare ad altre. In questo modo ad esempio
caratteristiche
di resistenza agli erbicidi possono essere trasferite a specie
che diventano
in tal modo potenziali “piante superinfestanti”.
- La riduzione della biodiversità è un altro effetto
dell’introduzione di
OGM nell’ambiente: nuove specie con diverse caratteristiche
potrebbero
competere più vantaggiosamente con quelle che si sono
selezionate
naturalmente facendole scomparire per sempre ed innescando
processi di cui
non è facile prevedere lo sviluppo sia in termini ambientali
che economici e
sociali.
- Le possibilità di allergie. Esemplare è stato il caso della
soia in cui
sono stati inseriti i geni della noce brasiliana per renderla
più ricca di
metionina, un aminoacido che il nostro organismo non sa
produrre. La soia
così creata si è rivelata fortemente allergenica per gli
allergici alla noce
e solo in extremis si è evitato che venisse commercializzata.
Questo esempio
fa anche capire l'importanza dell’etichettatura dei prodotti
transgenici per
informare le persone allergiche sulla insospettabile presenza
in cibi o
materiali (ad es. la soia) di sostanze alle quali gli
interessati potrebbero
essere allergici (la noce brasiliana).
Ingegneria genetica e fame nel mondo
Uno dei principali cavalli di battaglia dei sostenitori della
manipolazione
genetica è che l’introduzione degli OGM permetterà di
sconfiggere la fame
del mondo. Il WWF ritiene che questa sia una affermazione
infondata poiché
la fame nel mondo non nasce dalla mancanza di tecnologie
agricole
appropriate, ma da problemi di tipo economico e politico che
implicano una
ingiusta distribuzione delle risorse tra il Nord e il Sud del
Pianeta.
Il vero ostacolo alla risoluzione di tale problema va ricercato
nella logica
della “globalizzazione” che incide sulla struttura
organizzativa della
società. La possibilità di un tenore di vita decoroso, la
condizione
femminile e la capacità dei Governi
no gli elementi che
determinano il
fatto di potersi sfamare o meno. Il premio Nobel Amartya Sen ha
sottolineato che è la povertà - e non la mancanza di cibo - la
causa della
fame. Infatti, agli inizi degli anni novanta, circa l’80% dei
bambini
malnutriti dei paesi in via di sviluppo viveva in nazioni che
vantavano
eccedenze alimentari. La caratteristica comune di questi paesi
è una povertà
dilagante, che impedisce di comprare alimenti o di poterli
coltivare. La
povertà comporta anche l’impossibilità di accedere alle cure
mediche ed all’
istruzione e impedisce di vivere in un ambiente sano: tutti
fattori che
aumentano la probabilità di soffrire la fame (State of the
World 2000).
Nel campo agroalimentare sta avvenendo un processo simile a
quello già visto
nel caso dell'industria: la produzione viene portata dove non
ci sono organi
di difesa in termini di manodopera e di tutela dell'ambiente,
dove quindi ci
sono minori controlli, più libertà di sfruttamento e
conseguenti costi di
produzione bassissimi.
Molte nazioni indebitate, nel tentativo di guadagnare valuta
straniera con
cui sanare il proprio debito, puntano all’esportazione di
caffè, banane,
fiori e altre coltivazioni che hanno mercato, spesso a scapito
della
produzione interna di cibo. I maggiori beneficiari di questo
trend di
mercato sono di solito le grandi compagnie, gli investitori
stranieri e i
grandi proprietari terrieri, non certo gli agricoltori poveri.
Ecco quindi
che l’ingegneria genetica appare del tutto marginale rispetto a
queste
problematiche, anzi, grazie all’aumento dei brevetti non
farebbe che
aumentarli.
I brevetti sulla vita: mezzo per tenere in pugno l’umanità?
In India, nei primi anni '90 ricercatori americani hanno
scoperto che da più
medicina ed in
agricoltura i
prodotti derivati da un albero, il neem. Questa scoperta, che
appartiene
alla storia ed alla cultura del popolo indiano, è stata da
sempre messa a
disposizione di tutti i popoli dell'area dell'Oceano Indiano,
senza che mai
nessuno chiedesse a questi popoli di pagare i diritti d'autore
all'India
Totalmente diverso è il comportamento delle multinazionali, che
prelevano i
geni di questi prodotti e li brevettano sfruttando anche la
carenza delle
leggi dei paesi in via di sviluppo e infatti una di esse ha
ottenuto nel
1994 un brevetto sulle proprietà fungicide del neem. Il
meccanismo è quello
di una privatizzazione, non solo nei confronti di qualcosa che
appartiene
alla natura e all’umanità, ma che rientra nella cultura di un
popolo che per
secoli lo ha messo gratuitamente a disposizione di tutti.
Fortunatamente,
grazie all'intervento dell'Indian Research Foundation
presieduto da Vandana
Shiva e da alcuni parlamentari verdi europei, in questi giorni
il brevetto é
stato revocato dall'Ufficio Brevetti Europeo ritenendo
insufficiente la
motivazione addotta, dato che queste proprietà sono note da
sempre ai
contadini indiani.
Il fatto di poter brevettare il gene, la pianta modificata con
l'inserimento
del gene e la discendenza di quella pianta, permette alle
grandi aziende
produttrici di sementi, di chiedere per contratto agli
agricoltori che
utilizzano i loro semi di non usare parte del raccolto per la
semina dell’
anno successivo.
Tutto ciò, unito alla scomparsa dei semi e delle coltivazioni
tradizionali
mette le multinazionali in condizione di realizzare grandi
profitti e di
acquisire un potere sociale e politico enorme.
Da ciò si comprende il grande lavoro delle lobby dei paesi
avanzati che
ni sull’Organizzazione Mondiale del Commercio,
affinché i
brevetti vengano tutelati in ogni parte del mondo e possano
essere estesi
agli organismi viventi o a loro parti.
Le colture agricole sperimentali in Italia
Molti ancora non sanno che in Italia sono stati effettuati o
sono in atto
numerosi esperimenti di Organismi Geneticamente Modificati in
campo aperto:
tra le aziende interessate citiamo Monsanto Italiana S.p.A.,
Novartis Seeds
S.p.A., Pioneer Hi-Bred Italia S.p.A., Dekalb Italia S.p.A.,
Hoechst
Schering AgrEvo Italia S.p.A., KWS Italia S.p.A., Advanta
Italia S.p.A..
Dal 1997 le regioni italiane che sono state maggiormente
interessate sono
state:
- Lombardia con le coltivazioni di barbabietola da zucchero
resistente alla
Kanamicina e all’erbicida Glufosinato ammonio (T120) o
all’erbicida
Glifosato, mais resistente all’erbicida Glifosato (GA21) o
all’erbicida
Glufosinato ammonio o alla piralide o all’Ampicillina, riso
resistente all’
erbicida Glufosinato ammonio (Liberty), soia resistente
all’erbicida
Glifosato.
Emilia Romagna con predominanza di coltivazioni di
barbabietola, mais e
pomodoro.
Veneto con mais, barbabietola, soia
Piemonte con mais e soia
Marche con barbabietola, melone, melanzana, pomodoro
Liguria con Osteospermum e pomodoro
Friuli con mais e soia
Toscana con Barbabietola
seguono con un minor numero di siti per coltivazioni
sperimentali: Molise
(barbabietola), Lazio (barbabietola, melone, pomodoro),
Campania (melanzana
e pomodoro), Basilicata (melanzana), Puglia (Barbabietola),
Sicilia
(melanzana).
Sembrano essere esenti da coltivazioni transgeniche la Valle
d’Aosta, il
Trentino, l’Umbria, l’Abruzzo, la Calabria, la Sardegna.
Per maggiori informa
manipolazione genetica degli alimenti (www.rfb.it).
I segnali positivi
Grazie al lavoro di molti gruppi e associazioni e al
conseguente aumento
della sensibilità dell’opinione pubblica, negli ultimi tempi è
stato
possibile registrare una serie di segnali positivi che fanno
sperare in una
valutazione critica e approfondita di tutta questa
problematica.
Innanzi tutto la richiesta di sementi OGM da parte degli
agricoltori
americani è molto calata poiché è aumentata la richiesta di
prodotti liberi
da OGM. In Italia la Coldiretti, una delle principali
associazione di
categoria degli agricoltori, ha lanciato per il 2000 il
programma “Semina
sicura” con il quale ha chiesto ai propri associati di
sincerarsi circa il
fatto che i semi siano liberi da OGM. Sempre in Italia le
sperimentazioni in
campo aperto di OGM che avevano raggiunto nel 1999 una punta di
circa 270
campi sono state ridotte per il 2000 ai soli istituti pubblici
di ricerca
come le Università o i centri sperimentali dello Stato.
Alcune grandi catene di supermercati hanno avviato dei canali
per la vendita
di prodotti biologici: tra queste la Esselunga, la COOP. Altre
aziende hanno
dichiarato pubblicamente di impegnarsi a non utilizzare
prodotti che
contengano OGM.
Per quanto riguarda il fronte della scienza, si può registrare
un invito
alla cautela per gli aspetti ecologici da parte dell’agenzia di
protezione
ambientale britannica (Nature Conservancy), della Union of
Concerned
Scientist e dalla FAO (www.fao.org/biotech/state.htm -
www.fao.org/FOCUS/E/SOFI/home-e.htm). Per quanto riguarda gli
effetti sulla
salute degli OGM si può citare la British Medical Association
che
rappresenta i medici britannici (The Impact of Genetic
Modification on
Agricultu
Health - Board of Science and Education.
An Interim
Statement, maggio 1999). Inoltre il principio di equivalenza
sostanziale,
usato dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti per
equiparare i
cibi transgenici ai cibi tradizionali è stato criticato da
scienziati con
articoli su riviste scientifiche internazionali (vedi Nature
401).
E’ stato infine recentemente completato a Montreal in febbraio
2000 il
“Protocollo per la Biosicurezza ” facente parte della
Convenzione sulla
Biodiversità e sarà ratificato tra breve da 130 paesi: esso dà
grande
importanza al principio precauzionale, che è il principio
secondo cui,
rispetto ad un nuovo processo tecnologico, occorre fare una
valutazione per
capire se siamo in grado di prevederne i rischi e, una volta
previsti, se
siamo in grado di controllare i danni, per minimizzarli.
Per avere ulteriori informazioni.
Libri
Il secolo biotech - di Jeremy Rifkin (Baldini e Castoldi -
1998)
L’orto di Frankestein. Cibi e piante transgeniche - di Jean
Marie Pelt
(Feltrinelli - 2000)
Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni
- di Vandana
Shiva (Cuen - 1999)
Osservazioni sull’agricoltura geneticamente modificata e sulla
degradazione
della specie (Bollati Boringhieri - 2000)
Biologia come ideologia - di Richard Lewontin (Bollati
Boringhieri - 1991)
State of the world 1999 - Lester R. Brown ed altri (Edizioni
Ambiente -
1999)
State of the world 2000 - Lester R. Brown ed altri (Edizioni
Ambiente -
2000)
Il Filo della vita - di Susan Aldridge (Dedalo Libri - 1999)
La diversita’ della vita - di Edward Wilson (Rizzoli - 1993)
Siti internet
www.rbf.it dove si trovano leggi in materia e anche la proposta
per far
deliberare al
comune di diventare antitransgenico
www.greenpeace.it con una serie di documenti
www.tebio.org è il sito al quale far pervenire le adesioni e
dove si trova
il documento che fa da base ideale per tutte le associazioni
che combattono
contro il transgenico
www.amab.it è il sito dell’Associazione Mediterranea per
l’agricoltura
biologica che è partner del WWF per questa materia.
www.biodiv.org <http://www.biodiv.org> per la Convenzione Sulla
biodiversità
www.unep.org <http://www.unep.org> Sito delle convenzioni
internazionali
sull’ambiente
www.panda.org <http://www.panda.org> e www.wwf.it
<http://www.wwf.it> Siti
del WWF Internazionale e del WWF Italia
Cosa possiamo fare concretamente come consumatori
Le multinazionali sembrano invincibili, ma poggiano il loro
potere sull’atto
d’acquisto del singolo consumatore che deve quindi essere
consapevole del
suo potere. Ecco alcuni suggerimenti.
Innanzitutto occorre fare attenzione a quello che si acquista.
Dal primo di
aprile 2000 l’Unione Europea ha stabilito che i prodotti con
più dell’1% di
ingredienti OGM debbano riportarlo sull’etichetta, perciò è
bene prestare
attenzione. In particolare i prodotti che provengono da USA e
Canada (ad
esempio i cereali per la prima colazione e i prodotti a base di
margarina),
hanno molte probabilità di contenere ingredienti OGM.
Prendere atto che il decreto del Presidente della Repubblica
n.128/99 vieta
di utilizzare OGM per gli alimenti destinati ai lattanti e ai
bambini fino
ai 3 anni. Chiedere all'industria alimentare di adeguarsi in
tal senso e
auspicare che sugli altri prodotti destinati a tutti sia
riportata la
scritta "da non dare ai bambini fino a tre anni".
Informarsi circa le aziende che dichiarano di non impiegare
Cercare di acquistare prodotti biologici, ormai reperibili
anche nei
supermercati a prezzi di poco superiori ai prodotti normali.
Anche i
prodotti dei negozi del commercio equo e solidale sono senza
OGM.
Privilegiare i prodotti tipici della zona in cui si vive ed
evitare i cibi
preconfezionati.
Chiedere che i fornitori di materie prime (grano, soia ecc.)
tengano
assolutamente distinti sin dall’origine i materiali OGM da
quelli
tradizionali per evitare contaminazioni.
Fare pressione sui politici affinchè, all’atto del voto nelle
sedi
istituzionali (Parlamento europeo, Parlamento italiano),
tengano presente
che la salute dei cittadini e la salvaguardia dei sistemi
naturali sono più
importanti del profitto.
Sostenete le battaglie del WWF per la conservazione
dell’ambiente.
WWF Italia, Via Po 25/c, 00198 Roma
Per contattare l’associazione: 06.844971
e.mail; wwf@wwf.it