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Discorsi nell'arca - maggio 2000



Sommario

- Ribellarsi è naturale
- Iniziative sulla biodiversità
- Biodiversità e monoculture di Vandana Shiva

RIBELLARSI E’ NATURALE 

"TeBio", (24 - 26 maggio 2000, Genova, Fiera Internazionale) 1° Mostra
Convegno Internazionale sulle Biotecnologie si propone come "occasione per
informarsi sulle biotecnologie" mentre ci sono anni di silenzio sulle
sperimentazioni di piante geneticamente modificate  e sul fatto che già da
tempo consumiamo alimenti che le contengono senza possibilità di saperlo.  
Per non parlare delle manipolazioni genetiche su animali, e delle aberranti
prospettive che sottendono:  xenotrapianti, creazione di ibridi
mostruosi... Oggi ci parlano di biotecnologie perché le multinazionali 
sono pronte a lanciare il tutto su vasta scalai loro prodotti. 
TeBio è un momento di pubblicità, mascherata da convegno scientifico. La
logica del profitto rischia di prevalere definitivamente sul diritto alla
salute e all'informazione. 
E’ per questo che sono state organizzate proteste e, in particolare, la
manifestazione del 25 maggio h. 9 in p. Verdi (davanti Staz. Brignole) 
Genova

19 maggio alle ore 19 presso il Circolo Arci Mascherona, 
Sal Mascherona 16 r GENOVA tel 0102462966 mascherona@yahoo.it 
Seminario informativo: 
"Biotecnologie: istruzioni per un abuso.  OGM e Sud del mondo: dalla
violenza delle merci al Commercio equo". 
Intervengono: 
Stefania Pizzimenti (Biologa Univ. Torino) 
Antonio Bruno (Forum Rosso-Verde) 
Mauro Rossi (Bottega Solidale) 
Forum Rosso-Verde e  circolo Mascherona aderiscono a mobilitebio, il
coordinamento nazionale contro le manipolazioni genetiche,  www.tebio.org 

 Sabato 20 maggio 2000 
“BIODIVERSITA’ E GLOBALIZZAZIONE  NEL RAPPORTO NORD-SUD DEL MONDO”  
TEATRO DELLA TOSSE   ( S. Agostino ), Sala  “Trionfo” ,  p Negri 4  Genova 
Ore 9,30  -  13   Modera:  Miriam Giovenzana rivista Altraeconomia  
Relatori :  Vandana Shiva  Research Foundation of Science and Technology -
New  
Delhi, Gianni Tamino Univ. Padova;  Giorgio Cingolani  Economista agrario,  
Gianluca Felicetti LAV,  Jean Marie Pelt  Ist. Eur. di Ecologia – Fondaz.
Eur. per l’uomo, la natura, la vita 
Ore  15 - 19  TAVOLA ROTONDA  Modera: Anna Rizzo  giornalista “CARTA”, 
Gianfranco Bologna  WWF, Luciana Castellina  O.N.G.  Europee,  Roberto
Della Seta  
LEGAMBIENTE, Fabrizia Ferraris Pratesi Com. Scientifico Antivivisezionista, 
Andrea Gallo Comunità di S. Benedetto,Gino Girolomoni  Ass. Mediterranea 
Agricoltori Biologici,  Maurizio Maggiani  Scrittore, Emilio Molinari Forum  
Alternative, Comitato Naturale per l’acqua, Giannozzo Pucci  ASCI  

Biodiversità e monocolture della mente   di Vandana Shiva
 
L’associazione armoniosa con la terra che ha caratterizzato le millenarie
pratiche agricole delle donne viene oggi minacciata dall’attuale modello
agricolo  militare-industriale.  
La maggior parte del pianeta, per la maggior parte della sua storia, ha
soddisfatto i propri bisogni alimentari grazie a una agricoltura centrata
sulle donne. 
In questo tipo di agricoltura le conoscenze vengono condivise; le altre
specie e le piante non vengono considerate "proprietà", ma parenti; la
sostenibilità si basa sul rinnovo della fertilità della terra e sulla
rigenerazione della biodiversità e delle specie.  
In questo contesto non c’è posto per monocolture basate sull’ingegneria
genetica e sul monopolio dei semi del diritto internazionale alla proprietà
(IPR, international property right).  
Le pratiche agricole dominanti mostrano crescenti caratteri di
mascolinizzazione, appropriandosi di risorse e diritti delle donne relativi
all’agricoltura di sussistenza e presentandosi come le sole alternative per
sfamare il mondo. In realtà le nuove biotecnologie creano insicurezza
alimentare e morte per fame, sprecano risorse con monocolture,  mantenute
utilizzando intensi incentivi. 
       
Monocolture e monopoli  simboleggiano una mascolinizzazione
dell’agricoltura.  
La  mentalità di guerra alla base dell’agricoltura militare-industriale è
evidente nei nomi assegnati agli erbicidi che distruggono le basi
economiche per la sopravvivenza delle donne più povere nelle aree rurali
del Terzo Mondo. Gli erbicidi prodotti dalle imprese Monsanto sono
battezzati "Farla finita", "Machete" ecc.  
Un’altra ditta, l’American Home Products chiama i suoi erbicidi
"Pentagono", "Squadrone", "Vendetta" ecc.  
Questo è linguaggio di guerra.  
La sostenibilità si basa sulla pace con la terra.  L’applicazione più
diffusa dell’ingegneria genetica in agricoltura è la resistenza agli
erbicidi, cioè la coltivazione di specie resistenti agli erbicidi.  
Un esempio sono i prodotti Monsanto chiamati "Round Up Ready Soya and
Cotton". Quando vengono introdotti ne isistemi agricoli del Terzo Mondo
favoriscono l’aumento dei prodotti chimici e quindi   un maggior numero di
problemi ambientali. Inoltre distruggono la 
biodiversità che rappresenta la base per il sostentamento delle donne in
ambito rurale.  
Ciò che per Monsanto sono erbacce, per le donne del Terzo Mondo sono cibo,
foraggio e medicine. 
Per millenni le donne hanno mantenuto la continuità dei semi nonostante
guerre, inondazioni e  carestie.  
La mascolinizzazione della biodiversità ha portato ad utilizzare tecnologie
violente che  impediscono ai semi di germinare in tempo di raccolti. Si
tratta di una tecnologia descritta come  "Terminator technology". 
 
La germinazione a termine è un mezzo per accumulare capacità e capitali e
per espandere i  mercati. Mentre i mercati crescono per Monsanto, si riduce
l’abbondanza della natura e quella a  disposizione degli agricoltori.
Quando seminiamo preghiamo: "Possa questo seme essere eterno". 
Viceversa, Monsanto e il Dipartimento per l’agricoltura del governo degli
Stati Uniti ripetono "Che  questo seme sia a termine in modo che i nostri
profitti e il monopolio siano eterni".  
La violenza intrinseca ai metodi e alle metafore utilizzate dal business
agricolo e dalle imprese di  biotecnologia è violenza contro la
biodiversità della natura e contro l’esperienza e la produttività  delle
donne.  
C’è una violenza intrinseca alla distruzione della diversità attraverso le
monocolture e alla  distruzione della libertà conservando e scambiando semi
attraverso i monopoli IPR. 
E’ una violenza contraria alle diverse vie nonviolente delle donne di
conoscere la natura e garantire  la sicurezza  alimentare. La diversità di
sistemi di conoscenze e di produzione è la strada da seguire  per far sì
che le donne del Terzo Mondo continuino ad avere un ruolo centrale come
conoscitrici, 
produttrici e approvvigionatrici di alimenti.  
Uno dei miti più errati propagati dai protagonisti della rivoluzione verde
è l’affermazione che l’alta  varietà di prodotti (HYV, High Yield
Varieties) abbia  ridotto il numero di ettari a per la produzione 
agricola, preservando  milioni di ettari di biodiversità.  
L’esperienza dell’India ci insegna che invece di destinare più terre alla
conservazione, i sistemi di  coltivazione industriale distruggono la
diversità e  aumentano lo sfruttamento della terra. Ciò  avviene perché
ogni ettaro di monocoltura produce un solo prodotto e le altre colture
devono venire 
coltivate altrove.  
Inoltre, la  riduzione delle coltivazioni industriali fa aumentare anche le
risorse utilizzate dal  bestiame.  
L’allevamento di tipo industriale consuma 3 volte più biomassa di quello
ecologico e  richiede 3  volte più ettari di terra per produrre mangimi per
animali. Infatti  l’Europa utilizza nel 3 Mondo una  quantità di terra pari
a 7 volte il proprio territorio per produrre mangimi per l’allevamento di
animali.  
Solo per produrre  foraggio (compreso quello per l’esportazione), i Paesi
Bassi si sono appropriati  di una superficie di circa 100.000 – 140.000 Km
quadrati di terra coltivabile, in buona parte in paesi  del Terzo Mondo
come India e Thailandia. 
Questo dato corrisponde a una superficie pari a 6-7 volte il totale di
terre destinate all’agricoltura  nell’intero paese. 
  
La combinazione di coltivazioni e allevamenti industriali aumenta del 400%
l’uso della terra, mentre  incrementa solo del 20% il frumento e il latte.
Le risorse in eccesso utilizzate dai sistemi industriali, sia per la
rivoluzione verde o le nuove biotecnologie, potrebbero essere utilizzate
per sfamare la  gente: lo spreco di risorse determina fame.  
L’ingegneria genetica e i monopoli IPR  depredano le donne del Terzo Mondo
della loro  creatività,  della capacità di innovazione e di prendere
decisioni in agricoltura. Tutto il mondo ne soffrirà.  
Le contadine del Terzo Mondo costituiscono la base della sicurezza
alimentare e garantiscono la  sicurezza alimentare  insieme con le altre
specie. 
 
(traduzione di Alessio Surian, articolo tratto dal n. 26 del mensile Terra
Viva, Inter Press Service,  Roma, e Centro Nord-Sud del consiglio d’Europa,
Lisbona Terra.Viva@mail.Eunet.pt) 
       
Vandana Shiva, indiana, dirige la Fondazione per la scienza, la tecnologia
e  l’ecologia.  
E’ fra i membri del Third World Network, TWN rete internazionale
specializzata in sviluppo e 
relazioni Nord-Sud con sede a Penang, Malesia twn@igc.apc.org.  
Il TWN pubblica il bollettino in inglese e spagnolo "Third World
Resurgence" sulle questioni dello  sviluppo e la rivista "Third World
Economics".  
Due scritti di Vandana Shiva per il TWN sono stati inclusi fra c dei suoi
saggi raccolti e tradotti in  italiano da Bollati Boringhieri nel 1995
"Monocolture della mente – Biodiversità, biotecnologia e  agricoltura
‘scientifica’", da cui sono tratti anche i 2 schemi qui  riportati. 
Vandana Shiva ha un’esperienza diretta della resistenza delle contadine
alle  monocolture a partire  dalla partecipazione al movimento Chipko che
nel Garhwa (Himalaya) si è opposto in modo  nonviolento alla monocoltura
del pino.  
Nei suoi  scritti mostra come la cosiddetta rivoluzione verde "era
volutamente destinato      
all’introduzione della  monocoltura e alla distruzione della ‘diversità’.  
Voleva realizzare il controllo centralizzato dell’agricoltura e impedire la
possibilità di  decisioni decentrate in materia di scelte sui raccolti
agricoli. 
L’uniformità e la centralizzazione sono alla base della vulnerabilità e
della rottura ecologica e  sociale". Per Vandana Shiva queste pratiche
riflettono una ecocolonizzazione occidentale del Terzo  Mondo, a livello
culturale ed economico, rilevando come siano i sistemi occidentali di
conoscenza  a non conoscere alternative. Inoltre, rileva Vandana Shiva "la
dicotomia locale/universale è mal posta se applicata alle  tradizioni
indigene e occidentali del sapere, perché il sapere occidentale è una
tradizione locale  che si è diffusa nel mondo con la colonizzazione
intellettuale. L’universale si diffonde come sistema  aperto. 
Il locale globalizzato si diffonde invece con la violenza e l’inganno Il
primo livello di violenza che si riversa sui saperi locali è quello di non 
riconoscerli come tali".  
 
Vandana Shiva denuncia 7 caratteristiche negative per la sopravvivenza del
pianeta: 
 
1."è profondamente imbevuto di economicismo, e pertanto è  insensibile ai
bisogni umani. Il 90% di questo sapere potrebbe andare distrutto. Al
contrario, dato che larga parte di  questa conoscenza è fonte di rischio e
minaccia per la vita umana (Bhopal, Chernobyl, Sandoz), la sua fine
migliorerebbe le possibilità di benessere umano;  
  
2.le implicazioni politiche del sapere dominante non garantiscono né
l’eguaglianza né la giustizia. 
Esso rompe la coesione delle comunità locali e divide le società tra
quelle che hanno accesso al sapere e al potere, e quelle che non ce
l'hanno;    
3.essendo frammentato e destinato all’obsolescenza, il sapere  separa la
saggezza dal sapere e ne fa a meno;  
 
4.è un sapere intrinsecamente colonizzante e mistificatorio, e nasconde la
colonizzazione sotto la mistificazione;  
 
5.rifugge dalla concretezza, svalutando i saperi concreti e locali;  
 
6.impedisce la partecipazione a una pluralità di soggetti;  
 
7. trascura moltissimi percorsi per conoscere la natura e l’universo: è una
 “monocoltura della mente". 
 
Due organizzazioni ambientaliste, Biothai e  Pesticide Action
Network-Asia&pacific denunciano che la Monsanto ("Inpact" -  Associazione
innovativa per i cambiamenti tecnologici in  agricoltura - nel nord est
della  Tailandia) spinge i contadini ad utilizzare pesticidi e tecnologie
Monsanto,proponendo programmi di formazione che incoraggiano tecnologie per
il livellamento dei terreni, dissodamento, raccolta, battitura, uso dei
trattori, di erbicidi, di sementi prodotti con le biotecnologie. Il
progetto sviluppa la coltivazione del riso e crea il mercato in Thailandia
per i pesticidi e per le sementi ibride o geneticamente modificate
Monsanto, che è responsabile della massiccia introduzione nel Terzo Mondo
di sementi geneticamente modificate da abbinare al suo erbicida "Round Up",
nonché della tecnologia "Terminator" con cui rende sterili i semi che vende
ai contadini,obbligandoli a ricomprarli dopo ogni ciclo di semina e raccolto. 


Antonio Bruno
Vice Presidente del Consiglio Comunale di Genova
Altro Polo -  Sinistra verde
0339 3442011
bruno@aleph.it