[Ecologia] "In questo secolo l’aumento della temperatura sarà compreso tra 2,3 e 2,5 gradi"
- Subject: [Ecologia] "In questo secolo l’aumento della temperatura sarà compreso tra 2,3 e 2,5 gradi"
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.org>
- Date: Tue, 11 Nov 2025 11:36:01 +0100
A dieci anni dalla storica Cop21 di Parigi, i leader mondiali stanno per riunirsi di nuovo nella conferenza annuale delle Nazioni Unite sul clima. Ma l’ambizioso obiettivo di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi in più dell’epoca preindustriale è ormai fuori portata e anche il traguardo di due gradi sembra un sogno, perciò non c’è molto ottimismo.
Basandosi sugli impegni presi dai vari paesi, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente stima che in questo secolo l’aumento della temperatura sarà compreso tra 2,3 e 2,5 gradi. Secondo i climatologi, la trentesima Conferenza delle parti delle Nazioni Unite (Cop30) a Belém, in Brasile, è decisiva per resettare la traiettoria del surriscaldamento del pianeta, in un momento in cui gli oceani, le foreste e le calotte polari si stanno avvicinando a punti critici. Oggi è necessario un intervento concreto per allontanare il mondo dai combustibili fossili e trovare i 1.300 miliardi di dollari all’anno di cui i paesi poveri hanno bisogno entro il 2030 per rallentare il cambiamento climatico e adattarsi alle sue conseguenze.
“Il dibattito sul clima è chiaramente minacciato, non solo dalle decisioni politiche ma anche da quelle finanziarie, economiche e commerciali”, spiega Manuel Pulgar-Vidal, responsabile globale per il Wwf del settore clima ed energia. “Questo significa che la Cop brasiliana sarà una delle più importanti dal 2009, sullo stesso livello di quella di Parigi ma in modo diverso”.
In realtà le aspettative dei partecipanti sono molto basse. Un accordo multilaterale coraggioso come quello raggiunto a Parigi sembra inconcepibile nel panorama politico attuale.
Un pessimo anno
La Cop29 dell’anno scorso a Baku, in Azerbaigian, si è conclusa in un clima di tensione, con i paesi più ricchi che si sono impegnati a finanziare un pacchetto di dimensioni molto ridotte rispetto alle speranze degli stati più poveri. Oggi la fiducia in queste conferenze è talmente bassa che sono apertamente messe in discussione.
“I finanziamenti privati non ci sono, mentre i governi vogliono rimangiarsi la promessa di allontanarsi dai combustibili fossili. Nessuno mette più sul piatto le Ndc”, cioè gli impegni nazionali sul clima, spiega Claudio Angelo, della ong brasiliana Observatório do clima. “Le aspettative sono nere”.
Le spaccature causate dalle guerre commerciali e dai conflitti geopolitici stanno coinvolgendo anche le trattative sull’ambiente, con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla guida di una crociata contro l’azione climatica. Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi e blocca le iniziative per limitare l’uso dei combustibili fossili, incoraggiando altri paesi a seguire il suo esempio. Il 17 ottobre l’organizzazione marittima internazionale ha rinviato l’approvazione formale di un piano per tagliare le emissioni del trasporto navale dopo che Trump ha minacciato di imporre sanzioni ai paesi che lo avessero sostenuto.
La crescita economica lenta, l’aumento del costo della vita e le spinte populiste sono altri ostacoli che impediscono ai leader mondiali di fare interventi concreti per proteggere clima. “Il 2025 è un pessimo anno per chi vuole salvare il mondo”, ammette Angelo.
Con il ritiro degli Stati Uniti, ci si aspettava che l’Europa assumesse un ruolo più incisivo, ma i leader europei sono divisi e in generale danno la priorità alla spesa per la difesa, alle lotte commerciali e ai costi dell’energia.