[Ecologia] Uno studio epidemiologico scagiona ILVA, la risposta di PeaceLink



"Rischi per il quoziente intellettivo dei bambini": ciò che non si vede nell'aria di Taranto


Tumori in calo e bassi rischi per la salute. Sono le prime conclusioni dello studio sull'impatto sanitario depositato al ministero della Salute, che ora dovrà decidere sull'autorizzazione ambientale alla ex Ilva. Un documento in cui sostanzialmente emerge che la situazione sanitaria della città sta migliorando e che, se lo stabilimento producesse 6 milioni di tonnellate di acciaio all'anno, il rischio per la salute sarebbe "ampiamente accettabile". La valutazione era stata richiesta dai ministeri di Ambiente e Salute per procedere al rinnovo dell'Aia. Ma Lucia Morselli, per non presentarla, aveva fatto ricorso al Tar. Sono stati i commissari straordinari, lo scorso aprile, a rinunciare al ricorso, e procedere all'assegnazione dello studio, firmato dal professore Alfonso Cristaudo e dall'ingegnera Annalisa Romiti. 

Sui social i cittadini di Taranto insorgono. La polvere rossa, dicono, continua a depositarsi ovunque. 

Ma c'è qualcosa di ancora più pericoloso, poiché invisibile: le concentrazioni di benzene, che non sono state prese in considerazione, spiega Alessandro Marescotti di PeaceLink: “Il benzene è un cancerogeno di prima classe e nel solo 2023 sono stati registrati più picchi che nei 10 anni precedenti; quindi proprio nell'anno in cui tutte le prescrizioni risultavano attuate sulla carta, la situazione ha registrato un peggioramento”. 

Lo studio rassicura anche sulla salute dei bambini. I ricoveri per malattie respiratorie sarebbero anche più bassi della media regionale. Ma ancora una volta i piccoli del tamburi sarebbero sottoposti a rischi non immediatamente quantificabili: sono i rischi neurotossici, spiega Marescotti. 

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