Domenica ci sarà
l' assemblea di lancio per una Lista Popolare. Sono state
fatte già almeno 60 assemblee territoriali, una presenza
nel paese per il momento non omogenea. Assolutamente
assente dai media riesce a coinvolgere però la minoranza
di opinione pubblica che è entrata in contatto con l'
iniziativa.
La caratteristica della lista che
sarà costruita è che unisce ambienti diversi, giovani e
meno giovani, movimenti e partiti.
Nell' assemblea di Roma molti sono
stati gli inviti ad essere presenti nelle scuole, è
intervenuto anche uno studente delle scuole superiori. Tra
gli attuali 1.300 sottoscrittori del manifesto moltissime
sono le presenze di disoccupati e precari.
Sintetizzo così l' attuale stato
dell' esperienza:
Pochi sono informati, ma fra
questi molti sono stati convinti a partecipare.
L' impostazione è quindi buona
ma va allargata la conoscenza del percorso iniziato,
immediatamente in quanto le elezioni potrebbero esserci
a inizio marzo,
Allo stato attuale vedo il
cammino iniziato compatibile con moltissimi movimenti
(ambientalisti, contro la guerra, per il lavoro, ed
altri) che però conoscono poco cosa, e come, i promotori
stanno facendo.
Invito quindi tutti a seguire la
cosa, leggere il manifesto riportato di seguito,
eventualmente aderire e diffondere informazioni perchè
per il momento, purtroppo, la conoscenza di questo
percorso avviene in modo molto sotterraneo.
Marco
al link di seguito si può aderire
al manifesto
Il
manifesto: Abbiamo aspettato troppo… Ora ci candidiamo noi!
Siamo
le giovani e i giovani che lavorano a nero, precari, per 800
euro al mese perché ne hanno bisogno, che spesso emigrano per
trovare di meglio. Siamo lavoratori e lavoratrici sottoposte
ogni giorno a ricatti sempre più pesanti e offensivi per la
nostra dignità. Siamo disoccupate, cassaintegrate, esodati.
Siamo i pensionati che campano con poco anche se hanno
faticato una vita e ora non vedono prospettive per i loro
figli. Siamo le donne che lottano contro la violenza
maschilie, il patriarcato, le disparità di salario a parità di
lavoro. Siamo le persone LGBT discriminate sul lavoro e dalle
istituzioni. Siamo pendolari, abitanti delle periferie che
lottano con il trasporto pubblico inefficiente e la mancanza
di servizi. I malati che aspettano mesi per una visita nella
sanità pubblica, perché quella privata non possono
permettersela. Gli studenti con le scuole a pezzi a cui questo
paese nega un futuro. Siamo le lavoratrici e i lavoratori che
producono la ricchezza del paese.
Ma
siamo anche quelli che non cedono alla disperazione e alla
rassegnazione, che non sopportano di vivere in un’Italia
sempre più incattivita, triste, impoverita e ingiusta. Ci
impegniamo ogni giorno, organizzandoci in comitati,
associazioni, centri sociali, partiti e sindacati, nei
quartieri, nelle piazze o sui posti di lavoro, per contrastare
la disumanità dei nostri tempi, il cinismo del profitto e
della rendita, le discriminazioni di ogni tipo, lo svuotamento
della democrazia.
Crediamo
nella giustizia sociale e nell’autodeterminazione delle donne,
degli uomini, dei popoli. Pratichiamo ogni giorno la
solidarietà e il mutualismo, il controllo popolare sulle
istituzioni che non si curano dei nostri interessi. In questi
anni abbiamo lottato contro i licenziamenti, il Jobs Act, la
riforma Fornero e quella della Scuola e dell’Università;
contro la privatizzazione e i tagli della Sanità e dei servizi
pubblici; per la difesa dei beni comuni, del patrimonio
pubblico e dell’ambiente da veleni, speculazioni, mafie e
corruzione, per i diritti civili; contro le politiche
economiche e sociali antipopolari dell’Unione Europea; contro
lo stravolgimento della Costituzione nata dalla Resistenza e
per la sua attuazione. Per un mondo di pace, in cui le risorse
disponibili siano destinate ai bisogni sociali e non alle
spese militari. E ogni giorno ci impegniamo a costruire
socialità, cultura e servizi accessibili a tutte e tutti.
Abbiamo
deciso di candidarci alle elezioni politiche del 2018. Tutte e
tutti insieme. Perché questo pezzo di paese escluso è ormai la
maggioranza, e deve essere ascoltato. Perché se nessuno ci
rappresenta, se nessuno sostiene fino in fondo le nostre
battaglie, allora dobbiamo farlo noi. Perché siamo stanchi di
aspettare che qualcuno venga a salvarci…
Abbiamo
deciso di candidarci per creare un fronte contro la barbarie,
che oggi ha mille volti: la disoccupazione, il lavoro che
sfrutta e umilia, le guerre, i migranti lasciati annegare in
mare, la violenza maschile contro le donne, un modello di
sviluppo che distrugge l’ambiente, i nuovi fascismi e
razzismi, la retorica della sicurezza che diventa repressione.
Abbiamo
deciso di candidarci facendo tutto al contrario. Partendo dal
basso, da una rete di assemblee territoriali in cui ci si
possa incontrare, conoscere, unire, definire i nostri
obiettivi in un programma condiviso. Vogliamo scegliere
insieme persone degne, determinate, che siano in grado di far
sentire una voce di protesta, che abbiano una storia credibile
di lotta e impegno, che rompano quell’intreccio di affari,
criminalità, clientele, privilegi, corruzione.
Potere
al Popolo significa costruire democrazia reale attraverso le
pratiche quotidiane, le esperienze di autogoverno, la
socializzazione dei saperi, la partecipazione popolare. Per
noi le prossime elezioni non sono un fine bensì un mezzo
attraverso il quale uscire dall’isolamento e dalla
frammentazione, uno strumento per far sentire la voce di chi
resiste, e generare un movimento che metta al centro realmente
i nostri bisogni.
Vogliamo
unire la sinistra reale, quella invisibile ai media, che vive
nei conflitti sociali, nella resistenza sui luoghi di lavoro,
nelle lotte, nei movimenti contro il razzismo, per la
democrazia, i beni comuni, la giustizia sociale, la
solidarietà e la pace.
Affronteremo
questa campagna elettorale con gioia, umanità ed entusiasmo.
Con la voglia di irrompere sulla scena politica, rivoltando i
temi della campagna elettorale. Non abbiamo timore di fallire,
perché continueremo a fare – prima, durante e dopo
l’appuntamento elettorale – quello che abbiamo sempre fatto:
essere attivi sui nostri territori. Perché ogni relazione
costruita, ogni vertenza che avrà acquisito visibilità e
consenso, ogni persona strappata all’apatia e alla
rassegnazione per noi sono già una vittoria. Non stiamo
semplicemente costruendo una lista, ma un movimento popolare
che lavori per un’alternativa di società ben oltre le
elezioni.
Insieme
possiamo rimettere il potere nelle mani del popolo, possiamo
cominciare a decidere delle nostre vite e delle nostre
comunità. Chi accetta la sfida?