[Ecologia] Bonifica dell’area ILVA di Taranto. Una pianta mediterranea la possibile soluzione - architetturaecosostenibile.it
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- From: "Pep C." <paranoia.virtus at gmail.com>
- Date: Sun, 17 Apr 2016 22:37:02 +0200
Un articolo di tre anni fa. Ho aggiunto i link alla ricerca. Forse non è applicabile all'Ilva, ma magari per altre zone meno inquinate... Pep Bonifica dell’area ILVA di Taranto. Una pianta mediterranea la possibile soluzione https://www.architetturaecosostenibile.it/curiosita/varie/bonifica-ilva-taranto-pianta-mediterranea-350/
Si chiama fitorimediazione
il processo per il quale si utilizzano piante per assorbire
i metalli pesanti dai suoli inquinati e che potrebbe
portare alla bonifica dell’area dell’Ilva di Taranto. LA SALSAPARIGLIA I ricercatori spagnoli hanno studiato la concentrazione dei metalli nella biomassa delle salsapariglie cresciute in suoli con diversa composizione chimica, in modo da determinare i vantaggi o gli svantaggi derivanti dall’uso di questo rampicante nei processi di fitorimediazione. I suoli selezionati per condurre lo studio corrispondono ad una antica
miniera di piombo e bario chiamata “Mina
María”, che si trova nella Catalogna (Spagna).
Furono presi in considerazione 3 campioni: uno
prelevato fuori dalla miniera, un altro rappresentativo di suolo
con contaminazione moderata e un suolo molto inquinato. Inoltre,
fu considerato un quarto campione di suolo prelevato nel parco
nazionale di Cap de Creus, con proprietà molto simili al
suolo della miniera, ma senza alcuna traccia di contaminazione.
Allo stesso tempo si analizzò la composizione
chimica di piante di Silene
sclerocarpa
(parente spagnolo della nostrana Silene
vulgaris, chiamata “cavoli della comare”,
“strigli” e “sonaglini” a seconda delle diverse zone
geografiche). Foto: Miniera abbandonata sul Mont Ras, Les Gavarres, provincia di Girona. Oggi un luogo per praticare sentierismo. I risultati dello studio mostrano che la salsapariglia, comparata con la Silene, è una specie con una maggiore capacità di escludere i metalli dal suo apparato fogliare. Il basso accumulo di metalli pesanti come Pb, Ba, Zn e Cd nelle foglie della salsapariglia abbassa il rischio di trasferimento dei metalli pesanti alla catena alimentare degli erbivori. Considerando anche il suo grande adattamento al clima mediterraneo, questo rampicante diventa il candidato ideale per la fitorimediazione dei suoli inquinati nel Sud Europa, benché siano ancora necessari degli studi approfonditi sulla sua velocità di crescita e l’interazione con altre specie potenzialmente interessanti per la fitorimediazione. Se gli studi venissero realizzati in aree come quelle dell’ILVA di Taranto, che ha tutte le caratteristiche per ospitare un progetto dimostrativo di bonifica ambientale (contaminazione da metalli pesanti, clima mediterraneo e la vicinanza di centrali termiche nelle quali rimpiazzare una quota di carbone con biomassa), si potrebbe abbinare la ricerca scentifica, purtroppo spesso ancora percepita come qualcosa di astratto ed inutile, sulla mitigazione –almeno parziale di un’emergenza ambientale– con il beneficio derivato dall’energia prodotta da biomassa anziché il costo di bonifica con mezzi “tecnologici”. A volte ad essere efficaci non sono le ultime e sofisticate tecnologie ma la capacità di saper applicare soluzioni semplici ed economiche, insomma più sostenibili. |
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