[Ecologia] Fwd: QCodeMagazine. Sblocca Italia, perché i territori dicono no agli inceneritori
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- From: Alessio Di Florio <lalocomotivajoe at gmail.com>
- Date: Sun, 28 Feb 2016 15:59:27 +0100
Sblocca Italia, perché i territori dicono no agli inceneritori
“Vanno. Vengono”. Si
potrebbe citare la canzone “Le Nuvole” di Dé Andre per gli inceneritori dei
rifiuti, progetti che compaiono in programmi di governi, regioni, politici di
vari schieramenti negli anni nelle occasioni più disparate. C’è una (spesso più
presunta che reale) necessità di nuove fonti energetiche, può sbucare un
inceneritore, una discarica sta raggiungendo la sua massima capienza, “facciamo
un inceneritore” e così via, perché di esempi se ne potrebbero fare molti
altri. In una Regione come l’Abruzzo sono cambiati tre governatori, di fazioni
politiche diverse, ma il progetto di costruire inceneritori continua a
comparire ciclicamente. Un po’ come i Mondiali di Calcio e le Olimpiadi, sai
che ogni quattro anni arrivano.
L’ultimo in ordine di
tempo è stato Matteo Renzi con lo “Sblocca Italia”, legge che (come abbiamo già
raccontato http://www.qcodemag.it/2014/09/17/ambientalisti-contro-lo-sblocca-italia/
) è contestata da ambientalisti, comitati, associazioni e movimenti. Sono tanti
i punti della legge contestati e che investono “fronti caldi” della
mobilitazione sociale e ambientalista nel Belpaese (tra le più diffuse la
mobilitazione contro le trivelle petrolifere, che saranno al centro del
referendum del 17 aprile prossimo http://comune-info.net/2016/02/353560/
, e i beni comuni, entrambi saranno al centro della mobilitazione per i
“referendum sociali” che partirà a breve https://stopdevastazioni.wordpress.com/2016/02/24/scuola-pubblica-beni-comuni-ambiente-appello-assemblea-nazionale-per-una-stagione-di-referendum-sociali/
), tra cui la paventata costruzione di nuovi inceneritori. Lo Sblocca Italia
inizialmente prevedeva 12 nuovi impianti da costruire ma, dopo le proteste di
diverse Regioni, il numero si è ridotto ad 8 (sono state escluse Liguria,
Veneto, Piemonte, Toscana). Come facilmente prevedibile, la decisione del
governo Renzi ha messo in allarme comitati e associazioni di tutta Italia, che
immediatamente si sono mobilitati.
Le motivazioni contro
gli inceneritori sono varie. La prima, e non può essere altrimenti, è legata ai
rischi per la salute. A luglio del 2003 Greenpeace e WWF tradussero in italiano
uno studio sullo “stato delle conoscenze
sugli effetti degli inceneritori dei rifiuti sulla salute umana”, che è
possibile visionare dal sito di Greenpeace http://www.greenpeace.it/inquinamento/incenerimentoesalute.pdf
. Riassumere i risultati esposti in 111 pagine fitte è praticamente
impossibile, ma sono già esaustivi di quanto si può leggere nelle pagine
successive i dati riportati nel “riassunto
generale” introduttivo delle prime pagine, tra cui la contaminazione da
elevate presenza di diossine e mercurio. Secondo lo studio, per chi lavora in
un inceneritore la probabilità di mortalità per cancro del polmone è “aumentata di un fattore da 3 a 5”, per
cancro dell’esofago è “aumentata di un
fattore da 1 a 5”, per cancro dell’apparato gastrico è “aumentata di un fattore da 2 a 79”, a
cui aggiungere tra le altre la “mortalità
per malattie ischemiche in aumento”. Per quanto riguarda le popolazioni che
vivono nelle vicinanze degli inceneritori lo studio segnala, tra le altre, la
probabilità che l’esposizione alle diossine prodotte abbia aumentato del 27% i
casi di persone che sono state colpite dal linfoma non Hodgkin (questo è stato
rilevato nei pressi di un impianto in Francia), “aumento di 6-7 volte della
probabilità di mortalità a causa di cancro al polmone”, “aumento dell’incidenza
di cancro alla laringe”, “eccesso del 37% della mortalità dovuta a cancro del
fegato”, “aumento di due volte della probabilità di mortalità per cancro nei
bambini”. Uno studio condotto nel 1998 sulla popolazione che viveva vicino a
due inceneritori in Belgio ha segnalato un “aumento da 1 a 26 volte della probabilità
di malformazione congenite tra i neonati”.
Una delle motivazioni
addotte dai fautori dell’incenerimento è l’enorme diminuzione dei rifiuti da
smaltire che permetterebbe di chiudere, o comunque ridurre notevolmente, la
superficie delle discariche. Non è propriamente così: incenerendo i rifiuti il
volume, secondo alcuni studi, verrebbe ridotto al massimo del 45%. Per quanto
riguarda le discariche, un inceneritore necessita di almeno due discariche a
servizio, senza dimenticare che la stessa atmosfera diventa una sorta di
“discarica” per quel che viene bruciato.
C’è poi la questione del conflitto con la raccolta differenziata. L’incenerimento e la raccolta differenziata non possono essere entrambe sostenute, nonostante spesso sentiamo rassicurazioni che lo affermano. Per quanto varie zone d’Italia vivono vere e proprie emergenze e l’enorme mole di rifiuti quotidianamente prodotta non è possibile alimentare un ciclo virtuoso dello smaltimento e l’incenerimento contemporaneamente. Segnala Greenpeace, in un post (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/22/nuovi-inceneritori-le-regioni-fermino-lo-sblocca-italia/2396605/ ) sul blog che l’associazione cura sul sito de Il Fatto Quotidiano, che “il pretrattamento dei rifiuti (la procedura che permette di differenziare ulteriormente i rifiuti) viene infatti scoraggiato a favore dell’incenerimento” e sottolineando che la proposta elaborata dal governo avrebbe “delle drammatiche conseguenze, generando in futuro una paradossale situazione per cui in alcune Regioni si dovrebbe fermare la raccolta differenziata, pur di garantire materiale da bruciare ai nuovi inceneritori”. Non si terrebbe conto “del fatto che i trend di raccolta differenziata in Italia sono in crescita e che, a livello comunitario, vengono approvate normative che vanno esattamente in direzione opposta rispetto alla strada intrapresa dall’Italia”. Infatti la Direttiva Europea 98/2008 impone agli Stati una gestione virtuosa e sostenibile del ciclo dei rifiuti, stabilendo già nel Preambolo che "la priorità principale della gestione dei rifiuti dovrebbe essere la prevenzione ed il riutilizzo e il riciclaggio di materiali", che "dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti".
Alessio Di Florio
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