[Ecologia] Fwd: La questione morale per Vendola non vale? MicroMega non ci sta



MicroMega affronta il caso Taranto, Ilva, Vendola.
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Da: MicroMega <kwdirect at newsletter.kataweb.it>
Date: 12 maggio 2014 14:13
Oggetto: La questione morale per Vendola non vale? MicroMega non ci sta
A: s.derosis at gmail.com


Newsletter | 12 maggio 2014 | micromega.net |       
 

 
Nel nuovo numero in edicola e su iPad tre saggi scomodi:

TRAVAGLIO / CASULA Nichi Vendola, dalla rivoluzione al cachinno d’establishment
S. AMURRI / COVIELLO Storia di un delitto. Come l’Ilva sta uccidendo Taranto e come i suoi cittadini la stanno facendo risorgere

B. AMURRI / MOSCHETTI
Medici in prima linea 


L’ultima identità conosciuta della sinistra è stata la questione morale. Dopo quel Berlinguer (perché vi fu anche il Berlinguer corrivo, del compromesso storico e della solidarietà nazionale) solo la lenta dissipazione di una grande eredità (Occhetto avrebbe potuto fare della Bolognina l’occasione per la creazione di un ‘partito azionista di massa’ ma preferì restare irretito nelle logiche di  apparato che, soprattutto con D’Alema e Napolitano, volevano impedire l’irruzione della società civile nella costruzione del partito).

Il processo di
harakiri della sinistra ha una sua data di compimento, il 15 novembre 2013, quando il Fatto Quotidiano pubblica nel suo sito la registrazione di una telefonata (risalente a tre anni prima) di Nichi Vendola con Girolamo Archinà. “Io e il mio capo di gabinetto abbiamo riso per un quarto d’ora”, e giù altre sghignazzate con il braccio destro dei Riva. Se un brandello di questione morale, uno scampolo di sinistra, fosse esistito ancora, avrebbe costretto Vendola all’istante a ritirarsi in convento. Che il governatore non lo abbia fatto non stupisce: chi è capace di quella sghignazzata ha perso la cognizione della decenza.

Ma gli altri? I parlamentari e dirigenti del partito, i delegati al congresso che lo hanno applaudito e riconfermato, i militanti che non lo (li) hanno preso/i (metaforicamente, si intende) a calci? Si sono fatti complici. La logica dell’appartenenza contro ‘la verità è rivoluzionaria’. La questione morale, per i nemici si invoca, per i ‘nostri’ si interpreta? MicroMega non ci sta.

IL SOMMARIO

LA LINEA GENERALE
Paolo Flores d’Arcais – Un’altra democrazia per un’altra Europa
Cianciare di riforme istituzionali per l’Europa senza mettere in discussione il modello liberal-democratico dei paesi europei è del tutto inutile. O la costruzione dell’Unione politica europea diventa occasione per un autentico progetto di sovranità popolare che ribalti i dogmi liberisti oggi dominanti, e distrugga il monopolio dei politici di mestiere sulla cosa pubblica, oppure il ‘sogno europeo’ è destinato a infrangersi.

Jürgen Habermas – Per una democrazia transnazionale
La sfiducia che i cittadini europei nutrono oggi nei confronti dell’Unione europea “non rimanda tanto a un rigetto xenofobo verso le nazioni altre, quanto piuttosto (in senso positivo) a un attaccamento verso le conquiste normative del proprio Stato nazionale”. Quello che manca all’Europa non è tanto, quindi, un ‘popolo’, quanto la fiducia che l’esser parte della comunità europea costituisca un passo in avanti, e non indietro, nella faticosa conquista di sempre maggiore giustizia e libertà.

IL SASSO NELLO STAGNO
Hans Magnus Enzensberger – Quaranta domande senza pretese
A cosa si è ridotto l’antico ‘sogno europeo’? A una serie di sigle che ci governano senza essere state elette, a un cinismo che riduce tutto ai ‘conti in ordine’, a un coacervo di istituzioni che prendono decisioni sopra le nostre teste. Che l’Europa non scaldi i cuori è ormai lampante, ma oggi rischia di diventare un’idea completamente estranea ai suoi cittadini. In questo amaro ‘quiz’, il grande poeta tedesco si (e ci) interroga sul senso di un sogno ormai sbiadito.

ICEBERG 1 – agorà Europa
Luciano Gallino – Più democrazia vuol dire più welfare
La distruzione dello Stato sociale sembra essere l’obiettivo primo e perfettamente intenzionale delle politiche dell’Unione europea. Ma senza ritrovare la strada verso una democrazia economica – basata su un sempre più efficiente e ampio Stato sociale, sulla partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa e sul potenziamento dei contratti collettivi – l’Unione perde la sua anima e il suo senso e mette a repentaglio la democrazia. Spalancando le porte a nuovi totalitarismi.

Ulrich Beck – L’Europa come repubblica cosmopolitica
La prospettiva nazionale tanto cara agli euroscettici, di destra e di sinistra, prima di essere politicamente non auspicabile, è sociologicamente priva di senso. Il ‘nazionalismo metodologico’ – ossia l’utilizzare lo Stato-nazione come elemento base dell’analisi politica e sociologica – impedisce di comprendere realtà che sono di fatto già transnazionali e cosmopolitiche. Una volta sgombrato il campo dall’ottusità del nazionalismo (politico e metodologico), si potrà lavorare per un’Europa cosmopolitica che, pur non eliminando gli Stati, ne ridimensioni ruolo e significato. E che, soprattutto, abbia al centro gli individui.

Vladimiro Giacché – Modello tedesco: un mito da sfatare
Ci sono cose che ripetute continuamente finiscono col sembrare vere e autoevidenti. E invece sono false. È il caso del mantra secondo cui la crisi in cui versano i paesi del Sud Europa è colpa loro, ‘cicale’ spendaccione che non hanno saputo tenere in ordine i conti, come invece hanno fatto le ‘formiche’ tedesche. E, di conseguenza, la ricetta per uscire dalla crisi è la magica austerità. Niente di più falso: falso che i bilanci della Germania pre-crisi siano stati sempre virtuosi e quelli dei paesi del Sud Europa immancabilmente disastrati, falso che la ricetta mercantilista tedesca possa valere per tutti e falso che l’austerità sia la panacea di tutti i mali.

Petros Markaris – Europa senz’anima
Quando si parla di Europa non si fa che parlare di economia. E la politica? Che fine ha fatto l’orizzonte politico di un’Europa unita, che aveva costituito l’ideale di intere generazioni dopo la seconda guerra mondiale? Oggi si sta in Europa perché è ‘il male minore’. Ma questo rincorrere il meno peggio non ci porterà lontano, se non ritroviamo – e in questo la responsabilità degli intellettuali è enorme – una tensione ideale verso il ‘sogno europeo’.

Christian Elia – La rabbia dell’Est
Per molte generazioni, in molti paesi l’Europa è stato un sogno, modello di democrazia, di libertà, di sicurezza sociale. Un sogno che nei paesi fondatori ha iniziato a sfaldarsi già molto tempo fa, ma che per un po’ ha resistito a Est, in quei paesi che nell’Ue ci sono da poco, in quelli che ci saranno e in quelli che avrebbero voluto esserci. Ma anche qui il sogno europeo si è presto trasformato in incubo. Un viaggio nei movimenti della società civile nell’Europa dell’Est.

Guido Caldiron – Chi sono e cosa vogliono gli euroscettici
Alle prossime elezioni europee di fine maggio – complice un diffuso e spesso fondato sentimento di sfiducia e ostilità nei confronti dell’Europa – le formazioni che fanno dell’euroscetticismo la loro bandiera rischiano davvero di fare il boom. Si tratta di movimenti tendenzialmente di estrema destra, xenofobi e nazionalisti, come quello di Marine Le Pen in Francia, di Geert Wilders in Olanda o la Lega di Bossi-Maroni-Salvini in Italia. Un mappa ragionata dei No Euro.

Philippe Van Parijs – Proposte per una democrazia europea
Posto che la democrazia è un sistema che massimizza i vantaggi, minimizzando gli svantaggi, è oggi necessario che l’Unione europea compia il salto verso un regime pienamente democratico. Ma quale modello di democrazia può funzionare in un contesto estremamente frammentato come quello europeo? L’istituzione di una circoscrizione elettorale paneuropea e l’esempio svizzero possono dare qualche utile spunto.

INEDITO
Václav Havel – La pazienza e l’imprevisto
“Nessuno sa in quale momento una qualche casuale palla di neve possa mettere in movimento un’intera valanga”. Come è accaduto al movimento dei dissidenti nell’Europa dell’Est, che non si aspettavano minimamente di riuscire a rovesciare un regime come quello sovietico, e di andare addirittura al potere. Uno dei leader della ‘rivoluzione di velluto’ – in questo testo inedito in italiano – racconta come gli imprevisti della storia lo portarono alla presidenza della Cecoslovacchia e si interroga sul futuro dell’Europa.

ICEBERG 2 – Taranto e Vendola
Sandra Amurri / Gianluca Coviello – Storia di un delitto. Come l’Ilva sta uccidendo Taranto e come i suoi cittadini la stanno facendo risorgere
Tutto cominciò con la privatizzazione dell’Italsider, fatta senza porre nessuna condizione. Così la famiglia Riva – che rilevò per pochi soldi l’azienda di stato – divenne signora e padrona di Taranto, e del destino dei suoi abitanti, producendo acciaio senza le minime misure precauzionali contro l’inquinamento. Oggi, grazie alla magistratura – e ai cittadini – qualcosa si muove. Nonostante la politica: tutta.

Barbara Amurri / Annamaria Moschetti – Medici in prima linea
A Taranto ci sono padri che, mentre lottano ogni giorno contro un tumore provocato dall’inquinamento dell’Ilva, ancora pregano perché i figli trovino lavoro presso l’acciaieria. È l’amaro paradosso in cui è stata costretta per anni la città pugliese, presa per fame con il ‘ricatto occupazionale’. Ma la coscienza dei cittadini – anche grazie all’azione della magistratura – si è ormai risvegliata. Due donne – due medici – ci raccontano la loro lotta quotidiana.

Francesco Casula / Marco Travaglio – Nichi Vendola, dalla rivoluzione al cachinno d’establishment
Agli inizi prometteva bene il giovane Nichi, portando avanti importanti battaglie ambientaliste e per la legalità. Ma una volta approdato al potere… La risata complice al telefono con Archinà (dirigente Ilva) rimarrà come marchio d’infamia sul governatore della Puglia – peggiore persino di un’eventuale condanna – perché ne ha svelato la doppiezza: in pubblico radicalmente diverso dal resto della classe di governo, in privato ‘pappa e ciccia’ con un faccendiere senza scrupoli.

Giuseppe Antonelli – Poesia e prosa del vendolese
Nichi Vendola è famoso per il linguaggio forbito, lontano dal ‘parla come mangi’ che molti politici ormai sembrano aver preso a loro motto. Ma le acrobazie verbali del presidente della Puglia – oggetto di grande sarcasmo in rete – ricordano, più che i grandi pensatori del Novecento, le canzoni di Carmen Consoli.

NEL CORSO DI UNA VITA
Conversazione con Daniel Cohn-Bendit – Confessioni di un libertario sentimentale
È stato uno dei protagonisti del Sessantotto, poi leader dei Verdi tedeschi, da vent’anni nel parlamento europeo. Innamorato della Francia, dove per molto tempo non ha potuto mettere piede, ha vissuto a lungo in Germania, ma si considera un senza patria. Oggi lascia la politica e spiega: “Rientrerei a una sola condizione: che il presidente della Commissione europea venga eletto direttamente dagli europei. Solo in quel caso ci sarebbe finalmente una vera campagna elettorale sull’Europa”.

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Sabina De Rosis

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