[Ecologia] Evacuateci. Il genocidio della Teerra dei Fuochi. Città Future
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- From: tiziano cardosi <tiziano.cardosi at gmail.com>
- Date: Sat, 02 Nov 2013 14:30:58 +0100
vi segnalo un articolo per me magistrale, di quelli che sarebbero da
imparare a memoria *************** http://www.cittafuture.org/11/10-Evacuateci-il-genocidio-della-terra-dei-fuochi.html#_ftnref12 Inchieste
EVACUATECI Il genocidio della Terra dei Fuochi ovvero il piano nazionale di smaltimento dei rifiuti industriali Massimo Ammendola
Questa
fine dell’utopia […] possiamo concepirla come la fine
della storia, cioè che le nuove possibilità di una
società umana e del suo ambiente non possono essere
immaginate come prolungamento delle vecchie […].
Schierarsi era necessario e ciò rendeva ben
individuabile il nemico fuori, il nemico da combattere
ed abbattere. (Herbert Marcuse, La fine dell’utopia,
Manifestolibri, Roma 2008). Questo articolo era nei miei
pensieri da diversi mesi. Dopo tanti anni, non era
facile tornare a scrivere di un argomento che mi fa
diventare letteralmente pazzo, talmente è assurdo ed
incredibile ciò che accade nella mia terra. Devo quindi
ringraziare Claudio Velardi, ex assessore regionale e
consigliere di D’Alema, e Mario Adinolfi, ex deputato e
giornalista, che hanno fatto alcuni ridicoli commenti
sul tema dei roghi tossici, sulla presunta indifferenza
dei cittadini negli anni passati e sui fini non chiari
delle ultime manifestazioni[1]
[2].
Mi hanno così innervosito, che sono riuscito a scrivere,
provando a mettere ordine in questa tremenda storia. Sono fiero di dire che ho
iniziato a pre-occuparmi di sversamenti illegali di
rifiuti tossici in Campania nel 2006, quando conobbi,
per poi entrarne a far parte tramite le Assise della
Città di Napoli[3],
il Comitato Allarme Rifiuti Tossici[4].
Avevo 21 anni, volevo cambiare il mondo. Ed iniziai dal
mio mondo. Non ero mica il primo: una delle
testimonianze di denuncia più “datate” è un documento
del 1988 dei consiglieri comunali del Partito Comunista
Italiano di Casal di Principe (Ce), che denunciavano la
presenza di rifiuti e fusti nelle cave della zona. Dopo
18 anni, la situazione non era per niente cambiata, ce
n’erano di cose da capire e di lavoro da fare: per primi
ascoltai in un’assemblea alcuni attivisti e medici
dell’Istituto Tumori “Pascale” di Napoli, e mi resi
conto che l’Emergenza rifiuti urbani di Napoli e
Campania[5]
era la punta dell’iceberg di qualcosa di enorme e
spaventoso. Più tardi, dopo aver
approfondito questi temi, capii che i rifiuti urbani
erano strettamente legati al traffico di rifiuti
tossici: molte discariche di rifiuti urbani e le stesse
ecoballe contengono anche scarti tossici; in alcuni
casi, come la discarica di Lo Uttaro, in provincia di
Caserta, coprono totalmente vecchi sversamenti di scarti
industriali. Lo Stato ha occultato le prove di un reato,
in pratica. Questi scarti (solidi, liquidi, fanghi)
tossici, ed anche nucleari, da oltre vent’anni vengono
però anche gettati nelle cave dismesse, nei laghetti, o
utilizzati come fertilizzante per terreni agricoli, o
come sottofondo stradale, provocando in ogni caso un
avvelenamento progressivo delle falde acquifere, delle
acque di irrigazione dei campi e dell’aria. Ma
soprattutto venivano e vengono buttati e bruciati nelle
campagne e periferie a nord di Napoli e a sud di
Caserta, in quello che venne chiamato il Triangolo della
morte, Acerra-Nola-Marigliano, e molto oltre, a formare
un largo corridoio tossico che arriva fino al mare,
passando per Marcianise, Caivano, Afragola, Casoria,
Aversa, Giugliano, Qualiano, Casal di Principe, Villa
Literno, Castelvolturno, solo per citare alcuni dei
comuni maggiori. Basta prendere la A3 da Roma
in auto, alla barriera Napoli Nord, all’altezza dello
svincolo per Caserta Sud: specialmente di sera l’aria è
nera, fetida e più o meno irrespirabile, a seconda dei
venti. Non solo: scoprii che lo Stato
faceva e fa finta di non vedere in maniera sistematica
quando si trattava di sversamenti illegali. Innumerevoli
le testimonianze di chiamate a Carabinieri, Vigili del
Fuoco, Polizia, che si risolvevano in un nulla di fatto
o in un susseguirsi di trasferimenti di chiamata da un
centralino all’altro. Indifferenza, spalle voltate. Ogni
tanto qualche confessione di impotenza, “che cosa
possiamo fare?”. Per non parlare del carrozzone
dell’Agenzia regionale protezione ambientale Campania,
l’Arpac, che non ha poteri di polizia giudiziaria, e che
spesso è stata criticata per le analisi compiute. E le
denunce delle Assise e dei comitati, le assemblee, le
manifestazioni, i volantinaggi, gli esposti, i convegni,
le segnalazioni (su tutti il sito
www.laterradeifuochi.it di Angelo Ferrillo, che mappa
costantemente i roghi tossici segnalati dai cittadini?
Tutto è stato ignorato da coloro che avrebbero dovuto
invece ascoltare, rispondere ed intervenire, così come
ha fatto anche buona parte della cittadinanza... Ma ora
che ci si ammala e si muore così facilmente, la gente
sta finalmente prendendo coscienza e manifestando in
massa. E se ora queste denunce sono tornate alla
ribalta, lo si deve anche all’operato di Don Maurizio
Patriciello, parroco di Caivano che è riuscito ad
ottenere attenzione mediatica, dopo alcuni anni di
disinteresse. Nel frattempo, però, comitati e parrocchie
sono in guerra permanente tra loro, sospettosi e divisi,
ognuno detentore della propria verità, al punto che sono
state organizzate due manifestazioni diverse e separate
a Napoli, una il 26 ottobre e una il 16 novembre...
Proprio ora che le coscienze delle masse si stanno
risvegliando? È un caso? Sembra il solito ed abusato divide
et impera. Intanto si continua a morire,
è un’epidemia di tumori e malformazioni. E stanno
morendo di tumori e leucemie, con una frequenza
terrificante, i bambini. Tutti sanno tutto. Politici,
giornalisti, magistrati e cittadini. Ferrillo lo
definisce come «il più grande avvelenamento di massa di
un Paese occidentale, la più grande catastrofe
ambientale a partecipazione pubblica». Secondo Giovan Giacomo
Giordano, ex primario anatomo-patologo presso l’Istituto
Pascale di Napoli, già dagli anni ‘70 la Campania
patisce gli effetti nocivi per la salute pubblica
causati da smog e rifiuti tossici: è del 1977 il suo
libro bianco, Salute
e ambiente in Campania. Il figlio, Antonio, patologo e
genetista, oggi parla di un
laboratorio di cancerogenesi dove le cavie non sono
topi, ma i napoletani ed i campani. […] Le posso dire
con la certezza dell’osservazione dei dati statistici,
delle mappe dell’inquinamento e dai tipi di sostanze
ritrovate, che il 60% dei residenti svilupperà tumori od
altre gravi patologie. […] Mutazioni, trasmissibili
geneticamente. Negli animali, nelle piante e negli
uomini. Dei ceppi genetici pericolosissimi[6]. Come Chernobyl e Fukushima. Ma questa è solo la base della
piramide di silenzio e connivenza. Se su un territorio
esteso (grossolanamente misurato su Google Maps
parliamo di circa 2000 km2, anche se per il
presidente della regione Campania Caldoro è solo un 1%,
ben perimetrato[7]),
ogni giorno ed ogni notte, molto spesso negli stessi
punti isolati, vengono incendiati rifiuti nocivi
prodotti da industrie locali e del Nord Italia,
recuperati dai clan tramite dei “broker” che li
dirottano in queste zone: allora è evidente che ci
troviamo davanti ad un grande piano nazionale di
smaltimento degli scarti industriali, elaborato da
politici, industriali, clan, servizi segreti deviati,
massonerie. Non si sapeva come smaltirli,
poiché farlo legalmente costa, e allora hanno trovato
questa brillante soluzione per aiutare le industrie a
risparmiare, e per fare arricchire ancor di più i clan:
l’assurdo è che i clan hanno fatto risparmiare cifre
astronomiche alle imprese del nord Italia. Probabilmente
se non si fosse sversato illegalmente in Campania e
nelle altre regioni del sud Italia (in particolare anche
Puglia e Calabria), molte industrie non avrebbero potuto
sostenere i costi di smaltimento e quindi reggere la
concorrenza internazionale, specie quella cinese, a
bassissimo costo. E così abbiamo pagato noi sulla nostra
pelle. In questa storiaccia è tutto
molto chiaro e banale, basta leggere dietro le righe,
unire i puntini e annerire gli spazi, La Settimana
Enigmistica docet. È chiaro il ruolo delle logge
massoniche, captato nelle intercettazioni: è storia che
Licio Gelli era in contatto con Gaetano Cerci, nipote di
Francesco Bidognetti, che gestiva il traffico dei
rifiuti tossici per conto dei Casalesi, insieme al
broker e avvocato Cipriano Chianese. La massoneria
esiste per evitare eventuali danni legislativi piuttosto
che investigativi o giudiziari, come ha affermato
Roberto Mancini, sostituto commissario della Polizia di
Stato, in un’intervista di Sky[8]. Così come è letteratura
giudiziaria la “riunione di Villaricca”, uno degli
incontri chiave che hanno sancito il destino tossico
della Campania, nel 1989, presso il ristorante-albergo
La Lanterna, in cui si riunirono vari soggetti: ci sono i camorristi di Pianura e
dell’area flegrea, tra cui Perrella. C’è Ferdinando
Cannavale, nel ruolo di massone amico dei politici
locali e nazionali. Ci sono i proprietari delle
discariche […]. C’è Gaetano Cerci, il titolare
dell’azienda “Ecologia ‘89”, che trasporta e smaltisce
rifiuti, ma è anche nipote di Francesco Bidognetti,
braccio destro di Francesco Schiavone ‘Sandokan’. Cerci
è inoltre il tramite tra il clan dei casalesi e Licio
Gelli[9]. Quest’ultimo, capo della
Loggia Massonica p2,
era una figura di snodo: il contatto con gli
imprenditori del nord che avevano un problema da
risolvere, oltre ad avere i giusti contatti col potere
romano. «Delle 25 lire che gli
industriali pagavano in media per liberarsi di ogni
chilo di rifiuti affidati alla malavita, 15 lire
andavano alla camorra e 10 lire alla politica». Una grande alleanza
Stato-Mafie-Industriali. Per questo è impossibile
pensare di eliminare le mafie, che sono la base del
sistema capitalistico. Ci dovrà essere sempre, se
continua ad esistere questo sistema economico, qualcuno
che fa il “lavoro sporco”, e che facendolo produce
grandissimi profitti, tutti in nero: così come lo
smaltimento dei rifiuti tossici, anche la gestione del
ciclo dei rifiuti, la gestione delle cave e delle
discariche, l’edilizia selvaggia, le privatizzazioni, le
grandi opere, gli impianti sportivi, tutto è finalizzato
al riciclaggio di un inimmaginabile fiume di denaro
“sporco”. Tornando ai rifiuti
industriali, in effetti, pur volendo, non si può
smaltire tutto, perché solo il 50% dei rifiuti
industriali prodotti in Italia può essere trattato
legalmente, e allora l’altro 50% non si sa dove
ficcarlo. Secondo un rapporto del prof. Venosi, ex vice
presidente della commissione del ministero dell’Ambiente
sulla produzione dei rifiuti industriali, l’85%
dell’intera produzione appartiene a quattro regioni
italiane con uno smaltimento che mette in evidenza una
marcata differenza (decine di milioni di tonnellate) tra
i rifiuti prodotti e quelli dichiarati[10]. Le industrie, per produrre ciò
che consumiamo compulsivamente, sputano fuori parecchia
robaccia tossica: quando compriamo qualcosa, stiamo
acquistando anche una porzione di rifiuti tossici.
Facciamocene un’idea concreta, grazie all’ottimo
documentario scritto da Annie Leonard, The story of stuff[11]:
per ogni sacchetto della spazzatura che produciamo (due
kg circa), ce ne sono settanta di roba tossica che
escono dalle industrie! Settanta! Quindi, anche se
riciclassimo il 100% dei nostri rifiuti urbani, non
risolveremmo il problema vero, quello dei rifiuti
industriali. E delle materie prime che si utilizzano per
fare le cose che compriamo cosa ci resta? L’un per
cento. Il 99% dei materiali diventa rifiuto. È un
sistema folle, che ci sta uccidendo, senza farcene
accorgere. Ma torniamo in Campania: il
geologo Giovanni Balestri nel 2010 depositò, per conto
della dda
di Napoli, la relazione sulla Resit, la discarica fra
Giugliano e Parete che ha inghiottito veleni industriali
del Nord Italia dalla fine degli anni ‘80. Nella perizia
scrisse che il percolato delle centinaia di migliaia di
tonnellate di rifiuti speciali interrati in quell’area
penetrerà nelle falde acquifere contaminando gran parte
della Regione, profetizzando il 2064 come anno in cui si
consumerà il dramma. Inoltre afferma che il biogas
viaggia sotto il suolo, ad alte temperature, bruciando
ed indebolendo quindi le radici delle piante e delle
coltivazioni che incontra nel suo cammino di morte e
provocando le fumarole che siamo abituati a vedere in
Campania nei luoghi del disastro ambientale[12]. E molte falde e pozzi sono già
compromessi. Le stesse fonti d’acqua contaminata sono
utilizzate per annaffiare i campi che producono frutta e
verdura che viene poi venduta in tutta Italia: i
prodotti agricoli vengono comprati a prezzi stracciati
dalla grande distribuzione multinazionale, che è
strafelice di lucrare, non interessandosi minimamente
della qualità[13].
Il cerchio del profitto si chiude. E se le falde si
inquinano così gravemente, si inquinano gravemente anche
mari, laghi e fiumi, con annesse flora e fauna... Insieme all’aria e all’acqua,
quindi anche la terra e il cibo sono inquinati. Sta
morendo tutto. Chi annaffia con quell’acqua
contaminata lo fa per ignoranza, che a volte si lega
alla necessità di arrivare a fine mese, ma diventa anche
avidità. Avidità ed ignoranza che
muovono anche chi sversa nei campi il cloruro di
metilene, un pericoloso sverniciante, uno dei solventi
utilizzati nella produzione in nero di scarpe e borse:
ecco allora che i carnefici diventano quasi sicuramente
vittime, attuando un folle suicidio in nome del
profitto. Tra le vergognose frasi
sparate dai politici e dagli industriali: "evitare
inutili allarmismi" (Paolo Graziano, presidente degli
industriali napoletani); qui si muore di più per lo
"stile di vita non sano, a causa del fumo di sigaretta"
(vizio tipico dei bambini secondo il ministro Lorenzin e
tanti altri) e della "cattiva alimentazione" (mangiando
frutta e verdura); non è dimostrabile che qui si muore
per i rifiuti, manca il nesso di causalità, la relazione
causa-effetto: ma le “prove” epidemiologiche non sono
sufficienti a stabilire un nesso di causalità,
costituiscono solo elementi circostanziali[14].
Pare quindi che il mancato nesso venga utilizzato come
scusa per non intervenire mai davvero, visto che non è
mai stato cercato davvero, quando è poi più che evidente
la devastazione dell’ambiente, il disagio, la puzza
tossica dei roghi, le malattie, oltre alla esposizione
perenne ad un cocktail di cancerogeni certi, la cui
genotossicità non è negabile. Tutto ciò dovrebbe
bastare, ma ove non fosse riconosciuto il nesso di
causalità, esiste il “principio di precauzione”
dell’Unione Europea, ovvero la strategia di gestione del
rischio nei casi in cui si evidenzino indicazioni di
effetti negativi sull’ambiente o sulla salute degli
esseri umani, degli animali e delle piante, ma i dati
disponibili non consentano una valutazione completa del
rischio. Eppure pare che il rapporto di
causa/effetto tra tumori e malformazioni e la presenza
di rifiuti tossici in queste zone sia stato poi
scientificamente dimostrato già nel 2008 grazie ad una
indagine dell’Istituto Superiore di Sanità,
commissionato dal contingente militare americano di
stanza in provincia di Caserta: dopo la pubblicazione
dei risultati, tutte le famiglie americane presenti
nell’area sono state trasferite altrove, così come venne
vietato di bere l’acqua del rubinetto agli stessi
militari (nei comuni di Arzano, Marcianise e Villa
Literno). Così il riassunto dell’indagine: Sono
stati evidenziati cluster con eccessi significativi
della mortalità per tumore del polmone, fegato, stomaco,
rene e vescica e di prevalenza delle malformazioni
congenite totali, degli arti, del sistema
cardiovascolare e dell’apparato urogenitale. I cluster
sono concentrati in una sub-area a cavallo delle due
province nella quale sono più numerosi i siti di
smaltimento illegale dei rifiuti tossici. Tutti sanno, e nessuno fa
nulla. Da sempre. Com’è possibile? Svegliamoci. È perché
così devono andare le cose, così è stato deciso. Il
sistema deve produrre denaro, per farlo esternalizza,
cioè regala ad altri i costi che da solo non può
reggere, come gli scarti, ad esempio. E conta solo il
profitto, conta solo chi consuma tanto. Immaginate
quanto poco potesse contare chi ancora faceva parte di
una cultura ibrida città/campagna, ed ancora si
autoproduceva le verdure nell’orto, senza acquistarle
dalla grande distribuzione... E crea ricchezza anche una
valanga di tumori, il Pil aumenta. Non contiamo nulla.
Ce ne vogliamo render conto? Trattati peggio degli
schiavi, per una vita di sofferenze. E allora non c’è più tempo: va
chiesta l’evacuazione di queste zone compromesse, questa
è la cosa più urgente da fare: non si può continuare più
a vivere così, anzi a morire così. Per alcune zone
infatti la bonifica non è possibile. Ad esempio, per i
20 chilometri quadrati morti dell’area ex Resit, a
Giugliano, pari a 2600 campi di calcio, secondo il
commissario di governo: «Realisticamente la bonifica
appare impossibile. Per legge, infatti, bisognerebbe
raccogliere tutti i materiali, rimuoverli e trasportarli
altrove. Stesso discorso vale per le acque. Un’impresa
proibitiva». Quindi dobbiamo avere paura di
ciò che si nasconde dietro l'enorme attenzione mediatica
dedicata in quest’ultimo periodo alle bonifiche, coi
soliti nomi che prima sversavano ed che ora vogliono
ripulire, dato che ora va di moda il capitalismo verde,
l’affarismo speculatore definito come “green economy”.
Dobbiamo allora richiedere solo dopo delle vere
bonifiche dove è possibile, e non il movimento-terra che
fanno i clan, cioè lo spostare la terra inquinata da un
luogo all’altro, dobbiamo chiedere le migliori e più
avanzate tecnologie, dalle alghe e alle produzioni
agricole no-food,
per recuperare terreni e falde, ma ci vorranno anni, si
parla di oltre vent’anni. E ci vorrà la supervisione
dello Stato e dell’esercito, affinché non si ripetano le
false bonifiche a cui si è già assistito in passato,
fatte solo per lucrare. Ma la cosa che più mi lascia
perplesso, è come sfugga che sia necessaria per le
bonifiche una quantità di denaro enorme: tanto da far
dire ai componenti della Commissione parlamentare
d’inchiesta sui rifiuti (2000–2001) che loro sapevano
degli sversamenti e non potevano far nulla poiché i
soldi per le bonifiche non ci sarebbero mai stati.
Questo equivale a dire che una vera bonifica costa
tantissimo, più di quello che uno Stato può sborsare. E
ora, nel 2013, quando ormai lo Stato italiano si è
piegato e denudato davanti alle Banche europee e
mondiali, accettando di inserire nella costituzione il
pareggio di bilancio, e quindi non ci sono più i soldi
per fare nulla, da dove prendere una montagna di soldi
che non c’era già nel 2001? È quindi evidente che se ora
si parla di bonifiche e lo si fa proponendo ancora leggi
speciali ed emergenziali, si vuole solo mangiare altri
soldi pubblici. Oltre alle lucrose bonifiche, si
immagina un goloso modello di sviluppo per il futuro
della Campania basato sulla speculazione industriale ed
energetica: una nuova riconversione d’uso della regione,
trasformando i terreni agricoli inquinati in terreni
industriali, magari con l’installazione di inceneritori
a biomasse per bruciare le colture inquinate, facendo
comunque ricadere sul territorio le sostanze tossiche,
sotto forma di fumi che sputeranno i camini. E che
potrebbero anche servire per bruciare qualche
ecoballa... Quindi bisogna stare molto attenti quando i
movimenti fanno le loro richieste di aiuto a una classe
dirigente che ha sempre lucrato sui problemi, e che ora
pare se ne voglia fare carico: dati gli enormi interessi
economici in gioco, il rischio è quello di dare il
fianco a speculatori e aguzzini che non aspettano altro
che cavalcare le proteste dei cittadini per i loro
interessi. E si parla tanto di fare
qualcosa per la Terra dei Fuochi... ma nulla accade in
verità. Lo Stato faccia mea culpa, si
lavi la faccia e cambi registro, rompa lo scellerato
patto: fermi i roghi e gli sversamenti, immediatamente!
Altro che emergenza, questa è una guerra, e allora ci
vuole l’esercito in ogni strada, in ogni contrada, in
ogni angolo. Ci vorrebbe la legge marziale per
controllare davvero il territorio, qua serve l’esercito
che spara a vista chi sversa e brucia. E vanno poi
aperti nuovi fronti: i controlli satellitari dei camion
possono addirittura dirci cosa trasportano; va fatto un
censimento dei rifiuti industriali italiani, di ogni
industria bisogna sapere cosa "rifiuta" e come lo
smaltisce. Va quindi colmato il gap per quanto riguarda
l’impiantistica per i rifiuti tossici. Ed ancora:
analizzare i suoli agricoli e le acque, esaminare
l’assorbimento degli inquinanti da parte delle varie
tipologie di colture vegetali, tracciando seriamente i
prodotti agro-alimentari[15]. E poi bisogna guardarsi in
faccia ed ammettere che finché il modo di produrre e
consumare sarà questo, la situazione rischia di rimanere
tragica. Bisogna esigere che ci sia totale possibilità
di smaltire tutta la merda prodotta da questo sistema
folle, ed ancora meglio, bisognerà esigere che non si
produca più tutta la roba inutile che si produce, con
annessi rifiuti tossici, ma si produca ciò di cui
veramente abbiamo bisogno. C’è un intero sistema
produttivo ed economico da rivedere, l’intero stile di
vita occidentale. Possiamo e dobbiamo aspirare a
una vita migliore, che abbia come fine la felicità, e
non il consumo.. tossico. È il momento di svegliarci dal
torpore delle comodità dei falsi bisogni consumistici,
ognuno di noi deve diventare responsabile. Inquinati di
tutto il mondo, unitevi. OTTOBRE 2013
[1] http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2013/5-ottobre-2013/terra-fuochi-popolo-mbufera-blogger-adinolfi-2223431731700.shtml
[2]http://napoli.repubblica.it/cronaca/2013/10/09/news/velardi_accusa_don_patriciello_e_un_piccolo_sciacallo-68262292/
[5] Per saperne di più
sull’emergenza rifiuti urbani: http://www.cittafuture.org/articoli%20home/08-L%27emergenza-rifiuti-in-meno-di-2000-parole.html [7] http://www.webnapoli24.com/2013/10/16/legge-speciale-caldoro-a-la7-con-giovani-e-chiesa-nuova-speranza-adesso risposte/
[8] http://video.sky.it/news/cronaca/rifiuti_le_indagini_del_poliziotto_colpito_da_tumore/v173386.vid
[9] Alessandro Iacuelli, Le vie infinite dei rifiuti - Il sistema
campano, Edizioni Rinascita, Roma 2008.
[10] http://paralleloquarantuno.com/2013/08/01/ragazzi-andate-via-da-napoli-e-una-citta-inquinata-dalle-lobby/
[11] La storia delle
cose, http://vimeo.com/17262810
[12] http://retenews24.it/articolo-bonifiche--profezia-del-geologo-nel-2064-falde-contaminate_755.html#.UmF96CTAD48
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