Il nucleare francese esiste da decenni
purtroppo, mentre i repowering e le nuove centrali di A2A sono
di quest'ultimo decennio. Perchè sono stati fatti?
Perchè le multiutilities hanno installato 24.000 MW negli ultimi
15 anni? questa è la scelta folle e errata che si deve
contestare, non il piano nucleare francese. Si sapeva da anni
che l'energia elettrica nucleare francese era meno costosa, ed è
per questo che la importano e va bene a tutti.
Quindi si tratta di scelte industriali sbagliate che ora fanno
pagare ai lavoratori e ai programmi nazionali a favore delle
rinnovabili decentrate. Bisogna chiedere le dimissioni dei
dirigenti di A2A. Vanno licenziati!
P.S. Le centrali nominate sono termoelettriche, non
idroelettriche. Sono centrali che arrivano anche a 1700 MW l'una
installati, quindi impianti enormi con grande impatto sul
territorio locale, che purtroppo è la pianura padana.
Qualche anno fa siamo andati a incontrare il direttore generale
Rossetti con Ruzzenenti e altri, e gli abbiamo proposto di
investire sulla coibentazione di edifici e con le rinnovaibli
decentrate di piccola scala. Gli abbiamo proposto di rivedere la
loro politica energetica e di diventare società di servizi
energetici (ESCO) La risposta é stata: non siamo serramentisti!
Nel giro di qualche anno la loro politica va in collisione con
la crisi e con la produzione delle rinnovabili di piccola scala.
L'errore madornale l'hanno fatto loro, e la prima cosa che gli
si deve chiedere è di diventare ESCO e smetterla di investire
nella produzione.
Massimo
Il 22/03/2013 17:17, alfonsonavarra at virgilio.it ha scritto:
Subject: il nucleare francese disoccupa i lavoratori di A2A
da Parte di Alfonso Navarra - vicepresidente Associazione
Energia Felice
Comitato attuare la volontà del referendum antinucleare
(cell. 340-0878893)
Turbigo, Cassano, Sermide e Tusciano sono le centrali
idroelettriche in capo ad A2A che rischiano la chiusura
(vedi articolo stampa sotto de "Il Giorno sotto
riportato): l'energia elettrica comprata dalla Francia
(nucleare)
è, truffaldinamente, meno cara (non si calcolano
le esternalità ambientali e sociali). Circa 400 posti di
lavoro sono in gioco, a quanto riporta il giornalista Nicola
Palma.
(Sugli approvvigionamenti elettrici di A2A dalla Francia
vedi, ad es., depliant societario rinvenibile alla URL: http://www.a2aenergia.eu/home/export/sites/default/a2aenergia/grandiclienti/documenti_grandi_clienti/a2a_brochure_grandi_clienti.pdf
, che è interessante perché riporta molte notizie e anche
la mappa dei siti produttivi in Italia).
La Francia è costretta a svendere il suo surplus di notte
e noi - italiani furbastri, non furbi - approfittiamo
contribuendo al rischio nucleare che non ci
risparmierebbe. Un sistema basato sul nucleare è, infatti,
molto rigido, le centrali nucleari non sono molto
modulabili, la Francia deve quindi avere una potenza di
base capace di coprire i picchi delle variazioni
giornaliere della domanda, per cui quando questa è minima
produce energia elettrica in eccesso, che è costretta,
appunto, a vendere a prezzi stracciati (ma per picchi
eccezionali della domanda deve comprare energia, molto
cara: per affrontare le ondate di freddo in inverno, ad
esempio, importa energia dalla Germania).
In questo momento però esiste - se guardiamo la questione
con un approccio più generale - una crisi di
sovraproduzione di tutto il settore elettrico e qui si
parla di 4.000 posti in esubero, secondo quanto riferisce,
ad esempio, Luca Pagni su Repubblica - come si riporta
sotto.
In merito alla vicenda occupazionale A2A il sindacato di
base USB - che denuncia l'importazione elettrica dalla
Francia ("con ogni probabilità nucleare visto che questo
Paese produce la sua elettricità all'80% da fonte
nucleare") sta partecipando ai Tavoli di trattativa con
l'azienda ed ha in programma l'organizzazione di una
conferenza stampa, probabilmente giovedi prossimo (ma
ancora la decisione definitiva non è stata presa).
Ieri c'è stato in incontro A2A-Sindacati ed un comunicato
della UGL, riportato oggi dalla Reuters, lamenta che
l'azienda non starebbe recedendo dal suo piano di esuberi.
"Purtroppo, nel nuovo incontro con A2A sul piano di
riorganizzazione della rete, non è stato fatto nessun
passo indietro sui 200 esuberi annunciati dall'azienda, a
cui si sommano altri 150 per il progetto di integrazione
con Edipower, di cui discuteremo invece la prossima
settimana. Confermata anche la cig ordinaria per altri
circa 300 dipendenti delle 4 centrali di Cassano d'Adda,
Sermide, Turbigo e Chivasso", commenta nella nota Luigi
Ulgiati, segretario nazionale di Ugl chimici.
Per quanto riguarda le posizioni del C.A.V.R.A., che
ribadisco, è noto che noi condividiamo la linea della
ripubblicizazione di A2A per lanciare il modello
"rinnovabile" che dovrebbe non solo garantire, ma
sicuramente moltiplicare l'occupazione.
Questa linea dovrebbe passare per lo scorporo di A2A
nelle originarie AEM di Milano e ASM di Brescia: le
municipalizzate locali sono il veicolo indispensabile per
una politica partecipata che ci traghetterà nella
"rivoluzione energetica", quella che, scusate il gergo
usato per ragioni di brevità, necessita alla "rivoluzione
economica" della conversione ecologica post-crescita.
Per contattare i lavoratori A2A telefonare alla USB di
Milano (tel. 02-683091) e chiedere di Sandro Sartorio.
Lombardia - Il colosso A2A annuncia 400 esuberi. I
sindacati: tagli anche per i manager
di Nicola Palma da il Giorno del 09/03
LA CRISI non risparmia neanche un colosso come A2A. Laltro
giorno, i vertici del gruppo leader nel settore energetico
hanno annunciato ai sindacati confederali la necessit
à di procedere a tagli del personale: circa 400
esuberi, in parte derivanti dall’integrazione tra A2A ed
Edipower, in parte da processi di efficientamento sulla
gestione delle reti elettriche e del gas. Esuberi un po’
inattesi, a dir la verità: basti ricordare che non più tardi
dello scorso 3 novembre, in occasione della presentazione del
piano industriale, il presidente del Consiglio di gestione,
Graziano Tarantini, aveva promesso che A2A non avrebbe
licenziato «un solo dipendente». Non sarà così. Anzi. Sì,
perché l’azienda — che ha come principali azionisti i Comuni
di Milano e Brescia col 27,456% di quote a testa — intende far
ricorso pure alla cassa integrazione ordinaria a rotazione per
gli impianti termoelettrici di Cassano, Turbigo, Sermide e
Chivasso: si prevede una fermata di 40 settimane a impianto
nel corso nel biennio 2013-2014 a causa del calo dei consumi
di energia e delle vendite. Misure che, nelle intenzioni della
dirigenza della società nata il primo gennaio di 5 anni fa,
contribuiranno a ottenere un risparmio di 70 milioni di euro
entro il 2015. Mobilità, prepensionamenti e incentivi
all’esodo, le tre formule indicate da A2A per ridurre il
numero di dipendenti.
UNA DECISIONE giustificata con «la profonda crisi dei
settori industriali in cui opera», pur confermando
investimenti da 1,2 miliardi di euro nei prossimi 3 anni.
Obiettivo dichiarato del gruppo è comunque quello di
arrivare in tempi brevi a un comune accordo con i
rappresentanti dei lavoratori, in modo da «ridurre al minimo
l’impatto di tali iniziative». E la risposta dei sindacati
non si è fatta attendere. Ecco in breve le richieste
avanzate da Giacomo Berni, segretario nazionale Filctem
Cgil, e Carlo Meazzi, segretario nazionale Fleai-Cisl:
innanzitutto, nessun licenziamento e sostegno al reddito di
chi verrà accompagnato alla pensione. E ancora, sacrifici
economici estesi a tutti, a cominciare dai top manager
dell’ex municipalizzata, e drastica riduzione del numero di
consulenze esterne per ridurre ulteriormente i costi. In
ogni caso, chiariscono i delegati sindacali, l’auspicio è
che A2A si impegni a minimizzare l’impatto sociale dei
provvedimenti: «Siamo contrari ai licenziamenti — chiarisce
Berni — all’azienda abbiamo chiesto che nessuno venga
lasciato a piedi: del piano di risparmi non possono farsi
carico solo i dipendenti ma i sacrifici devono essere
distribuiti anche tra i dirigenti».
Nicola Palma
nicola.palma at ilgiorno.net
Energia in crisi, le centrali si fermano. Da Enel ad A2a,
utility costrette a ridurre il personale
Luca Pagni da la Repubblica del 12 marzo 2013MILANO —
Centrali elettriche chiuse, o almeno, "in stato di
conservazione". Non sono spente del tutto, ma di fatto gli
impianti per la produzione di energia vengono fermati. Per
risparmiare sulla materia prima. E limitando l’attività,
anche sul personale. Tanto che con i sindacati sono già
partire le trattative per oltre 4mila esuberi in tutto il
settore, di cui la maggior parte riguardano Enel. E tutto fa
pensare che sia solo l’inizio. Hanno retto fino a quando
hanno potuto. Ma ora, anche le utility, le aziende che
producono e vendono sul mercato energia elettrica, sentono
tutto il peso della recessione. Sia i grandi gruppi italiani
e stranieri presenti nelle penisola, così come le ex
municipalizzate. Risentono del crollo della domanda di
energia a causa del calo della produzione industriale,
nonché della concorrenza delle rinnovabili. Non è esagerato
parlare di crollo: a febbraio, la domanda di energia è
calata del 5% rispetto al 2012 e nell’ultimo anno e mezzo ci
sono stati solo quattro mesi in positivo. Tanto che
Assoelettrica, la Confindustria di settore ha parlato di
«recessione cronica» e di situazione «intollerabile e
drammatica».
Così, come non va sottovalutato il fenomeno rinnovabili:
nelle regioni del Sud ci sono già stati giorni in cui
l’intera produzione è a carico di eolico e fotovoltaico e in
certe ore del giorno il costo dell’energia è arrivato a
quota zero. Due fenomeni che stanno erodendo i margini dei
produttori, in particolare di chi opera con le centrali
alimentate a olio combustibile e a gas. E il protrarsi della
recessione, ormai prevista anche per il 2013, ha costretto i
manager a scelte non più rinviabili. Nei giorni scorsi, ha
cominciato l’utility lombarda A2a (controllata alla pari dai
comuni di Milano e Brescia) a comunicare ai sindacati un
esubero di 400 persone. Non solo: ci sarà la fermata a
rotazione di 4 centrali (Chivasso, Sermide, Turbigo e
Cassano), nonché il ricorso alla cassa integrazione a
rotazione per il personale. La messa in "conservazione" di
tre centrali riguarda anche Edison, il secondo gruppo
italiano del settore, con gli impianti di Sarmato, Porto
Vito e Jesi.
Gli esuberi nel caso della società passata sotto il
controllo del colosso francese Edf riguarda non più di una
quarantina di persone. E meno di 200 dipendenti sui 1250
totali, il personale in eccesso della filiale italiana dei
tedeschi di E.On, di cui 120 alla centrale di Fiume Santo in
Sardegna. Ma tutto il settore aspetta quanto verrà
comunicato domani da Enel, alla presentazione dei conti del
2012. Si saprà, nel dettaglio, quante centrali potrebbero
essere fermate, nonché tempi e modi degli esuberi del
gruppo. Enel deve confermare i 3.500 già annunciati (tra
uscite volontarie e prepensionamenti) a fine 2012 al
sindacato. Ma anche se vuole procedere con i contratti di
solidarietà, che potrebbero riguardare 15mila dipendenti sui
35mila totali, tutti non operativi.
Energia in crisi, anche a Turbigo la centrale si ferma
Vanessa Valvo su il Giorno del 14 marzo 2013
Turbigo, 14 marzo 2013 - La mancata produzione di energia
elettrica delle ultime due settimane sembra gi
à il preludio alla riduzione del lavoro e alla
cassa integrazione per il personale di A2A, prevista
all’interno delle sue numerose attività, tra le quali anche la
Centrale di Turbigo con i suoi 97 dipendenti. Qui da giorni
manca pure l’acqua del Naviglio per raffreddare i motori,
ufficialmente per lavori di manutenzione lungo il canale. «Le
macchine sono comunque pronte in caso di richiesta di energia,
noi siamo sugli impianti tutti i giorni, ma senza acqua non
possiamo produrre - spiega Valentino Gritta, sindacalista Usb
-. Non è la prima volta che succede, ma l’ultima è stata per
una vera emergenza, quando il lago Maggiore è andato in secca.
Sull’utilizzo idrico del Naviglio c’è, in realtà, anche un
contenzioso ancora aperto con la Regione Lombardia, che
attualmente sta facendo pagare ad A2A il 200% del canone
previsto per l’uso dell’acqua - rivela Gritta - L’azienda
vorrebbe pagare per l’utilizzo effettivo dell’acqua, dato che
la stessa quantità viene prelevata e rimessa nel corso,
chiedendo la riduzione al 50% della tassa consueta. Ma in
attesa che il Consiglio di Stato deliberi sul caso, la Regione
ha raddoppiato il canone, a garanzia del mantenimento dello
stesso introito».
In queste ore i dirigenti di A2A sono impegnati ancor più
seriamente sul fronte occupazione. «Dal primo aprile
dovrebbe iniziare la cassa alla centrale di Cassano -
annuncia il sindacalista Cisl Federenergia Paolo Paolini -,
mentre per i prossimi due anni e mezzo è previsto un periodo
di riduzione del lavoro dalle 40 alle 52 settimane,
compatibilmente con la necessità in rete e di manutenzione
degli impianti. Se il mercato migliora, è evidente che le
predisposizioni non si allenteranno e non saranno così
rigide».
Nello stesso modo è previsto un taglio di 300 lavoratori,
pari al 5% tra tutti i settori di cui A2A ed Edipower sono
proprietarie, ma questo non significa che verrà depennato
particolarmente il personale di una centrale piuttosto che
di un’altra. Insieme alle misure di contenimento delle spese
che riguarderanno i servizi, dai contratti di telefonia, per
esempio, ai fornitori, anche la cassa, quindi, servirà per
far risparmiare i 70 milioni di euro che A2A vorrebbe
investire, insieme ad un altro miliardo e 230 milioni di
euro, nel piano industriale appena deciso. «Siamo stati
"comprati" con soldi pubblici e ora da lavoratori ce li
vogliono togliere - dichiara Gritta -. Questi 70 milioni di
euro, per i quali noi rischiamo il posto di lavoro, si
potrebbero recuperare in altro modo, dato che l’anno scorso
l’Azienda ha comunque effettuato dei dividendi tra i soci,
tra cui ci sono anche i Comuni visto che si tratta di una
municipalizzata, pur essendo in passivo. Per cui perché non
decurtare i guadagni dall’alto invece che dal basso?».La Usb
incontrerà le autorità proprio oggi per parlare in dettaglio
del futuro dei dipendenti di Turbigo. «Già a novembre con il
fermo di due gruppi su quattro sono state lasciate a casa 42
persone e da 1.770 kilowatt la produzione che ora potremo
mettere in rete è scesa a 1.100 kw. La riduzione del
personale in realtà è andata in crescendo da quando Enel ha
dovuto cedere un terzo della potenza installata e siamo
andati sotto Eurogen ed Edipower, quindi circa dal 2000: da
320 dipendenti di allora, ora ci siamo ridotti a 97. Eppure
- afferma Gritta - non si produce meno con la crisi
economica, perché di contro è cresciuto molto il consumo
energetico casalingo. Nel 2003 abbiamo toccato il consumo
minimo, ma ora siamo ai livelli di 7-8 anni fa. Di certo ci
stanno per chiedere un sacrificio troppo grande: siamo
veramente preoccupati».
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