R: [ecologia] chiudiamo veramente con il nucleare



Sono perfettamente d'accordo, aggiungo che un problema nucleare anche all'estrema distanza possibile, rappresenta un pericolo per tutti, anche per chi è favorevole. Per me la sola possibilità che abbiamo per impedire uno sviluppo di queste centrali, è promuovere energie alternative meno impattanti, ma più che altro cambiare il nostro modo di vità andando a una società dove il benessere è misurato su altri indicatori, dove, a parità di risultati, si consuma meno e meglio. Interessante sarebbe aprire un dibattito sui "costi nascosti" che girano intorno al nucleare, costi che ci ritroviamo a pagare tutti e che nessuno ci dice. Costi che metterebbero sicuramente "fuori mercato" (non mi piace questa affermazione ma è utile a capire) questa tecnologia

Roberto     

----Messaggio originale----
Da: alfonsonavarra at virgilio.it
Data: 04/07/2012 11.51
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Chiudiamo veramente la partita con il nucleare. 8 punti per attuare la volontà del referendum

Molte riviste ecopacifiste hanno salutato l'esito del referendum antinucleare del 2011 con il titolo "Nucleare, bye bye" (o qualcosa di analogo).

Un ottimismo che reputiamo eccessivo.

In realtà la partita è ancora aperta sui seguenti punti:

1- può rientrare dalla finestra europea ciò che abbiamo cacciato dalla porta. Occorre ricorrere all'ICE (Iniziativa Civica Europea) ed a mobilitazioni europee per garantire almeno l'attuale posizione di ipocrita neutralità della UE;

2- l'Italia compra dalla Francia e dalla Svizzera energia elettrica prodotta da impianti nucleari. Queste importazioni devono cessare;

3- le partecipate di Stato come Enel e Finmeccanica sono impegnate in progetti nucleari all'estero.

Dal sito istituzionale dell'Enel possiamo leggere:

"Con 11 reattori in servizio in Spagna e Slovacchia, per Enel il nucleare non è certo una novità. Enel è anzi uno dei maggiori operatori europei del settore, con competenze in tutte le principali tecnologie.

In Spagna, attraverso la controllata Endesa, Enel gestisce sei reattori del tipo ad acqua in pressione (PWR) e uno del tipo ad acqua bollente (BWR) per un totale di circa 3.640 MW.

In Slovacchia, attraverso la controllata Slovenské Elektrárne, gestisce 4 unità di tipo VVER (la moderna versione ad acqua in pressione di progettazione russa), per un totale di quasi 1.900 MW.

Inoltre sta realizzando due nuovi reattori presso la centrale slovacca di Mochovce, partecipa alla realizzazione della centrale EPR da 1.600 MW a Flamanville (Francia) e al progetto per il raddoppio della centrale di Cernavoda in Romania; in Russia, è impegnata con la società di Stato Rosatom allo sviluppo congiunto di nuove centrali. Infine, ancora in Francia, Enel parteciperà alla realizzazione del secondo EPR francese, prevista a partire dal 2012 sul sito di Penly.

In pochi anni Enel ha saputo ricostruire all’estero la cultura e l’esperienza nucleare di cui l’Italia è stata a lungo antesignana. Oggi sono più di 3.800 gli specialisti di Enel impegnati nell’esercizio quotidiano di centrali nucleari, oltre a 150 ingegneri specializzati nella progettazione e realizzazione dei nuovi impianti".

Per quanto riguarda Finmeccanica, il suo interesse per il nucleare passa attraverso Ansaldo Nucleare, una filiale di Ansaldo Energia. Ansaldo Nucleare si dà da fare in molti Paesi dell'ex Est Europeo cooperando con vari partner per la fornitura di impianti e servizi. Ansaldo Nucleare collabora con la Westinghouse ed è licenziataria di componenti dei reattori AP1000 in capo alla società americana. In particolare ha recentemente costruito i due reattori di Cernavoda, in Romania, entrati in funzione nel 2007.

Per farla breve: per attuare la volontà referendaria dobbiamo annullare i vecchi impegni nucleari e non assumerne di nuovi;

4- le banche italiane come Intesa ed Unicredit finanziano anche esse progetti nucleari all'estero. Siti internazionali le monitorano per questo motivo. Anche sull'aspetto finanziario dobbiamo introdurre controlli e penalizzazioni;

5- la ricerca nucleare "dura" è sostenuta con la partecipazione italiana al progetto ITER di Caradache, costo preventivato 14 miliardi di euro. L'Italia partecipa alla fusione calda (deuterio-trizio) attraverso l'UE con 500 unità di personale e un centinaio di milioni di euro l'anno. Dobbiamo indirizzare altrimenti le risorse per la ricerca: nello stesso campo nucleare esistono settori che meriterebbero più attenzione (la fusione fredda) ed in ogni caso è prioritario risolvere i problemi di sicurezza intrinseci all'attuale tecnologia nucleare ed alle scorie che la accompagnano;

6- la sicurezza del "vecchio" nucleare è un gravissimo problema aperto: abbiamo le vecchie centrali da dismettere, gli impianti di trattamento per l'uranio e per il plutonio (anche con scopi esplicitamente militari, vedi reattore spento dell'ex CAMEN di Pisa), i depositi delle scorie per circa 90.000 m3. In particolare va concentrata l'attenzione sullo scandalo di Saluggia, una catastrofe annunciata, "il posto più pericoloso in Italia per gli italiani tutti";

7- la parziale messa in sicurezza delle scorie radioattive passa oggi per pericolossimi viaggi via treno (da Trino e Caorso per la Francia e ritorno), via mare (da Latina per la Gran Bretagna e ritorno), persino via aereo. Questo via vai deve cessare;

8- le navi e i sommergibili USA a propulsione atomica, probabilmente armati con Cruise nucleari, sono centrali atomiche galleggianti. Non devono attraccare nei porti italiani. (Lasciamo stare, al momento, le armi atomiche B-61 nelle basi di Aviano e Ghedi, e quelle minitattiche, probabilmente "inertizzate" in depositi come il Sito Pluto a Vicenza).

In sostanza, noi siamo convinti che oggi esista un obbligo di tutti i livelli istituzionali ad attuare la volontà popolare, sancita dal voto di 27 milioni di persone, tra i quali la maggioranza dei milanesi, su questi punti precisi:

1- chiudere con i piani nucleari in Italia e dall'Italia;

2- garantire la (relativa) sicurezza del "vecchio" nucleare degli anni '60-''70-'80, che costituisce una minaccia tuttora incombente;

3- risolvere in modo alternativo i problemi che l’opzione nucleare pretendeva di affrontare, come ad esempio il rispetto degli impegni di Kyoto e l'emancipazione del nostro Paese dalla dipendenza dei combustibili fossili. (Come pure, cosa non trascurabile in questi gravi momenti di crisi economica, la produzione di energia a costi convenienti e con importanti ricadute occupazionali).

Il referendun antinucleare del 2011 non ha chiuso la partita. Abbiamo segnato un goal, come italiani, ma non possiamo dormire sugli allori. Lo dobbiamo all'umanità mondiale che deve liberarsi, con il nostro determinante aiuto, dall'incubo di questa tecnologia dalla natura essenzialmente bellica, forse la principale minaccia che incombe sulla sopravvivenza della nostra specie.

Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari

PS: questo è un invito ad aderire al C.A.V.R.A, Comitato per attuare la volontà del referendum antinucleare