il nuclearista Ranci in A2A - un uomo forse giusto ma al posto sbagliato



 
Ogg: il nuclearista Ranci in A2A - un uomo forse giusto ma al posto sbagliato

da parte di Alfonso Navarra - ricordo la riunione oggi alle ore 19.oo in via Borsieri, 12 Milano per la partecipazione energetica richiesta al Sindaco Giuliano Pisapia in attuazione del referendum antinucleare (e di quelli dell'acqua)
 

 

I punti dell'intervento sotto più estesamente argomentato:

1- Ranci, nominato di fatto da Tabacci alla presidenza CDS di A2A, è anch’esso uomo di parte, precisamente di area PD-cattolica;

2- Ranci è un esperto di finanza, non di energia, ed alla testa dell’Authority è stato alfiere della linea liberalizzatrice=privatizzatrice: è, in sostanza, un “tecnico” alla Monti;

3- Ranci è un nuclearista allo stesso modo in cui lo era il defunto ex presidente Zuccoli. Ha anche preso posizione pubblica per il NO sui referendum dell'acqua;

4- Ranci va quindi bene se A2A deve lavorare per la Multiutility del Nord; non va bene se dobbiamo invece traghettare A2A al servizio della conversione rinnovabile;

5- il metodo che ha portato alla opzione Ranci è la solita, vecchia negoziazione nei salotti del potere oligarchico.  La lottizzazione di Milano forse è meno smaccata di quella di Brescia, è in “stile montiano”, però si fa anch’essa sentire.

 
 
 
 
 
 
 
 

Le nomine alla A2A ed i cavalli di Caligola

 

Questo il titolo dell'articolo di Massimo Giannini su “Repubblica” del 7 maggio 2012  in cui il giornalista loda la decisione di Pisapia su Ranci alla presidenzai A2A, intravedendo nell’uomo il “campione” che può far sperare nella ripartenza della società dopo la disastrosa gestione di Giuliano Zuccoli, scomparso nei mesi scorsi.

L’allora sindaco pidiellino Letizia Moratti l’aveva insediato in pompa magna, convinta che avrebbe sciolto in un colpo solo tutti i nodi della multiutility, a partire dal braccio di ferro con i francesi di Edf su Edison. Abbiamo visto com’è andata a finire. Foro Bonaparte è passata definitivamente nelle mani dei cugini d’Oltralpe. E A2a ha imboccato un inquietante viale del tramonto”.

Se Ranci, nominato da Tabacci-Pisapia, per Giannini, romperebbe con la tradizione partitocratica, note dolenti arriverebbero invece dalle indicazioni del Sindaco di Brescia, il pidiellino Adriano Paroli: “Ha riciclato per la vicepresidenza un suo assessore, Fausto Di Mezza. Siamo alle solite «porte girevoli», alle quali ci aveva abituato la Moratti quando provò a piazzare due suoi assessori in uscita ai vertici dell’Amsa, controllata di A2a per la nettezza urbana. Per fortuna, Pisapia dimostra che, se vuole, la politica sa scegliere gente capace. Non i soliti cavalli di Caligola".

Questa interpretazione del quotidiano di Carlo De Benedetti è opinabile per molti aspetti, riguardo alla presunta innovazione rappresentata dal Comune di Milano.

Elenchiamoli schematicamente, questi aspetti:

1- Ranci è anch’esso uomo di parte, precisamente di area PD-cattolica;

2- Ranci è un esperto di finanza, non di energia, ed alla testa dell’Authority è stato alfiere della linea liberalizzatrice=privatizzatrice: è, in sostanza, un “tecnico” alla Monti;

3- Ranci è un nuclearista allo stesso modo in cui lo era il defunto Zuccoli;

4- Ranci va quindi bene se A2A deve lavorare per la Multiutility del Nord; non va bene se dobbiamo invece traghettare A2A al servizio della conversione rinnovabile;

5- il metodo che ha portato alla opzione Ranci è la solita, vecchia negoziazione nei salotti del potere oligarchico.  La lottizzazione di Milano forse è meno smaccata di quella di Brescia, è in “stile montiano”, però si fa anch’essa sentire.

 

Pippo Ranci durante la campagna elettorale ha fatto parte del “Comitato per il 51, promosso da Piero Bassetti e Valerio Onida “per il cambiamento radicale rappresentato da Pisapia”. Tra i tanti nomi illustri citiamo quello del banchiere Alessandro Profumo.

L’illustre professore della Cattolica è stato preferito ad Enrico Corali, secondo il Sole 24 Ore (1 aprile 2012), “manager vicino al PD, presidente della Banca di Legnano”.

Nello stesso articolo leggiamo: "Nome altrettanto forte è quello di Pippo Ranci, noto per aver presieduto dal '96 al 2003 l'Authority dell'energia. Ranci, vicino a Romano Prodi, e - si dice negli ambienti politici vicino a Palazzo Marino - sostenuto da Valerio Onida, rappresenterebbe in questo contesto l'area cattolica del Pd".

 

Per quanto riguarda la posizione nuclearista di Pippo Ranci, suggeriamo la lettura del suo articolo: “Il nucleare dopo la catastrofe giapponese”, pubblicato su www.lavoce.info e rinvenibile anche alla URL: http://www.borsaforextradingfinanza.net/article-il-nucleare-dopo-la-catastrofe-giapponese-di-pippo-ranci-69851830.html

 

Ne ricaviamo alcune perle:

Può il mondo fare a meno dell’energia elettronucleare? Solo in astratto… L’Europa andrebbe al buio e nessun paese, nucleare o no, sarebbe esente dall’emergenza”…

A che prezzo l’uscita dal nucleare? Per uscire da una catastrofe improbabile andremmo a cercarne un’altra forse meno improbabile, quella del riscaldamento globale”…

Come raggiungere un consenso sull’uscita dal nucleare? Al momento sembra impossibile, non dico nel mondo, ma nemmeno nell’Unione Europea”…

Ranci paventa il rischio di: “comportamenti assurdamente divergenti: il blocco della costruzione di nuove centrali (relativamente sicure) e il mantenimento in funzione di quelle vecchie e insicure (ma ammortizzate e quindi economiche)”.

Come scongiurarlo? “L’Italia deve un’iniziativa di respiro europeo per aumentare la sicurezza nucleare in Europa e nei paesi limitrofi”…

Quindi nucleare sì purché sicuro, cioè moderno, affermò Ranci di La Palisse mentre il mondo intero tremava per le conseguenze di un incidente che invero nemmeno oggi possiamo considerare risolto!

 

Di cosa è veramente competente il professor Pippo Ranci? Il suo biglietto da visita onorifico comprende i seguenti titoli:

Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, 1996-2003.

Direttore della Florence School of Regulation presso l'Istituto Universitario Europeo, 2004-2008

Laureato in Economia all'Università Cattolica nel 1961, ha conseguito nel 1966 il M.A. alla University of Michigan.

Professore ordinario di Politica economica all'Università di Bergamo e all'Università Cattolica, in quiescenza dal 2004.

La produzione scientifica sterminata riguarda essenzialmente l’economia monetaria e creditizia. Ha svolto incarichi di consulenza presso vari ministeri, tra cui il ministero dell'Industria nel periodo 1974-1980 e la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel periodo 1992-93. Ha pubblicato articoli e curato volumi sull'economia italiana, sulla politica monetaria, sul settore nonprofit, sulla politica industriale e sulle tariffe nei servizi di pubblica utilità.

 

Come la pensa Pippo Ranci in materia di privatizzazioni e di beni comuni? Basterà ricordare che è uno dei primi firmatari, insieme a Franco Bassanini e Tito Boeri, dell’appello, promotore Antonio Massarutto, del NO sul referendum per l’acqua pubblica.

Quell’appello sosteneva che i referendum dello scorso giugno in realtà non contrastavano la privatizzazione ma al contrario danneggiavano gli acquedotti pubblici: cioè avrebbero ottenuto l'esatto contrario di ciò che avrebbero voluto.

Anche da qui estraiamo delle perle:

Chi si occupa da anni, per professione, del tema dei servizi pubblici o dell’acqua in particolare, non può che restare esterrefatto e inorridito di fronte alla mistificazione e alla brutale semplificazione che è in corso. abbiamo ruoli e tendenze politiche diverse, ma di fronte a dati scorretti, notizie vere ma assemblate in modo tendenzioso, oppure autentiche leggende urbane, non possiamo non reagire".

Vengono quindi avanzati “dieci motivi per dubitare di quanto si è detto in questi mesi”, che vi risparmiamo. Potete, da soli, andarli a scoprire alla URL: http://www.petizionepubblica.it/?pi=P2011N10868

 

 

La designazione di Ranci alla presidenza della Sorveglianza è stata comunicata da Pisapia il 3 maggio 2012.

Alla presidenza della gestione, designato da Brescia,  andrà l'attuale presidente del Cds Graziano Tarantini.

I termini della presentazione della lista, in vista dell’assemblea dei soci A2A convocata per il 29 maggio, scadevano il 4 maggio e Brescia e Milano, in quanto detentori del Patto di sindacato, hanno indicato 12 dei 15 nomi che andranno a comporre il Consiglio, sei Brescia e sei Milano.

Successivamente, spetterà allo stesso cds procedere alla nomina del consiglio di gestione.

Gli altri cinque rappresentanti di Milano nel prossimo Consiglio di sorveglianza dell'utility, riferisce una nota, sono: Marina Brogi, vice preside della Facoltà di Economia della Sapienza di Roma, professore ordinario di Economia e Tecnica dei Mercati Finanziari; Michaela Castelli, avvocato civilista, già dirigente di Borsa Italiana; Marco Manzoli, commercialista, già presidente e amministratore di società pubbliche e private e sindaco di diverse aziende pubbliche; Marco Miccinesi, professore di Diritto Tributario alla Cattolica di Milano oltre che presidente e amministratore di società e fondazioni private e presidente e sindaco di diversi collegi sindacali e infine Stefano Pareglio, professore di Economia ed Estimo Rurale alla sede bresciana dell'università Cattolica.

Il Corriere on line del 3 maggio 2012 riferisce invece dei candidati schierati da Brescia. “Il sindaco Adriano Paroli ha scelto per la vicepresidenza, Fausto Di Mezza, attuale assessore al Bilancio del Comune, Angelo Zanotto, esponente dell'Udc ed ex sindaco di Marone (Brescia), l'ingegnere Alessandro Berdini, consigliere provinciale Pdl, e l'avvocato Andrea Mina. Confermati Enrico Mattinzoli (presidente dell'Associazione Artigiani di Brescia e Provincia, che non dispiace alla Lega) in rappresentanza del mondo produttivo e Norberto Rosini, commercialista, revisore dei conti e consulente del Tribunale, in quota alla minoranza di Centrosinistra in consiglio Comunale”.

Prosegue la redazione on line: “Tra gli uscenti figura l'attuale presidente del consiglio di sorveglianza, Graziano Tarantini: a lui andrà con ogni probabilità la presidenza del consiglio di gestione, la cui scelta spetta a Brescia per il prossimo triennio. I sei nomi indicati da Brescia, che non candida nessuna donna, finiranno nella lista congiunta che dovrà essere depositata entro domani assieme al Comune di Milano, a cui spetta la scelta di altri sei candidati”.

Per Di Mezza si profilerebbe un problema giuridico di incompatibilità: “La scelta potrebbe infatti essere oggetto di contestazioni per la violazione dell'articolo 4, comma 21 del decreto legge 138 del 2011. La norma vieta la nomina ad amministratori di società partecipate da enti locali di coloro che nei tre anni precedenti alla nomina hanno ricoperto cariche di amministratore negli enti locali che detengono quote delle società. Il parere di Marchetti (notaio consultato dal Comune – ndr) escluderebbe l'incompatibilità assimilando di fatto il consiglio di sorveglianza a un collegio sindacale, organo di controllo e non di amministrazione”.

Alessandro Berdini viene definito di area Gelmini; Norberto Rosini è del PD. Si parla poi di posti UDC ed ex AN…

 

Concludiamo: se partecipazione significa che gli amministratori discutono prima con i cittadini delle scelte che li faranno contribuire alla costruzione della politica cittadina, cosa c'entra tutto quello che abbiamo raccontato con il suo concetto e la sua pratica?