Amianto nei pneumatici, oggi processo alla Pirelli



Torino, 22 feb. (LaPresse) - Pirelli torna domani sul banco degli imputati
per aver usato l'amianto nella produzione di pneumatici e cavi fino agli
anni '90 nei suoi stabilimenti. "Anche oggi però nella produzione dei
pneumatici sono utilizzate sostanze potenzialmente cancerogene, ma gli
eventuali effetti sulla salute dei lavoratori li vedremo solo tra qualche
anno. Il tumore al polmone ha un periodo di latenza di 20 o 30 anni e
quello alla vescica di 10 o 15". A spiegarlo è Edoardo Bai, medico del
lavoro della Asl 2 di Milano.
L'inchiesta milanese che domani, a 10 anni dalla prima denuncia, arriva in
aula riguarda 41 lavoratori della Pirelli, di cui 18 deceduti, che tra la
fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '90 si sono ammalati di diversi
tipi di cancro legati all'esposizione all'amianto e a sostanze tossiche
tra cui idrocarburi policiclici aromatici. A firmare i rinvii a giudizio
per 11 ex dirigenti Pirelli il procuratore aggiunto di Milano Nicola
Cerrato e il pm Maurizio Ascione. Il processo davanti ai giudici della VI
sezione penale si fonda su accuse gravissime per gli ex dirigenti Pirelli:
omicidio colposo, lesioni colpose plurime e rimozione e omissione dolosa
di cautele contro gli infortuni sul lavoro. C'è poi una seconda indagine a
Milano, sempre portata avanti da Maurizio Ascione che riguarda 12 ex
operai del gruppo della Bicocca, tutti ammalati di tumore alla vescica, al
polmone o affetti da patologie legate alla prolungata esposizione agli
idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), tra cui il pericoloso
benzopirene. Sono stati iscritti nel registro degli indagati gli stessi 11
dirigenti che si sono avvicendati ai vertici del gruppo dal 1978 fino al
1989.
Recentemente poi si è scoperto che altri 12 ex operai della Ipr di Como,
ex stabilimento della Pirelli, sono stati colpiti da tumore alla vescica
dopo che avevano lavorato nell'azienda tra il 1980 il 1988. Sulla vicenda
la procura di Como ha aperto un'inchiesta. Sono invece circa un centinaio
gli ex dipendenti dello stabilimento Pirelli di Settimo Torinese
ammalatisi negli anni, i loro casi sono esaminati dal pm Antonio
Guariniello, che ha già concluso due processi e sta lavorando ad altri
tre.
Oltre all'amianto utilizzato in passato in alcune fasi della lavorazione
di cavi e pneumatici, l'attenzione dei magistrati si è focalizzata sulla
composizione delle mescole. Dalle testimonianze delle vittime e dei loro
colleghi emerge come in quegli anni negli stabilimenti di viale Sarca e
via Ripamonti a Milano le mescole di gomma venivano fatte all'interno di
reparti senza impianti di areazione e precauzioni adeguate. Gli operai
inalavano direttamente i fumi tossici che si sprigionavano dalla
combustione di prodotti petroliferi pesanti, come il catrame, necessari a
creare il nerofumo. Sostanza ancora utilizzata nel 65% degli 8 milioni di
tonnellate di pneumatici prodotti ogni anno, viene aggiunto alle mescole
per migliorarne le proprietà elastiche o ammortizzanti. Quando si è alla
guida, oggi come negli anni '60 piccole quantità altamente inquinanti si
liberano ad ogni chilometro e ad ogni frenata sotto forma di pulviscolo.
Alcune di queste sostanze sono classificate come cancerogene, altri come
tossiche e altre ancora sono in grado di compromettere le capacità
riproduttive umane e lo sviluppo del feto.
"Rispetto agli anni '70 e '80, quando moltissimi lavoratori si sono
ammalati, la situazione negli stabilimenti è migliorata" spiega Antonio
Nicosia, funzionario della Filctem, il ramo della Cgil che si occupa delle
industrie chimiche e che segue le vicende degli stabilimenti Pirelli nel
torinese. "Le sostanze più cancerogene sono state escluse dalle mescole"
spiega Nicosia ma il nerofumo nella composizione delle mescole è ancora
essenziale. Luigi Mauro, delegato della Cgil nella Rsu del polo di Settimo
lo conferma: "C'è molta meno dispersione delle polveri nocive, perché
questo passaggio ora è esterno al reparto ed quasi tutto automatizzato".
Precauzioni necessarie, anche perché l'Iarc (Agenzia internazionale per la
ricerca sul cancro) che ha valutato il nerofumo "probabilmente
cancerogeno". L'esposizione a breve termine ad alte concentrazioni in
polvere può anche causare disagi e irritazioni alle vie respiratorie. Un
dato che anche l'Etrema, l'associazione dei produttori di pneumatici
europei, include nel suo rapporto di gennaio 2012, in cui precisa che pur
non essendoci dati allarmanti sull'uomo, la prolungata esposizione al
nerofumo è risultata altamente tossica per gli animali utilizzati per i
test clinici. Lo stesso vale per la silice, utilizzata anche da Pirelli a
Settimo per produrre i pneumatici a mescola verde.
Oggi ci sono guanti, protezioni, mascherine "ma certo non si lavora in una
pasticceria" conclude Mauro. Perché queste semplici precauzioni non
fossero usate negli anni '90 lo chiarirà da domani la procura di Milano e
in futuro di nuovo quella di Torino. Sperando che la contabilità dei morti
non debba essere aggiornata tra 20 anni, perché le certezze erano e
restano poche, la cautela dovrà invece essere sempre maggiore.
Pubblicato il 22 febbraio 2012

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Alessandro Marescotti
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