E il governo liberalizza le scorie radioattive
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- Date: Fri, 03 Feb 2012 20:24:08 +0100
E il governo liberalizza le scorie radioattivePubblicato il 28 gennaio 2012 da admin di Mauro Ravarino Sedata dopo il referendum, la bagarre sul nucleare sta per riaprirsi per un articolo contenuto nel decreto del governo Monti sulle liberalizzazioni. Nascosto tra articoli che hanno avuto finora più eco, c’è infatti spazio anche per l’atomo. Anzi, per i suoi scarti, le scorie. L’articolo 25 (accelerazione delle attività di disattivazione e smantellamento dei siti nucleari) vorrebbe dare impulso al decommissioning e rendere più facile l’autorizzazione di nuovi depositi nucleari, in deroga – se necessario – a procedure ordinarie. «Se fosse approvato autorizzerebbe i nuovi depositi nucleari nei siti a rischio», denuncia Gian Piero Godio, instancabile antinuclearista piemontese di Legambiente, che se non avesse setacciato ogni angolo del decreto non avrebbe scovato una norma sfuggita ai più. Tra i siti meno idonei la palma d’oro spetta a Saluggia, in
provincia di Vercelli, che delle scorie è la capitale (è qui
stoccato l’85% dei rifiuti radioattivi del nostro Paese, tra
cui oltre 300 metri cubi liquidi a più alta radioattività):
depositi temporanei nella golena della Dora Baltea e a monte
dell’acquedotto del Monferrato.
Si tratta di una norma, che in termini diversi, era
comparsa anche nel decreto Salva Italia, ma fu espunta dalle
successive correzioni. Non è la prima volta che per mano
governativa verrebbero rafforzati i poteri di Sogin (Società
gestione impianti nucleari), successe già nel 2003 quando il
governo Berlusconi decretò lo stato di emergenza sui siti
nucleari, a causa – si disse – del pericolo di attentati
terroristici. In sella, a quel tempo, c’era il generale
Carlo Jean, che in qualità di commissario Sogin autorizzò a
Saluggia (Vercelli) il contestato mega deposito D2 – di cui
sono iniziati da poco i lavori – in virtù dei poteri
speciali e in deroga alla normativa urbanistica. Fatte salve le specifiche procedure previste per la realizzazione del Deposito nazionale e del Parco tecnologico richiamate al comma 3, l’autorizzazione alla realizzazione dei progetti di disattivazione rilasciata ai sensi dell’articolo 55 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n.230 nonché le autorizzazioni di cui all’articolo 6 della legge 31 dicembre 1962 n. 1860, e all’articolo 148, comma 1-bis, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, rilasciate a partire dalla data di entrata in vigore del presente decreto, valgono anche quale dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza, costituiscono varianti agli strumenti urbanistici e sostituiscono ogni provvedimento amministrativo, autorizzazione, concessione, licenza, nulla osta, atto di assenso e atto amministrativo, comunque denominati, previsti dalle norme vigenti costituendo titolo alla esecuzione delle opere. «Così – sostiene Godio – si dà mano libera a Sogin di installare dove vuole i depositi senza il parere discriminante delle istituzioni locali. Tanti depositi renderanno meno esigente la costruzione di un vero deposito nazionale più sicuro, che per legge doveva essere pronto entro la fine del 2008. Sogin ha ultimamente chiesto l’autorizzazione per la costruzione di depositi, a sua detta temporanei, in ogni sito italiano, situati spesso in località illogiche». Solo in Piemonte sono previsti due depositi nucleari a Saluggia, altri due a Trino Vercellese e un deposito nucleare a Bosco Marengo (in fase di realizzazione). «I siti – conclude Godio – rischiano di diventare depositi di sé stessi, in barba al decommissioning che dovrebbe eliminare nei luoghi ogni vincolo derivante dalla presenza di radioattività».
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