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[Nonviolenti] Angelo Gandolfi risponde a Raffele Barbiero ++ Fwd: [ccpnews] Re: la nonviolenza non è di anime belle
- Subject: [Nonviolenti] Angelo Gandolfi risponde a Raffele Barbiero ++ Fwd: [ccpnews] Re: la nonviolenza non è di anime belle
- From: Enrico Peyretti <enrico.peyretti at gmail.com>
- Date: Sun, 17 Jul 2011 14:33:37 +0200
- Delivered-to: nonviolenti at lists.nonviolenti.org
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-------- Messaggio originale --------
Cari Alberto e Raffaele,
mi pare che teniaTe in poco conto gli elementi che caratterizzano queste
vicende. E quel che me lo fa capire è l'uso di un linguaggio abbastanza
astruso (come quello che citi Tu, Alberto), che non fa i conti con una serie
di dinamiche che si sono sviluppate negli ultimi anni. E che allontana le
nostre prospettive di farci capire e di allargare quanto meno la
consapevolezza di cui scrive Raffaele.
A mio avviso,.per uscire da qeusta situazione, bisogna entrare in quel che
defnirei il teorema di Genova 2001. Spero di non rkisultare altrettanto
astruso, nel far questo.
Il teorema d Genova 2001 si aspplica, a mio avviso, perfettamente a quel
che è successo a Chiomonte due domeniche fa. Piu' ancora che alla vicendaNo
TAV che ha una sua complessita' che va oltre cio' che è accaduto a
Chiomonte. Il teorema di Genova 2001 potrebbe essere questo: ogni volta che
si profila una sconfitta politica chi sta al potere cerca la vittoria
militare e per ottenerla utilizza le componenti piu' "radicali"
dell'opposizione (almeno nelle forme e nei mezzi che impeiga).
A mio avviso è in questa consuetudine che si è venuta consolidando, a
partire dal luglio del 2001 a Genova, che bisogna entrare possibilmente per
rompere il cerchio vizioso.
E' semplice, se pensiamo al punto di partenza del g8 a Genova, cosa che non
viene praticamente mai fatta.
E che potrebbe essere fiabescamente evocata in questi termini. C'era una
volta un signore che, divenuto presidente del Consiglio, sognava di
presiedere nella sua citta' la storica riunione in cui i grandi potenti
della terra avrebbero deciso di condonare il debito dei paesi piu' poveri.
Roba da finire sui libri di storia, consacrato come un grande statista, il
piu' grande italiano del nuovo millennio. Sappiamo tutti che cosa è rimasto
di quel sogno infranto nella realta': l'omcidio di un ragazzo di poco piu'
di vent'anni. Dalle stelle alle stalle? Sarebbe gia' buono, ben ben piu'
sotto.
I grandi potenti avevano pensato di venire a Genova a fare una passerella
imperiale. Di fronte ad una sconfitta politica cocente come poteva essere la
presenza di centinaia di migliaia di persone che, venute da tutto il mondo,
proclamavano l'illegittimita' di quel tentativo di porsi come il direttorio
mondiale e alla sconfessione delle loro politiche che ne conseguiva non
rimaneva loro che la scelta della vittoria militare. E siccome avevano gli
strumenti per farlo, l'hanno ottenuta. Trasformando la citta' in un campo di
battaglia.
Stesso discorso mi pare valga, anche se piu' in piccolo, per Chiomonte. La
sconfitta politica del TAV era gia' evidente nel risultato del referendum ed
è abbastanza chiara, nonostante i deliri dei vari politicanti collusi, in
primo luogo - spiace dirlo - quelli del "centro- sinistra". Il TAV, piu'
ancora che il Ponte sullo Stretto, è forse l'ultimo baluardo da difendere. E
da quel che viene detto, si capisce che si è preparata una "mangiatoia" per
almeno vent'anni.
Nessuno si aspettava che decine di migliaia di persone venissero da tutta
Italia per dire che il TAV non s'ha da fare. La sconfitta politica si
profilava, ad un certo punto l'lottusita' di chi sta al potere ha spinto
nuovamente al delirio della ricerca della vittoria militare.
Forse noi non abbiamo mai detto una cosa, non abbiamo mai preso una
posizione sulla Salerno-Reggio Calabria. A mio avviso sarebbe il caso di
chiedere non che venga ultimata, ma che venga lasciata cosi' com'è, dal
momento che tanto strategica non si è rivelata. E quindi se si possono
risparmiare ulteriori distruzioni all'ambiente mi pare che sarebbe una buona
cosa. E se si potesse recuperare dei luoghi a rischio di distruzione o gia'
devastati investiamo in quella direzione.
Infine noi non possiamo non tenere conto dell'allenamento alla violenza che
hanno i piu' giovani. Escludendo le sciocchezze che ho letto, purtroppo
anche nelle dichiarazioni del Presidente della Repubblica, ho individuato
nei videogiochi la fonte di addestramento alla lotta contro la polizia.
L'avevo gia' visto a Strasburgo, in occasione del 40nnale della NATO
celebrato nel Parlamento Europeo.
Questi ragazzini che si buttano a corpo morto distruggendo tutto quello che
trovano sulla loro strada, sistematicamente, e tentando di contrastare il
lancio di lacrimogeni da parte della polizia, senza neppure prevedere il
rischio di essere feriti, vivono nella relata' la dimensione che sono
abituati ad affrontare con videogiochi e playstations, con la differenza che
non sono in grado di distinguere il reale dal virtuale. Per un motivo molto
semplice, che spiegherei con il funzionamento biochimico alla base dei
processi di conoscenza e di coscienza. Il nostro organismo infatti tende a
concentrare l'investimento delle risorse che gli vengono fornite soprattutto
con l'alimentazione sulle funzioni che svolge in genere. Penso che la
differenza fra il reale e il virtuale incominci proprio da qui. E la
differenza fra reale e virtuale sta in quella che chiamerei la defnitivita'
dell'atto distruttivo, cosa di cui manca la coscienza dal momento che sono
abituati al ripristino delle condizioni di base dopo che una partita è
terminata. Il fatto che non compiano il passaggio dal relae al virtuale è
quello che determina questo loro andare al massacro, perché probabilmente
non sono in grado di rendersi conto che una volta che verranno feriti non si
riaprira' la partita come sono abituati a veder accadere.
Il fatto che questi ragazzini probabilmente abbiano un'alimentazione
abbastanza poco ricca della varieta' di sostanze che sono necessarie per il
sostentamento e lo svolgimento di tutte le funzioni e in secondo luogo che
investano talmente tante risorse nel virtuale che ne rimangano abbastanza
poche per compiere il passaggio di coscienza da questo al reale. A
Strasburgo ho avuto la sensazione di vedere una generazione al macello,
lanciarsi contro la polizia che opponeva armi chimiche al loro mettere a
rischio il corpo tutt'al piu' lanciando qualche bottiglia, e neppure
molotov.
Anche qui credo si possa aprire uno spazio di riflessione e conseguente
azione per noi. Ho sempre pensato e continuo a farlo che sarebbe utile che
anche noi incominciassimo ad usare questi mezzi che sono piu' consoni ai
ragazzi, usi a servirsi di supporti video di varia misura per aopprocciare
la realta'.
Mi fermo qui, sperando di aver dato un ulteriore contributo alla
riflessione, ringraziando come sempre chi è arrivato in fondo alla lettura
di questa mia ennesima inquietudine.
A presto
angelo
----- Original Message -----
From: "Alberto L'Abate" <alberto.labate at libero.it>
To: <ccpnews at liste.reteccp.org>
Cc: "Madda Lomo" <madylo7 at yahoo.com>; " @liste.reteccp.org"
<ccpnews at liste.reteccp.org>
Sent: Saturday, July 16, 2011 4:03 PM
Subject: [ccpnews] Re: la nonviolenza non è di anime belle
Caro Raffaele sono d'accordissimo con quello che scrivi e spero che
anche i NOTAV lo capiscano. E' il gioco del potere quello di trasformare
le lotte nonviolente (o se vogliamo usare il linguaggio di Piero Pinna
per lo meno a-violente) in violente per criminalizzare il movimento e
marginalizzarlo. E' una strategia che il potere, in Italia, in USA, in
Cina, in Serbia ed in tutto il mondo, utilizza normalmente. E' stupido
che i NOTAV non capiscano questo gioco e ci cadano. Li crederei più
intelligenti.Ma spero che in futuro si facciano più accorti . Saluti Alberto
Raffaele Barbiero ha scritto:
> Buon giorno a tutti,
>
> ho letto il comunicato firmato da persone del NO TAV, intitolato 'I fatti
> della Maddalena violenza e nonviolenza'.
>
>
> Credo sia importante riflettere su questi temi in modo libero e
> costruttivo, dove l'obiettivo non è insegnare o dire agli altri quello che
> devono fare, ma proporre delle possibili alternative o soluzioni che poi
> si cercherà di mettere in pratica, se queste saranno condivise.
>
> Penso che questa opera di riflessione sia utile a prescindere se si è
> paretecipato o meno alle azioni di lotta, altrimenti solo chi è stato li
> può parlare? Una settimana fa ho inviato a questa rete a Fassino (Sindaco
> di Torino), ad alcuni parlamentari e agli organizzatori del NO TAV una
> email sul tema di 'Fare le manifestazioni in modo nonviolento'. Fare
> queste manifestazioni con questa modalità, o almeno provarci, non richiede
> l'adesione alla nonviolenza, richiede solo pensare che possa funzionare,
> addestrare e prepararsi adeguatamente a ciò. Non credo che tutti gli
> indiani (centinaia di migliaia, se non milioni) che hanno partecipato alle
> lotte nonviolente di Gandhi, incluso 'La Marcia del Sale', fosserto
> nonviolenti, ma avevano capito o intuito che difronte ai mezzi repressivi
> del governo inglese, la risposta armata e/o violenta sarebbe stata
> catastrofica, soprattutto per loro. Tanto non erano nonviolenti che invece
> di uno stato unico come voleva Gandhi si divisero in 2 Stati creando il
> Pakistan a base mussulmana (tra l'altro con un leader non credente, ma di
> origine mussulmana) e i nipoti di Gandhi per l'India hanno voluto la bomba
> atomica. Quindi non è una professione di fede quella che si discute, non è
> essere anime belle che dicono 'cattivi' a chi li mena, è cercare e
> misurarsi nella realtà con un pò di creatività e con il bagaglio nuovo che
> i metodi della nonviolenza ci possono fornire. Poi possiamo continuare a
> fare come abbiamo sempre fatto e con ragioni anche validissime, ma
> sappiamo anche che certe cose succedono, infatti gli scriventi del
> documento dicono: <Detto questo cosa è successo l'altra domenica alla
> Maddalena? Niente di più di una grande prova di forza, come il lunedì
> precedente dove le FFOO hanno gasato tra gli altri decine se non centinaia
> di pacifici pensionati settantenni, azione a cui, seppur logicamente
> contrari, non ci sentiamo di dare il titolo di "violenta" anche perché
> tutti noi eravamo PIENAMENTE CONSAPEVOLI di cosa stavamo facendo e DI COSA
> SAREBBE SUCCESSO.>. Permettetemi di dire che se sono pienamente
> consapevole che quello è il copione scritto dai politici, banchieri e
> mafiosi che vogliono l'opera (così voi scrivete) e che quindi hanno già
> oliato la macchina, sia quella repressiva, sia quella che deve
> dis-informare la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica italiana
> che non si va a vedere le vostre ragioni sul sito NO TAV o non si
> interessa di chiedersi il perchè di certe cose, limitarsi ad entrare in
> quel copinoe non mi sembra opportuno. Semmai si prova a modificare il
> copione, a riscriverlo in altro modo, a far si che quello che gli altri
> hanno previsto per i loro scopi non accada.Voi chiedete che se c'erano dei
> nonviolenti questi dovevano essere li ad agire da nonviolenti. Ribadisco
> che non si tratta di essere nonviolenti, ma di agire con le metodologie
> che la nonviolenza insegna e una delle cose che insegna la nonviolenza e
> che se 10 agiscono in un modo e 100 in un altro, lì si fallisce. Le azioni
> nonviolente non si improvvisano o non si fanno perchè si è di buoni
> sentimenti e di buone vedute, ma perchè le si sceglie come strategia che
> si reputa vincente e ci si attine a quelle regole e a quelle modalità per
> l'intera azione diretta nonviolenta o per l'intera campagna nonviolenta.
> Solo così funziona. Ho partecipato a tutto il G8 2001 di Genova e dove
> abito con la nostra associazione siamo riusciti, nella fase pre-Genova a
> guidare le cose con questa metodologia, condivisa da tutti. Ed ha
> funzionato. Non solo in termini di modalità operative, ma soprattutto di
> discussione e di dibattito sui contenuti del perchè si contestava il G8e
> il cosiddetto libero mercato globalizzato, di sostegno dell'opinione
> pubblica, di altre realtà distanti da questi argomenti che erano costrette
> a misurarsi con noi (es. Camera di Commercio, Associazione Industriali).
> Dopo le manifestazioni di Genova di luglio, sono arrivati i politici di
> professione, i teorici della rivoluzione per cambiare tutto, i 'ma chi
> siete voi a volerci "insegnare"come manifestare', 'ma chi siete voi a
> volerci dire che prima di discutere di contenuto e di quelloo che si fa,
> bisogna discutere sul metodo sia interno a chi organizza, sia esterno sul
> come ci si propone all'opinione pubblica e su come darsi una strutturas
> operativa'. Noi abbiamo sempre fatto così e la gente ci segue. Ma dopo tre
> anni di questi non è rimasto nessuno a portare avanti le ragioni dei
> no-global, e si sono disperse tante energie. Voglio essere subito chiaro,
> questo non è un paragone con voi, che lottate dal 1995 e siete ancora li,
> anzi avete aumentato il consenso, è solo la mia esperienza e serve soloa
> farvi capire che si possono dire cose anche partendo da altre esperienze e
> che non necessariamente scrivere email o scrivere riflessioni è ignavia
> (come voi affermate).
>
> Ifine concludo, per non farla troppo lunga, con quello che dicevo qualche
> giorno fa sempre sul sito della Rete CCP rispondendo ad un intervento sul
> tema delle manifestazioni in modo nonviolento:
>
> <Immagino la violenza della polizia e la repressione. Per essere credibile
> in ciò che dico non credo di dover citare il mio curriculum, comunque a
> Genova 2001 ed in altre occasioni c'ero e so bene che ben prima di Genova
> (ti ricordo Napoli sempre nel 2001, ma allora governava ancora il
> centrosinistra) le forze dell'ordine hanno incominciato sempre piu' ad
> uscire dai binari democratici per essere sempre piu' forza di potere e del
> potere.
> Ho espresso mie considerazioni che faccio da tempo consapevole che certi
> cambiamenti non avvengono solo partendo da un'unica direzione, ma che se
> le varie sfaccettature di questa nostra società (associazioni, partiti,
> mass media, rappresentatni delle istituioni, delle chiese, etc.)
> convergono su alcuni punti allora si cambia, se no è dura. Per cui è
> chiaro che il volto piu' violento del potere se non ha questi freni
> sociali, politici ed istituzionali, trova un terreno a lui fertile.
> Cosa possiamo fare noi? Dare il nostro apporto, il nostro contributo che
> non è solo andare alle riunioni con il libro di Gandhi ma mettere a
> disposizione ciò che sappiamo fare, ed insistere sulle nostre ragioni. Se
> poi non lo si vorrà accettare, che siano ben chiare almeno le ragioni del
> rifiuto.
> Siamo pochi e non sempre presenti, sono d'accordo su ciò, ma allora si
> puo' parlare e si può dire solo su ciò che si vive in prima persona?
> Infine e concludo, per chè la mia non vuole essere una replica, ma solo
> un'ulteriore riflessione, alla logica violenta bisogna rispondere con
> qualcosa che sia fuori dagli schemi, che non sia inquadrabile, che non sia
> prevedibile. Ecco il perchè della risposta nonviolenta. Alla logica
> dell'addestramento militare e delle armi chimiche (i gas lacrimogeni che
> dicevi tu) o dei pestaggi, come rispondiamo? Ci addestriamo anche noi
> all'uso dei gas, alle armi, ai pestaggi. Anche se fosse, ed io non sono
> d'accordo, gli altri sarebbero in netto vantaggio su di noi per tempo,
> risorse economiche, mezzi e uomini. Io non voglio rinunciare al mio
> diritto di manifestare il mio dissenso, ma non voglio neanche cadere nelle
> trappole del potere che ho già visto troppe volte funzionare>.
>
> raffaele barbiero, 16 luglio 2011
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