In India,
considerata la più grande democrazia, del mondo, la leadership del movimento in
rapida crescita dei Dalit non ha niente di buono da dire a riguardo di Mohandas
K. Gandhi. Ad essere onesti Gandhi è attualmente uno dei più odiati leader
indiani fra quelli che la leadership dei Dalit (o "intoccabili") considera
nemici della propria casta.
Molti si sono
chiesti come io possa osare fare simili affermazioni.
In risposta io
chiedo alle persone che non sono indiane di cercare di tenere in mente il mio
ruolo di messaggero in tale questione. Io sono l'editore dell'Ambedkar Journal,
fondato nel 1996, che è stata la prima pubblicazione su internet ad occuparsi
della questione dal punto di vista dei Dalit. Il mio co-editore è M. Gopinath,
che è stato tra l'altro Editore del quotidiano Dalit Voice ed ha poi fondato il
Times of Bahujan, quotidiano nazionale del Partito Bahujan Samaj, il partito dei
Dalit indiani, il più giovane partito indiano ed il terzo per importanza. Il
presidente dell'Ambedkar Journal al tempo in cui fu fondato era il Dr. Velu
Annamalai, il primo Dalit nella storia ad ottenere una laurea in ingegneria.
(...) La leadership dei Dalit con la quale lavoro ha ricevuto diverse
decine di milioni di voti alle ultime elezioni in India. Ma adesso, torniamo
alla questione che riguarda 850 milioni di persone, perché i Dalit odiano M.K.
Gandhi?
Per iniziare, Gandhi
era un membro della cosiddetta "casta alta". Le caste alte rappresentano una
piccola minoranza in India, circa il 10-15% della popolazione, e tuttavia
dominano la società indiana in una maniera molto simile a quella in cui i
bianchi governavano il Sud Africa durante il periodo in cui era ufficialmente in
corso l'Apartheid. I Dalit spesso usano la locuzione "Apartheid in India" quando
parlano dei propri problemi.
La costituzione
indiana fu scritta da uno dei principali critici ed oppositori politici di
Gandhi, il Dr. Ambedkar, dal quale prende nome il nostro giornale, e che fu il
primo Dalit nella storia a ricevere un'istruzione (se non hai mai sentito
parlare del Dr. Ambedkar ti pregherei di avere la mente aperta a quanto sto
dicendo, perché è un po' come parlare della fondazione degli Stati Uniti e non
avere mai sentito nominare Thomas Jefferson).
La maggior parte dei
lettori sono familiari col grande sciopero della fame di Gandhi contro il
cosiddetto Patto di Poona nel 1933. Quello contro cui protestava Gandhi,
rischiando persino la morte, era l'inclusione nella bozza della Costituzione
Indiana, proposta dai britannici, di una norma che riservava ai Dalit il diritto
i eleggere i propri rappresentanti. Il Dr. Ambedkar, con la sua laurea in legge
ottenuta a Cambridge, era stato scelto dai britannici per scrivere la nuova
costituzione indiana. Avendo passato la sua vita a combattere la discriminazione
basata sulle caste, il Dr. Ambedkar era giunto alla conclusione che l'unica
maniera in cui i Dalit avrebbero potuto migliorare la propria vita era quella di
avere il diritto esclusivo di votare per i propri rappresentanti, ovvero che una
parte dei seggi al parlamento fosse riservata ai Dalit e che solo i Dalit
potessero votore per questi seggi riservati.
Gandhi era
determinato ad impedire che ciò avvenisse e fece uno sciopero della fame per
cambiare questo articolo nella bozza della costituzione. Dopo diverse rivolte
nelle quali decine di migliaia di Dalit furono massacrati, e con un rapido
aumento di tali violenze previsto nel caso in cui Gandhi fosse morto, il Dr.
Ambedkar si decise, con Gandhi sul letto di morte, a rinunciare al diritto dei
Dalit di eleggersi da soli i propri rappresentanti, e Gandhi pose fine al suo
sciopero della fame. In seguito, sul proprio letto di morte, il Dr. Ambedkar
avrebbe detto che quello era stato il più grande errore della sua vita, che se
avesse potuto tornare indietro avrebbe rifiutato di rinunciare alla norma che
garantiva la rappresentanza dei Dalit, pure se ciò avesse dovuto significare la
morte di Gandhi.
Come la storia ci ha
mostrato, la vita della stragrande maggioranza dei Dalit in India è cambiata
poco dalla conquista dell'indipendenza indiana più di 50 anni fa. Le leggi
scritte nella Costituzione indiana dal Dr. Ambedkar, molte delle quali modellate
sulle leggi introdotte negli ex stati schiavisti americani della Confederazione
durante la ricostruzione seguita alla guerra civile (scoppiata per salvaguardare
la liberazione dalla schiavitù dei negri americani), non sono mai state
applicate dal sistema giudiziario e dal parlamento. Una piccola frazione delle
quote ovvero dei posti di lavoro riservati ai Dalits nell'istruzione e nel
governo sono stati occupati. I Dalit sono ancora discriminati sotto tutti gli
aspetti nei 650.000 villaggi dell'India nonostante l'esistenza di leggi
specifiche che mettono al bando tali comportamenti. I Dalit sono le vittime di
embarghi economici, della negazione dei basilari dirtti umani come quello di
avere accesso all'acqua potabile, di utilizzare strutture pubbliche, di avere
accesso all'istruzione, e persino di entrare nei templi Indù.
Ancor oggi, la
maggior parte degli Indiani, e tra questi anche la maggioranza dei Dalit, crede
che i Dalit stiano scontando una punizione comminata da Dio per i propri peccati
commessi in una vita precedente. Secondo i dettami dell'induismo l'unica
speranza di un Dalits è quella di essere un bravo servo delle classi per potere
poi dopo la morte rinascere incarnandosi in un membro di alta casta. Questa
credenza è denominata varna in sanscrito, il linguaggio degli ariani
orginari che imposero l'induismo in India circa 3.500 anni fa. Cosa
interessante, la parola "varna" si traduce letteralmente dal sanscrito con la
parola "colore".
Questa è una delle
regole d'oro della liberazione dei Dalit, che varna significa colore, che
l'Induismo è una forma di oppressione razzista e che, come tale, è
l'equivalente dell'Apartheid in India. I Dalit sentono che se avessero avuto il
diritto di eleggere i propri rappresentanti sarebbero stati capaci di inziare a
sfidare la dominazione delle alte caste nella società indiana ed avrebbero
inziato a percorrere il lungo cammino verso la libertà. Essi danno la colpa a
Gandhi ed al suo sciopero della fame intrapreso per impedire tutto ciò. Ecco
spiegato nella maniera più succinta possibile, perché gli attuali leader Dalit
dell'India odiano M.K. Gandhi.
Questa è,
ovviamente, una eccessiva semplificazione. I problemi sociali dell'India
rimangono i più drammatici del mondo e pochi paragrafi non sono sufficienti a
spiegare la questione in maniera soddisfacente. Il mondo dei Dalit ed il
movimento di un popolo maltrattato e tiranneggiato, gli "intoccabili"
dell'India, sta appena iniziando ad essere conosciuto alla maggior parte della
gente che nel mondo si preoccupa dei diritti umani. Dal momento che i Dalit si
organizzano da soli ed iniziano a sfidare in India le regole basate sulle caste,
è doveroso per tutte le persone di buona coscienza iniziare a scoprire
quello per cui stanno lottando i Dalit e la loro leadership. Un buon punto per
iniziare è quello di M.K. Gandhi e del motivo per cui egli è così odiato dai
Dalit in India.