Quello
che segue e' la prima parte dell' editoriale di Liberazione di venerdi'
29 aprile.
Così
impediremo lo scippo dei referendum
Tommaso Sodano
Ipocrisia, furbizia e indecenza sono le
espressioni che vengono alla mente dopo le ultime iniziative del Governo e le
dichiarazioni di Berlusconi sul nucleare e sui Referendum.
Mercoledì della scorsa settimana il
Senato ha approvato un emendamento del Governo, all’interno del decreto legge
“Omnibus”, con l’obiettivo dichiarato di evitare il referendum sul nucleare.
Ora il testo deve essere approvato dalla Camera (senza modifiche, altrimenti
tornerebbe al Senato) e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Solo a quel punto
l’Ufficio centrale sui Referendum della Cassazione dovrà decidere se i quesiti
referendari sono stati assorbiti o meno dalle modifiche legislative. La
scadenza del decreto è il 30 maggio e quindi, anche considerando una corsia
preferenziale al testo, ragionevolmente si avrà la certezza sullo svolgimento
del Referendum a fine maggio, primi di giugno, dunque a pochissimi giorni dal
voto.
Ma il
testo dell’emendamento non è chiaro e la partita Referendum è tutta da
giocare. Del resto, a dirimere i dubbi sulla effettiva volontà e strategia del
Governo ci ha pensato lo stesso Berlusconi, nel corso del vertice
italo-francese, dichiarando che «la decisione di una moratoria sul nucleare è
stata presa anche per permettere all’opinione pubblica di tranquillizzarsi :
un referendum ora porterebbe ad uno stop per anni del nucleare in
Italia».
Dunque, sondaggi alla mano, si vuole
evitare l’espressione popolare sabotando i Referendum. Berlusconi ha detto
testualmente che «se andassimo oggi a quel referendum, il nucleare in Italia
non sarebbe possibile per molti anni a venire. Il governo quindi,
responsabilmente, ha ritenuto di introdurre questa moratoria per far sì che si
chiarisca la situazione giapponese e magari, dopo un anno o due, si possa
ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessità di tornare
all’energia nucleare»: un vero attacco alla democrazia e alla libera
espressione della volontà popolare, a cui strumentalmente si rifà spesso il
Cavaliere.
Davanti a tale arroganza e spregio delle
regole democratiche bisogna mantenere alta l’attenzione e continuare la
campagna referendaria, intrecciandola con le elezioni amministrative per
chiedere con forza il mantenimento dei quesiti referendari non essendo stato
assorbito, nel testo approvato, lo spirito di quei quesiti: un no netto e
chiaro al ritorno del nucleare nel nostro Paese.