Le
variazioni climatiche
originate
anche dalle attività umane sembrano essere il principale effetto
scatenante la progressiva degradazione e desertificazione dei
terreni per la mancanza di acqua, sia nel sottosuolo che a livello
di precipitazioni. Ci sono già movimenti migratori di
popolazioni che non riescono più a sopravvivere sul loro
territorio e si spostano in zone più fertili ed adatte alla vita
umana.
In Africa
il lago
Ciad è ormai prosciugato,
principalmente per la mancanza di precipitazioni, ma anche per i
consumi incontrollati e lo sfruttamento intensivo dei pascoli
limitrofi. Il
lago Aral sta scomparendo.
Questo
rinomato luogo di villeggiatura dell'Asia Centrale, famoso per le
sue limpidissime acque, ha dimezzato la sua superficie e ridotto
di un terzo il suo volume. Negli ultimi decenni, causa il prelievo
sfrenato di acqua nei fiumi che lo alimentano, sono rimasti a
secco 400 Kmq di fondali. Al loro posto un arido territorio
desertico dove i venti disperdono nell'aria i residui di pesticidi
chimici e sostanze inquinanti ridotte in polvere e che prima
giacevano sul fondo delle acque. Il ritiro della superficie acquea
è ormai cosi imponente che sono recentemente venuti alla luce
reperti archeologici risalenti al XIV secolo. Un città delle
antiche popolazioni del luogo che costruivano in mattoni e fango e
coltivavano a riso grandi appezzamenti di
terreno.
Gli
scienziati del WWF
mettono in guardia le comunità dallo sfruttare selvaggiamente i
terreni per scopi agricoli, senza che vengano rispettati i tempi
ed adottate tutte le cautele per garantire i cicli riproduttivi. I
numeri sono allarmanti: negli ultimi trent'anni le popolazioni di
vertebrati sono diminuite di almeno un terzo, mentre l'impronta
ecologica dell'uomo (ovvero il peso della domanda di risorse
naturali) ha già superato il punto critico in misura tale che la
Terra non è più capace di rigenerare ciò che viene consumato, ne
di assorbire i nostri scarti (emissioni inquinanti, rifiuti....).
E' dal 1986 che la Terra non ci basta
più...
Nel
2008 l'Earth Overshoot
Day
è
caduto il 23 di settembre. Da quella data fino alla fine
dell'anno, secondo i calcoli del
Global Footprint Network (organizzazione che misura
l'impronta ecologica degli umani sulla Terra) siamo andati in
"rosso", vivendo al di sopra delle nostre possibilità ecologiche.
Questo debito verrà scontato dai nostri figli e nipoti. Se tutti
gli abitanti del Pianeta avessero uno stile di vita come gli
americani, occorrerebbero le risorse di 5,4 "Terre". Se la Terra
fosse abitata da soli Canadesi bisognerebbe moltiplicarla per 4,2,
per 3,1 se Britannici, per 2,5 se Tedeschi. Gli italiani sono
indietro in questa classifica ma, per estendere le nostre
abitudini a tutto il globo, occorrerebbero sempre e comunque
almeno 2 "Terre".
Se
l'attuale ritmo di consumo
di
acqua, suolo fertile, risorse forestali e specie animali non
muterà, secondo il WWF nel 2050 di pianeti ce ne vorranno
due. Ma, quel che è peggio, circa 3 miliardi di persone
potrebbero essere coinvolti in guerre per il controllo e lo
sfruttamento delle risorse di acqua dolce. Regioni della Terra
già in tensione per questa esigenza primaria sono quelle
attraversate dai fiumi Tigri ed Eufrate, la parte terminale del
bacino del Gange in India, il comprensorio del fiume Giordano e
quello del Colorado, tra USA e Messico. I territori della
Spagna meridionale stanno pensando di approvvigionarsi dal fiume
Reno per porre fine alla loro cronica siccità.
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