Le autostrade idroelettriche africane di Inga, quale energia elettrica dove non e' mai arrivata?



Invio questo articolo da Greenreport che parla dell' energia elettrica in Africa. Attualmente nel mondo un miliardo e mezzo di persone non hanno accesso all' energia elettrica, l' Iea prevede che nel 2030 ci saranno ancora un miliardo e 200 milioni di persone in questa situazione. Insomma i ricchi non si pongono il problema di dotare di energia elettrica chi ancora non ne ha. Sicuramente un tentativo di ovviare a questo problema potrebbe venire solo dalle rinnovabili perche' e' impensabile che l' energia da fonte fossile, ormai vicina ai suoi picchi, venga usata per fornire di energia elettrica chi non l' ha mai avuta. Allora vedo in questo un problema serio ma anche una grandissima opportunita' per le energie rinnovabili, soprattutto quelle meno dannose,perche le grandi dighe qualche danno lo fanno. Non so se questo e' un mio abbaglio, una cantonata senza fondamento,ma io ho iniziato a seguire questo tema e invito soprattutto coloro che si muovono nella cooperazione ad approfondire l' argomento. In Bolivia con poche migliaia di euro si puo' dare l'energia elettrica a molte famiglie, perche' non studiare progetti per tutte le zone ancora sprovviste di elettricita'?

Le autostrade idroelettriche africane di Inga, tra speranze e dura realtà

LIVORNO. Secondo quanto è emerso dalla la Conférence sur l'énergie hydroélectrique en Afrique, ogni anno nel Continente la richiesta di elettricità cresce dal 10 al 15% e i progetti di dighe o le centrali idroelettriche rappresentano una soluzioni preferite per rispondere alla domanda.

In Africa il tasso di elettrificazione ha raggiunto il 40% della popolazione, ma solo il 23% nelle zone rurali. Si pensa che nel 2030 la metà della popolazione mondiale priva di elettricità vivrà nell'Africa subsahariana.

Uno dei Paesi simbolo di queste contraddizioni è la Repubblica democratica del Congo (Rdc) un enorme Paese noto per la ricchezza del suo sottosuolo (diventata una maledizione), per il rame, il cobalto, il coltan, i diamanti e l'oro, ma che potrebbe diventatare un grande produttore di energia sfruttando le risorse idriche dei suoi grandi fiumi, un potenziale stimato in 100.000 MW, il 44% del quale concentrato nel solo sito di Inga, nella provincia del Bas-Congo, dove su una linea di 15 Km il fiume Congo ha rapide su un dislivello di 102 metri, un'energia disponibile praticamente tutto l'anno visto che il fiume congo ha in quel punto una portata di 42.000 m3 /s, un'energia «persa» equivalente a 370 miliardi di KWh, 37 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Tep).

In un'intervista a Radio France Iternational, Etienne Tshibangu, direttore del progetto Inga della Société nationale d'électricité della Rdc (Snel) ha affermato che « Inga sarà il punto di partenza delle autostrade africane dell'idroelettrico. Capitalizzare l'idroelettrico è un buon affare. Ho sempre parlato della particolarità del fiume Congo, misura 4.000 chilometri, attraversa due volte l'equatore, con un flusso costante e la sua capacità è in gran parte sottoutilizzata».

I primi studi per sfruittare Inga risalgono addirittura al 1937, in piena e epoca coloniale belga, e poi al 1960, subito dopo l'indipendenza della Rdc. Poi si è cominciato a costruire in quattro tappe raggruppate in due fasi: la gestione della Vallée Nkokolo e la costruzione della grande diga di Inga.

Lo schema Vallée Nkokolo utilizza una valle sbarrata con la diga di Shongo e un dislivello di 60 metri e comprede tre tappe di gestione del sito: centrale Inga 1 (351 MW) entrata in servizio nel 1972; la centrale Inga 2 (1.424 MW) in funzione dal 1982, quando la Rdc si chiamava Zaire, sotto la dittatura sanguinaria e cleptomane di Mobutu Sese Seko; centrale Inga 3 (da 1.7000 a 3.500 MW) in progetto. La Snel, oltre ad Inga 1 e 2 gestisce per conto del governo di Kinshasa anche un'altra centrale, quella di Zongo (75 MW) entrata in servizio nel 1950.

Lo schema Grand Inga, che prevede un enorme sbarramento, dovrebbe permettere di deviare quel che resta del corso del Congo nella vicina valle di la Bundi producendo in tutto 39.000 MW.

L'energia dell'Inga alla fine supererebbe largamente il fabbisogno dell'intera Rdc che prevede la costruzione di autostrade energetiche per esportare ul surplus attraverso "axes d'évacuation d'énergie" verso altri Paesi.

L'asse Rdc - Africa australe da interconnettere attraverso le linee Inga-Kolwezi-Karavia (Rdc)-Luano-Kariba nord (Zambia)-Kariba sud-Insukamini (Zimbabwe)-Phokoje (Botswana)-Matimba (Sudafrica).

Lo studio per il rafforzamento dell'interconnessione tra le reti della Rdc e dello Zambia è stato svolto negli anni '90 da un gruppo tripartito formato da esperti di Snel, Zesco (Zambia) Ed Eskom (Sudafrica) e prevede la costruzione al più presto di una seconda linea da 220 Kv tra Karavia e Luano afin d'assurer un transit de 500 MW; la successiva conversione della linea Thtcc Inga-Kolwezi e di una da 330 kV tra Kolwezi e Luano, passando per Solwezi in Zambia, per permettere di avviare 1.000 MW dalla rete Snel verso quelle dell'Africa Australe. Un'altra autostrada dell'energia verso il sud del continente dovrebbe essere quella Rdc-Angola-Namibia-Sudafrica sulla quale sta lavorando un gruppo di lavoro misto composto da Snel, Ene (Angole) Mampwer (Namibia) ed Escom che ha già realizzato un ipotesi preliminare.

L'asse Rdc-Africa Centra-Africa Occidentale dovrebbe sfruttare la rete di interconnessione che dal 1953 collega la Rdc con Brazzaville , la capitale del Congo. Esiste un progetto per una linea Ht tra Kwilu, un nodo della reste occidentale della Snel, per alimentare alcune città del nord dell'Angola come Mbanza-Congo, Maquella do Zombo, Soyo e Tomboko, un'altra linea dovrebbe dare elettricità a Pointe-Noire, la capitale economica del Congo, partendo direttamente da Inga.

Il potenziale e i progetti idroelettrici sono enormi, ma dal periodo coloniale si è mosso ben poco, tanto che qualche giorno fa è arrivata nella Rdc una missione della Kreditanstalt für Wiederaufbau (la banca per lo sviluppo tedesca) capeggiata dalla direttrice Doris Kôhn per verificare la possibilità di recuperare alcuni gruppi produttivi della diga di Inga 2.

Infatti, Inga 2 ha solo teoricamente una capacità di 1.424 MW, in realtà ne produce meno della metà perché la diga e l'impianto soffrono di una mancanza di manutenzione e revisione cronica.

Dopo un incontro con il ministro dell'energia della Rdc Gilbert Tshiongo, la Kôhn ha spiegato che «Il governo tedesco si basa sulle valutazioni nell'eseciuzione dei progetti, come farà per Inga 2. Realizzeremo una legame tra lo sviluppo delle energie idrauliche e gli impianti di acqua potabile. In quest'ultimo settore la cooperazione tedesca lavora da molto tempo con la Régideso (Régie de distribution d'eau), per riabilitare le infrastrutture. In questo comparto si inscrive anche l'esame della cooperazione nel settore delle energie rinnovabili nel quale la Rdc dispone di un'enorme potenziale».

Il 10 agosto la sociétà svedese Abb e Snel hanno firmato un contratto di fornitura di attrezzature per 3,5 milioni di dollari per potenziare i nodi di Kimwenza, Liminga e Lingwala della rete elettrica di Kinhasa, perché la capitale della Rdc subisce continue interruzioni della corrente proveniente da Inga che esasperano la popolazione. Pensare alla realizzazione di autostrade energetiche in un Paese che non riesce nemmeno a gestire picchi di richiesta nelle sue attuali "mulattiere" elettriche coloniali e post-coloniali sembra un'ambizione incredibile, visto che la Snel per costruire la seconda linea Inga-Kinshasa sta cercando disperatamente di ottenere 490 milioni di dollari.

Li potrebbe trovare nei Paesi vicini sempre più affamati di energia, soprattutto il vicino, rampante e petrolifero Angola che chiede spazio nel progetto, ma anche la potenza regionale, il Sudafrica, che però vogliono garanzie politiche e tecniche e una dimostrazione di efficienza che la Rdc in questo momento non è in grado di dare. Forse le autostrade energetiche africane di Grand Inga dovranno aspettare ancora un po'.


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