I Ching e zodiaco cinese integrato dal sistema elementale
indiano. Di seguito il testo introduttivo, la data del primo incontro previsto
é il 12 settembre 2010 che é domenica. L'incontro si svolge dalla mattina alla
sera qui a Treia, ogni partecipante porta qualcosa da mangiare ed al termine
della giornata può lasciare un contributo volontario. La sessione di lavoro si
svolge in modo informale con dialoghi esplicativi a cominciare dall'archetipo
del Gallo.
“La casa é il corpo più grande” diceva il poeta e saggio Kalil Gibran ed é
vero… perché sentire di stare a casa sorge dal senso di presenza in cui si
riconosce la propria casa. Quindi la casa non é un luogo ma uno stato di coscienza.
Ma non é detto che questa condizione di totale “affrancatura” debba essere
raggiunta con la morte, può avvenire anche nel corpo il momento in cui i
legacci col mondo vengono recisi, il momento in cui il senso di identificazione
con l’ego viene sciolto, per ritrovare la propria natura originaria nel Sé.
Questa scoperta di Sé, in verità, non é ottenibile in alcuna forma ma é solo un
“riconoscimento”… Per aiutare questa “ricerca” ho sviluppato un metodo di auto
indagine, che parte dalla conoscenza delle propensioni innate manifestate nella
propria mente. La mente personale é in realtà una sorta di immagine speculare,
non realmente esistente, ma dobbiamo partire da questa se vogliamo scoprire il
reale “soggetto”.
Quest’anno inizia un corso di apprendimento degli archetipi primordiali che
contraddistinguono i vari modi espressivi della psiche umana. Il corso si tiene
a Treia, si svolge in modo informale, e senza vere e proprie scadenze fisse,
attraverso una serie di incontri che, comunque, mi piace posizionare in
prossimità della Luna Nuova. Il primo di detti incontri si tiene il 12
settembre 2010.
Introduzione generale al discorso:
“Semplici attori, finché separati, poi, superata la dualità, non ha più nessuna
importanza… Il fiore non ha più nome né forma è solo un fiore unico ed
irripetibile nel giardino della Coscienza” (Saul Arpino).
Tema trattato: “La conoscenza di sé attraverso gli archetipi e gli elementi
cinesi ed il sistema indiano. Indagine sulle componenti psichiche energetiche e
come armonizzarle nelle varie condizioni della vita”
Premessa
La nostra vita è legata ad una serie di circostanze di cui non abbiamo il
controllo ma, come diceva Nisargadhatta, noi siamo parte integrante della
manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo
esserne separati…. Di conseguenza, essendo coscienza nella coscienza, siamo in
grado di riconoscere il flusso energetico nel quale siamo immersi e far sì che
il nostro pensiero e la nostra azione siano in sintonia con la qualità dello spazio-tempo
vissuto. In questo perenne rimescolamento energetico, noi siamo come navigatori
senza meta, o guerrieri –se preferite- liberi di affrontare il contingente
senza paure.
“Se temi la sofferenza –diceva un samurai- come fai a combattere?”
Vediamo ora che dal tutto il tutto si dipana dinnanzi ai nostri occhi…. 12
animali si presentano al Buddha morente ed ognuno ottiene di incarnare le
caratteristiche psichiche che contraddistinguono i tre aspetti di anno, mese e
ora, in base alle propensioni naturali, di ogni essere vivente. Essi sono
maschili e femminili e manifestano le loro caratteristiche tramite le 5
componenti fondamentali: Terra (devozione), Metallo (giustizia), Acqua
(saggezza), Legno (etica), Fuoco (costumi).
Il funzionamento è più o meno quello del caleidoscopio. Alcuni elementi
colorati e tre specchietti interni. Girando il tubo si ottengono diverse
composizioni. Malgrado l’esiguità delle componenti i risultati possono essere
infiniti. Questo stesso concetto (traslato ai 5 elementi ed ai tre aspetti
psichici incarnati) mostra la variegazione di tonalità di colore e movimento
attraverso la quale la coscienza individuale si manifesta (la forma ed il
nome). La coscienza di sé, che noi chiamiamo persona, è un coordinatore
interno, adattato all’individuazione, il quale si appropria delle funzioni
messe in atto. Lo chiamiamo: io.
Questo ‘io’ (o assuntore interno) è l’apparenza identificativa individuale
nella quale solitamente ci riconosciamo. Propriamente parlando questo “ego” è
esso stesso la “conseguenza” delle energie messe in moto dai vari elementi e
dai tre archetipi incarnati, quindi è inerte (come un programma), ed è un
oggetto nella coscienza.
I tre archetipi psico-emozionali, inscindibili nel loro miscuglio,
rappresentano:
Il senso dell’io, ego = anno di nascita;
l’intelletto o intuizione = ora di nascita;
la memoria o predisposizione = mese di nascita.
Capire il senso dell’abbinamento archetipale con le condizioni dell’ora e del
mese di nascita, è facile da accettare giacché siamo abituati a pensare che
ogni momento della giornata ed ogni stagione ha i suoi modi, e tutte le
creature sono soggette a questi modi. Ma il primo aspetto dello zodiaco cinese,
quello dell’anno, è più duro a digerirsi per la nostra mentalità
razionalistica. Come è possibile che un dato anno possa essere qualitativamente
diverso dall’altro solo sulla base di un calendario arbitrariamente deciso
dall’uomo?
Impostosi nella cultura cinese e dell’estremo oriente e provenendo da una
tradizione pluri-millenaria (sicuramente di origine matristica) il calendario
ciclico, di 13 lune e di 12 archetipi animali (che rotano abbinati agli
elementi in turni di 60 anni), è stato anno per anno vagliato e corroborato
dall’esperienza di milioni e milioni di persone, in cui i comportamenti
corrispondevano ai modelli indicati in un raffronto oggettivo e riscontrabile
nei fatti. Alcuni analisti vedono un significato in un’altra coincidenza, il
percorso dodecennale che la terra compie attorno al sole per fare un giro
completo (una specie di viaggio in treno con 12 stazioni annuali). Si può anche
fare a meno di credere a questa “qualità del tempo” ma stando ai risultati essa
è confermata, ahimè! Quegli archetipi animali esistono e sono riconoscibili
nelle caratteristiche variegate degli individui di tutto l’emisfero
settentrionale (la nostra metà del mondo), senza peraltro sapere cosa succede
nell’emisfero meridionale (che teoricamente dovrebbe avere valenze rovesciate).
Con tutti questi dubbi in testa, siamo un po’ come gli alchimisti che
sperimentano onestamente e coraggiosamente con i loro tre elementi basici,
inserendo all’occorrenza nuove figure e varianti. Questo è il lavoro ingrato e
meraviglioso del “navigatore nel sé”. L’Ulisse in noi, disincantato e schietto,
che “vede” e riesce ad orizzontarsi, avverte l’odore delle cose incombenti per
come si stanno manifestando. Non per opporvisi ma per esprimersi al meglio e
proseguire nel viaggio. Chiunque potrebbe farlo se sta attento ai segnali
costanti e continui che la vita ci manda.
L’intelligenza intuitiva –lumen- non è propriamente basata sulla percezione
sensoriale o sul raziocinio ma sulla abilità di orientarsi prima che la
percezione sensoriale od il pensiero abbiano modo di esprimersi. Quindi è una
capacità naturale –immediata- dell’intelligenza, che viene prima ancora
dell’istinto. Un sentire ed allo stesso tempo una sintesi analogico-analitica.
E’ l’intuizione innata che ci dice tutto quello che è, come è, senza analisi
risolutive, bisogno di prove o riscontri.
Si procede a naso –dicevo- ed infatti l’olfatto appartiene all’elemento Terra,
quello più solido. La matrice di ogni manifestazione concreta. E’ la Terra
stessa che fa nascere tutti gli esseri e li nutre in se stessa. Mentre il Cielo
energizza e vivifica con la coscienza tutte le forme. Ma attendiamo un po’
prima di affrontare il discorso dello Yin e dello Yang e degli elementi e
torniamo ai tre archetipi. Essi “sembrano” tre in verità son tre aspetti della
stessa personalità. Ognuno di noi manifesta una forma esemplare a tre facce
(designanti le nostre caratteristiche). Sul come sopravviene l’influenza di una
o l’altra di queste facce, sul perché capiti ad una piuttosto che un’altra,
diremo che è destino!
Le tendenze innate che si riflettono nello specchio, perennemente cangianti,
son le correnti in cui l’io si muove. Se vogliamo osservare una cosa piccola
bisogna ingrandirla attraverso il microscopio, ma se vogliamo ampliare il campo
di azione dobbiamo distaccarci il più possibile dalle cose attorno a noi, in
modo da percepire il senso d’insieme. Questa corsa in tondo verso
l’auto-conoscenza è un vagare trasognato, un’attenzione senza risposta,
solitudine e silenzio, osservazione e contemplazione, fluire limpido nei
mutamenti, sorridere nel rincorrere il vuoto. Ma allora di cosa continueremo a
parlare?
La fase “intermedia” dell’illuminazione, quella del santo, rientra ancora nella
sfera del mentale, delle cose che possono essere discusse e trasmesse. Flash di
realizzazione, esperienze al limite del transpersonale, che contemporaneamente
ci consentono di riconoscerci in sintonia elettiva, colori dello stesso
arcobaleno, e di ciò possiamo ancora parlare, attraverso evocazioni
consapevoli. La trasmissione, o meglio il riconoscimento, avviene per immagini
(come succede ai bambini che riconoscono l’aggregazione concettuale, il senso,
di parole sconosciute); questa “trasmissione” può essere fatta utilizzando vari
modi comunicativi e sensoriali: per empatia emozionale, a voce, con lo sguardo,
con il tatto, ed anche con lo scritto, se esso rispecchia fedelmente le qualità
necessarie e si crea un’attenzione indisturbata al tema trattato.
Un detto Taoista per “cristallizzare” l’immagine: “Il santo comprende l’intrigo
del mondo ed abbraccia l’universo senza sapere perché. Questo è il manifestarsi
della sua natura”.
Ed ora una storiella:
Alcuni suoi seguaci domandarono al bandito Hòu:”Anche per i ladri esiste una
strada (Tao)?” – “Eh, certo che sì.. – rispose Hòu- Santità è intuire dove
giace un tesoro nascosto, Eroismo è entrare per primo nella casa, Giustizia è
uscirne per ultimo, Saggezza è distinguere il colpo che si può tentare, Umanità
significa essere equanimi nel dividere il bottino. Al mondo non è mai esistito
un gran ladro che non abbia manifestato queste qualità”. (Chuang Tze)
Il momento in cui inizia l’anno.
Nell’antico calendario romano l’inizio dell’anno ricorreva a marzo ed anche in
India ed in Cina infatti questo è il tempo in cui la vita torna a manifestarsi
con forza. Questo periodo di marzo aprile è anche il momento dell’equinozio
primaverile, delle piogge e della crescita del grano. L’elemento cinese
correlato (dal 21 gennaio al 20 aprile) è il Legno. Il Legno corrisponde alle
emozioni, al tatto, alla fantasia, alla creatività. I suoi archetipi sono la
Tigre, la Lepre e il Drago ed i nati negli anni, nell’ora o nel mese di questi
animali saranno particolarmente avvantaggiati negli anni di Terra. Infatti il
legno possiede la terra e trae da essa nutrimento con le radici. L’esagramma
dell’I Ching, significativo di questo periodo, è Ta Chuang – La Potenza del
Grande. Il segno indica un tempo in cui il valore interiore emerge con impeto
ma incombe il pericolo che ci si fidi della propria potenza senza chiedersi
ogni volta dove sia il giusto, senza aspettare il tempo opportuno. Per questo
si dice ”Propizia è perseveranza” Infatti la vera Potenza è quella che non
degenera in mera violenza. Ovvero si può abbandonare un atteggiamento bellicoso
senza doversene pentire. Intesa del Tutto con il Tutto.
Appendice.
Attraverso le capacità riflettenti dell’organo interno (antakharana) siamo in
grado di manifestare energie psicofisiche in rispondenza a quelle percepite
fuori di noi. Questa rispondenza è automatica ed inevitabile, è una legge
naturale. Pensare di sfuggirne il corso è assurdo come pensare di cambiare il
film mentre la pellicola viene proiettata. Ma l’atteggiamento interno è
importante! Infatti l’accettazione del proprio destino scioglie l’attaccamento
all’utile ed all’inutile che ci spinge nel ciclo delle rinascite. Nell’ignoranza
ci identifichiamo con i personaggi e ci consideriamo autori e responsabili del
gioco vissuto, con guadagno e perdita, la verità è che il nostro io, la
coscienza individuale, la persona da noi incarnata, è solo un’immagine. Il
risultato di un automatismo distratto e di una identificazione illusoria.
Questo dobbiamo comprendere bene se non vogliamo che la mente ci imbrogli. Non
cadiamo nel delirio dell’io separato, anche se la coscienza che lo anima è vera
sin d’ora e siamo già dotati del capitale iniziale per quella “conoscenza di
sé” è assurdo e ridicolo pensare di “ottenerla” –strettamente parlando non è
possibile. Essa è già integralmente manifesta qui ed ora e quindi non
perseguibile come ottenimento altro. Presente sempre….. ma ne teniamo conto, ne
siamo consapevoli?
Se ci sentiamo attratti da questa “conoscenza” occorre dire che non c’è corso o
spiegazione o esperimento che possa trasmetterla, può essere solo riconosciuta
(risvegliata) per simpatia nel momento della maturazione. Siccome non è un “conseguimento”
continuiamo ad “andare avanti a fiuto”.
Paolo D’Arpini
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