governo tecnico o elezioni nel 2011



Ogg: governo tecnico o elezioni nel 2011

DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA
 

La rottura con Fini serve a Silvio Berlusconi per riconquistare il pieno controllo del suo partito. Ma questo ha senso in un solo caso: si vuole andare alle elezioni anticipate in tempi brevi. Per questa ipotesi serve il placet di Bossi, ottenibile solo con concessioni importanti sul federalismo fiscale, spendibili in campagna elettorale.

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Come si stanno muovendo le opposizioni di fronte al quadro politico movimentato dalla "rottura" tra Berlusconi e Fini?

La legge sul federalismo è - appunto - il terreno su cui tentano di scardinare gli equilibri politici (l'asse Cavalier-Senatur) che reggono il governo. Se il PD riesce a coinvolgere Fini sul "NO al federalismo" (per come è concretizzato nel testo della legge in discussione) si potrebbe arrivare alla crisi del governo Berlusconi e ad un nuovo "Esecutivo di transizione" che assolva due compiti: i conti pubblici ed una nuova legge elettorale.

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La candidatura di Niki Vendola a premier del centro-sinistra, in questo contesto, è una scommessa sull'ipotesi che, fallito il tentativo di "governo tecnico" senza Silvio, si vada a votare subito, nel 2011.

A mio giudizio, si tratta di una mossa azzardata, dubbia tatticamente (dal punto di vista delle ambizioni personali) e strategicamente perdente (dal punto di vista delle speranze collettive dei movimenti sociali).

In mancanza di un network autonomo nazionale, Vendola per affermarsi potrebbe contare solo sul "Partito di Repubblica" (e sui suoi terminali dentro il PD: Veltroni, Marino...)

Dovrebbe rinunciare al contenuto fondamentale per una alternativa radicale oggi: acconciandosi al discorso, strumentalizzato dai mercati finanziari europei, dei "sacrifici equi", non potrebbe più rivendicare che "i costi della crisi siano a carico di speculatori e banchieri".

Vendola avrebbe potuto promuovere la costruzione in Italia di una forza rappresentativa di quell'"area rosso-verde (o verde-rossa) del 20%" presente ed operante in tutta Europa (tranne che nel nostro Paese, per responsabilità della "sottocasta" dei "sinistrati").

Ha deciso invece di puntare subito più in alto nella gerarchia istituzionale perdendo di vista interessi e speranze del suo potenziale popolo di riferimento.

Ho l'impressione - ma potrei ovviamente sbagliarmi - che la parabola del suo "maestro" Bertinotti non gli sia servita di lezione...

(L'intervento completo nel file allegato)



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