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I fatti atomici ed il loro contesto di credibilità
- Subject: I fatti atomici ed il loro contesto di credibilità
- From: "alfonsonavarra at virgilio.it" <alfonsonavarra at virgilio.it>
- Date: Sun, 25 Jul 2010 16:48:15 +0200 (CEST)
----- Original Message -----
From: Sandra
To: LOC
Sent: Saturday, July 24, 2010 12:50 PM
Subject: Re: collegamento lombardo Energia Felice
Caro Alfonso, verrà diffuso un verbale dell'incontro antinucleare lombardo del 20 luglio e un elenco degli aderenti?
(...)
Il testo dell'appello secondo me va bene, mentre quello del volantino credo andrebbe rivisto, semplificato e ridotto, elencando in modo semplice e il più possibile basato sui fatti le ragioni del no al nucleare. Se vuoi posso darti una mano in questo senso.
ciao
Sandra
Il testo dell'appello secondo me va bene, mentre quello del volantino credo andrebbe rivisto, semplificato e ridotto, elencando in modo semplice e il più possibile basato sui fatti le ragioni del no al nucleare. Se vuoi posso darti una mano in questo senso.
ciao
Sandra
Risponde Alfonso Navarra
Cara Sandra,
darci una mano sul volantino antinucleare? sta bene. Attacca subito a lavorare e facci sapere ...
Un solo appunto.
Nella comunicazione pubblica i "fatti" nudi e crudi non non esistono.
Il problema è presentare "fatti" in un "contesto di credibilità" - ed è perciò inevitabile che il primo punto, in qualsiasi comunicazione finalizzata politicamente, è "smantellare" - spesso implicitamente - il "contesto di credibilità" proposto dall'antagonista.
(Permettimi, però, al momento che io non mi dilunghi su categorie e strumenti di sociologia della comunicazione).
Prendi questa affermazione, punto forte della campagna della lobby nucleare:
- Con il nucleare pagheremo le bollette il 40% in meno, come in Francia...
Qui, per ribattere, dovresti riuscire a spiegare:
1- che lo Stato francese (come del resto ogni "Stato atomico") sovvenziona pesantemente il ciclo atomico: quindi quello che non è a carico della bolletta è a carico della fiscalità generale
2- che l'assistenzialismo di Stato si esercita soprattutto nella fase a monte ed a valle del ciclo atomico: arricchimento dell'uranio (= predisposizione del materiale fissile) e smaltimento delle scorie. Ma ciò non esclude affatto, anzi, altre forme di sostegno monetario diretto nelle altre fasi del ciclo;
3- che questo interventismo statale a monte e a valle - non computato economicamente - è in funzione delle ambizioni di potenza "strategiche" dello Stato in oggetto, il vero motore trainante della tecnologia atomica;
4- a te, che, come me, partecipi ai gruppi di studio di "Cerca la rotta", viene infine facile considerare che ogni ciclo produttivo, nell'attuale sistema economico, presenta delle "esternalità" (sull'ambiente, sulla società) che non hanno stima monetaria dai responsabili pubblici...
Ma l'opinione pubblica in generale non ha la minima idea di questo aspetto (considerato solo da frange per ora minoritarie)...
Questi quattro concetti fondamentali come li esprimi sinteticamente in un volantino?
Un bel problema, no?
Quando partecipo a delle conferenze pubbliche io i punti ("fatti") 1, 2, 3 li affronto e dimostro citando due fonti che dovrebbero garantire il "contesto di credibilità" a cui li aggancio: gli stessi testi forti della propaganda nuclearista, facendo - implicitamente ed esplicitamente - leva sulla proposizione: "Se lo dicono proprio loro" ..
I testi sono:
"Energia nucleare? si grazie", autore Luca Iezzi, giornalista di "Repubblica" (Castelvecchi, 2009)
"Il nucleare salverà il mondo", autrice Gwyneth Cravens (Mondadori, 2008).
Quest'ultimo best-seller mondiale lo trovo particolarmente utile, perchè la Cravens, ex militante ecologista, si presenta come Dante che viaggia per i "gironi" del ciclo dell'uranio.
Il Virgilio che la guida è molto importante dal nostro punto di vista: si tratta di Rip Anderson, il responsabile del progetto Yucca Mountain, che l'Amministrazione Obama ha appena bocciato come soluzione affidabile per il problema delle scorie radioattive.
Per dirla in breve, quando mi rivolgo ad un pubblico da convincere, ed ho poco spazio e tempo a disposizione, non vado certamente a citare le statistiche di Greenpeace perchè sceglierei un terreno tecnico minatissimo: qualsiasi esperto del settore sa che non c'è campo più controverso e manipolabile della cosiddetta "scienza statistica"...
Non è intelligente - credo - impegolarsi in discussioni su criteri statistici specialistici in cui la gente non ci capisce nulla. Ed in cui veramente puoi affermare tutto e il contrario di tutto, a seconda dei parametri che metti in gioco.
Adotto invece la tattica del judoka: fare leva sulla stessa forza attivata dall'avversario per colpirti.
Immaginate l'effetto che produce su un pubblico la lettura dei brani rassicuranti delle interviste a Rip Anderson (potete addirittura trovarne una versione televisiva alla URL : http://fora.tv/2007/09/14/Could_Nuclear_Power_Save_the_Planet) sapendo poi che sono stati tutti smentiti dal suo stesso committente governativo!
In generale, sono perfettamente consapevole che il mio problema di attivista ecologico (ed "olistico") non è contestare questo o quel fatto ma l'ideologia tecnocratica dominante, al servizio della potenza e del profitto, che seleziona i fatti a cui attribuire una patente di "verità scientifica".
Fortunatamente per noi la scienza ufficiale non è così monolitica come la vorrebbero presentare i suoi interessati sfruttatori dei "poteri forti"; e la comunità scientifica, non a caso, si dibatte tra teorie ed ipotesi contraddittorie negli stessi fondamenti delle discipline di base.
Molte ricerche sociali mostrano un atteggiamento del pubblico ambivalente verso la Scienza (singolare con la maiuscola).
Da un lato esiste un riconoscimento maggioritario che la Scienza e la Tecnologia renderebbero la nostra vita più sana, creerebbero opportunità di lavoro e assicurerebbero esperienze vitali più interessanti.
Ma appena dalla Scienza con la maiuscola si passa alle singole e concrete applicazioni tecnologiche ecco che invece "crescono le preoccupazioni per quello che riguarda il potere e quindi la pericolosità della conoscenza, lirrilevanza di certa scienza per la vita quotidiana, l'insoddisfazione per la velocità del cambiamento e una crescente consapevolezza che la scienza e la tecnologia potrebbero non essere la soluzione a tutti i nostri problemi" (Martin Bauer, Eurobarometro).
E' un dato - questo delle contraddizioni della ideologia tecnocratica - su cui possiamo inserirci e lavorare per presentare i nostri fatti in un contesto di credibilità alternativo che si chiama "democrazia cognitiva".
E' una guerra strategicamente perdente quella dell'"ambientalismo scientifico" che pretende di avere esperti più bravi, scrupolosi e veritieri di quelli collegati all'antagonista industrial-militar-nucleare.
Bisogna invece porsi (è il mio approccio di "ecologista sociale") dal punto di vista di una razionalità scientifica "democratica" consapevole dei limiti stessi della scienza, di qualsiasi scienza: nei problemi sociali il vero "esperto" è il cittadino comune nel processo della decisione democratica, perchè, per cominciare, sono tutti i problemi sociali significativi sono caratterizzati dal paradigma della complessità.
Non solo non esiste esperto scientifico che possa abbracciare la totalità del problema (non esistono specialisti della totalità!) ma la sostanza del problema stesso - l'energia non fa affatto eccezione - è costituita dai comportamenti sociali che si dovrebbero poi andare a pianificare e normare.
Il problema sociale è "oggettivo" ed insieme "soggettivo", il "dato sociale" non è realtà indipendente dal comportamento dell'osservatore, dell'attore sociale: di qui la necessità che tutti noi, che, in quanto persone, "attori sociali", in senso forte, "siamo" il problema, ci assumiamo la respondabilità di una sua soluzione consapevole e condivisa, utilizzando le competenze tecniche specialistiche come ausilio e non delegando ad esse le decisioni fondamentali ...
Nella strategia un elemento fondamentale è la scelta del terreno in cui vai ad ingaggiare le battaglie con l'antagonista.
Il nostro dilemma di antinuclearisti è il seguente:
1- dobbiamo proporci come coloro che hanno la Scienza dalla loro parte, e contrapporre i nostri esperti a quelli della lobby filonucleare, da bollare come "incompetenti"?
2- presentarci non come gli "antiscientisti", bensì come i portatori di una razionalità critica e non ideologica, omogenea con il principio democratico, consapevole che la complessità dei problemi sociali abbisogna di soluzioni individuate nel dialogo democratico della cittadinanza tutta?
E' chiaro che personalmente do per scontato che è un terreno perdente in partenza quello di contrapporre i nostri Mattioli, Baracca ed Agostinelli ai premi Nobel (quasi tutti filonucleari) e sono invece per organizzare la posizione culturale e politica della ragionevolezza critica e democratica (tipica dell'ecologia sociale).
Ma ritengo altresì che sia necessario trovare momenti "tattici" di convergenza con l'ambientalismo cosiddetto "scientifico", strategicamente perdente anche se, al momento, maggioritario tra le nostre fila...
Da: LOC <locosm at tin.it>
A: Inviato: Ven 23 luglio 2010, 19:17:12
Oggetto: collegamento lombardo Energia Felice
DA PARTE DI ALFONSO NAVARRACare amiche ed amici, ci siamo riuniti il 20 luglio come costituendo "Comitato Energia Felice", che prende l'abbrivio dalla necessità di promuovere e gestire in Lombardia la LIP sulle rinnovabili depositata in Cassazione il 7 giugno scorso da 30 ambientalisti "storici".Si fa presente che nella sede di via Borsieri 12 sono arrvati i moduli per la raccolta firme ed opuscoli di accompagnamento con il testo della proposta di legge stampato.Si può contattate il sottoscritto allo 3400-878893 per venirli a prendere (si troverà un sostituto nell'eventualità - auspicata - di partenza per le vacanze).Chi li ritira deve anche mettersi nell'ottica di farli vidimare presso le cancellerie dei tribunali.Ad inizio settembre ci si rivedrà per la vera e propria partenza del lavoro organizzato di raccolta firme (e della campagna annessa e connessa).Sono emerse dall'incontro, tra l'altro, le seguenti necessità:- redigere un volantino adatto per sensibilizzare i cittadini comuni ai banchetti;- redigere un documento per coinvolgere in un lavoro unitario le diverse reti antinucleari che si sono formate (es. il tavolo delle associazioni ambientaliste, il comitato "salute-ambiente-energia", la Rete Nazionale Antinucleare, altro ...)- scrivere un invito per contattare e coinvolgere le associazioni imprenditoriali e professionali che hanno interesse allo sviluppo delle rinnovabili (referente proposta: Antonio Fiascone);- preparare un progetto per una rete controinformativa che potrebbe nascere nel lavoro antinucleare per le rinnovabili (referente proposta: Roberto Brambilla).Per agevolare l'adempimento di questi "compiti per le vacanze" trovate in allegato due proposte:1- una bozza di volantino per la sensibilizzazione ai banchetti;2- il documento per contattare e coinvolgere altre reti e realtà organizzate (ricavato dalla precedente proposta di volantino).Ultima informazione: come Mario Agostinelli, non riesco a partecipare - per motivi di salute - alla riunione del Comitato Nazionale "Si alle rinnovabili - No al nucleare", convocata per lunedi prossimo a Roma.C'è qualcuno che si propone per sostituirci nell'andare all'incontro come osservatore?Saluti antinucleari e teniamoci comunque in contatto!
Allegato Rimosso
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