convegno "terra e mare al tempo del petrolio" lido nettuno Metaponto lido



NOSCORIE TRISAIA
noscorietrisaia at libero.it

 

18.07.2010

 

Mentre la marea nel golfo del Messico sta consumando una Chernobyl dei mari 
dopo l’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater  Horizon - con 
l'interdizione della pesca per questioni sanitarie nel 25 per cento dell’intero 
Golfo del Messico , il governo degli Stati Uniti ha varato una moratoria sulle 
trivellazioni off shore e pensa a severe misure restrittive e di controllo 
sulle piattaforme marine esistenti. Da aggiungere a limiti molto severi già 
presenti nel regolamento delle estrazioni marine, visto che in California, ad 
esempio, non si può perforare in mare entro gli 80 km. dalla costa.

In Italia dopo una prima interpellanza parlamentare il ministro Prestigiacomo 
con il sottosegretario Saglia oltre le solite rassicurazioni su possibili 
incidenti proibiranno le attività di ricerca ed estrazione di petrolio nella 
fascia marina di cinque miglia lungo l'intero perimetro costiero nazionale, 
limite che sale a dodici miglia per le Aree Marine Protette, senza introdurre 
alcuna norma sulle piattaforme esistenti e attive dislocate persino a circa 50 
metri dal litorale. Al di fuori di queste aree, le attività di ricerca ed 
estrazione d’idrocarburi sarebbero sottoposte a valutazione d’impatto 
ambientale. 

Le misure della Prestigiacomo diventano  una sorta di foglia di fico per 
nascondere le brutte e inquinanti piattaforme marine all’occhio dei bagnanti, 
cosa peraltro non valida nello Jonio e nei golfi  di Taranto e Squillace dove 5 
miglia (circa 8  Km) sono in sostanza visibili spostandosi tranquillamente 
sulla circonferenza della costa nei brevi tratti. E nulla fanno verso una 
moratoria dei permessi di ricerca e di coltivazione, visto che le richieste di 
permessi nei mari italiani sono aumentate a dismisura, come si evince dalla 
carta dei titoli minerari dell’Unmig. 

Non si risparmia nessun mare del Mediterraneo italiano, dall’Adriatico, alle 
coste pugliesi, lucane e calabresi, per poi battere a tappeto il canale di 
Sicilia e raggiungere la Sardegna. Nel solo Jonio lucano i permessi di ricerca 
da uno (Appennine Energy), sono diventati tre, mentre nel Golfo di Taranto e 
Squillace sono addirittura dodici.Tutto questo in un mare chiuso qual'è il 
Mediterraneo ,dove un incidente simile a quello del golfo del Messico avrebbe  
impatti ben più gravi su economie ed ecosistemi .





Che cosa sta accadendo in Italia?

Per capirne di più v’invitiamo a un convegno dal tema "Terra e mare al tempo 
del petrolio; il sud nel mirino delle compagnie petrolifere" per il giorno 23 
luglio 2010 alle ore 19 al Lido Nettuno di Metaponto Lido. Relazionerà tra gli 
esperti la ricercatrice italo americana Maria Rita D'Orsogna, uno tra i massimi 
esperti mondiali su petrolio e sull'impatto ambientale delle coltivazioni 
minerarie. Ci incontreremo con gli operatori turistici , le associazioni 
ambientaliste e i comitati  delle  regioni  Joniche.