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Re:[ecologia] L'ARABA FENICE di Lucia Venturi
- Subject: Re:[ecologia] L'ARABA FENICE di Lucia Venturi
- From: "circolo\.vegetariano\@libero\.it" <circolo.vegetariano at libero.it>
- Date: Wed, 5 Aug 2009 21:35:57 +0200
Articolo eccellente... ma il picco è più prossimo dei 10 anni previsti... me l'ha detto l'uccellino! ---------- Initial Header ----------- From : ecologia-request at peacelink.it To : ecologia at peacelink.it Cc : Date : Wed, 5 Aug 2009 18:32:44 +0000 (GMT) Subject : [ecologia] L'ARABA FENICE di Lucia Venturi > da greenreport.it > > L'araba fenice > > > > LIVORNO. E' passato esattamente un anno da quando le oscillazioni > del prezzo del petrolio greggio iniziarono una lenta, ma continua > ascesa seguita a ruota da tutte le materie prime, comprese quelle > alimentari. Il prezzo del greggio raggiunse la quotazione di 147 > dollari al barile nel luglio 2008. Negli Stati Uniti soffiavano già i > venti della crisi e in Europa il dibattito era se fossimo di fronte ad > una fase di recessione a livello mondiale, a cui in molti si > affrettavano a dire che ancora non era il caso di allarmarsi anche se > nessuno, però, era in grado di giurare che recessione non ci sarebbe > stata. All'ascesa del prezzo del barile seguì in pochi giorni una fase > discendente delle quotazioni, accompagnata da un'analoga discesa dei > prezzi delle materie prime che compongono la cosiddetta categoria dei > beni rifugio: oro, argento e altri metalli. Anche in quel frangente le > domande si concentrarono su se e quanto sarebbe durata quella fase e > quale effetto avrebbe avuto sull'economia. > E' passato un anno, la > crisi economico- finanziaria si è allargata senza confini e ha > duramente intaccato l'economia reale i cui effetti, già pesanti, non > sono ancora del tutto dispiegati. > Le domande adesso riguardano i > tempi in cui usciremo da questa recessione e le antenne sono vigili ad > individuare i germogli della ripresa. E' passato un anno e i prezzi del > petrolio hanno cominciato a riprendere verso l'alto: l'ascesa > cominciata da metà luglio ha fatto toccare ieri al Brent i 74 dollari > al barile, il livello più alto registrato da ottobre e quasi il doppio > rispetto a quello di dicembre e conseguentemente hanno ripreso a salire > i prezzi di gran parte delle materie prime comprese quelle alimentari, > in particolare lo zucchero (lo scorso anno era il riso). Una situazione > in cui si incrociano fattori speculativi ma non solo. > «Se i > prezzi del greggio salgono ancora- avverte il capo economista > dell'Agenzia internazionale dell'energia, Fatih Birol- questo potrà > strangolare la ripresa economica». Come dire che potremo vedere > seccarsi presto i germogli che faticosamente cercavano di spuntare. E' > passato un anno, sono cambiate le cifre delle quotazioni del greggio > (70 dollari meno), è passata una crisi economica sui cieli del pianeta > a livelli paragonabili a quella del '29, ci sono stati dibattiti a non > finire sui meccanismi che l'hanno ingenerata, sulle responsabilità e > sulle misure da prendere per uscirne, sulla necessità di rivedere il > sistema delle regole e dei controlli. > Si è riaperto il dibattito > sull'opportunità che in soccorso dell'economia finanziaria, oltre che > su quella reale, dovessero o meno intervenire gli Stati, se questo > avrebbe potuto comportare la fine del capitalismo o la sua > trasformazione; il dibattito non si è ancora spento e ancora siamo di > fronte a scenari in cui la speculazione sulle risorse, scarse, potrebbe > mettere a rischio la difficile ripresa economica a livello planetario. > Segnali > di un modello che come l'araba fenice risorge dalle ceneri. > L'avvertimento lanciato ieri da Fatih Birol, se letto assieme a quelli > che da tempo il capo economista dell'Aie sta lanciando- la dicono lunga > sulla necessità di cambiare un modello di sviluppo economico basato su > questi canoni e sullo sfruttamento delle risorse energetiche come se > queste fosse infinite. > «Dobbiamo abbandonare il petrolio- ripete > da tempo e in particolare ai paesi industrializzati Birol- e prima lo > facciamo meglio sarà». La valutazione fatta dall'Aie sulla capacità > produttiva dei campi di petrolio esistenti, fatta su oltre 800 campi > petroliferi nel mondo (i tre quarti delle riserve globali), segnala che > la gran parte di maggiori giacimenti hanno già raggiunto il proprio > picco e che il tasso di declino della produzione petrolifera nei pozzi > esistenti sta procedendo ad un tasso del 6,7% annuale. Che solo due > anni fa era calcolata dall'Aie del 3,7%. > Quindi il petrolio si > sta esaurendo e lo fa a ritmi molto più veloci di quelli previsti ed è > probabile che raggiunga un picco entro i prossimi 10 anni. Una > situazione che potrebbe portare a conseguenze difficilmente (o forse > nemmeno tanto) immaginabili per l'economia, se si aggiunge poi il fatto > che la domanda di petrolio è in aumento e che gli investimenti per > cercare e sfruttare giacimenti più difficilmente raggiungibili sono > diminuiti, anche per effetto della crisi economica. > «La via > migliore per ridurre la dipendenza dal greggio - scriveva Cipolletta > sul Sole 24ore a luglio dello scorso anno - resta quella di un > consistente aumento del suo prezzo: proprio quello che sta succedendo > adesso». Una transazione che - sempre Birol- ammette lunga e onerosa ma > che deve essere messa al primo posto dell'agenda della comunità > mondiale. Una strada che negli Stati Uniti, Barak Obama sta cercando di > avviare, puntando in particolare su efficienza e rinnovabili. > Mentre > la risposta che viene dalla politica nostrana, già tiepida in tal senso > si è ulteriormente raffreddata con la discesa del prezzo del greggio, e > anziché impostare serie politiche volte all'efficienza energetica e > alle rinnovabili è andata a rinverdire tecnologie obsolete quali il > carbone e il nucleare. > Prova ne sono il via libera dato in questi > giorni dal Ministero dell'Ambiente alla riconversione di centrali a > carbone e le norme per il ritorno al nucleare contenute nel ddl > sviluppo. > «Il vero grande rischio - disse Pasquale Pistorio in > una intervista a greenreport a settembre dello scorso anno- è che in > attesa del nucleare non si faccia niente su efficienza, risparmio > energetico e sullo sviluppo delle rinnovabili». Un rischio che sta > divenendo una triste realtà. > Lucia Venturi > > >
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