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Re[2]: [NM] Il pollaio della Giovanna - quando le donne aprono gli occhi
- Subject: Re[2]: [NM] Il pollaio della Giovanna - quando le donne aprono gli occhi
- From: "Laboratorio Eudemonia" <eulab at hyperlinker.com>
- Date: Sat, 11 Jul 2009 09:38:10 +0200
Conseguentemente all'intervento in merito al pollaio della signora Giovanna, sul Forum del Nuovo Municipio sta avvenendo un interessante scambio di email di cui ora riporto una parte alla preziosa attenzione dei Presenti in ECOLOGIA/PEACELINK: On 09/07/09 at 10.04 Angelo M. Cirasino - Comunicazione ARNM wrote: >Una risposta a titolo esclusivamente personale. >E' vero che la gestione esclusivamente vincolistica dei processi >territoriali è quanto meno miope, che il territorio è un sistema organico >(di cui fanno parte le comunità insediate) e come tale deve vivere nel >tempo >e nella storia, non nell'oleografia statica e artificiale delle cartoline; >è >vero che le trasformazioni (più o meno coevolutive) sono esattamente ciò >che >ha generato il territorio, e che pertanto bloccarle è un'opzione >irrealizzabile e pericolosa - in quanto distrugge proprio ciò che dichiara >di voler tutelare; è vero anche che dietro i vincoli ci sono sovente >dinamiche di privilegio (quando non di diretto interesse), che attentano >alla natura di bene comune del territorio in modo ancor più grave e >profondo >che non gli abusi spontanei e localizzati. Ma è assurdo voler >contrapporre, >a questa follia, la follia ancor più grande dell'Unico e della Sua >Proprietà, che pretende di prescindere dal carattere strutturalmente >collettivo dei fatti territoriali assoggettandoli a valutazioni puramente >estrinseche e - per dirla con un gioco di parole - "fuori luogo": dobbiamo >proprio a questo genere di pratiche, elevate alla scala degli strumenti >regolativi, la presente devastazione del territorio nazionale, per cui >l'esigenza della seconda casa, del box auto o financo del pollaio hanno >sempre contato più della corretta amministrazione e valorizzazione di un >patrimonio condiviso. >Sarebbe forse il caso che le donne - e non soltanto loro - aprissero gli >occhi anche per vedere quello che ci circonda. Un saluto cordiale. >--- >Angelo M. Cirasino. > > Carissimo Angelo, ti ringrazio per questo tuo più che utile contributo (che ho già inviato all'autrice del racconto) ad una questione che, come vedremo, nel giro di pochi minuti si rivelerà subito straordinariamente importante. Infatti la chiave di volta su cui occorre iniziare a basare non solo la gestione del territorio ma in pratica l'intera conduzione della nostra società sta precisamente nella distinzione tra: PROPRIETA' PRIVATA e PROPRIETA' COLLETTIVA. La Collettività, piuttosto che pretendere dai privati sulle loro proprietà docili conduzioni obbedienti le sue direttive, dovrebbe limitarsi ad adempiere essa stessa tali direttive sulle SUE PROPRIE proprietà. La COLLETTIVITA' sulle sue PROPRIETA' è PADRONA. I PRIVATI sono PADRONI sulle loro PROPRIETA'. Naturalmente nessuno delle due entità potendo con questo far del male ad alcuno od alcunché. Qualora la Collettività ieri avesse voluto, ed oggi volesse ancora, ampliare l'area sulla quale realizzare i propri interventi, ieri avrebbe dovuto, ed oggi dovrebbe ancora, acquisire i terreni che volesse, facendo uso delle stesse identiche procedure in uso ai privati. La Collettività non dovrebbe ricorrere ad alcun privilegio bensì dovrebbe comportarsi proprio come un privato che volesse acquisire detti terreni. Andrebbe in cerca dei venditori, farebbe la sua offerta e se il venditore non fosse d'accordo non si dovrebbe permettere il benché MINIMO SOPRUSO. Per una ragione sempre precisissima: perché si può vivere in pace, senza astii e odii sociali, e senza guerre civili, solo se la COLLETTIVITA' si comporta sottostando alle stesse regole cui deve sottostare il PRIVATO! Solo se la Collettività non sopraffà, non sovrasta, non travalica il Singolo, questi la può considerare qualcosa di sacro da difendere fino alla morte. Questa è la regola di base di un Paese che intenda essere davvero democratico. Questa è la regola di base di un Paese che voglia avere lunghissima, felicissima, poderosa vita! Una società unita, in cui ognuno fosse felice di vivere, ed altrettanto felice fosse delle sue interazioni con la Collettività, sarebbe l'organismo complesso più potente vi possa essere. Un Paese unito sarebbe armonioso e forte. Esattamente il contrario dell'Italia di oggi. Ma veniamo al punto focale della questione, pregandovi di concedermi quell'ampiezza di vedute che tutto chiarisce. Con il referundum di 63 anni fa, il popolo italiano, chiamato a scegliere tra monarchia e repubblica, scelse quest'ultima. REPUBBLICA è un concetto che presuppone una GESTIONE COLLETTIVA del BENE COMUNE. Ebbene: tale bene comune non si sarebbe dovuto identificare nel solo POTERE CENTRALE, come avvenuto, ma anche in quella ESTESISSIMA, ONNIPRESENTE, POTENTISSIMA ORGANIZZAZIONE che ancor oggi riduttivamente viene chiamata Pubblica Amministrazione, come necessariamente, del resto, presto avverrà. Come mai è successo che la Repubblica si riducesse ad una gestione collettiva del solo potere centrale? E' semplicissimo ed oltremodo chiaro! I dotti, monopolizzatori della cultura, che avrebbero dovuto chiarire tutto questo e sopra questo giustamente impostare lo sviluppo della società, erano, e sono tutt'oggi, degli STATALI! Costoro tutto hanno avuto in mente piuttosto che l'interesse della collettività. Perché avrebbero dovuto rinunciare essi per primi all'indebito privilegio dell'ASSUNZIONE a VITA nei PUBBLICI RUOLI! Ecco perché ancor oggi, negli affari d'interesse collettivo, invece che usare la parola COLLETTIVITA', così come sarebbe giusto, logico ed illuminante, si continua ad usare la vetusta quanto confondente, fuorviante parola STATO. I dotti STATALI hanno permesso che il vecchio ordinamento e pensiero ottocentesco dello Stato monarchico rimanesse in gran parte in auge. Il progresso sociale è stato bloccato e noi oggi siamo ancora convinti che esista lo STATO!!! Mentre invece allo Stato, al potere centrale nelle mani di una inamovibile ed immutabile Elite, si è sostituita da tempo la Repubblica: la gestione collettiva del bene comune, quindi periodicamente redistribuita (per intero!) alla popolazione. Ora, vi prego, concedetemi ancora un po' d'ATTENZIONE! Non avendo gli statali sostituito al concetto di Stato quello di Collettività, non si è potuta affermare la chiara e pregna distinzione tra Interesse Collettivo ed Interesse Privato. Gli statali hanno fatto sì che sopravvivesse l'idea di uno Stato impositivo su ogni bene altrui, creando una confusione generale che ha impedito ed ancora impedisce, senza leggere queste parole, di capire il problema di fondo e come porvi rimedio. Di conseguenza non si è potuta sviluppare l'idea, e tantomeno la sostanza, di una consistente Proprietà Collettiva a fronte e perfino sostegno della Proprietà Privata! Seguendo questa traccia, tutto si semplifica e si giunge facilmente ad acquisire i semplici principi di base necessari a ben regolare l'insieme, tra cui, prioritario, quello della necessità di un equilibrio tra estensione e peso della collettività ed estensione e peso del privato. Signore e Signori, caro Angelo: comprendete l'emozionante evento storico che stiamo tutti vivendo, la scoperta miliare che stiamo tutti insieme compiendo in questo momento su Nuovo Municipio? Lo Stato è scomparso 63 anni fa! A rimanere, ma ancora per poco, sono solo gli statali! In quanti modi di dire si usa tipicamente la parola Stato? Pensate a quando si dice: "... e questo lo paga lo Stato!". Non è lo Stato a pagare! E' la Collettività! Gli statali invece incassano, felici che nessuno, in così tanto tempo, li abbia mai scoperti. Carissimi Presenti, carissimo Angelo, la scoperta dell'esistenza di una: http://Questione-Pubblica.hyperlinker.org che si può risolvere in un solo modo: estendendo il concetto di Bene Comune in modo da comprendere la Pubblica Amministrazione, è il punto temporale di non ritorno che ancora divide il bene dal male, lo Stato Despota da una Società Democratica (senza Stato nè Statali), bensì concretamente ed equilibratamente divisa tra Collettività ed Individuo. In un Paese in cui la Collettività avesse preso il posto degli Statali, il Privato non avrebbe più tanti e grandi bisogni suoi personali (casa al mare, in montagna, etc.) perché disporrebbe realmente, potendo partecipare alla sua gestione ed utilizzo, di una utilissima Proprietà Collettiva al servizio di tutti! Tutto cambia pussando via gli STATALI! Ecco, ora spero capirete che pretendere di gestire per bene il territorio, senza prima aver compreso quanto sopra e postovi rimedio, è come pretendere di comporre una poesia senza prima aver imparato l'alfabeto. Come voler risolvere un'equazione senza aver imparato a contare. Perché di fatto i dotti statali, i professori, le professoresse, i docenti, gli emeriti, i giuristi, i costituzionalisti, i sociologi, gli storici, etc. etc. TUTTI hanno bloccato, hanno fatto letteralmente da TAPPO al PROGRESSO! Ma niente paura! Diamoci reciprocamente fiducia appena quel tantino che basta per verificare insieme e con la riflessione personale di ognuno di voi se questi ragionamenti sono corretti. Se essi supereranno le vostre più aspre critiche vorrà dire che effettivamente siamo prossimi a realizzare una Società di un livello tale da essere in grado di superare ogni nostra più ottimistica previsione e speranza. Carissimi Presenti, carissimo Angelo, vi ringrazio tutti e rimango in attesa dei vostri preziosi interventi. Danilo D'Antonio
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