Se
nel proprio comune di residenza il depuratore dell'acqua fognaria non
funziona,
si può richiedere al Comune, all'Ato o alla azienda concessionaria
dell'acquedotto il rimborso della tariffa di depurazione nella bollette
dell'acqua dal 1998.
A
stabilirlo è stata una sentenza della Corte Costituzionale (sentenza
335/2008) che ha dichiarato illegittimo l'art. 14, comma 1, della legge n.
36/1994 (legge Galli) e il Codice ambientale (D.lgs n. 152/06). "Dopo anni
di lotte la Corte Costituzionale ha messo la parola fine a una palese
ingiustizia - spiega Francesco Luongo, responsabile del Dipartimento
Servizi a rete del Movimento Difesa del Cittadino (MDC) -
Ora
tutti i comuni privi di impianti e che riscuotono direttamente o tramite
la società concessionaria del servizio idrico o l'Ato la tariffa per la
depurazione, devono restituire le somme versate dai cittadini, costretti a
pagare in assenza del servizio e con gravi danni
all'ambiente".
"Ad
essere coinvolte - continua Luongo - non sono soltanto le utenze
domestiche,
ma anche quelle dei condomini, commerciali e, addirittura, quelle di
fabbriche,scuole, ospedali, alberghi ed enti pubblici o privati che in
questi anni hanno pagato milioni di euro per una depurazione delle acque
reflue rimasta il più delle volte una pia
illusione".
Per
conoscere se nel proprio comune esistono e sono funzionanti
impianti
di depurazione e per recuperare le somme indebitamente versate, il
Movimento Difesa del Cittadino lancia la "Campagna Giusto Canone".
Nel
sito dell'associazione www.mdc.it, i cittadini interessati, i
titolari delle utenze domestiche o commerciali, gli amministratori di
condominio e tutti gli aventi titolo, possono scaricare il modulo per il
rimborso, compilarlo e inviarlo via fax al numero 06/4820227 oppure
rivolgersi alla sede locale più vicina (consultando la sezione "dove
siamo" del sito www.mdc.it o chiamando la sede nazionale MDC
06/4881891).
2008 - redattore:
VC |