QUANDO LE ASSOCIAZIONI LOCALI (Amici della Terra di Trieste) SONO COMBATTIVE E DANNO FASTIDIO, QUELLE NAZIONALI (Amici della Terra Italia) LE DENUNCIANO PER AVERLE “FALSAMENTE RAPPRESENTATE”
PER CHI DIFENDE L’AMBIENTE IL DIRITTO ZOPPICA UN PO’
<<Un esposto degli Amici della Terra di Trieste contro l’inquinamento di un inceneritore "insabbiato". La Procura di Trieste (P.M. Frezza) chiedeva rapidamente e senza motivazioni l´archiviazione della denuncia senza nemmeno attendere l´esito dell´indagine della Polizia Giudiziaria, mentre il Parlamento Europeo la recepiva avviando tramite la Commissione
Europea un´inchiesta tuttora in corso.
L’associazione Amici della terra di Trieste (veramente combattiva) viene lasciata sola dal Nazionale, addirittura denunciata per averla “ falsamente rappresentata”.
Così si viene sottoposti ad un procedimento speciale (decreto penale di condanna) che non prevede la possibilità difesa per l´indagato se non dopo la condanna, e quindi, in caso di opposizione, rinvio a giudizio automatico.
Attraverso questo tipo di procedure giudiziarie italiane qualsiasi cittadino può essere condannato preventivamente e a sua insaputa su semplice richiesta del magistrato inquirente. Uno strumento repressivo efficace, non degno di un paese democratico, che pone un fortissimo problema sul rispetto dei diritti civili>>.
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lettera di Roberto Giurastante:
INQUINAMENTO TRANSFRONTALIERO ITALIA-SLOVENIA: SOTTO PROCESSO GLI
AMBIENTALISTI
Una testimonianza di un´ambientalista da Trieste
Il 10 ottobre inizierà a Trieste il processo in cui sono imputato per
avere, secondo l´accusa sostenuta dalla Procura della Repubblica di
Trieste, "falsamente rappresentato" l´associazione Amici della
Terra Trieste presentando un esposto sull´inquinamento
transfrontaliero. L´esposto del marzo del 2007 (DOC. 1) riguardava
in particolare l´inquinamento causato dall´inceneritore dei
rifiuti e dal depuratore fognario del Comune di Trieste e i mancati
interventi a tutela dell´ambiente e della salute pubblica da parte
delle istituzioni.
Informata dell´esposto la presidente degli Amici della Terra Italia
Rosa Filippini interveniva denunciandomi all´autorità giudiziaria
(DOC. 2) quale abusivo rappresentante dell´associazione in quanto il
gruppo di Trieste sarebbe stato espulso e quindi non avrebbe più
potuto utilizzare il nome e il marchio del sodalizio. La Filippini si
dimenticava peraltro di comunicare che il gruppo triestino si era
opposto a quel provvedimento che quindi non era definitivo.
L´accusa era comunque capziosa in quanto il gruppo di Trieste era
ed è autonomo avendo da statuto indipendenza giuridica e fiscale,
mentre il logo e il nome utilizzati non appartengono nemmeno
all´associazione nazionale ma semmai a quella internazionale
peraltro ampiamente informata della situazione venutasi a determinare
tra noi e Roma.
Il conflitto reale sorto tra il nostro gruppo autonomo triestino e
l´associazione nazionale era basato sulle accuse nei nostri
confronti di essere "giustizialisti" (come se la ferma difesa
della legalità fosse un crimine) e per avere contestato alla stessa
dirigenza nazionale operazioni ambientalmente ed economicamente
insostenibili e poco trasparenti.
La denuncia della Filippini è bastata comunque al Procuratore della
Repubblica di Trieste Nicola Maria Pace per sottopormi a un
procedimento speciale (decreto penale di condanna) che non prevede la
possibilità difesa per l´indagato se non dopo la condanna, e
quindi, in caso di opposizione alla condanna, rinvio a giudizio
automatico.
Comunico queste cose perché ritengo utile che quante più persone
possibile siano informate su questo tipo di procedure giudiziarie
italiane con le quali qualsiasi cittadino può essere condannato
preventivamente e a sua insaputa su semplice richiesta del magistrato
inquirente. Uno strumento repressivo efficace, non degno di un paese
democratico, che pone un fortissimo problema sul rispetto dei diritti
civili. La Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell´Uomo e
delle Libertà fondamentali sottoscritta anche dall´Italia
all´art. 6 stabilisce il "diritto ad un´equo processo".
Ovviamente le condanne preventive affidate alla discrezionalità dei
magistrati rappresentano la negazione assoluta di tale principio
recepito in ogni stato di diritto.
Ma torniamo al mio esposto: che fine ha fatto? Se anche e per assurdo
(visto che non è così) io avessi falsamente rappresentato la mia
associazione, le situazioni che io indicavo erano comunque
perseguibili di ufficio riguardando reati relativi all´incolumità
pubblica. Eppure tutto finiva nel nulla, l´esposto veniva inviato
per competenza alla Procura di Bologna che ne valutava un solo punto
su cinque chiedendone rapidamente l´archiviazione e informandone (?)
il Procuratore di Trieste.
Successivamente ho presentato, come rappresentante del gruppo
autonomo di Trieste, una denuncia sulla violazione della Legge Seveso
alla Procura della Repubblica di Trieste e al Parlamento Europeo. Tra
gli impianti segnalati (oltre alla Ferriera) vi era anche
l´inceneritore già oggetto del mio esposto "insabbiato". La
Procura di Trieste (P.M. Frezza) chiedeva rapidamente e senza
motivazioni l´archiviazione della mia denuncia senza nemmeno
attendere l´esito dell´indagine della Polizia Giudiziaria, mentre
il Parlamento Europeo la recepiva avviando tramite la Commissione
Europea un´inchiesta tuttora in corso. Non si può a tale proposito
fare a meno di notare che se la Legge Seveso venisse fatta seriamente
rispettare vi sarebbero nella provincia di Trieste grosse difficoltà
a continuare l´attività per quasi tutte le industrie (a partire
dalla la Ferriera di Servola), e che il progetto del terminale di
rigassificazione a Zaule non avrebbe nemmeno potuto essere presentato.
Aderendo alla nuova associazione ambientalista Greenaction
Transnational ho poi continuato l´azione ripresentando la denuncia
sull´inquinamento transfrontaliero, bloccata dall´autorità
giudiziaria italiana, al Parlamento Europeo che la recepiva nel
giugno del 2008.
Il mio processo deve quindi servire per sollevare fortemente i
problemi dell´inquinamento che le autorità italiane stanno cercando
di nascondere.
E´ necessario pertanto cercare di coinvolgere più persone possibili
informandole su quanto sta accadendo a Trieste.
Lo Stato vuole tenere i cittadini nell´ignoranza per evitare che
possano legittimamente richiedere il rispetto dei loro diritti; e
coloro (pochi) che esercitano i loro diritti seguendo la via della
legalità, diventano nemici pubblici da reprimere con ogni mezzo. Ma
se fossero in tanti ad esercitare questi diritti senza farsi
intimidire cosa potrebbe fare lo Stato? E´ proprio
dell´indifferenza della gente che si fanno forti le istituzioni
italiane deviate.
Il diritto a vivere in un´ambiente sano vedendo tutelata la propria
salute è uno dei valori fondamentali sanciti dal Trattato costitutivo
dell´Unione Europea e il fatto che un cittadino europeo possa ancor
oggi finire sotto processo per chiedere il rispetto di questi valori
universali, rappresenta purtroppo una ulteriore dimostrazione di
quanto radicata sia l´illegalità nel nostro paese.
Roberto Giurastante
coordinatore Greenaction Transnational
P.S.
Tra le tante condanne subite dall´Italia da parte della Corte di
Giustizia Europea (condanne che portano all´applicazione di pesanti
sanzioni economiche che vengono scaricate sulle tasse pagate dai
sempre più poveri cittadini italiani) vale la pena ricordare quella
relativa alle discariche abusive (Causa C-135/05). Nonostante tale
condanna l´Italia ha continuato a violare la legislazione
comunitaria in materia portando così all´apertura di un nuovo
procedimento di infrazione nel 2008. All´avvio del procedimento nel
nostro paese risultavano esserci ben 4866 discariche abusive.
GREENACTION TRANSNATIONAL