"In viaggio verso casa...." - ATTENZIONE TRATTASI DI LUNGA STORIA SE NE CONSIGLIA LA LETTURA AI SOLI PAZIENTI - Comunicato stampa congiunto.



In viaggio verso casa…. Resoconto dell’incontro propedeutico per il Ritorno a Casa – che si terrà a Capranica il 18 e 19 ottobre 2008


Il 30 agosto ho un appuntamento con Doriana Goracci nella sua casa di Capranica per organizzare il prossimo incontro-convegno sul tema del Ritorno a Casa. Siccome non ho l’automobile e non vi sono mezzi di trasporto per andare sino lì ho fissato un pre appuntamento qui da me a Calcata. La mattina verso le 11  arriva Celeste, da poco ritornata da un viaggio in India,  mi ha portato in regalo un pigiama variopinto ed una camicia di lino ed anche un drappo di cotone. Sistemo subito il drappo sul divanetto e lo inauguro cantando un inno al Guru ed alla Coscienza Universale. Così dopo aver meditato e cantato preparo un pranzetto di farro e soya,  alle 13 e 30 arriva a piedi dal paese nuovo Francesca, ci porta una vaschetta di frutta selvatica  e mentre siamo a tavola finalmente arriva anche Giorgio Vitali da Roma, il nostro accompagnatore motorizzato. Abbiamo ben mangiato ed    ecco ci pronti alla partenza. Celeste però non viene perché aspetta l’idraulico a casa. Mentre siamo in piazza pronti a montare in macchina il satanasso da lontano mi apostrofa “ai convegni, va pure alle conferenze, schifoso..”. Faccio finta di nulla perché non è bene ritagliare alle provocazioni sataniche, ed ecco ci  partiti….  A Capranica non troviamo parcheggio e dopo inutili tentativi di avvicinamento alla fine Giorgio lascia la macchina davanti all’ufficio dei Vigili Urbani  e ci avviamo a piedi al centro storico, così ci godiamo la bellezza del paese vecchio,  alla ricerca della Via Castelvecchio.
Siamo arrivati, in ritardo sul ruolino di marcia e non più in tempo per la visita all’orto “di guerra” di Doriana, ma siamo arrivati. La casa è bella spaziosa e ben arredata con mobili antichi e di buon gusto, nella grande cucina all’ingresso c’è una tavola imbandita con ogni ben di Dio, more, uva, olive, torte, tarallucci ed altro ancora… Doriana dopo averci mostrato tutte le bellezze della sua dimora, compresa la magica cantina, ci invita a  prender posto. La cucina forse è piccola per l’incontro? Quanta gente è attesa?   “Verranno parecchie persone” afferma Doriana ed infatti dopo un po’ giungono le prime signore di Capranica, curiose ed allegre, una di esse mi chiede “Che a Calcata vi vestite tutti così? – alludendo al mio costume variopinto- ed io le rispondo “no, solo io  e poi questo abito è un regalo ricevuto proprio stamattina dall’India  e l’ho indossato per l’occasione”. Doriana ci invita a questo punto a sedere sul grande divano del salone “Forse qui stiamo più comodi, che  ne dite?”. Arriva altra gente e Doriana ci accompagna  allora in  terrazza “qui  all’aperto forse è meglio”. Dopo qualche tempo che già abbiamo iniziato a far conoscenza,   dato il continuo afflusso di nuovi venuti alla fine Doriana ci riporta tutti in cucina e così ci troviamo sparsi davanti la tavola imbandita, seduti alle bene meglio, anche per terra.
Inizia la condivisione delle proposte e dei pareri sul Ritorno a Casa ed ognuno a turno si presenta e dice qualcosa di sé. Qui riporto alcune frasi significative di quanto espresso da ognuno dei presenti.
Comincia Doriana con un’introduzione sullo scopo dell’appuntamento odierno, ci parla della necessità di vivere in armonia con le persone del luogo in cui viviamo, del significato che diamo al “ritorno a casa” e di come sarebbe bello se ognuno si sentisse a casa, poi  cice: “Qualcuno di Capranica, qui presente, prima d’oggi nemmeno si conosceva, porteremo la storia del nostro ritorno a casa il 18 e 19 ottobre nella Sala Nardini, senza etichette di associazioni  né affidandoci alle istituzioni, siamo solo persone che si cercano per conoscersi e riconoscersi, ognuno con la sua storia. Questa secondo me è politica nel senso antico del termine: terra, luogo, casa, circolazione di idee e di sentimenti”.
Faccio la proposta di raccogliere i commenti per un “documento interattivo” e tutti acconsentono e quindi  scrivo  velocemente questi appunti mentre ognuno a turno ed ordinatamente prende a parlare.  

Kate, musicista, dall’Irlanda: “Per me venire in Italia è la casa, amo il Mediterraneo, gli irlandesi non avevano sino al secolo scorso in criterio della vita in città esistevano solo villaggi  effimeri, per le fermate durante la continua transumanza interna.  C’è da noi un duplice modo espressivo per dire casa  home oppure house qual è la differenza? Ad esempio per gli ebrei, altro popolo nomade, la casa è il tempio dove si unisce fisica e metafisica”.

Katalina, giovane e bella dalla Romania: “Abito in Italia da 14 anni, metà della mia vita. Qual è la mia casa? Gli immigrati a volte non si pongono questa domanda per non toccare note dolenti, il 18 e  19 ottobre vorrei leggere e raccontare storie di emigranti ed esiliati, credo ci potrà aiutare tutti nella comprensione di chi siamo…”

Laura, artista,  fra Roma e Calcata: “I miei genitori sono di posti diversi ed anch’io non ho mai saputo di dove sono.. di Roma, del nord del sud? Alla fine ho sentito che la casa è il luogo in cui mi trovo, un luogo interno,  ora qui a Capranica è casa mia”. 

Crista, artista, tedesca di Capranica: “All’inizio ho pensato che fosse banale chiedersi cos’è il ritorno a casa? Ho fatto sempre traslochi in vita mia,  una volta mi sono accorta, durante l’ennesimo spostamento, che su tutti mobili, sul retro, c’erano vari cartellini proveniente da.. spedito il..  Ora ho cominciato pensare alla casa e nel pensiero l’ho intuita come la casa dei miei nonni, una casa ideale, è forse questo il tornare a casa?”.

Peter, scrittore olandese, da Bagnaia: “Abito qui in provincia di Viterbo da moltissimi anni eppure non riesco a sentirmi a casa,  ho tentato in tutti i modi di trasmettere la mia voglia di comunicare e di cercare di cambiare l’immobilismo in cui sento che l’Italia è castigata… a volte sono molto sfiduciato, però ho un pezzo di terra, mi piace fare l’orto, accudire la gatta, parlare con gli amici…”

Maria, donna della Romania: “Mi trovo bene qui a Capranica, per me questa è casa mia”.

Ika, pediatra, dalla Romania: “ Quando giunsi qui… (piange) cercavo una casa, lasciai la mia casa, dov’è ora la casa? Quando torno in Romania vado solo al cimitero a piangere i miei morti e qui mi sento emarginata… (Doriana interviene narrando di come Ika l’abbia aiutata con il suo coraggio e del suo sorriso quando iniziò a vivere a Capranica, incoraggiandola molto in questa sua scelta..)

Mira, professoressa, da Manziana: “La casa? Forse una patria,  l’intimità, la  libertà, l’importanza data… in fondo mi accontento della mia vita, sono a casa”.

Adelaide,  casalinga, originaria di Capranica e ritornata da poco: ”Ho abitato per tanti anni a Novara, mio marito carabiniere,  ora son tornata e mi sento felice…”

Giorgio, chimico, romagnolo di Roma: “Sono nato in Romagna,dove c’è un detto riportato da Alfredo Oriani: il vero romagnolo è  tale se sta a Roma! Concordo con lui e ritengo che il senso di estraneità  provato da Peter dipenda tutto dalla chiusura psicologica che qui da noi è causata dal solo Vaticano. La gente ha paura, non si espone, vive nell’ignavia in conseguenza della pressione millenaria esercitata dallo stato pontificio”.

Mariagrazia, insegnante, nativa di Viterbo abitante a Roma: “Ora sto tornando a Viterbo,  mi sono sentita a casa in vari posti e vorrei che la mia casa fosse ovunque, mi sento però sempre in prova, in continuo cercare, in attesa”.

Nel, giramondo, dalla Spagna: “Ho messo il dito sulla mappa in  un area etrusca falisca, ed  è venuta fuori Capranica. Ora ho una casa qui ma sono come un nomade che sente la casa ovunque. Ho rinunziato all’eredità paterna, alla casa avita, mi sento cittadino del mondo, ma ora la mia compagna è incinta… e la legge non approva il nomadismo vuole solo poter controllare i cittadini attraverso il domicilio, la stanzialità. Nel mio girovagare ho percepito il senso di ospitalità che la gente provava nell’accogliermi, sentivo gratitudine e voglia di far bene. Civiltà significa ospitalità…”

Francesca, giovane donna col pancione: “Sono nata a Foggia, vissuta a Bologna, sono pugliese, non lo so? Ora non provo radicamento, vorrei stabilirmi in un posto non per necessità ma per la bellezza del posto, così mi trovo qui a Capranica”.

Sivio, funzionario statale, da Ladispoli: “Mi chiedo spesso qual è la mia identità culturale, è quella la casa? Ho abitato a lungo a Parma ora son tornato a Ladispoli. Cerco di portare anche qui a Tolfa etc. l’esperienza di apertura ma vecchi amici che ora si son messi in commercio mi dicono –vieni qui, mangia e stai zitto- mi sono accorto dell’ipocrisia della politica che si maschera da associazionismo culturale solo per creare inserimenti di potere, come ho osservato nel WWF o Legambiente, peccato”.

Maurizio,  impiegato, da Roma: “Sto qui a Capranica  ma non ci sto, sono figlio di un ufficiale dei CC, ho vissuto 9 trasferimenti. La casa è il luogo in cui ci si rispecchia, un’immagine a propria  somiglianza,  è l’ambiente umano in cui vivi,  un punto di riferimento che si adatta alle esigenze, un modo di rapportarsi con la società e l’ambiente,  dove tu non sei fesso ma nemmeno furbo, un punto d’incontro scambio convivenza,  è la casa?”.

Licia, casalinga da Roma: “Sono nata in Abruzzo, a Sulmona,  sento che la casa è tornare alle radici, dove sei nato, la comunità degli affetti,  insomma il luogo originario. Ma spesso quel luogo è stato evacuato, spopolato, a volte si ripopola di persone che lì son nate lasciando il loro cuore, il posto degli antenati. Nella vecchia casa di Sulmona che ora sto ristrutturando c’erano alle pareti le foto di tutti i miei parenti, stando lì le foto era come se loro ancora ci fossero… A volte sento che solo l’accoglienza può ricostruire il senso di comunità ma a Roma si vive nel distacco e nella mononuclearità. La vera casa è il posto dell’anima….”.

Francesca, artista, da Calcata: “Di origini varie, ex romana, viaggiatrice intensa, ho trovato la mia casa sulla terra che circonda l’abitazione di Calcata che mia madre mi ha donato. I miei viaggi ovunque andassi servivano solo per tornare qui, in fondo, ma per la Birmania ho provato un grande attaccamento, un collegamento karmico che mi ha commosso, forse è lì che vorrei abitare, non lo so?”

Doriana, pensionata, da Capranica: “Di genitori di varia  origine, ho abitato a lungo a Roma, Forse sentivo la casa originaria in Toscana, in campagna dov’era nato mio padre, una casa senz’acqua,  ma con gli animali, la campagna e la famiglia accogliente. Ricordo un circolo ricreativo gestito da una donna maschiaccio…  la solidarietà della gente. Di mia madre ho solo pensieri ed immagini senza ricordo, le storie raccontate del deserto nordafricano. Idealmente ho sentito per la prima volta il senso di casa nell’accoglienza ricevuta da povera gente a Cantorini, un’isola greca, che stavo visitando con il mio primo marito,  una ragazzina prima ci parlò lungamente sul molo dove pensavamo di pernottare, dopo un  po’ giunse il padre e ci invitò da loro, una casa semplice e ci fece dormire sul fienile al primo piano, la mattina la moglie ci offrì caffè, uva e pane e ci disse –quando ripassate di qua tornate a trovarci, questa è casa vostra-   Ho percepito allora che la Grecia  è anche casa mia. Ma lo stesso sento  qui a Capranica, ad esempio quando l’altro ieri ero sparito il mio gatto, ero molto preoccupata ed ho anche pianto temendo che fosse stato ucciso, una bambina di qua  ha bussato alla porta e mi ha detto –posso farti compagnia, come stai Doriana?- Il gatto alla fine l’ho ritrovato ed anche il senso di comunità…”

Caterina, artista, milanese di Capranica: “ Son qui da tre anni, non ho mai avuto una casa di proprietà ora ce l’ho  ma abito ancora in un posto in affitto dove ho concentrato tute le mie cose… La casa degli avi è andata distrutta  ma nei pensieri no…”.

Silvana, friulana di Capranica: “Dai boschi del Friuli ai boschi di caprinica, il viaggio è lungo e breve allo stesso tempo… Mio padre era un ufficiale dell’esercito sempre in continuo trasferimento. Ricordo la casa dei miei nonni come luogo fisso,  sentivo che la mia terra è il Friuli, montagne, cascate, la gente che capivo, la gentilezza… Ho abitato a Roma per tanti anni ed ho vissuto in molte case, sentivo le presenze rimaste,   ancora abito a Roma al cento storico ma ho acquistato un a casetta qui  Capranica, davanti ad un bosco,  per nostalgia? Non lo so, ma casa per me non è stato sociale, non sento la mistica della casa, sono al di fuori di ogni schema,  forse la casa è il mio corpo, tendo verso questa casa che è materia e spirito, memoria, immagini, sentimenti, emozioni, insomma la mia interiorità. Il ritorno a casa è il mio giungere a me. Partire da me e giungere a me”.

Flaviano, uomo di cultura, da Ronciglione: “ Amo questa mia terra etrusca, la storia di Ronciglione, la ribellione ottocentesca dei  ronciglionesi contro i francesi che distrussero per vendetta la città, l’archivio storico, da seimila abitanti che c’erano  la città si ridusse a tremila,  le cartiere, le ferriere, la civiltà distrutta… ma non la forza ed il coraggio di ricominciare.  Al tempo dei Farnese Ronciglione era un distretto con  9 paesi sotto di sé, la municipalità arrivava sino a Borghetto (alle porte di Roma). Mi sento etrusco ed orgoglioso di esserlo, accetto tutti e mi piace condividere la cultura con tutti, noi diciamo -se nun so’ matti come noi nun li volemo-  per questo che ogni anno organizziamo il premio letterario il Roncio, per scoprire  quelli come noi… Ricordo da giovane, quando facevo l’insegnante di educazione fisica, ebbi contatti con tanta gente… americani che erano come ragazzini de 12 anni,  russi sempre seri, africani, asiatici… ma tutti dicevano: come si sta qui non si sta in nessuna parte del mondo!”        

Giulia, pensionata, da Capranica: “Quando ero in Australia ero Italiana e ora che son tornata qui sono forestiera…”          

Claudio,  studente,da Roma: “Non capisco cos’è la casa. Non sento di appartenere, tra un po’ mi trasferisco in Inghilterra chissà se lì la trovo?”.

Letizia, di passaggio appena arrivata: “Sono qui da appena tre giorni,  grazie per avermi accolta. Vengo da Roma, non ho mai viaggiato ed ora ho ascoltato tutti i vostri interventi, sono anche timida,  non ho sentito sin ora il senso di appartenenza ma ho sempre sperato di trovare un posto in cui sentirmi a mio agio. Suono il violino e vorrei che la mia nuova casa di caprinica diventasse un luogo per condividere esperienze e cultura...”-

Roberto, compagno di Letizia: “Estendo a tutti l’invito di Letizia, anch’io sono un musicista, nato a Roma e vado in giro dicendo –civis romanus sum-  pensando che non c’è posto mejo de Roma, poi mi son detto -ecco questo posto va bene per me,  la Tuscia, luogo di confine fra Roma ed Etruria, questo è un orizzonte piacevole da dipingere…”.

Daniela, impiegata, da Capranica: “Ora abito a Capranica,  ho amato Roma ma mo’ la odio…  amo la Grecia ed il mare, il luogo ideale che ho sentito e dove immagino umanità e calore. Qui ho una casa in cui ho iniziato ad investire il mio tempo, sono in prova, pendolare…”  
Arrivati alla fine del giro, tutti si sono buttati sulla tavola imbandita  arraffando a man bassa dalle leccornie tentatrici…. 

Purtroppo Giorgio sollecita il ritorno, per motivi di tachimetro al parcheggio, non possiamo fermarci a cena dall’ospitale Doriana e saluto tutti con un abbraccio collettivo.  Francesca lancia l’idea di fermarsi a Sutri dove c’è una sagra, a me non va ma vengo messo in minoranza e così debbo far buon viso a cattivo gioco…   

Infine il ritorno… e …  per ultimo   la scoperta  che il satanasso, che vive in una grotta poco distante, per invidia, non so, o forse per  “vendicarsi” (a mo’ di Giuda) delle sue disgrazie  ha gettato un vecchio secchio di plastica con i residui delle sue cacate davanti la mia porta di casa.
 
Pazienza, sono dentro la mia casupola, accendo il computer e rispondo ad un paio di lettere:  “Ecco, mia cara Antonella, sono appena tornato da questa intensa e strana condivisione, ho preso parecchi appunti ma stasera non posso scrivere, ho la testa troppo pesante di varie cose. Però domani lo farò... come va con il tuo  esperimento d'indipendenza?”. 
Ed ancora: “Cristina, sorellina mia, viviamo proprio in un mondo assurdo e pieno di strane immagini, quasi tutte finte, eppure l'umanità latente che si manifesta in questa finzione mi commuove e mi fa sentire felice di essere anch'io umano. Sono appena tornato da Capranica da un incontro per organizzare un altro incontro sul Ritorno a Casa che si terrà sempre lì il 17 e 18 ottobre. Beh,  le persone che oggi ho conosciuto mi sono sembrate molto umane e tutte desiderose di trovare la vera casa... come veramente tutti ne abbiamo bisogno....”

Ed all’agronomo  Altieri che mi parla sempre dei problemi degli ogm,  ho scritto i  più possibile a tono: “Stasera ho fatto una lunga chiacchierata con Giorgio (l’amico chimico) sulle malefatte delle multinazionali che brevettano gli ogm e del tentativo in corso, dopo il granturco e la soia, di brevettare anche il riso.  Ho saputo dell'opposizione dell'India ma ciononostante negli USA hanno brevettato il riso basmati il che significa che se i produttori indiani vogliono vendere questa qualità di riso negli USA debbono pagare la royalty.... Poi c’è quella causa persa in Canada da un produttore agricolo tradizionale che aveva fatto causa, credo alla Monsanto, per aver impiantato una grossa coltivazione ogm adiacente il suo podere ma la causa dell'agricoltore è stata persa perché gli inquisiti hanno dimostrato che era stato il produttore biologico che aveva causato l'ibridazione delle coltivazioni ogm.... con le sue piante naturali... roba veramente assurda e quasi da non credere….  Poi è venuto fuori anche il discorso degli incendi divampati in Grecia lo scorso anno (ed anche in Italia) dovuti (sembrerebbe) alla  "necessità" di  riforestare  con le piantine ogm  di produzione israeliana, acquistate per strani accordi dai governi menzionati.  Insomma, caro Altieri,  parla parla e son venute fuori un sacco di cosette che ora non racconto perché le mail sono tutte controllate e non vale la pena passare agli spioni certe notizie, che loro ovviamente sanno ma non che anche noi le sappiamo, forse… ma per quello che può importare....  Intanto in Islanda continua la costruzione della banca del seme.....  Passo alla cronaca di stasera  (sempre  tornando a casa) per raccontarti che  mi hanno portato per forza a Sutri,  dove c'era la sagra del fagiolo, centinaia di persone in piazza, musica ad alto volume, un focheraccio acceso sotto gli alberi che pareva di stare all'inferno, quei poveri rami investiti dalle scintille che mi facevano pena, l'aria puzzolente di carne abbrustoli¿
Stavolta ne è uscito proprio un romanzo!
Scusate per la lunghezza e grazie se, per caso,  avete letto sin qui!

Caramente, Paolo D’Arpini 
www.circolovegetarianocalcata.it
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Anche Doriana Goracci aveva qualcosa da aggiungere, sul tema della caccia,  per incrementare la lunghezza, scusate l'ulteriore disturbo.

La regione Lazio ci fa sapere, dal suo assessore all'Agricoltura Daniela Valentini, che il primo settembre è la prima giornata di preapertura della caccia nel Lazio e che "sarà consentita alle sole specie di tortora, cornacchia grigia, ghiandaia e gazza e che la nuova stagione venatoria, limitatamente alle specie consentite, inizierà invece il prossimo 21 settembre e si concluderà il 31 gennaio 2009, con deroga dello storno, che verrà approvata in giunta nelle prossime settimane". Premura ulteriore per un'equilibrata distribuzione dei cacciatori e che guarda al principio di reciprocità con le altre regioni come il 4% per la caccia alla selvaggina migratoria.
A Capranica, dove vivo, la sezione cacciatori si riunisce tutto l'anno, per organizzare come lo scorso mese di agosto la Festa del Cacciatore, una tre giorni.
Hanno creato finanche un sito, per non tradire "un appuntamento atteso, non solo dalla popolazione capranichese: infatti da diverse edizioni, l'evento coinvolge, oltre ai paesani, anche persone provenienti dalla provincia viterbese e romana, che attendono impazienti per godersi tre splendide serate sotto le stelle in compagnia di amici, musica, buon vino e deliziosa cucina tradizionale....Essendo ormai affermatasi come una ricorrenza di vasta portata, numerose associazioni hanno deciso di dare il proprio apporto alla manifestazione. Immancabili i missionari capranichesi nel mondo, i quali donano i proventi dei dolci venduti durante le serate, in beneficenza per la costruzione di strutture nei paesi dove operano".
E i premi sempre più ricchi sono agognati per mesi: Fiat Grande Punto, Fiat 500, Toyota Aygo, Fucile Fanchi, Play Station 3, Fotocamera Fujifilm Finepix ...Tra i link amici si vantano l'allevamento amatoriale di Briquet Griffon Vendeen, dove è possibile acquistare cuccioli e cuccioloni, già addestrati e preparati per l'attività venatoria o di lepri Formica: tipica lepre dell'Appennino, che dopo il terzo mese di vita, viene rilasciata a terra libere all'interno di ampi recinti per consentire agli animali un ottimo ambientamento al terreno e poi... essere impallinata, per esercitazione.
E' la festa più partecipata, oltre certe religiose organizzate dalle Confraternite, e ovviamente non solo da cacciatrici e cacciatori. Di altre non se ne ha notizia, non solo del paese ma di comuni vicini, qualunque sia l'obiettivo finale e l'intrattenimento offerto.
Eppure leggo che unitamente a Piero Marrazzo, l'assessore Valentini vanta che l´agricoltura del Lazio è cresciuta e ha avviato una fase di rilancio senza precedenti, con cresciuta e consolidata occupazione dell'imprenditoria agricola giovanile e femminile, attivissima nello stringere rapporti commerciali come recentemente in tema di produzioni vinicole con un paese come la Georgia, in tavole rotonde sulla coltivazione delle nocciole e la prossima campagna di raccolta con prezzo del prodotto sulla Progettazione Integrata di Filiera (Pif) e i bandi del Piano di sviluppo rurale (Psr) 2007-2013, con ben 166 progetti presentati dagli agricoltori interessati alla filiera integrata.
Rimaniamo noi quì, impallinati dai prezzi, che anche nei discount italiani non vedono un frutto o una verdura a meno di 2 euro, con punte vicine ai quattro. Con le nostre personali cacce e raccolte di piattini avvelenati per gatti e cani, con un centro storico e periferico, mancante totalmente di alcun negozio di prodotti locali, con multe per chi raccoglie legna e more, funghi e ciclamini, disattenzione e incuria totale per discariche di rifiuti tossici, con appelli totalmente inascoltati e datati 2005 dell'Ente Nazionale Protezione Animali, erbe da portare a mano (?) nei punti di raccolta previsti... Eppure si aprono "Finestre" come quella del Foro Italico- Agricoltura in città, dove " il mondo agricolo vuole fare un ulteriore salto di qualità: parlare di futuro, avviando un dibattito sugli scenari caratterizzanti il suo sviluppo al quale parteciperanno tecnici ed esperti di altissimo livello che danno alla nostra regione un risalto nazionale e internazionale. Dalle agroenergie all´acqua, dalla sicurezza alimentare ai territori rurali fino al settore ittico, ai costi e alle riforme della burocrazia". Mi piacerebbe sapere quanto è costata l'iniziativa di questo bel mondo agroalimentare...mi piacerebbe sapere dove è meglio approvigionarci di acqua , dal momento che la nostra è ancora, per valori sopra la norma d'arsenico, non potabile e non esentata o corretta nei costi per mancanza di utilizzazione alimentare. Non beviamo tutti solo vino e non andiamo giornalmente a caccia di lotterie ma di prodotti sani e vita dignitosa per noi e i nostri animali. Di palle e pallini, sia pure benedetti dai missionari, diretti o trasversali, ne abbiamo piene le tasche.

Doriana Goracci

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