le associazioni francesi contro il nucleare



Paradossi del vero-falso nucleare 
di Stéphane Lhomme* Sortir du nuclaire
   
PARIGI. Mentre si succedono gli annunci tuonanti del "gran ritorno" del nucleare in Gran Bretagna o negli Usa, e di progetti di nuclearizzazione dei Paesi mediterranei, è paradossalmente il declino che è all’ordine del giorno per l’industria atomica mondiale. Per contro, altro paradosso, questo declino si accompagna ad una moltiplicazione dei rischi. 

Il 10 gennaio 2008, il potere britannico ha annunciato con tamburi e trombette la sua volontà di far costruire dei nuovi reattori. Per questo non bisogna credere al “gran ritorno” del nucleare così sovente annunciato. Qui sta il paradosso della situazione: la costruzione di nuovi reattori non è il segno di uno sviluppo del nucleare ma, al contrario, la conseguenza degli sforzi di questa industria, per tentare di rimpiazzare una parte delle centrali giunte a fine vita. 
Così, in Gran Bretagna, 18 dei 19 reattori attualmente in servizio saranno definitivamente fermati verso il 2020. Di fatto, anche con eventuali nuovi reattori, la quota di nucleare decrescerà ancora: dopo la chiusura di 4 reattori il primo gennaio 2007, l’atomo non copre più del 18% dell’elettricità britannica, è circa il 3% del consumo di energia del Paese. Questa quota sarà dell’1% nel 2020… 

La situazione negli USA è molto simile: E’ vero, ahimè, che la costruzione di qualche nuova centrale è annunciata, con gran contributo di denaro pubblico sbloccato da Bush. Ma i 103 reattori attualmente in servizio sono in maggioranza molto vecchi e saranno fermati nei prossimi 15 e 20 anni. L’atomo, che copre appena il 3% del consumo di energia degli Usa, vedrà dunque questa debole quota ancora decrescere. 

Certo, è innegabile, lo sviluppo del nucleare è all’ordine del giorno nei due Paesi più popolosi del mondo , la Cina e l’India. Intanto, anche se costruiranno i 40 reattori annunciati, i cinesi non copriranno col nucleare che il 4% della loro elettricità, vale a dire… lo 0,8% dei loro consumi di energia. Quanto all’India, non spera di fare molto di più: tra ‘1 e il 2%. 
Globalmente, il nucleare non copre che il 2,5% del consumo mondiale di energia, una parte infima che, come riconosce l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), pur favorevole all´atomo, si ridurrà ancora. Infatti, contrariamente a quel che pretendono da lungo tempo i suoi promotori, il nucleare, benché emetta pochi gas serra, è e rimarrà incapace di contribuire in maniera quantificabile alla lotta contro il riscaldamento climatico. Per le stesse ragioni, l´atomo non può costituire un’alternativa credibile di fronte all’aumento del costo del petrolio, in quanto le s riserve di uranio – il combustibile del nucleare - diminuiscono così velocemente che quelle degli idrocarburi. 

E’ d’altronde probabile che ci si avvii, come per il petrolio, verso “guerre dell’uranio” : delle guerriglie hanno già luogo, in particolare in Niger da dove la Francia trae più del 30% dei suoi rifornimenti. Si può d’altronde parlare di un vero “saccheggio” visto che, da più di 40 anni, la Francia si è attribuita a un prezzo irrisorio l’uranio nigerino. Quest’epoca è giunta alla fine: all’inizio del 2008, i nigerini sono infine riusciti ad imporre delle tariffe più elevate del 50%. Altri aumenti, sicuramente più brutali ancora, avranno luogo nel 2010, al termine dell’accordo attuale firmato per due anni. 

Il prezzo dell’uranio, che è già stato moltiplicato per dieci negli ultimi anni, continuerà ad aumentare ma, anche questo, non è per il fatto di un qualche “gran ritorno” del nucleare, visto che il numero dei reattori in servizio non è aumentato. La spiegazione è nota: da diversi anni, un terzo del combustibile nucleare mondiale proviene dal declassamento delle armi atomiche russe e americane. Ora, questi stocks si avvicinano alla loro fine e, di fatto, l´uranio finirà per mancare per I reattori. La Francia, che importa il 100% del suo uranio, vedrà i prezzi della sua elettricità nucleare impennarsi. E questo anche senza contare lo smantellamento delle installazioni, la gestione delle scorie, le assicurazioni, lasciate a carico dei contribuenti attuali e futuri. I cittadini scopriranno che l’indipendenza energetica, presuntuosamente assicurata per il nucleare, non è che un sotterfugio. 

Ma riveniamo alla situazione mondiale, segnata da un altro paradosso: se il nucleare è globalmente in declino, al contrario i rischi che impone si aggravano continuamente: 
- i reattori sono in maggioranza invecchiati e, di fatto, sono ancora più pericolosi. 
- I nuovi reattori, anche se poco numerosi, perpetueranno per decenni l’esistenza dell’industria nucleare e dei suoi pericoli. 
- il numero dei Paesi nucleari rischia ahimè di aumentare: è il problema dei reattori in Algeria, Marocco, Libia, Giordania, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Yemen, ecc. 
Certo, la maggioranza di questi reattori rischia di restare virtuale, dato che esiste un abisso tra gli effetti annuncio attuali e la messa in campo reale delle strutture – Autorità di sicurezza, quadro legislativo, rete delle linee elettriche, ecc – senza le quali un’industria atomica non può esistere. Questi reattori saranno alla fine poco numerosi, spesso uno solo per Paese arriverà al termine del processo. 

Ciò nonostante, questa disseminazione possibile del nucleare è portatrice di gravi pericoli: sapendo che catastrofi sono state sfiorate in questi ultimi anni in Paesi che hanno un’industria atomica sperimentata (Francia, Svezia, Giappone, ecc.), l´irreparabile potrà presso sopravvenire in uno dei Paesi di nuova nuclearizzazione. Quest’ultimi si troveranno anche di fronte al problema insolubile delle scorie radioattive: saranno tutte interrate nel deserto? 
Infine, i rischi di proliferazione nucleare e del terrorismo si moltiplicheranno: sotto la copertura del nucleare “civile”, Paesi come l’Egitto voglio accedere all’arma atomica per contrastare i progetti dell’Iran e la già vecchia nuclearizzazione di Israele. Arricchimento dell’uranio, produzione di plutonio: l´industria nucleare "civile" porta dritto alla bomba atomica. Non dimentichiamo anche i legami di certi Paesi come la Libia con gruppi terroristici che potrebbero essere riforniti di materiale radioattivo. 

Riassumendo, il nucleare non “conviene” mai e i pericoli che impone si aggravano. Riguardo all’attivismo pro-nucleare del presidente francese Sarkozy, che non smette di voler fornire reattori a dittatori come Gheddafi, i cittadini francesi hanno una responsabilità particolare: devono dare l´esempio dell’opposizione al nucleare, questa energia che nuoce tanto alla democrazia che alla salute ed all’ambiente. 
La messa in opera massiccia di Piani di risparmio energetico (isolamento degli edifici in particolare) e di sviluppo delle energie rinnovabili è la sola difesa di fronte alla crescita ineluttabile del prezzo del petrolio e dell’elettricità nucleare, e la rarefazione dopo la diminuzione delle materie prime. Questo permetterà una volta per tutte di uscire dal nucleare, di emettere molto meno gas serra, e finalmente di lasciare un chance di futuro al nostro pianeta. 

*Portavoce della rete "Sortir du nucléaire"
Traduzione a cura di greenreport.it