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 Giustiniano Rossi, da Parigi,   27 aprile 2008, 17:03

 Energia     Mentre, in Italia, il governo Berlusconi punta al ritorno al nucleare, negli Stati Uniti e nel resto d'Europa si discute della nocività di questi impianti. Intorno a tre siti europei, gli impianti di ritrattamento di Sellafield e di Dounreay in Gran Bretagna e la centrale di Krummel adiacente ad un centro di ricerca nucleare in Germania, sono stati registrati dati sanitari anormali



In Italia Silvio Berlusconi e la sua allegra brigata, reduci dalla vittoria del 13 e 14 aprile, annunciano il ritorno al nucleare ignorando la volontà dei tanti cittadini italiani - una parte dei quali, occorre dirlo, li ha rieletti - che l'avevano bandito per sempre in occasione del referendum del 1987, adombrando la possibilità, per tranquillizzare i più pavidi, di installare le centrali in Albania o in Montenegro...

Negli USA, dove il carbone fornisce la metà dell'energia utilizzata per produrre elettricità mentre il nucleare copre il 20% del consumo, nessuna centrale nucleare è stata costruita da trent'anni, dopo uno dei più gravi incidenti noti (un centinaio fra il 1952 e il 2004) della storia del nucleare civile, quello di Three Mile Island nel 1979. L'aumento della domanda di elettricità, dell'ordine del 2% all'anno, è stato compensato dall'entrata in servizio di centrali a gas. Sono attualmente in funzione 104 centrali nucleari, ma la più recente, quella di Seebrook, nel New Hampshire, è stata ordinata nel 1977 ed è entrata in servizio nel 1990. L'8 aprile scorso Westinghouse Electric, filiale del gruppo giapponese Toshiba, ha annunciato di avere ottenuto la prima commessa di una centrale nucleare negli USA da trent'anni a questa parte. Il contratto prevede la costruzione di due reattori da 1 100 MW del tipo AP1000, che dovrebbero essere costruiti sul sito di Vogtle, vicino ad Augusta, in Georgia, dove sono già in funzione altri due reattori. Secondo il gruppo Shaw, proprietario del 20% delle azioni di Westinghouse, il primo reattore dovrebbe entrare in servizio nel 2016 e il secondo nel 2017.

Da qualche anno si lavora in Francia al progetto di sostituzione dei 58 reattori in servizio nelle sue 20 centrali con gli EPR di nuova generazione Qui il nucleare copre l'80% del consumo di energia elettrica (30% in Europa) e - con l'importantissima eccezione del gruppo Sortir du Nucléaire diretto da Stéphane L'Homme - l'argomento è quasi tabù, senza differenza alcuna fra il civile ed il militare. La scelta di sostituire i reattori in servizio con gli EPR legherà la Francia al nucleare nei prossimi decenni, la qual cosa non stupisce in un paese che non stimò necessaria nessuna misura di protezione dei suoi abitanti dai rischi, anzi dalle certezze di contaminazione neppure in occasione dell'incidente di Chernobyl.

Uno studio realizzato nel dicembre 2007 in Germania - paese dove nel 2001 il governo rosso-verde ha programmato lo spegnimento dell'ultimo reattore nel 2020 e dove la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è stata dell'11% nel 2005 e sarà del 25% nel 2020 - dimostra che, fra i bambini di meno di 5 anni cresciuti in un raggio di 5 km di distanza da una delle 16 centrali nucleari tedesche, i tumori del sangue sono 2,2 volte più frequenti che a livello nazionale. Aumentando la distanza, il rischio diminuisce, ma resta superiore alla norma in un perimetro di 50 km intorno alle centrali.

Immediatamente, l'Istituto di Radioprotezione e di Sicurezza Nucleare (IRSN) francese ha reagito effettuando un'analisi comparata di tutti gli studi realizzati in proposito a livello internazionale, da cui non risulta che il caso tedesco "sia confermato da studi effettuati in altri paesi" ed in particolare in Francia ed in Gran Bretagna, dove ricerche sull'intero territorio nazionale non hanno segnalato un eccesso generalizzato di leucemie in prossimità degli impianti nucleari.

Tuttavia, intorno a tre siti europei, gli impianti di ritrattamento di Sellafield e di Dounreay in Gran Bretagna e la centrale di Krummel adiacente ad un centro di ricerca nucleare in Germania, sono stati registrati tassi anormali. Attorno a questi impianti il rischio è da due a quattro volte superiore alla media europea e, secondo uno degli studi su Sellafield, venti volte superiore. In Francia, dove esiste un impianto di ritrattamento a Le Hague (Manica), l'IRSN si limita a parlare di una zona dove un eccesso di leucemie è "possibile" dato che, a suo dire, il basso numero di persone affette dalla malattia non è statisticamente significativo. Significativo è invece che la rete "Sortir du nucléaire" (Uscire dal nucleare) ha contestato, martedi' 8 aprile, l'indipendenza dell'IRSN.

Recenti studi sulla documentazione scientifica in base alla quale si procedette, quarant'anni fa, alla costruzione delle centrali nucleari in Francia, hanno dimostrato la falsità di molte delle affermazioni ivi contenute, inutili anzi dannose per la scienza, ma utili agli "scienziati" che ne erano autori ed a quanti volevano giustificare la scelta nucleare. Uno dei dati di cui non si parla mai, o quasi, in Francia è quello relativo all'incidenza dei tumori della tiroide che - sarà un caso? - è doppia rispetto a quella riscontrata nel resto d'Europa. Qualche anno fa un istituto indipendente realizzò delle ricerche nel Mercantour, sud-est della Francia, rilevando tracce consistenti di radioattività provenienti dalla nube diffusa in Europa dopo l'incidente di Chernobyl, un altro diffuse i risultati di ricerche sui corsi d'acqua dove le centrali scaricano le loro acque surriscaldate (moria di pesci etc.). Qualche articolo, qualche trasmissione televisiva e poi il silenzio.

Come stupirsi se la partecipazione al governo dei Verdi francesi fra il 2001 ed il 2006 non ha lasciato, ecologicamente parlando, traccia alcuna?