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la favola delle infrastrutture in Liguria
- Subject: la favola delle infrastrutture in Liguria
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 17 Dec 2006 18:06:38 +0100
LA FAVOLA DELLE INFRASTRUTTURE IN
LIGURIA Il dibattito intorno alle grandi opere
infrastrutturali nell'area genovese e più in generale nel nord ovest italiano è
un nodo ineludibile di ogni programma di governo del territorio.
Al di la di un dibattito fortemente imperniato
sull'immagine e su idee molto confuse è importante entrare nella concretezza
delle proposte.
Dall' affresco di Piano, all'alta velocità, alle
gronde - di levate e ponente - sembra di assistere ad un dibattito tra piazzisti
in cui si cerca di convincere gli acquirenti della bontà del proprio prodotto
eludendo sistematicamente i veri nodi.
Quando molti anni fa ho dato un esame di
macroeconomia se mi fossi azzardato a fare previsioni a medio termine -
15 - 20 anni, i tempi previsti per l'attuazione delle tre infrastrutture di cui
sopra - ipotizzando imponenti investimenti pubblici e privati sulla base di una
previsione di crescita costante in doppia cifra per paesi anche importanti - nel
nostro caso Cina e India sarei stato gentilmente cacciato dall esaminatore - e
avrebbe avuto ragione -
Tutti i dati macroeconomici parlano di picco di
estrazione del petrolio entro una decina di anni, di esaurimento delle riserve
d'acqua per la popolazione di mezzo mondo nei prossimi venti anni, di crescita
esponenziale delle contraddizioni sociali interne a quei paesi - con prevedibili
conflitti sociali per il recupero di reddito per le classi povere ed ambientali
ben evidenziabili con la immensa nuvola di smog che copre le aree industriali
della Cina e che sta già costringendo a - costosi - interventi di mitigazione,
di prevedibile crisi internazionale nei rapporti Cina Usa.
Ora con queste fosche previsioni che hanno
implicazioni molto significative sui prevedibili volumi di scambi col far east
appare molto ma molto rischioso impostare investimenti e linee di programmazione
economiche basate sui volumi, la qualità e la redditività di tali
scambi.
Diventa forse più competitivo - sempre a medio
lungo termine - un investimento molto più a portata di mano, sulla produzione di
merci che non debbano attraversare il mondo per giungere a noi - due volte , la
prima per delocalizzare le seconde per importare. Centrate sulla qualità del
prodotto , sulla qualificazione della manodopera , sulla redditualità per
imprenditori, manodopera e territorio di questi investimenti che permetta un
incremento qualitativo e non quantitativo degli indici economici, il mitico pil
che già bob kennedy, non certo un comunista, criticava nei primi anni 60 del
secolo scorso.
Del resto Ferrari e Della Valle, Gucci e Barilla
e anche la stessa Fiat , continuano a fare - o riprendono - profitti
ingenti anche senza ricorrere alla delocalizzazione , senza chiudere nessuna
fabbrica , anzi assumendo e pagando di più i propri lavoratori -più quelificati
-.
Per tornare a noi le previsioni di 9-10
milioni di tonnellate di merci che dal porto di Genova dovrebbero
transitare verso il nord sono francamente una fola degna dei fratelli Grimm non
certo di economisti qualificati, imprenditori attenti, politici
accorti.
Del resto i numeri sono quelli che sono, la
staticità dei traffici nei porti liguri è cosa risaputa da oltre dieci anni
con spostamenti interni ma non certo significativi incrementi di
volumi.
Ed il problema non è certo quello delle aree e
delle infrastrutture che mancano. I dati dell' Autorità Portuale stimano in
circa il 25% il volume delle aree portuali sottouttilizzate o impropriamente
utilizzate e vien da fare ben magre considerazioni nei confronti di imprenditori
e amministratori constatando che è solo grazie ad un intervento della
magistratura che parte di quelle aree stanno tornando fruibili.
Anche le infrastrutture di trasporto sono
significativamente sottouttilizzate - quelle ferroviarie in maniera macroscopica
, esistono chilometri di linee ferroviarie in porto che sono state sepellite
sotto l'asfalto e le attuali linee di valico non sono certo in condizioni di
saturazione , al contrario sono fortemente sottouttilizzate.
D'altro canto la vicenda Autostrade-Albertis ci ha
svelato un arcano , gli imprenditori privati - guarda un pò, quelli che si
candidano a fare le gronde con i nostri soldi prelevati per gentile concessione
della politica dalle nostre tasche grazie ad un congruo aumento delle tariffe,
non hanno fatto ne gli investimenti a cui si erano impegnati, non hanno
incrementato occupazione, non hanno restituito ricchezza alla citta', non hanno
mitigato l'imponente impatto ambientale negativo a cui sarebbero obbligati per
legge.Hanno solo fatto una barcata di soldi che si son messi in tasca alla
faccia nostra. Ma se tutto cio' è storia perchè continuiamo a raccontare la
favola di un futuro roseo e verde se gli interlocutori sono gli stessi - e
anche gli amministratori - ?
Il raddoppio delle aree portuali
cosi' come proposte da Piano non hanno uno straccio di analisi economica ,
finanziaria e ambientale che supportino questi discorsi da piazzisti, sono solo
bei disegni , anzi affreschi, da mettere nei musei, opere visionarie di
visionari non proposte urbanistiche sostenute da numeri e cifre credibili.
Non dovrebbe bastare che le cose le dica un genio
bisognerebbe anche saper far di conto.
E del resto in piccolo la vicenda degli Erzelli è
emblematica : diecimila posti di lavoro, il parco più grande della città, la
restituzione di un debito al ponente cittadino ferito da decenni di aggressioni
cementizie. Be' come è finita? Che dopo le nostre critiche - inascoltate - anche
il genio in questione se ne è andato quando ha visto che per fare quadrare i
conti banche e imprenditori volevano metterci casette a schiera, che gli unici
soldi sono solo quelli pubblici per il trasferimento della facoltà di
ingegneria se mai avverra', che sono previsti i soliti supermarket da periferia
degradata e di occupazione non ce ne sarà nemmeno l'ombra - o meglio sarà
trasferita da albaro a cornigliano - sai che gioia - da morego a cornigliano, e
gli ingegnieri , le imprese delle new economy? Sparite, solo chiacchiere per far
passare l'ennesima operazione di speculazione immobiliare e fondiaria in collina
con la disponibilita' totale di amministratori che del resto di quegli interessi
sono i principali rappresentanti politici e che si sono affrettati a proporre e
far approvare l'ennesima variazione al puc. Renzo piano se ne va ? E noi
chiamiamo Calatrava. I geni si possono sempre sostituire - pagando s'intende e
con i soldi dei contribuenti -.
Parliamo poi delle
merci.
Sempre i dati dell'autorità portuale ci dicono che
il volume di merci che passano per il porto di Genova - e similmente anche per
gli altri porti liguri - sono solo per il 25% rappresentati dai containers,
un'altre fetta imponente se la prende l'importazione di petrolio - per rifornire
tutto il nord ovest e la Svizzera .
Containers e petrolio hanno in comune alcune
caratteristiche , non portano occupazione, reddito, qualità ambientale alle aree
liguri, ma al contrario hanno effetti devastanti per la qualità della vita ,
dell'ambiente e in più abbattono le potenzialità reddituali per inestimenti ad
alta ricaduta occupazionale e ambientale.
Basti per tutti il caso di Sampierdarna dove la
coda infinita di tir che escono dal porto asfissiano la popolazione parimenti
asfissiata dalle corsie autostradali del ponente. Con costi enormi per il
pubblico - sanitari - , svalutazione imponente dei valori degli immobili dei
residenti, abbattimento del reddto medio degli abitanti, frantumazione
dell'identita culturale e sociale di un'area che ha fatto la storia della
città.
Chi ci guadagna in tutto
questo?
Non certo i genovesi. La maggioranza dei
terminalisti non sono genovesi, sono referenti locali di multinazionali della
logistica che nel migliore dei casi investono nei loro paesi di origne - a
volerci credere - il petrolio che passa per Multedo è gestto dalle
multinazionali del petrolio e , visto il picco di crescita di cui sopra è
destinato a medio termine a non essere nemmeno più strategico per il nostro
paese - se vorremo arrivare ad una autonomia energetica significativa e smettere
di pagare cifre folli per importare petrolio - e carbone ( per il porto di Vado
).
E allora se non portano ricchezza, occupazione,
qualità di vita al nostro territorio perchè dovremmo continuare a farci
massacrare da un modello economico e gestionale - della cosa pubblica - che ci
succhia risorse per produrre redditi per i pochi e ben lontani dalla Liguria che
gestiscono questi traffici ad Amburgo, Copenaghen, Ginevra, Singapore, Taiwan,
Shangai, Seul ?
Possiamo provare a pensare a un porto che
sia strutturalmente connesso ai bisogni e alle necessità della popolazione che
ci vive intorno e agli imprenditori che investono in qualità e occupazione
?
Ecco questo puo' essere un modello reale per
guardare al futuro con fiducia e per amministrare il territorio negli interessi
dei suoi abitanti.
E poi, e poi..... c'è la
legge.
Una delle regole non scritte del modello di
sviluppo sviluppistico a manetta che ci propongono è che le leggi non valgono
per tutti.
Se il settore immobiliare dovesse rispettare le
leggi - per quanto esse possano essere permissive - dello stato italiano, molte
aziende immobiliari ed edilizie morirebbero, non perchè non ci sarebbe lavoro,
non perchè non ci sarebbe occupazione e guadagni per tutti. Solo perchè la
rapina sistematica delle risorse ambientali, economiche e finanziarie del
territori possono avvenire solo se le leggi non vengono applicate , se le banche
possono concedere fidi agli "amici " ( furbetti o no ), se le commissioni
edilizie e le amministrazioni sono affollate di architetti e parenti di
architetti, se l'ispettorato del lavoro non controlla le regole della sicurezza
e dell'avviamento al lavoro - o non viene messo in condizioni di -, se le
agenzie di tutela - in primis l'arpal - sono del tutto
subalterne agli interessi della politica e si guardano bene di incorrere nelle
ire dei potenti di turno.
Se questo vale per l'edilizia vale a maggior
ragione per i trasporti e la logistica. Gli sforamenti di legge ai limiti
ambientali delle polveri sottili prevalentemente originate dal traffico e dalle
emissioni delle centrali industriali e di caseggiato per produrre energia in
barba alle regole italiane ed europee sono una costante in cui la Liguria e
Genova in particolare primeggiano. E tutto cio' chiama la responsabilità di
amministrazioni che non fanno nulla per far rispettare le leggi a coloro di cui
sono l'emanazione politica.
La Liguria - dati del ministero dell'interno - è la
regione del nord con il più alto livello di reati di origine ambientale - ciclo
del cemento e dei rifiuti in primis -. Siamo ben ben oltre la Lombardia , il
Piemonte, il Veneto - in numeri non in percentuale - e prima di arrivare a
Napoli solo il Lazio ci precede in questa poco edificante
graduatoria.
Del resto l'inopinata prematura fine delle
amministrazioni di Arenzano e Rapallo e i ripetuti incendi di stampo mafioso
delle macchine di amministratori chiavaresi non sono che gli ultimi anelli di
una catena molto molto lunga.
Non credo sia rivoluzionario - o forse - si,
chiedere di rispettare le leggi, di perseguire i malfattori, di sciogliere gli
innumerevoli nodi del conflitto di interessi che incombono sulle
amministrazioni.
Eppure di tutto questo non si parla nel dibattito
in corso. Forse perchè tutti i candidati suonano la stessa musica - seppure con
diversi strumenti ?
Se vogliamo dirla tutta meno favole e più
numeri, meno certezze e più fatti. E sopratutto molta molta
onesta'
andrea agostini
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