Frodi alimentari e danni ambientali



Come, da un'indagine partita, su denuncia delle associazioni, per
violazione della direttiva 79/409 CE sulle ZpS, è stata smascherata una
delle maggiori frodi alimentari degli ultimi anni

Da: Vigilanza Ambientale [mailto:admin at vigilanzambientale.it] 

 Oggetto: Notevoli i danni ambientali irreversibili per il territorio
dell'Alta Murgia

I clamorosi arresti effettuati all'alba di questa mattina nell'ambito
dell'Operazione "Apocalisse", hanno svelato uno scenario
giuridico-ambientale di notevole entità.

In manette sono finiti i quattro fratelli Casillo: Pasquale, Beniamino,
Cardenia e Francesco, quest'ultimo già in carcere per la nota vicenda
del
grano all'ocratossina. soggetti ad arresti domiciliari, invece, i
coratini
Maria Cifarelli, Paolo Lorusso, Antonio Patruno, Cataldo e Vincenzo
Tedone.

Tra gli altri arrestati non coratini, Michele Cucumazzo, nato nel 1968,
Michele Cucumazzo, nato nel 1961, Gaetano Cucumazzo, Vincenzo Cucumazzo,
Domenico Fortunato, Giuseppe Magno, Vincenzo Mastropasqua, Nicola
Ventura,
Antonio Mercadante, Salvatora Di Bisceglie.

Arresti domiciliari invece per Antonio Fortunato, Rosa Giannone,
Giuseppe
Oro, Carlo e Michele Panettieri, Giovanni Raguso, Candido Solitario,
Michele Ventura, Francesco Ventura, Luigi Ventura e Laura Loreta
Ventura.

Per loro, l'accusa di aggressione in zone ZPS, zone protette sottoposte
a
vincolo, da cui sono state illecitamente ottenute cospicue quote grano.
Per comprendere meglio la vicenda occorre fare un passo indieto nel
tempo:
è il 1991 l'anno spartiacque in questa vicenda.

Secondo la normativa, i terreni facenti parte dell'attuale territorio
del
Parco Naturale dell'Alta Murgia che non erano adibiti a seminativo entro
quell'anno, non potevano assolutamente essere utilizzati per nessuna
tipologia di coltivazione. E' accaduto invece che, i soggetti coinvolti
nell'indagine, abbiano acquistato diversi di questi terreni, sottoposti
a
vincolo perchè non coltivati prima del '91, spietrandoli e piantandoci
grano in quantità.

Sono state le rilevazioni aeree compiute dal Roan a smascherare la
truffa:
proprio il confronto fra le rilevazioni fatte prima del 1991 e quelle
successive, ha dimostrato che quei terreni non erano affatto coltivati
prima di detto anno, come invece asserivano le autorizzazioni
rilasciate,
ma che solo successivamente sono stati spietrati e seminati.

L'artifizio utilizzato da alcuni era quello di far figurare tutta la
zona
interessata dalla coltivazione di grano in una piccola particella di
terreno effettivamente coltivata prima del 1991. Nella realtà dei fatti,
la maggior parte di ogni terreno è stata spietrata e solo
successivamente
adibita a grano.

Ignorando le visure catastali ed inoltrando le false dichiarazioni che
attestavano la coltivazione dei suoli prime del '91, scattavano le
cospicue quote grano: ben 10 i milioni di euro totali scippati grazie a
questo sistema. L'indagine, che prende in esame il periodo compreso tra
il
2001 e il 2004, ha condotto al sequestro di 3000 ettari di Murgia,
irreversibilmente distrutti.

E' soprattutto per questo che si è proceduto al sequestro dei terreni
interessati: il danno ambientale è così profondo che, secondo precise
stime tecniche, solo bloccando oggi queste azioni scriteriate si può
pensare di riparare, seppur in minima parte, ai danni causati.

"Ma i primi risultati si vedrebbero fra non meno di 50 anni, ha spiegato
il prof. Macchia, ordinario di Botanica presso l'Università di Bari.
Questo almeno il periodo di tempo minimo per una ricrescita spontanea
della steppa murgiana. Viceversa, un intervento artificiale, ma
onerosissimo, porterebbe risultato entro 10 anni.

L'indagine vegetazionale e botanica - continua Macchia - ha rivelato una
irreversibile distruzione degli arbusti nani e di tutta la steppa
murgiana. Quello che con un eufemismo è volgarmente definito
spietramento,
è in realtà una distruzione del substrato che cancella il suolo
murgiano,
a causa dei pesanti macchinari con cui lo spietramento stesso viene
effettuato.

Senza contare, dal punto di vista strettamente geologico, che tali
azioni
possono provocare allagamenti nelle città, occlusioni nelle gravine e
smottamenti come accaduto nel caso del treno deragliato nel sud barese
poco tempo fa e rimasto in bilico sui binari, con il terreno che aveva
ceduto al di sotto.

La resilienza, ossia la ripresa del terreno, è davvero lunga e
difficile.
Tra gli effetti climatici, anche l'aumento della quantità di carbonio
che
viene rilasciato nell'aria. Tutto questo porta dritti alla
desertificazione, intesa come perdita della qualità dei suoli".

Se ci si chiede come sia stato possibile tutto ciò, è facile trovare la
rispota in una superficiale e deficitaria  politica agricola, che ha
avvolto la nostra regione per lungo tempo. Infatti, ciascuna delle
autorizzazioni che attestavano la vocazione seminativa dei terreni,
doveva
subire un controllo da parte degli organi preposti, quali l'Agea, ex
Aima,
che invece non c'è stato. Stessa mancanza che ha afflitto le varie
Associazioni agricole tramite le quali sono state inoltrate le domande
volte ad ottenere tali autorizzazioni. Non a caso, molti degli indagati
sono funzionari regionali ed impiegati delle suddette associazioni di
categoria.

Risulta addirittura, da alcuni documenti, che sullo stesso terreno vi
fossero sia pascoli che grano: attività, ovviamente, incompatibili per
natura.

Francesco Casillo, in particolare, aveva acquistato anche tramite i suoi
familiari arrestati, circa 1000 ettari di Murgia, comprati a pochi euro,
spietrati e diventati floride piantagioni di grano, lucrando sulle quote
grano.

La stessa indagine che ha lo portato in carcere ieri è partita proprio
dalla quote grano. Di lì si è proceduto al un sequesto con l'ipotesi di
grano scadente: poi la scoperta dell'ocratossina. Grave, da parte di
Casillo, far figurare quel grano importato come grano prodotto sulla
nostra Murgia: ad oggi Francesco Casillo è l'unico ad non aver
comunicato
ai magistrati i nomi dei suoi sub-acquirenti.

"Ci sono coltivatori onesti - ha detto il magistrato Antonio Savasta -
cui
sono state negate le quote grano perchè, purtroppo,  indirizzate verso
altri soggetti".

Il territorio dell'Alta Murgia è molto ampio e non è tutto di competenza
della procura tranese - ha aggiunto il procuratore capo Nicola Barbera
-.
Auspichiamo di non restare isolati in questa indagine, ma collaborare
con
altre procure su indagini simili relative a tutto il resto del
territorio
murgiano.

Il nostro ringraziamento va a tutte le forze dell'ordine che
nell'operazione "Apocalisse" hanno dato un esempio di massima
cooperazione. Ma un ringraziamento particolare va alle associazioni
ambientaliste, la "Green Cross, i Vas e le Guardie Ambientali della
LIDA,
da cui tutto è partito. Senza la loro denuncia nulla sarebbe stato
avviato.

Il nostro rammarico è proprio questo: che le indagini siano partite
tardi
e che soprattutto, non abbiano avuto origine dagli organi preposti al
controllo, che evidentemente non hanno funzionato. Ma questa è solo la
prima tappa: abbiamo in mano il filo di Arianna che ci deve portare
dritti
ai vertici dell'organizzazione.
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