Bonifica Mar Piccolo: Vendola sospenda la gara d'appalto




SIAMO A FAVORE DELLA BONIFICA DEL MAR PICCOLO
CHIEDIAMO AL PRESIDENTE DELLA REGIONE VENDOLA
LA SOSPENSIONE DELLA GARA D’APPALTO,
PERCHE’ SIA VERA BONIFICA

La bonifica del Mar Piccolo la aspettiamo da molti anni.
I riferimenti legislativi - la legge 426/98, che ha individuato Taranto tra i siti nazionali da bonificare, e il D.M. 471/99 che ha perimetrato le aree ed indicato le procedure tecnico-scientifiche ed amministrative per provvedere alla bonifica - ci ricordano che si sono colpevolmente accumulati anni di ritardo.

Abbiamo quindi tutto l’interesse perché s’intervenga il prima possibile per risanare le acque del Mar Piccolo.

Il problema però è: interveniamo per bonificare o per inquinare e distruggere ulteriormente colpiti dal virus della superficialità?

Condividiamo le preoccupazioni manifestate nei giorni passati dai pescatori che aderiscono a Confcooperative e Legacoop, alla vigilia della chiusura del bando di gara per l’assegnazione dei lavori di “messa in sicurezza”, prevista per il prossimo 12 dicembre.

La bonifica dei siti inquinati è una operazione complessa che va considerata con molto attenzione, senza scappatoie e superficialità.

Nella bonifica del fondali contaminati non è sempre necessario rimuovere i sedimenti.

Il sedimento va rimosso nel caso in cui non sia più in grado di assorbire le sostanze inquinanti e questo lo si vede compiendo le analisi sulla colonna d'acqua sovrastante il sedimento contaminato. Solo se il sedimento è saturo va rimosso. Altrimenti vanno lasciarli lì dove sono, e va monitorata la situazione fino a che i sedimenti non rilasciano le sostanze inquinanti in acqua.

Se, con studi e ricerche, si appura che la rimozione è necessaria, non bisogna farla con un dragaggio "selvaggio" ma con tecnologie che minimizzino il rischio di dispersione del sedimento, come le tecniche di aspirazione, che permettono la rimozione del materiale contaminato riducendo i rischi di dispersione in acqua e, quindi, una rimessa in circolo delle sostanze inquinanti nell'ambiente circostante.

Nel disciplinare dell’appalto approvato dal Commissario per l’Emergenza ambientale della Regione Puglia le indicazioni sono vaghe e a nostro parere non garantiscono sufficiente trasparenza, tale da farci dubitare della qualità degli studi di caratterizzazione svolti per elaborare il Piano di bonifica.

Due esempi per giustificare il nostro giudizio.

Ammesso che gli studi di caratterizzazione abbiamo confermato la necessità di provvedere alla rimozione dei sedimenti, perché si lascia all’impresa che vincerà l’appalto la libertà di scegliere tra il dragaggio meccanico e quello idraulico? L’impatto ambientale del primo è di gran lunga superiore. Perché allora nel disciplinare di gara non si danno indicazioni precise in tal senso?

Inoltre, troviamo quanto meno originale il fatto che il monitoraggio ambientale dell’impatto dei lavori sia affidato alla stessa ditta che farà i lavori. Che interesse avrebbe la ditta a sospendere i lavori in caso di problemi di particolare inquinamento delle acque?

Per ultimo, ma non meno importante, vogliamo denunciare questo modo di fare politica delle nostre istituzioni, quello cioè di “dimenticarsi” di consultare i soggetti interessati, sociali e produttivi, prima delle gare d’appalto per lavori e progetti che vanno ad incidere fortemente sul futuro sociale, ambientale e produttivo. Si accumulano anni di ritardi per burocrazie e a volte anche per inettitudine, ma le nostre Istituzioni ritengono evidentemente una perdita di tempo far conoscere e consultare chi per anni si è occupato della problematica o, nel caso del Mar Piccolo, anche chi trae dal mare il suo sostentamento, vedi i pescatori. Un atteggiamento che in questo caso ha riguardato Regione, Provincia e Comune.

C’è anche chiedersi: ha senso iniziare una costosa bonifica, senza prima aver pianificato la rimozione delle cause dell’inquinamento? Crediamo che serva subito un’azione che coinvolga e faccia prendere impegni seri, in tal senso, ai vari soggetti che contribuiscono all’inquinamento del Mar Piccolo.

A Taranto esiste da anni un Istituto di ricerca del CNR quale il Talassografico che ha lo specifico compito di svolgere ricerca sulle acque, una risorsa preziosa per il nostro territorio. Qual è il ruolo che gli è stato assegnato in questa vicenda della bonifica del Mar Piccolo? Temiamo nessuno.

Se ci fosse una regia istituzionale attenta, capace di promuovere sinergie tra ricerca e sistema produttivo, la bonifica dei siti (considerate anche le grosse cifre a disposizione) potrebbe essere un’occasione per creare sinergie tra ricerca e imprese al fine di introdurre innovazione nelle imprese coinvolte, da far valere anche su altri mercati.

La questione bonifica è un “caso scuola”, ci sono cioè tutti i presupposti per provare a praticare forme di sviluppo alternativo e durevole, che veda la ricerca, l’innovazione e la tutela dell’ambiente in primo piano. Non possiamo accettare che la tanto sognata bonifica del Mar Piccolo, un ecosistema complesso e fragile, così importante per l’equilibrio naturale della nostra città, rischi di diventare solo un affare per qualcuno, invece che un’occasione di rinaturalizzazione e di rilancio. Tra l’altro, non vorremmo che questa fosse considerata una buona occasione, tramite il dragaggio “selvaggio”, per aumentare il pescaggio e quindi l’operatività della base navale in Mar Piccolo.

In questa vicenda, quindi, siamo di fronte a problematiche tecnico-scientifiche, di prospettive economiche per la nostra città, legate alla vita democratica della nostra comunità, all’informazione da garantire ai cittadini.

Per questo chiediamo al Presidente della Regione Vendola di fermare le procedure del bando di gara e di convocare tutti i soggetti interessati per chiarire ed affrontare le diverse problematiche. Ai nostri Enti Locali, Comune e Provincia, di svolgere un ruolo più attivo e propositivo per governare il processo, e di non occuparsi solo dell’affidamento degli appalti.


LEGAMBIENTE  Maria Maranò
PEACELINK Alessandro Marescotti
TARANTO SOCIALE Giovanni Matichecchia
WWF Gaetano Barbato