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acqua minerale sospese 126 marche
- Subject: acqua minerale sospese 126 marche
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 5 Jan 2005 11:29:49 +0100
da repubblica.it mercoledi 5 gennaio 2005 Sulla base delle norme Ue, un gruppo di etichette regionali supera i parametri sulle sostanze nocive Acqua minerale, sospese 126 piccole marche Due decreti sulla gazzetta ufficiale: "Non è garantita la sicurezza" MILANO - Il ministero della sanità ha scoperto che parecchie marche di acque minerali, per lo più piccole, tra le meno note, e con mercati locali, non sono in regola con i nuovi e più restrittivi parametri di legge sulle sostanze nocive fissati un anno fa a livello europeo. Perciò con due decreti emessi il 28 dicembre, firmati dal direttore generale della prevenzione sanitaria Donato Greco, ne ha dichiarate fuori norma 126, per le quali ha «sospeso la validità dei decreti di riconoscimento» a partire dal primo gennaio. Ora toccherà alle Regioni decidere i provvedimenti di competenza, dal ritiro dei prodotti dal commercio alla sospensione delle concessioni per attingere l´acqua dalle fonti. Undici le acque minerali «sospese» perché «non può ritenersi garantita la tutela della salute dei consumatori». Per sette di queste, il valore del parametro di arsenico è risultato «superiore al limte previsto dalla normativa vigente»: si tratta della «Diamante» di Codrongianos, la «Fonte Garbarino» di Lurisia, la «Fontealta» di Roncegno, la «Giulia» di Anguillara, la «Francesca» di Rionero in Vulture, la «Nevissima» di Vinadio, la «Virginia» di Prata Camportaccio. Altre quattro hanno superato i limiti previsti per il manganese: la «San Paolo» e la «San Pietro» di Roma, la «San Lorenzo» di Bognanco, la «Sanfaustino» di Massa Martana. Per altre 115 acque minerali di varie regioni la «sospensione» è dovuta invece al fatto che queste aziende non hanno inviato al ministero entro il termine fissato del 31 ottobre scorso, i certificati delle analisi relative alla determinazione della presenza di arsenico, manganese e antimonio nell´acqua. Per Mineraqua, l´associazione che raggruppa le acque minerali, si tratta solo di «sospensioni temporanee» che riguardano «prodotti locali che rappresentano una piccolissima quota del mercato». Inoltre, dice il presidente di Mineraqua, Ettore Fortuna, «la stragrande maggioranza di queste acque minerali non è mai stata in commercio o non lo è più da tempo». IL CASO Ecco le etichette pugliesi sospettate di essere fuori legge Cinque acque minerali nel mirino del ministero Non rispettano la legge sulla concentrazione di arsenico, antimonio e manganese NICO LORUSSO Fuori norma cinque etichette pugliesi di acqua minerale. Il ministero della Sanità ha confermato, con un decreto pubblicato il 30 gennaio sulla gazzetta ufficiale, che sei marche di acqua commercializzate nella regione non rispettano la legge sulla concentrazione di arsenico, antimonio e manganese. In tutta Italia sono 115 gli imbottigliatori a rischio, mentre in Puglia il ministero ha decretato lo stop per le acque "Della Grotta" e "Montechiaro" di Conversano, la "Canali" di Carmiano (Lecce), la "Giardinella" di Fasano (Brindisi) e "Valle d´Itria" di Martina Franca. Le minerali, non rispettando la direttiva europea 40 del 2003 che prevede limiti più severi per alcuni metalli pesanti disciolti, dovrebbero essere ritirate dal commercio. Il ritiro della licenza ministeriale è infatti il primo passo per il disconoscimento da parte della Regione dell´autorizzazione a imbottigliare, mentre i carabinieri dei Nas potrebbero intervenire impedendo l´ulteriore diffusione delle bottiglie sulle tavole dei pugliesi. Il decreto del ministero colpisce anche un´azienda di Rionero in Vulture, in provincia di Potenza, da dove arriva buona parte dell´acqua consumata in Puglia. E´ la "Francesca di Rionero" che secondo i tecnici del ministero "supera i limiti previsti dalla legge per quanto riguarda l´arsenico". Il limite di 10 mg al litro di arsenico, comune per tutte le acque potabili di rubinetto come quella fornita dall´Acquedotto Pugliese e dalle altre aziende pubbliche, è stato imposto alle acque minerali in bottiglia solo l´anno scorso, causando non pochi grattacapi alle aziende di bollicine e "acque leggere e naturali". Le cinque ditte pugliesi infatti si sono limitate a non comunicare al ministero della Salute i dati relativi alle analisi, un compito che spetta direttamente alle società di imbottigliamento che di solito si servono di laboratori di analisi pubblici. Nell´elenco delle 115 aziende bloccate in tutta Italia non ci sono i grossi nomi che si dividono oltre la metà del mercato, con le multinazionali che investono milioni di euro in pubblicità per un prodotto che alla fonte costa meno di 50 centesimi di euro al metro cubo ed è ancor meno tassata dalle Regioni che concedono l´uso delle sorgenti. il manifesto - 04 Gennaio 2005 L'amaro calice delle acque minerali LUCA FAZIO L'amaro calice delle acque minerali Il ministero della salute con un decreto legge dichiara fuori norma 115 etichette Da gennaio, Italia a secco Sospese le acque minerali che non hanno certificato al ministero i livelli di antimonio, arsenico e manganese. Toccherà alle Regioni prendere gli eventuali provvedimenti LUCA FAZIO MILANO L'acqua del rubinetto è generalmente buona e (ancora) economica, mentre l'acqua minerale in bottiglia è generalmente poco trasparente e costosa (43 centesimi di euro per metro cubo contro 300-500 euro per metro cubo). Detto così l'assioma potrebbe sembrare un po' ideologico e dunque tutto da dimostrare. Ma questa volta è proprio il ministero della salute (con decreto legge del 28 dicembre 2004) a mettere nero su bianco l'imbevibile realtà: in questo momento nei negozi di tutta Italia sono in vendita 115 acque minerali fuori legge perché non hanno comunicato i dati relativi ai parametri di antimonio, arsenico e manganese. Non è un semplice impiccio burocratico, significa che più di un terzo delle marche di acque minerali dovrebbe essere ritirato dal mercato perché probabilmente contiene sostanze nocive in quantità superiori a quelle consentite per legge (dal rubinetto di casa non può uscire acqua con più di 10 mg/l di arsenico, limite che è stato imposto solo un anno fa anche alle multinazionali delle acque minerali). Il decreto non è altro che un atto dovuto in seguito al recepimento della direttiva europea 2003/40 che impone parametri più severi per alcune sostanze pericolose per la salute, in linea con quanto previsto già da tempo per l'acqua potabile. Prima del lungo elenco di marche inadempienti (consultabile sul sito ww.gazzettaufficiale.it) si legge: «in considerazione della mancata ricezione dei certificati analitici entro il termine del 31 ottobre 2004, è sospesa, a far data dall'1 gennaio 2005, la validità dei decreti di riconoscimento delle seguenti acque minerali». Nell'elenco non figurano le marche dei pochi gruppi che hanno in mano i due terzi della produzione (San Pellegrino/Nestlé, San Benedetto Italaque/Danone, Uliveto/Rocchetta, Spumador, Norda e San Gemini), ma non è escluso che alcune etichette diffuse a livello locale rientrino nell'orbita delle multinazionali. Le acque messe all'indice pescano nelle fonti di tutta Italia (Bari, Udine, Sassari, Rimini, Modena, Cuneo, Napoli, Vibo Valentia, Messina, Brescia, Vercelli, Savona, Lecce, Parma, Ancona, Arezzo, Como, Catanzaro, Massa, Firenze, Siena, Padova, Bergamo, Ascoli Piceno, Treviso...). A questo punto dovrebbero intervenire tutte le Regioni coinvolte dal provvedimento, sospendendo la concessione per attingere le acque dalle fonti e stabilendo i tempi per l'eventuale ritiro dei prodotti in commercio - a meno che alle aziende in questione non venga concessa una improbabile proroga per mettersi in regola. In attesa di ulteriori sviluppi (i Nas ancora non sono stati chiamati a intervenire), per Giuseppe Altamore, giornalista di Famiglia Cristiana e autore del libro Qualcuno vuol darcela a bere. Acqua minerale: uno scandalo sommerso (Fratelli Frilli Editore), ce n'è comunque abbastanza per un brindisi. «Finalmente - dice - dopo anni di comportamenti poco comprensibili, il ministero della Salute ha deciso di stare dalla parte dei cittadini consumatori. La pubblicazione dell'elenco delle acque minerali fuori norma è una scelta trasparente e coraggiosa allo stesso tempo, ma per anni i consumatori hanno bevuto qualcosa che forse ha causato danni alla salute».
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