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invito manifesrtazione contro la caccia, con preghiera di inoltro
- Subject: invito manifesrtazione contro la caccia, con preghiera di inoltro
- From: "Verdi Friuli-Venezia Giulia" <verdifvg at verdinrete.it>
- Date: Wed, 15 Sep 2004 10:20:34 +0200
Manifestazione interregionale contro la caccia organizzata dal C.P.V Domenica 19 settembre 2004 in occasione dell'apertura generale della caccia Foresta del Cansiglio (Treviso - Belluno - Pordenone) Ore 9.30 appuntamento sul Monte Pizzoc , Altavia n° 6 dei "Silenzi" Comune di Fregona (TV), al confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto. Maggiori informazioni su: http://www.faunalibera.it/ Perché manifestare contro la caccia La manifestazione pacifica e silenziosa vuole ricordare che il 19 settembre apre la caccia, un'attività osteggiata da oltre il 72% della popolazione che ogni anno causa la morte di circa 250 milioni di animali selvatici solo in Italia, il 95% dei quali appartiene a specie non riproducibili in cattività. Non mancano ogni anno morti anche fra gli uomini, lo scorso anno a causa di incidenti di caccia in Italia ci sono stati 51 morti e 70 feriti. La manifestazione servirà a ricordare il grave stato in cui si trovano le legislazioni Regionali del Veneto e del Friuli in materia di tutela della fauna e di disciplina della caccia e a richiamare il Presidente Illy al rispetto degli impegni elettorali. Illy infatti in campagna elettorale si era impegnato ad abrogare la cosiddetta "Legge Narduzzi" , sulla base della quale la Regione ha dato avvio tra l'altro agli abbattimenti alle specie protette, in deroga alla protezione sancita dalle norme comunitarie; Non solo la Legge " Narduzzi " è tuttora al suo posto, ma il quadro normativo è stato ulteriormente compromesso, sopprimendo tra l'altro l'istituto scientifico autonomo che doveva occuparsi della ricerca scientifica sulla conservazione del patrimonio faunistico e del rilascio dei pareri sulla sostenibilità ambientale della caccia. Recentemente una nuova ondata di deroghe emanata dalla Giunta Illy ha scatenato un nuovo far-west, sull'onda del quale la Provincia di Pordenone ha tra l'altro autorizzato la caccia ad un centinaio di cinghiali di notte e con il faro, senza curarsi nemmeno dei gravi rischi derivanti all'incolumità pubblica e del fatto che in Europa ed in Italia la caccia notturna con luci artificiali è un reato!! Malgrado le richieste di tutto il mondo ambientalista e di gran parte dei cacciatori in Friuli Venezia Giulia si pratica massicciamente ancora la caccia con il segugio, una pratica venatoria di enorme crudeltà e devastante per l'ambiente, che consiste nel "rastrellamento" di chilometri di ambienti rarissimi con decine di cani e nell'abbattimento dei caprioli e degli altri ungulati stremati dal tentativo di fuga. La caccia con il segugio viene praticata anche nei Siti di Importanza Comunitaria e nelle Zone di Protezione Speciale, aree la cui tutela è imposta dalla Comunità Europea ( è già in corso un procedimento sanzionatorio contro l'Italia e la Regione F.V,G. da parte della Commissione per l'inosservanza degli obblighi comunitari delativi alle ZPS e ai SIC ) ed in cui vivono ( o tentano di vivere .) specie rarissime, quali il gatto selvatico, la lince, l'orso, il re di quaglie. I cani utilizzati per tale barbara pratica venatoria non solo distruggono le popolazioni delle specie "bersaglio" , ma provocano anche l'abbandono delle aree delle specie protette. Nelle aree umide del Friuli Venezia Giulia - anche in quelle protette dalla Comunità Europea -continuano ad essere riversate ogni anno tonnellate di piombo. Negli stati moderni i pallini da caccia di piombo sono stati messi da anni al bando per limitare l'avvelenamento (saturnismo) degli uccelli e degli altri animali. Gli uccelli ingoiano i pallini scambiandoli per sassolini per facilitare i processi digestivi. Tre pallini di piombo ingoiati uccidono un'anatra, cinque un cigno. I Verdi hanno da tempo predisposto una proposta di Legge che potrebbe riportare il Friuli Venezia Giulia in Europa. Richiamiamo insieme ILLY al rispetto degli impegni elettorali! Di seguito alcuni esempi del disastroso stato della legislazione del Friuli Venezia Giulia: L' amministrazione regionale del Venezia Friuli Giulia non ha finora fatto il Piano faunistico venatorio Il piano faunistico venatorio è lo strumento cardine di programmazione della gestione della fauna previsto dalla Legge n.157/92 e ribadito dalla Legge Regionale n.24/96. Con questa omissione la scorsa amministrazione regionale ha rifiutato di pianificare ed armonizzare le diverse attività umane che interagiscono con la fauna selvatica. Parallelamente, non ha voluto a tutt'oggi utilizzare la ricerca scientifica ed i dati da essa derivanti quale punto di partenza per le scelte gestionali e pianificatorie. L' amministrazione regionale ha estromesso agricoltori, enti locali ed ambientalisti dalla gestione faunistica Con la legge 30/99 la regione ha rinnegato il principio cardine sancito dalla Legge n.157/92, secondo cui negli organismi territoriali destinati alla gestione della caccia ( Riserve di caccia e Distretti venatori) devono essere presenti rappresentanti degli enti locali, degli agricoltori e degli ambientalisti. Ha imposto il principio dell'autogestione venatoria da parte dei cacciatori, che diventano così gli unici gestori della fauna selvatica, che è invece un "patrimonio indisponibile dello Stato". Con la Legge regionale n.20/01 i cacciatori diventano conduttori, ai fini faunistico-venatori, del 98.1% dell'intero territorio regionale. L' amministrazione regionale ha estromesso la ricerca scientifica sulla fauna selvatica dal territorio della nostra regione. Con la Legge Regionale n.30/99 questa amministrazione ha soppresso gli osservatori faunistici provinciali interrompendo la ricerca scientifica sulla fauna selvatica e appena nel 2002 ha avviato un'Istituto Faunistico Regionale, estromettendo dalla nostra regione l'Istituto Nazionale per la fauna selvatica, organismo scientifico nazionale alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri . L'Istituto Faunistico Regionale, che era composto interamente da tecnici faunistici con contratti a tempo determinato recentemente è stato di fatto soppresso e trasformato in un ufficio alle dipendenze dirette del soggetto i cui atti avrebbe dovuto controllare sotto il profilo tecnico-scientifico.. Su oltre 500 specie diverse di animali vertebrati presenti nella nostra regione, vengono cacciate una quarantina di specie e ne vengono censite, dagli stessi cacciatori, solamente una decina. L' Istituto faunistico regionale - oggi semplicemente "ufficio" - composto da 6 tecnici a tempo determinato dovrebbe controllare, verificare e correggere contemporaneamente e tempestivamente tutti i censimenti delle 238 riserve di caccia presenti in regione. In questa Regione la gestione di tutti gli animali selvatici (anche quelli a rischio di estinzione) che non si cacciano, non si mangiano e non si vendono, viene ignorata. La Legge regionale n.26/02 prevedeva che zoologi e i tassidermisti dipendenti pubblici in servizio presso i musei di storia naturali o istituti universitari per poter trattare e conservare la fauna dovessero superare un esame presso una commissione formata da un dirigente regionale e da due esperti, uno designato dai tassidermisti privati e uno dai cacciatori. E' evidente che per quell' amministrazione regionale la ricerca scientifica pubblica doveva essere subalterna alla cultura venatoria dei privati. Questa amministrazione regionale ha ignorato i diritti dei consumatori evitando di effettuare la prevista indagine sullo stato sanitario della selvaggina e rinunciando a regolamentare la vendita di carni di selvaggina cacciata. Il D.P.R 607/96, attuattivo della direttiva 92/45/CEE, che regolamenta i controlli sulla commercializzazione delle carni di selvaggina in questa regione è stato ignorato. Viene così permesso ai cacciatori, e indirettamente ai bracconieri e ai trafficanti di animali, di vendere liberamente la selvaggina a ristoranti, macellerie, mense ed ospedali senza alcun controllo sanitario. L'amministrazione regionale ha finora alimentato un perdente scontro giudiziario con le associazioni ambientaliste in materia di cattura di uccelli. Da circa 30 anni la Regione Friuli Venezia Giulia cerca di rendere legittima la cattura di uccelli e alimentare il conseguente, fiorente, mercato illegale. Dagli anni '70 tutti i numerosi tentativi di emanare norme illegittime sono stati bocciati dagli organismi di controllo. Sono state sprecate ingenti risorse pubbliche che potevano essere utilizzate per sostenere altre attività di pubblico interesse. Recentemente questa Amministrazione, sempre a spese dei contribuenti, ha emanato altri tre D.P.G.R.( 20.11.01 n.0440/Pres.; 22.11.2001 n.447/Pres.; 04.09.2002 n.0264/Pres.) e tre decreti assessorili (19.11.2001 n.787 e 21.08.2002 n.736 , oltre a quello del 2003 dell'assessore Marsilio) che sono stati tutti impugnati al TAR sospendendo la loro validità. Va qui rilevata la inusuale e straordinaria efficienza dimostrata dopo la dichiarazione di illegittimità di parte della L.R. 29/1993, emessa il 4 luglio 2001 dalla Corte Costituzionale. In meno di 5 mesi, la Regione ha infatti emanato 4 norme e numerose circolari al fine di permettere, per alcuni giorni, la cattura di uccelli in questa Regione. Analoga performance era già stata organizzata nell'autunno del 1998, per gli stessi motivi. La vigilanza delle associazioni ambientaliste, ha sempre bloccato i contestati provvedimenti. Utilizzando i fondi e le strutture pubbliche l'amministrazione regionale ha continuato ad illudere gli appassionati di tale pratica, cercando di legittimare attività illegittime non più permesse da normative nazionali ed internazionali. L' amministrazione regionale ha ignorato le richieste d'incontro formulate dalle OO.SS. CGIL CISL UIL dei dipendenti della Regione e dalle RSU delle Provincie per avviare un confronto sui problemi relativi alla vigilanza venatoria e ambientale. La legge regionale n.30/99 prevedeva la razionalizzazione del servizio di vigilanza venatoria nella Regione Friuli Venezia Giulia entro il 2000. A fronte di questa mancata attuazione le OO.SS. CGIL, CISL e UIL inviavano all'assessore Narduzzi due richieste d'incontro per formulare la proposta di una unificazione della vigilanza venatoria e ambientale nel Corpo Forestale Regionale, così nella logica di una maggiore efficacia ed economia e come auspicato dai piani faunistici formulati dalle Provincie di Trieste, Udine, Gorizia e Pordenone redatti nel 1997. Nonostante le numerosi dichiarazioni di politici, dirigenti, ambientalisti e cacciatori, nulla è stato fatto per disciplinare il nuovo ordinamento previsto per l'attività di vigilanza venatoria, ambientale, ittica e forestale e per costituire i Corpo Unico di Vigilanza ambientale, anche se previsto in tutti i programmi di governo da una decina di anni ad oggi, incluso quello di Intesa Democratica. L' amministrazione regionale ha giocato con i numeri per garantire la presenza dei cacciatori sul 98,1% della nostra regione. Ha poi ritenuto che in tutto il territorio regionale c'è una consistente presenza della tipica flora e fauna alpina; quindi anche Trieste, la pianura friulana e le lagune di Grado e Marano devono far parte della zona faunistica delle alpi. Una "interpretazione" che è servita a ridurre alla metà l'obbligo di istituzione di zone destinate alla protezione della fauna. . L'Amministrazione regionale in questi anni ha cambiato spesso la superficie delle riserve di caccia, ma non ha mai reso noto i relativi confini. A tutte le variazioni della superficie del territorio destinata alla caccia non è seguita alcuna variazione nella cartografia. Vediamo, nel dettaglio le modifiche apportate dalle varie norme alla superficie delle riserve di caccia nel Friuli Venezia Giulia: 1998 decreto ass. n.34/CP superficie delle riserve di caccia = 727.339 ettari 92,7% 1999 legge regionale n.30/99 superficie delle riserve di caccia = 769.662 ettari 98,1% 2000 D.P.G.R- n.422 superficie delle riserve di caccia < 490.320 ettari 62,5% 2002 D.P.G.R. n.25 superficie delle riserve di caccia < 682.778 ettari 87 % 2002 Legge finanziaria 2002 superficie delle riserve di caccia < 384.718 ettari 49 % A tutt'oggi, nonostante il balletto di provvedimenti e numeri, in violazione alla Legge n.157/92, i cacciatori sono gli unici conduttori (amministratori) di tutti gli uccelli e i mammiferi presenti sul 98,1 % dell'intero territorio regionale. L' Amministrazione ha "interpretato" le norme sulle armi permettendo ai cacciatori di frequentare anche i centri abitati con le armi imbracciate La legge n. 157/92 vieta il trasporto di armi da sparo per uso venatorio all'interno dei centri abitati, e delle altre zone dove è vietata la caccia, a meno che non siano scariche e in custodia. Con una ardita interpretazione letterale l' Amministrazione regionale, con parere di data 17.09.1998, ha sostenuto che il concetto di custodia non si riferisce all'astuccio in cui deve essere riposta l'arma per rendere evidente la difficoltà nel poter fare un uso immediato dell'arma a fini illeciti, bensì all'atto di tenere sotto stretto controllo l'arma e quindi di non lasciarla incustodita. Risulta difficile capire la ipotetica circostanza in cui si può trasportare con se un arma e contemporaneamente allontanarsi da essa e lasciarla incustodita. Ne deriva comunque che invece nelle zone in cui è permessa la caccia, l'arma potrebbe essere trasportata incustodita e quindi senza esercitare su di essa uno stretto controllo ... L' Amministrazione regionale ha boicottato con argomenti pretestuosi chi voleva vietare la caccia nei propri terreni, così come previsto dalla legge n.157/92. La legge n. 157/92 prevede che i proprietari o conduttori dei fondi possono vietare la caccia sul terreno di propria pertinenza. La richiesta va presentata, al Presidente della Giunta regionale, la stessa viene accolta qualora non ostacoli il Piano faunistico regionale. Non essendo stato predisposto tale piano diventa difficile capire i motivi del mancato accoglimento delle richieste presentate. Con D.P.G.R. 4.11.98 n.0386/Pres. viene inoltre stabilito che per interdire alla caccia i fondi destinati ad attività sportive-ricreative o le aree autorizzate per la sosta di visitatori e campeggiatori, bisogna presentare domanda al Servizio della caccia e della pesca della Regione, motivando la richiesta ed evidenziando il danno presunto derivante dall'attività praticata sul fondo dall'esercizio venatorio. Il Direttore del Servizio decide se accogliere la richiesta o meno. Se la richiesta non viene presentata ed accolta, è autorizzata la caccia nei campi sportivi-ricreativi e nelle aree per la sosta di visitatori e campeggiatori. Solamente nel caso in cui tale aree, adeguatamente tabellate a cura dei proprietari o conduttori dei fondi, siano recintate con effettiva chiusura di metri 1,20 e sia stata effettuata la notifica ai competenti uffici regionali , si può considerarle interdette all'esercizio venatorio. L' Amministrazione regionale ha aperto la caccia sulle strade carrozzabili in violazione della legge n.157/92. La legge quadro nazionale vieta la caccia ad una distanza inferiore a 50 metri dalle strade carrozzabili. Con la legge regionale del 27.3.03 si precisa che le strade per essere considerate carrozzabili e quindi interdette alla caccia, devono essere interamente ricoperte da manto bituminoso o cementizio, in caso contrario si può cacciare anche sulla strada. Questa Amministrazione regionale ha permesso solamente ai cacciatori la possibilità di lasciar vagare libero il proprio cane senza museruola tutti i giorni dell'anno. Cosa non ha fatto questa Amministrazione regionale per rispettare le norme nazionali ed internazionali: Non sono ancora state escluse dall'elenco delle specie cacciabili in Friuli-Venezia Giulia il fagiano di monte, la pernice bianca, la coturnice, la lepre bianca. Sono tutte specie alpine di grande valore faunistico, considerate a rischio perchè in forte diminuzione numerica in tutto il comprensorio delle Alpi. Non sono state create le zone di protezione (equivalenti alle oasi faunistiche) per gli uccelli migratori, di cui alla Legge. 157/1992, tenendo conto del fatto che si tratta di un preciso obbligo per la Regione derivante dalla Direttiva 79/409/CEE Non è stata eliminata l'anomalia della caccia nelle zone di mare del Friuli-Venezia Giulia entro un miglio marino (Km. 1,852) dalla costa. La caccia da natante è vietata dalla Legge n.157/1992 per cui non può essere consentita. Non sono state rese amministrativamente sanzionabili e perseguibili le violazioni ai regolamenti interni delle Riserve di Caccia. Attualmente il cacciatore può abbattere un numero illimitato di animali selvatici stanziali senza incorrere in nessuna sanzione amministrativa o penale. I contenuti della cosiddetta "Legge Narduzzi", che Illy si era impegnato ad abrogare. E' stato autorizzato inizialmente l'abbattimento di circa 2.860.000 uccelli protetti (colombo domestico, tortora dal collare, cormorano e storno) Le direttive comunitarie prevedono che solo gli Stati membri, possono derogare dal regime protezione cui sono sottoposti gli animali selvatici, dopo aver individuato le condizioni di rischio a seguito delle quali è necessario derogare al generale principio di protezione. Recentemente (Giunta Illy) è stato autorizzato anche l'abbattimento dei gabbiani e di altre specie. Gli abbattimenti verranno effettuati dai cacciatori stessi e dalla sessantina di guardiacaccia che sono in servizio presso le 4 Provincie. I danni all'agricoltura provocati dalla fauna selvatica non sono stati valutati tempestivamente e correttamente da personale qualificato, non sono stati effettuati i dovuti censimenti e le conseguenti analisi. Le ricerche scientifiche svolte fino ad oggi hanno evidenziato l'inutilità di questi tipi di abbattimento ed evidenziato che andrebbero incentivati i sistemi di prevenzione e rimborsati i reali danni subiti dagli agricoltori. Ancora una volta la Regione evita di ragionare in termini scientifici e privilegia gli interessi elettorali. Viene permessa la cattura di due specie di rane pur conoscendo le difficoltà che si incontrano per distinguerle dalle altre rane protette. Le differenze possono essere rilevate, per lo più, dalle dimensioni del tubercolo metatarsale (nell'ordine dei decimi di millimetro). Questa è una chiave per il riconoscimento delle diverse specie di difficile utilizzo anche per gli esperti. Viene, di fatto, autorizzata la cattura di rane protette dalla convenzione di Berna e già soggette ad un preoccupante calo di individui e di specie. Vengono autorizzati tutti i cacciatori a circolare su tutti i percorsi fuoristrada con qualsiasi veicolo al fine di esercitare la caccia. Viene autorizzata la caccia alla posta per gli acquatici sino ad un'ora dopo il tramonto, in violazione a quanto previsto dalla Legge n.157/92 che la permette solamente fino al tramonto. Viene autorizzata la caccia per tutto l'anno nelle zone cinofile a gestione privata che provvedono a liberare fauna autoctona di allevamento. La legge n.157/92 vieta la caccia al di fuori della stagione venatoria . Chi esercita la caccia nelle aziende faunistico venatorie e nelle zone cinofile viene esentato dall'utilizzare il tesserino regionale riducendo i controlli previsti Viene tolto al tassidermista l'obbligo di registrare e segnalare le specie cacciabili ricevute, anche al di fuori del periodo di caccia, la cui detenzione e imbalsamazione potrebbe essere illegittima. La Legge. n.157/92 prevede che il tassidermista deve segnalare all'autorità competente le richieste di imbalsamazione di specie non cacciabili o quelle di specie cacciabili ma avanzate in periodi diversi da quelli previsti dal calendario venatorio. Per fare il direttore di riserva di caccia non si ritiene più necessario superare un corso abilitativo ma solo parteciparvi appena possibile .... In ogni caso la legge regionale n.30/99 autorizza l'Amministrazione regionale a stipulare apposite polizze assicurative per la responsabilità civile a tutela dei cacciatori-direttori di riserva di caccia. A tal fine vengono utilizzati i fondi per il miglioramento ambientale, per la prevenzione e l'indenizzo dei danni provocati dalla fauna e dall'attività venatoria all'agricoltura. Gli stessi fondi vengono utilizzati anche per rimborsare le spese dell'attività di segreteria dei cacciatori-presidenti dei distretti venatori . Le giornate settimanali di caccia alla selvaggina stanziale vengono elevate da due a tre.
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