invito manifesrtazione contro la caccia, con preghiera di inoltro



Manifestazione interregionale contro la caccia

organizzata dal C.P.V

Domenica
19 settembre 2004
in occasione dell'apertura generale della caccia

Foresta del Cansiglio
(Treviso - Belluno - Pordenone)

Ore 9.30 appuntamento sul Monte Pizzoc , Altavia n° 6 dei "Silenzi"
Comune di Fregona (TV), al confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto.



Maggiori informazioni su:

http://www.faunalibera.it/



Perché manifestare contro la caccia

La manifestazione pacifica e silenziosa vuole ricordare che il 19 settembre
apre la caccia, un'attività osteggiata da oltre il 72% della popolazione
che ogni anno causa la morte di circa 250 milioni di animali selvatici solo
in Italia, il 95% dei quali appartiene a specie non riproducibili in
cattività.

Non mancano ogni anno morti anche fra gli uomini, lo scorso anno a causa di
incidenti di caccia in Italia ci sono stati 51 morti e 70 feriti.





La manifestazione servirà a ricordare il grave stato in cui si trovano le
legislazioni Regionali del Veneto e del Friuli in materia di tutela della
fauna e di disciplina della caccia e a richiamare il Presidente Illy al
rispetto degli impegni elettorali. Illy infatti in campagna elettorale si
era impegnato ad abrogare la cosiddetta "Legge Narduzzi" , sulla base della
quale la Regione ha dato avvio tra l'altro agli abbattimenti alle specie
protette, in deroga alla protezione sancita dalle norme comunitarie;

Non solo la Legge " Narduzzi " è tuttora al suo posto, ma il quadro
normativo è stato  ulteriormente compromesso, sopprimendo tra l'altro
l'istituto scientifico autonomo che doveva occuparsi della ricerca
scientifica sulla conservazione del patrimonio faunistico e del rilascio
dei pareri sulla sostenibilità ambientale della caccia.

Recentemente  una nuova ondata di deroghe emanata dalla Giunta Illy ha
scatenato un nuovo far-west, sull'onda del quale la Provincia di Pordenone
ha tra l'altro autorizzato la caccia ad un centinaio di cinghiali di notte
e con il faro, senza curarsi nemmeno dei gravi rischi derivanti
all'incolumità pubblica e del fatto che in Europa ed in Italia  la caccia
notturna con luci artificiali è un reato!!



Malgrado le richieste di tutto il mondo ambientalista e di gran parte dei
cacciatori in Friuli Venezia Giulia si pratica massicciamente ancora la
caccia con il segugio, una pratica venatoria di enorme crudeltà e
devastante per l'ambiente, che consiste nel "rastrellamento" di chilometri
di ambienti rarissimi con decine di cani e nell'abbattimento dei caprioli e
degli altri ungulati stremati dal tentativo di fuga.

La caccia con il segugio viene praticata anche nei Siti di Importanza
Comunitaria e nelle Zone di Protezione Speciale, aree la cui tutela è
imposta dalla Comunità Europea  ( è già in corso un procedimento
sanzionatorio contro l'Italia e la Regione F.V,G. da parte della
Commissione per l'inosservanza degli obblighi comunitari delativi alle ZPS
e ai SIC ) ed in cui vivono  ( o tentano di vivere .) specie rarissime,
quali il gatto selvatico, la lince, l'orso, il re di quaglie.

I cani utilizzati per tale barbara pratica venatoria non solo distruggono
le popolazioni delle specie "bersaglio" , ma provocano anche l'abbandono
delle aree delle specie protette.



Nelle aree umide del Friuli Venezia Giulia - anche in quelle protette dalla
Comunità Europea -continuano ad essere riversate ogni anno tonnellate di
piombo.

Negli stati moderni  i pallini da caccia di piombo sono stati messi da anni
al bando per limitare l'avvelenamento (saturnismo) degli uccelli e degli
altri animali.

Gli uccelli ingoiano i pallini scambiandoli per sassolini per facilitare i
processi digestivi. Tre pallini di piombo ingoiati uccidono un'anatra,
cinque un cigno.











I Verdi hanno da tempo predisposto una proposta di Legge che potrebbe
riportare  il Friuli Venezia Giulia in Europa.



Richiamiamo insieme ILLY al rispetto degli impegni elettorali!





Di seguito alcuni esempi del disastroso stato della legislazione del Friuli
Venezia Giulia:











            L' amministrazione regionale del Venezia Friuli Giulia non ha
finora fatto il Piano faunistico venatorio

Il piano faunistico venatorio è lo strumento cardine  di programmazione
della gestione della fauna previsto dalla Legge  n.157/92 e ribadito dalla
Legge Regionale n.24/96.

Con questa omissione la scorsa amministrazione regionale ha rifiutato di
pianificare ed armonizzare le diverse attività umane che interagiscono con
la fauna selvatica. Parallelamente, non ha voluto a tutt'oggi utilizzare la
ricerca scientifica ed i dati da essa derivanti quale punto di partenza per
le scelte gestionali e pianificatorie.



            L' amministrazione regionale ha estromesso agricoltori, enti
locali ed ambientalisti dalla gestione faunistica

 Con la legge 30/99 la regione ha rinnegato il principio cardine sancito
dalla Legge n.157/92, secondo cui negli organismi territoriali destinati
alla gestione della caccia ( Riserve di caccia e Distretti venatori) devono
essere presenti rappresentanti degli enti locali, degli agricoltori e degli
ambientalisti. Ha imposto il principio dell'autogestione venatoria da parte
dei cacciatori, che diventano così gli unici gestori della fauna selvatica,
che è invece un "patrimonio indisponibile dello Stato". Con la Legge
regionale n.20/01 i cacciatori diventano conduttori, ai fini
faunistico-venatori, del 98.1% dell'intero territorio regionale.



            L' amministrazione regionale ha  estromesso la ricerca
scientifica sulla fauna selvatica dal territorio della nostra regione.

Con la Legge Regionale n.30/99 questa amministrazione ha soppresso gli
osservatori faunistici  provinciali interrompendo la ricerca scientifica
sulla fauna selvatica e appena nel 2002 ha avviato un'Istituto Faunistico
Regionale,  estromettendo dalla  nostra regione l'Istituto Nazionale per la
fauna selvatica, organismo scientifico nazionale alle dirette dipendenze
della Presidenza del Consiglio dei Ministri .

L'Istituto Faunistico Regionale, che era composto interamente da tecnici
faunistici con contratti a tempo determinato recentemente è stato di fatto
soppresso e trasformato in un ufficio alle dipendenze dirette del soggetto
i cui atti avrebbe dovuto controllare sotto il profilo tecnico-scientifico..



Su oltre 500 specie diverse di animali vertebrati presenti nella nostra
regione,  vengono cacciate  una quarantina di specie e ne vengono censite,
dagli stessi cacciatori, solamente una decina. L' Istituto faunistico
regionale - oggi semplicemente "ufficio" - composto da 6 tecnici a tempo
determinato  dovrebbe controllare,  verificare e correggere
contemporaneamente e tempestivamente tutti i censimenti delle 238 riserve
di caccia presenti in regione.

In questa Regione la gestione di tutti gli animali selvatici (anche quelli
a rischio di estinzione) che non si cacciano, non si  mangiano e non si
vendono,  viene  ignorata.

 La Legge regionale n.26/02 prevedeva che  zoologi e i tassidermisti
dipendenti pubblici in servizio presso i musei di storia naturali o
istituti universitari per poter trattare e conservare la fauna dovessero
superare un esame presso una commissione formata da un dirigente regionale
e da due esperti, uno designato dai tassidermisti privati e uno dai
cacciatori. E' evidente  che per  quell' amministrazione regionale la
ricerca scientifica pubblica doveva essere subalterna  alla cultura
venatoria dei privati.



Questa amministrazione regionale  ha ignorato i diritti dei consumatori
evitando di effettuare la  prevista indagine sullo stato sanitario della
selvaggina e  rinunciando a regolamentare la vendita di carni di selvaggina
cacciata.

Il D.P.R 607/96, attuattivo della direttiva 92/45/CEE, che regolamenta i
controlli sulla commercializzazione delle carni di selvaggina in questa
regione è stato ignorato.  Viene così permesso ai cacciatori, e
indirettamente ai  bracconieri  e ai trafficanti di animali, di vendere
liberamente la selvaggina a ristoranti, macellerie, mense ed ospedali senza
alcun controllo  sanitario.







L'amministrazione regionale ha finora  alimentato un perdente scontro
giudiziario con le associazioni  ambientaliste in materia di cattura di
uccelli.

Da circa 30 anni la Regione  Friuli Venezia Giulia cerca di rendere
legittima la cattura di uccelli e alimentare il conseguente,  fiorente,
mercato illegale. Dagli anni '70 tutti i numerosi tentativi di emanare
norme illegittime sono stati bocciati dagli organismi di controllo. Sono
state sprecate ingenti risorse pubbliche che potevano essere utilizzate per
sostenere altre attività di pubblico interesse. Recentemente questa
Amministrazione, sempre a spese dei contribuenti, ha emanato  altri  tre
D.P.G.R.( 20.11.01 n.0440/Pres.; 22.11.2001 n.447/Pres.; 04.09.2002
n.0264/Pres.)  e tre decreti  assessorili (19.11.2001 n.787 e 21.08.2002
n.736 , oltre a quello del 2003 dell'assessore Marsilio) che sono stati
tutti impugnati al TAR sospendendo la loro validità.

Va qui rilevata la inusuale e straordinaria efficienza dimostrata dopo la
dichiarazione di illegittimità di parte della L.R. 29/1993, emessa il 4
luglio 2001 dalla Corte Costituzionale.

In meno di 5 mesi,  la Regione ha infatti emanato 4 norme e numerose
circolari al fine di permettere, per alcuni giorni, la cattura di uccelli
in questa Regione. Analoga performance era già stata organizzata
nell'autunno del 1998, per gli stessi motivi. La vigilanza delle
associazioni ambientaliste, ha sempre  bloccato i contestati provvedimenti.

 Utilizzando i fondi e le strutture pubbliche l'amministrazione regionale
ha continuato ad illudere gli appassionati di tale pratica, cercando di
legittimare attività illegittime non più permesse da normative nazionali ed
internazionali.



L' amministrazione regionale ha ignorato le richieste d'incontro formulate
dalle  OO.SS. CGIL CISL UIL dei dipendenti  della Regione e dalle  RSU
delle Provincie per avviare un confronto sui problemi relativi alla
vigilanza venatoria e ambientale.

La legge regionale n.30/99 prevedeva la razionalizzazione del servizio di
vigilanza venatoria nella Regione Friuli Venezia Giulia entro il 2000. A
fronte di questa mancata attuazione le OO.SS. CGIL, CISL e UIL  inviavano
all'assessore Narduzzi due richieste d'incontro per formulare la proposta
di una unificazione della vigilanza venatoria e ambientale nel Corpo
Forestale Regionale, così nella logica di una maggiore efficacia ed
economia e come auspicato  dai piani faunistici formulati dalle Provincie
di Trieste, Udine, Gorizia e Pordenone redatti nel 1997.

Nonostante le numerosi dichiarazioni di politici, dirigenti,  ambientalisti
e cacciatori, nulla è stato fatto per disciplinare il nuovo ordinamento
previsto per l'attività di vigilanza venatoria, ambientale, ittica e
forestale e per costituire i Corpo Unico di Vigilanza ambientale, anche se
previsto in tutti i programmi di governo da una decina di anni ad oggi,
incluso quello di Intesa Democratica.



            L' amministrazione regionale ha giocato con i numeri per
garantire la presenza dei cacciatori sul 98,1% della nostra regione.

            Ha poi ritenuto che in  tutto il  territorio regionale c'è una
consistente presenza della tipica flora  e fauna alpina;  quindi anche
Trieste, la pianura friulana e le lagune di Grado e Marano  devono far
parte della zona faunistica delle alpi. Una "interpretazione" che è servita
a ridurre alla metà l'obbligo di istituzione di zone destinate alla
protezione della fauna.

            . L'Amministrazione regionale in questi anni ha cambiato spesso
la superficie delle riserve di caccia, ma non ha mai reso noto i relativi
confini. A tutte le variazioni della superficie del territorio destinata
alla caccia non è seguita alcuna variazione nella cartografia.

            Vediamo, nel dettaglio le modifiche apportate dalle varie norme
alla superficie delle riserve di caccia nel Friuli Venezia Giulia:

1998 decreto ass. n.34/CP       superficie delle riserve di caccia     =
727.339  ettari 92,7%

1999 legge regionale n.30/99  superficie delle riserve di caccia     =
769.662 ettari   98,1%

2000 D.P.G.R- n.422               superficie delle riserve di caccia     <
490.320 ettari    62,5%

2002 D.P.G.R. n.25                 superficie delle riserve di caccia     <
682.778 ettari    87   %

2002 Legge finanziaria 2002  superficie delle riserve di caccia     <
384.718 ettari     49   %

             A tutt'oggi, nonostante il balletto di provvedimenti e numeri,
in violazione alla Legge n.157/92, i cacciatori sono gli unici conduttori
(amministratori) di tutti gli uccelli e i mammiferi presenti sul 98,1 %
dell'intero territorio regionale.













L' Amministrazione ha "interpretato" le norme sulle armi  permettendo ai
cacciatori di frequentare anche i centri abitati con le armi imbracciate

La  legge n. 157/92 vieta il trasporto di armi da sparo per uso venatorio
all'interno dei  centri abitati, e delle altre zone dove è vietata la
caccia, a meno che non siano scariche e in custodia. Con una ardita
interpretazione letterale l' Amministrazione regionale, con parere di data
17.09.1998,  ha sostenuto che il concetto di custodia non si riferisce
all'astuccio in cui deve essere riposta l'arma per rendere evidente la
difficoltà nel poter fare un uso immediato dell'arma a fini illeciti, bensì
all'atto di tenere sotto stretto controllo  l'arma e quindi di non
lasciarla incustodita. Risulta difficile capire la ipotetica circostanza in
cui si può trasportare con se un arma e contemporaneamente  allontanarsi da
essa e lasciarla incustodita. Ne deriva  comunque che invece nelle zone in
cui è permessa la caccia, l'arma potrebbe essere trasportata incustodita e
quindi senza esercitare su di essa uno stretto controllo ...



L' Amministrazione regionale ha boicottato con argomenti pretestuosi chi
voleva vietare la caccia nei propri terreni, così come previsto dalla legge
n.157/92.

La legge n. 157/92 prevede  che i proprietari o conduttori dei fondi
possono vietare la caccia sul terreno di propria pertinenza. La richiesta
va presentata, al Presidente della Giunta regionale, la stessa viene
accolta qualora non ostacoli il Piano faunistico regionale. Non essendo
stato predisposto tale piano diventa difficile capire i motivi del mancato
accoglimento delle richieste presentate.

Con D.P.G.R. 4.11.98 n.0386/Pres. viene inoltre stabilito che per interdire
alla caccia i fondi destinati ad attività sportive-ricreative o le aree
autorizzate per la sosta di visitatori e campeggiatori, bisogna presentare
domanda al Servizio della caccia e della pesca della Regione, motivando la
richiesta ed evidenziando il danno presunto derivante dall'attività
praticata sul fondo dall'esercizio venatorio. Il Direttore del Servizio
decide se accogliere la richiesta o meno. Se la richiesta non viene
presentata ed accolta, è autorizzata la caccia nei campi
sportivi-ricreativi e nelle aree per la sosta di visitatori e
campeggiatori. Solamente nel caso in cui tale aree, adeguatamente tabellate
a cura dei proprietari o conduttori dei fondi, siano recintate con
effettiva chiusura di metri 1,20 e sia stata effettuata la notifica ai
competenti uffici regionali , si può  considerarle interdette all'esercizio
venatorio.



L' Amministrazione regionale ha aperto la caccia sulle strade carrozzabili
in violazione della legge n.157/92.

La legge quadro nazionale vieta la caccia ad una distanza inferiore a 50
metri dalle strade carrozzabili. Con la legge regionale del 27.3.03 si
precisa che le strade per essere considerate carrozzabili e quindi
interdette alla caccia, devono essere interamente ricoperte da manto
bituminoso o cementizio, in caso contrario si può cacciare anche sulla
strada.



               Questa Amministrazione regionale ha permesso solamente ai
cacciatori la possibilità di lasciar vagare libero il proprio cane senza
museruola tutti i giorni dell'anno.








Cosa non ha fatto questa Amministrazione regionale per rispettare le norme
nazionali ed internazionali:



Non sono ancora state escluse dall'elenco delle specie cacciabili in
Friuli-Venezia Giulia il fagiano di monte, la pernice bianca, la coturnice,
la lepre bianca. Sono tutte specie alpine di grande valore faunistico,
considerate a rischio perchè in forte diminuzione numerica in tutto il
comprensorio delle Alpi.



Non sono state create le zone di protezione (equivalenti alle oasi
faunistiche) per gli uccelli migratori, di cui alla Legge. 157/1992,
tenendo conto del fatto che si tratta di un preciso obbligo per la Regione
derivante dalla Direttiva 79/409/CEE





Non è stata eliminata l'anomalia della caccia nelle zone di mare del
Friuli-Venezia Giulia entro un miglio marino (Km. 1,852) dalla costa.

La caccia da natante è vietata dalla Legge n.157/1992 per cui non può
essere consentita.



Non sono state rese amministrativamente sanzionabili e perseguibili le
violazioni ai regolamenti interni delle Riserve di Caccia. Attualmente il
cacciatore può abbattere un numero illimitato di animali selvatici
stanziali senza incorrere in nessuna sanzione amministrativa o penale.

















I contenuti della cosiddetta "Legge Narduzzi", che Illy si era impegnato ad
abrogare.



E' stato autorizzato inizialmente l'abbattimento di circa 2.860.000 uccelli
protetti (colombo domestico, tortora dal collare, cormorano e storno) Le
direttive comunitarie prevedono che solo gli Stati membri, possono derogare
dal regime protezione cui sono sottoposti gli animali selvatici, dopo aver
individuato le condizioni di rischio a seguito delle quali è necessario
derogare  al generale principio di protezione. Recentemente (Giunta Illy) è
stato autorizzato anche l'abbattimento dei gabbiani e di altre specie.

Gli abbattimenti  verranno effettuati  dai cacciatori stessi e dalla
sessantina di guardiacaccia  che sono in servizio presso le 4 Provincie.

I danni all'agricoltura provocati dalla fauna selvatica non sono stati
valutati tempestivamente e correttamente da personale qualificato, non sono
stati effettuati i dovuti censimenti e le conseguenti analisi. Le ricerche
scientifiche svolte fino ad oggi hanno evidenziato l'inutilità di questi
tipi di abbattimento ed evidenziato che andrebbero incentivati i sistemi di
prevenzione e rimborsati i reali danni subiti dagli agricoltori. Ancora una
volta la Regione evita di ragionare in termini scientifici e  privilegia
gli interessi elettorali.



Viene permessa la cattura di due specie di rane  pur  conoscendo le
difficoltà che si incontrano per distinguerle dalle altre rane protette. Le
differenze possono essere rilevate, per lo più, dalle  dimensioni del
tubercolo metatarsale (nell'ordine dei decimi di millimetro). Questa  è una
chiave per il riconoscimento delle diverse specie di difficile utilizzo
anche  per gli esperti.

Viene, di fatto, autorizzata la cattura di rane protette dalla convenzione
di Berna e già soggette ad un preoccupante calo di individui e di specie.



Vengono autorizzati tutti i cacciatori a circolare su  tutti i  percorsi
fuoristrada con qualsiasi veicolo al fine di  esercitare la  caccia.



Viene autorizzata la caccia  alla posta per gli acquatici sino ad un'ora
dopo il tramonto, in violazione a quanto previsto dalla Legge n.157/92 che
la permette solamente fino al tramonto.



Viene autorizzata la caccia per tutto l'anno nelle zone cinofile  a
gestione privata che provvedono a liberare  fauna autoctona di allevamento.

 La legge n.157/92 vieta la caccia al di  fuori della stagione venatoria .

Chi esercita la caccia nelle aziende faunistico venatorie e nelle zone
cinofile viene esentato dall'utilizzare il  tesserino regionale riducendo
i controlli previsti



Viene tolto al tassidermista l'obbligo di registrare e segnalare le specie
cacciabili ricevute,  anche al di fuori del periodo di caccia, la cui
detenzione e  imbalsamazione potrebbe essere illegittima.

La Legge. n.157/92  prevede  che il tassidermista deve segnalare
all'autorità competente le richieste di imbalsamazione  di specie non
cacciabili o quelle di specie cacciabili ma avanzate in periodi diversi da
quelli previsti dal calendario venatorio.



Per fare il direttore di riserva di caccia non si ritiene  più necessario
superare un corso abilitativo ma solo  parteciparvi appena possibile ....

In ogni caso la legge regionale n.30/99 autorizza l'Amministrazione
regionale a stipulare apposite polizze assicurative per la responsabilità
civile a tutela dei cacciatori-direttori di riserva di caccia. A tal fine
vengono utilizzati i fondi per il miglioramento ambientale, per la
prevenzione e l'indenizzo dei danni provocati dalla fauna e dall'attività
venatoria all'agricoltura. Gli stessi fondi vengono utilizzati anche per
rimborsare le spese dell'attività di segreteria dei cacciatori-presidenti
dei distretti venatori .



Le giornate settimanali di caccia alla selvaggina stanziale vengono elevate
da due a tre.