legambiente sicurezza alimentare rapporto 2004



da lanuovaecologia.it
Mercoledì 26 Maggio 2004

SICUREZZA ALIMENTARE|Il Rapporto di Legambiente

«Contaminato un frutto su due»

PesticidiInsieme a frutta e verdura continuiamo a mandar giù
antiparassitari, erbicidi e funghicidi. L'unico dato positivo è la maggiore
attenzione nei controlli regionali. Nessuna novità sul fronte legislativo
per regolare la presenza dei cosiddetti multiresidui. Più sicuri i prodotti
italiani / IL DOSSIER 2004

Stazionaria la situazione sui banchi italiani di frutta e verdura sul fronte
dei residui di pesticidi. Insieme a fragole, mele, uva, insalata e peperoni
continuiamo, insomma, a mandare giù un bel po' di principi attivi di
antiparassitari, erbicidi e funghicidi. Non riporta cambiamenti di rilievo
rispetto allo scorso anno il rapporto di Legambiente,

Pesticidi
Pesticidi nel piatto 2004. In base ai controlli effettuati dai laboratori di
ricerca di Asl, Arpa e di altri enti addetti, se è vero che la percentuale
dei campioni di frutta in cui la quantità di pesticidi rilevata ha superato
il limite fissato dalla legge è rimasta invariata (2%) su un totale di 3.860
campioni analizzati, oltre il 50% (1.937 campioni tra irregolari, regolari
con un unico residuo e regolari con più residui) sono contaminati da
principi attivi adoperati in agricoltura. In estrema sintesi la frutta di
produzione italiana risulta migliore di quella importata, poiché sono per lo
più i campioni provenienti dall'estero quelli fuorilegge. Meno a rischio la
verdura, con il 78,1% di campioni senza residui su un totale di 3.893. Sul
14,1% dei campioni analizzati (549) è stata rilevata la presenza di un
pesticida, mentre il 6,1% (237) presenta più pesticidi nello stesso
prodotto.

Il dato positivo è la maggiore attenzione dei laboratori regionali che,
rispetto all'anno scorso, hanno effettuato più controlli, mentre non c'è
nessuna novità sul fronte legislativo per regolare la presenza di
multiresidui, un vero buco nella legislazione sulla sicurezza alimentare:
nel 15,2% dei campioni analizzati si trovano tracce di più di un principio
attivo, in alcuni casi fino a 5 contemporaneamente.
«La nostra legislazione - sottolinea Francesco Ferrante, direttore generale
di Legambiente - è vecchia di oltre 30 anni. Continuano a non esistere
limiti alla compresenza di principi attivi negli alimenti. Nella più
completa ignoranza del principio di precauzione, dunque, oltre a consentire
l'impiego di sostanze come per esempio il captan, il dimetoato, il
metidation o il procimidone e il vinclozolin, tutte indicate dall'Epa
(Environmental protection agency) come possibili cancerogeni, la nostra
legge non tiene conto dei rischi legati alla compresenza di più sostanze
nella frutta e nella verdura. Per fortuna la crescita culturale degli
agricoltori nel nostro paese - continua Ferrante - negli ultimi anni è
servita a ottenere una forma di autoriduzione nell'uso della chimica e
infatti oggi i rischi per i cittadini provengono molto spesso da prodotti
importati dall'estero, ma i buchi nella legislazione italiana continuano a
permettere pratiche che andrebbero vietate».

I risultati di Pesticidi nel piatto 2004 non sono privi di contraddizioni,

Banco della frutta
a cominciare dal sistema dei controlli. I casi più eclatanti di
contaminazioni, per esempio, si trovano proprio nelle regioni più virtuose
nell'effettuare le analisi. L'assenza di tracce di pesticidi, insomma, può
essere sintomo non della buona qualità di frutta e verdura ma piuttosto dall
'assenza di analisi. Così, in assenza di controlli, in Molise, Puglia e
Calabria frutta e verdura appaiono "pulite". Al contrario, in
Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte e nella Provincia autonoma di Trento
spicca il numero di prodotti contaminati proprio per la serietà e la
sistematicità delle indagini. «Di fronte alla discontinuità dei controlli,
qualitativi e quantitativi - dice Antonio Longo, presidente del Movimento
difesa del cittadino - è importante che l'Italia si doti della propria
agenzia per la sicurezza alimentare, prevista dall'Unione Europea».

Molte perplessità suscitano anche le "soglie di accettabilità" dei residui
previste dalla legge italiana, calcolate sulla loro pericolosità rispetto
all'organismo umano adulto. Il campione di riferimento è sempre e solo un
adulto medio di circa 60 chilogrammi. I risultati, quindi, non tengono conto
della pericolosità degli effetti sulla salute dei bambini. Va infine
ricordato che anche quello dei prodotti chimici per l'agricoltura è un
mercato sul quale la criminalità organizzata sta mettendo le mani. «La
possibilità di mettere in campo un traffico di tali sostanze - spiega
Francesco Ferrante - è sicuramente offerta dalla mancanza di tracciabilità
dei prodotti in questione. Non esiste l'obbligo di segnalare in maniera
indelebile e progressiva le confezioni di pesticida, cosicché se una volta
rubati, fossero ritrovati, non sarebbe comunque possibile risalire a quale
derrata si riferiscano. In molti casi le sostanze attive possono essere
diluite con quelle legalmente registrate, modificandone tossicità e rischi».
Difficile trovare dati certi su questo mercato, ma significativi sono i
risultati delle azioni dei Nas. Secondo il rapporto del Comando dei
Carabinieri per la Sanità del 2002, i Nas hanno effettuato 1.254 ispezioni
relative ai prodotti fitosanitari, accertando 489 infrazioni. Le persone
segnalate alle autorità sono state 360 (erano 309 nel 2001), 46.263 le
confezioni sequestrate per 213.799 kg di peso e valore 1.955.497 ?. Gli
illeciti amministrativi sono stati 391.