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legambiente sicurezza alimentare rapporto 2004
- Subject: legambiente sicurezza alimentare rapporto 2004
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 26 May 2004 20:01:51 +0200
da lanuovaecologia.it Mercoledì 26 Maggio 2004 SICUREZZA ALIMENTARE|Il Rapporto di Legambiente «Contaminato un frutto su due» PesticidiInsieme a frutta e verdura continuiamo a mandar giù antiparassitari, erbicidi e funghicidi. L'unico dato positivo è la maggiore attenzione nei controlli regionali. Nessuna novità sul fronte legislativo per regolare la presenza dei cosiddetti multiresidui. Più sicuri i prodotti italiani / IL DOSSIER 2004 Stazionaria la situazione sui banchi italiani di frutta e verdura sul fronte dei residui di pesticidi. Insieme a fragole, mele, uva, insalata e peperoni continuiamo, insomma, a mandare giù un bel po' di principi attivi di antiparassitari, erbicidi e funghicidi. Non riporta cambiamenti di rilievo rispetto allo scorso anno il rapporto di Legambiente, Pesticidi Pesticidi nel piatto 2004. In base ai controlli effettuati dai laboratori di ricerca di Asl, Arpa e di altri enti addetti, se è vero che la percentuale dei campioni di frutta in cui la quantità di pesticidi rilevata ha superato il limite fissato dalla legge è rimasta invariata (2%) su un totale di 3.860 campioni analizzati, oltre il 50% (1.937 campioni tra irregolari, regolari con un unico residuo e regolari con più residui) sono contaminati da principi attivi adoperati in agricoltura. In estrema sintesi la frutta di produzione italiana risulta migliore di quella importata, poiché sono per lo più i campioni provenienti dall'estero quelli fuorilegge. Meno a rischio la verdura, con il 78,1% di campioni senza residui su un totale di 3.893. Sul 14,1% dei campioni analizzati (549) è stata rilevata la presenza di un pesticida, mentre il 6,1% (237) presenta più pesticidi nello stesso prodotto. Il dato positivo è la maggiore attenzione dei laboratori regionali che, rispetto all'anno scorso, hanno effettuato più controlli, mentre non c'è nessuna novità sul fronte legislativo per regolare la presenza di multiresidui, un vero buco nella legislazione sulla sicurezza alimentare: nel 15,2% dei campioni analizzati si trovano tracce di più di un principio attivo, in alcuni casi fino a 5 contemporaneamente. «La nostra legislazione - sottolinea Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente - è vecchia di oltre 30 anni. Continuano a non esistere limiti alla compresenza di principi attivi negli alimenti. Nella più completa ignoranza del principio di precauzione, dunque, oltre a consentire l'impiego di sostanze come per esempio il captan, il dimetoato, il metidation o il procimidone e il vinclozolin, tutte indicate dall'Epa (Environmental protection agency) come possibili cancerogeni, la nostra legge non tiene conto dei rischi legati alla compresenza di più sostanze nella frutta e nella verdura. Per fortuna la crescita culturale degli agricoltori nel nostro paese - continua Ferrante - negli ultimi anni è servita a ottenere una forma di autoriduzione nell'uso della chimica e infatti oggi i rischi per i cittadini provengono molto spesso da prodotti importati dall'estero, ma i buchi nella legislazione italiana continuano a permettere pratiche che andrebbero vietate». I risultati di Pesticidi nel piatto 2004 non sono privi di contraddizioni, Banco della frutta a cominciare dal sistema dei controlli. I casi più eclatanti di contaminazioni, per esempio, si trovano proprio nelle regioni più virtuose nell'effettuare le analisi. L'assenza di tracce di pesticidi, insomma, può essere sintomo non della buona qualità di frutta e verdura ma piuttosto dall 'assenza di analisi. Così, in assenza di controlli, in Molise, Puglia e Calabria frutta e verdura appaiono "pulite". Al contrario, in Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte e nella Provincia autonoma di Trento spicca il numero di prodotti contaminati proprio per la serietà e la sistematicità delle indagini. «Di fronte alla discontinuità dei controlli, qualitativi e quantitativi - dice Antonio Longo, presidente del Movimento difesa del cittadino - è importante che l'Italia si doti della propria agenzia per la sicurezza alimentare, prevista dall'Unione Europea». Molte perplessità suscitano anche le "soglie di accettabilità" dei residui previste dalla legge italiana, calcolate sulla loro pericolosità rispetto all'organismo umano adulto. Il campione di riferimento è sempre e solo un adulto medio di circa 60 chilogrammi. I risultati, quindi, non tengono conto della pericolosità degli effetti sulla salute dei bambini. Va infine ricordato che anche quello dei prodotti chimici per l'agricoltura è un mercato sul quale la criminalità organizzata sta mettendo le mani. «La possibilità di mettere in campo un traffico di tali sostanze - spiega Francesco Ferrante - è sicuramente offerta dalla mancanza di tracciabilità dei prodotti in questione. Non esiste l'obbligo di segnalare in maniera indelebile e progressiva le confezioni di pesticida, cosicché se una volta rubati, fossero ritrovati, non sarebbe comunque possibile risalire a quale derrata si riferiscano. In molti casi le sostanze attive possono essere diluite con quelle legalmente registrate, modificandone tossicità e rischi». Difficile trovare dati certi su questo mercato, ma significativi sono i risultati delle azioni dei Nas. Secondo il rapporto del Comando dei Carabinieri per la Sanità del 2002, i Nas hanno effettuato 1.254 ispezioni relative ai prodotti fitosanitari, accertando 489 infrazioni. Le persone segnalate alle autorità sono state 360 (erano 309 nel 2001), 46.263 le confezioni sequestrate per 213.799 kg di peso e valore 1.955.497 ?. Gli illeciti amministrativi sono stati 391.
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