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I: effetto inceneritore
- Subject: I: effetto inceneritore
- From: "Cinzia" <cinziapasi at inwind.it>
- Date: Mon, 29 Mar 2004 15:09:07 +0200
- Importance: Normal
-----Messaggio originale----- Da: Maria Grazia Beggio [mailto:margrabe at comune.ravenna.it] Inviato: lunedì 29 marzo 2004 10.56 A: Isa Mariani Oggetto: effetto inceneritore Relazione per convegno nazionale Legambiente gennaio 01, non pubblicata Emergenze tumori a Mantova. Le denunce, i silenzi, le conferme I sarcomi dei tessuti molli tra la popolazione del capoluogo Per i residenti nel raggio di due km dall’inceneritore per tossico nocivi Enichem (ex Montedison) di Mantova, "la probabilità di ammalarsi è stata 25 volte superiore (2500% in più) che per gli altri mantovani. Valore senza precedenti nella letteratura scientifica". Così termina l’articolo della Gazzetta di Mantova (Corradini, 12.6.00) che per primo ha reso noto lo studio di Istituto Superiore di Sanità e Asl sull’incidenza nella popolazione mantovana di un rarissimo tipo di tumore, il sarcoma delle parti molli. Lo studio individua nella TCDD (tetraclorodibenzo para diossina, nota come diossina di Seveso) il possibile fattore di rischio ambientale e propone ulteriori indagini sull’esposizione della popolazione e sulla presenza anomala di altri tipi di tumore. Un fattore di rischio così elevato (25) sembra incredibile, ma è da sottolineare che questo dato proviene da uno studio caso-controllo, è un indice di anomalia (odd ratio) e non il rapporto tra i casi attesi ed osservati, SMR. In statistica l’intervallo di confidenza è usato per verificare se i dati del campione sono significativi rispetto al riferimento. Se il limite inferiore dell’IC è maggiore di uno (i dati rilevati sono più alti del riferimento) oppure il limite superiore è minore di uno (i dati sono inferiori al riferimento) si dice che il campione è statisticamente significativo. Ricapitolando, se la statistica segnala, per i tumori al fegato:SMR=2.00, IC 90%:1.01-3.61, sappiamo che i casi osservati sono doppi degli attesi e che il risultato è significativo. Nel libro che ho dedicato alla vicenda veneziana (Cronache dalla chimica, CUEN 1998), l’ultimo capitolo riguarda Mantova e cita la lettera della dott. Gloria Costani ad Epidemiologia e Prevenzione (1998:22,1) che ha dato origine all’indagine dell’ISS. La dottoressa segnalava l’anomala presenza di sarcomi tra i suoi 1000 pazienti residenti nei pressi del Petrolchimico: 5 osservati rispetto ad 1 atteso in 10 anni: SMR=5, statisticamente significativo. "I dati – scrivevo - sono sconvolgenti, anche perchè il medico sottolinea che sono probabilmente sottostimati, in quanto ha iniziato a conservare la documentazione su queste diagnosi solo dopo che questi rarissimi tumori hanno cominciato a presentarsi con una frequenza avvertibile. Non ritengo azzardato prevedere che un’indagine epidemiologica condotta con criteri rigorosi possa rilevare un rapporto tra sarcomi osservati ed attesi ancora maggiore. In verità l’indagine è già stata richiesta nel 1986, con duemila firme, dalla gente di quella zona. Le autorità competenti hanno risposto che ci sarebbero voluti dieci anni. Ne sono passati dodici e non si è fatto ancora nulla. L’allarme dovrebbe essere tanto maggiore, in quanto questo tipo di tumore evoca il fantasma di una terribile sostanza chimica, la diossina, e i ricordi dell’ ‘incidente’ alla Icmesa di Seveso." Un rapporto presentato da Bertazzi et al. al convegno mondiale Dioxin ’99 (Venezia , sett. ’99) indica un’anomala insorgenza di sarcomi t.m. solo tra i maschi della zona R (la più ampia) con un rapporto tra osservati ed attesi di 2,2. Il mio libro si concludeva così: "Uno spettro si aggira per l’Europa. Ma non è i comunismo e nemmeno il padre di Amleto, è molto peggio del terribile giusquiamo che gli è stato versato nell ’orecchio, è la diossina di Seveso. Nessuno sa dove siano andati veramente a finire i quarantuno fusti provenienti dal reattore dell’Icmesa e contenti le parti più contaminate. E’ uno dei misteri italiani, ma non si sa nemmeno dove sia finita la gran massa del terreno contaminato. Lo fa rilevare l’ uomo legato ai servizi segreti francesi, Paringaux, che ha portato in giro per mezza Europa i fusti di diossina provenienti dal reattore Icmesa (o le loro copie)" Ora gli enti pubblici devono eseguire le analisi delle diossine sui sedimenti, sul terreno e sulle altre matrici ambientali, per verificare l’anomala presenza di diossine, furani od altre porcherie. I bidoni di Seveso, di cui una copia (l’unica?) è stata ritrovata in un garage di Marsiglia, sembra siano stati smaltiti nella primavera del 1983. In quel periodo, all’incirca, gli alberi del mio e di altri giardini, vicino alla Montedison, dalla sera alla mattina ingiallirono e persero le foglie, poi si seccarono. Mi auguro che, se c’è qualche operaio che ha assistito (od è stato costretto) a smaltimenti di materiali strani e provenienti da fuori città, rompa il silenzio. Molte famiglie aspettano di sapere perchè i loro cari sono morti. Come per le famiglie degli operai colpiti da linfomi e leucemie nei reparti Montedison – Enichem, Legambiente fornirà assistenza tecnica e giuridica in eventuali azioni legali. L’indagine dell’ISS è arrivata dopo una dura battaglia, sostenuta localmente solo dalla dott. Costani e da me, che vale la pena di riassumere. Nel ’95 il dott. Felice Casson mi chiese di seguire come consulente le indagini preliminari, che avrebbero poi portato al processo contro Enichem-Montedison, e di indicargli altri consulenti che non fossero influenzabili dall’industria chimica. Chiamai allora l’ amico dott.Edoardo Bai, medico del lavoro di Milano ed il dott. Franco Berrino, dell’Istituto Tumori di Milano per presentarli al magistrato, con cui tuttora lavorano come consulenti medici nel processo di Marghera. Così, quando la dott.Costani mi segnalò i troppi tumori rari tra i suoi pazienti , consultammo Bai e Berrino che confermarono l’anomalia della situazione e nacque l’idea della lettera sui 5 casi di sarcoma. La dottoressa fu ridicolizzata, a Mantova. Il Vicesindaco, i responsabili dall’ ASL ed il presidente degli industriali bollarono il suo lavoro come affrettato ed inopportuno. Uno dei responsabili regionali della sanità, il dott. Vittorio Carreri dichiarò al giornale locale: "Per i tumori niente picchi in città", sostenendo pubblicamente, più volte, che la diossina non è cancerogena e che il suo solo effetto è sul rapporto femmine/maschi nelle nascite. Sicuramente Carreri ne sa più dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e degli altri organismi internazionali (Environmental Protection Agency, ecc.) che classificano la diossina come cancerogeno accertato. Chapeau! Qualche tempo prima, per non saper nè leggere nè scrivere, l’ASL mi aveva querelato per aver rivelato che l’Unità Operativa Fisica aveva alterato, più che dimezzandoli, i dati sulle rilevazioni di benzene, e che linfomi e leucemie femminili in città erano superiori del 50% alla media regionale. Il Pubblico Ministero chiese che fossi prosciolto, proprio perché avevo detto la verità, ma l’ASL si oppose, in nome di quali interessi diosololosa, portando la cosa di fronte al Giudice per le Indagini Preliminari, che a sua volta confermò quanto scritto dal PM e mi prosciolse: le cose che avevo detto erano vere. Intanto però avevo dovuto stare zitto per due anni, ed era quello che volevano: i giornali locali riportarono a tutta pagina la notizia della querela proprio il giorno prima delle elezioni, cui ero candidato. Che caso. Per smentire le notizie vere che avevo rese note, l’ASL organizzò (siamo nel 1995) un convegno in cui il suo medico del lavoro usava dati epidemiologici relativi agli operai maschi di Montedison - Enichem, sani all ’assunzione, per estrapolare certezze sull’intera popolazione femminile del Comune. Evidentemente la correttezza scientifica di Carreri, presente al convegno, ha fatto scuola. I dati di questa ricerca non sono mai stati pubblicati, ma li ho potuti avere in quanto querelato e ci sono serviti per dimostrare l’effettiva incidenza anomala di linfomi tra gli operai di alcuni reparti del Petrolchimico. Comunque i nostri approfondimenti proseguirono sui due fronti. Per quanto riguarda i sarcomi, Costani riuscì a coinvolgere l’Ordine dei medici, qiuindi i colleghi che lavoravano nella medicina di base, dopo essere stati istruiti da Berrino e Bai, segnalarono parecchi altri casi. L’ASL sembrava interessata alla ricerca, formò un gruppo per seguirla e partecipò alla pubblica presentazione dell’iniziativa. Però, quando i primi risultati confermarono l’alta incidenza di sarcomi, comiciò a tirare una brutta aria. Così Costani rese noti i primi dati. Apriti cielo: in una riunione di vertice, a Milano, nel dicembre ’99, i medici di base furono chiamati buffoni ed il gruppo dell’ASL venne immediatamente sciolto, forse anche per impedire che potessimo disporre dei dati anagrafici della popolazione, necessari per calcolare gli anni di residenza in zona e, quindi, i casi attesi. Questi dati me li sono dovuti procurare tramite un consigliere comunale ed ho dovuto affrontare in prima persona le elaborazioni statistiche su diecimila residenti . A fine ‘99 presentammo, nell’assoluta indifferenza dei media nazionali, escluso "il Manifesto", i risultati della ricerca, messa a punto con il contributo fondamentale di Berrino, e recentemente pubblicata. Risulta chiaramente che, avvicinandosi alla zona industriale, nel quartiere Lunetta Frassino Virgiliana, aumenta il rischio di sarcoma. I casi qui riscontrati, dall’84 al ’96, sono 13, con conferma istologica, rispetto ai 3,97 attesi secondo i dati del registro tumori di Varese. Le più colpite sono le donne. Ricordo che, a Seveso, è stata riscontrata un’anomala insorgenza di leucemie e linfomi, più evidente rispetto ai sarcomi. I casi considerati nella ricerca dell’ISS, che conferma in pieno le nostre conclusioni, sono meno di quelli riscontrati dal lavoro gratuito dei medici di base, che hanno confermato, come avviene in quasi tutto il mondo, l’importanza della loro collaborazione nelle indagini epidemiologiche. Il Ministero della Sanità ha istituito una commissione composta non solo dai soliti politici ma anche da tecnici prestigiosi, tra cui Berrino, per chiarire cosa sia effettivamente accaduto a Mantova. La figura che segue, comunque, indica che deve essere successo qualcosa che va al di là di un normale inquinamento industriale, e non è difficile che torni in mente Paringaux con i suoi bidoni, in senso stretto, ma anche figurato. In questa zona è appena stato costruito un nuovo inceneritore per rifiuti speciali (Cartiere Burgo) ed un’altro lo sarà presto (Enichem Ambiente) alla faccia della popolazione, senza la Valutazione di Impatto Ambientale prevista dalle norme europee, italiane e regionali. Legambiente si è impegnata a ricorrere alla Corte Europea di Strasburgo contro questo evidente sopruso nei confronti della popolazione, nonchè dispregio delle direttive europee e del semplice buon senso. Approvare senza alcun approfondimento un impianto che emetterà diossine, in una zona balzata all’attenzione mondiale per la presenza di sarcomi correlabili con le diossine è una cosa che lascia allibiti, ed è comunque una delle tante dimostrazioni dell’approccio delle istituzioni lombarde nei confronti della salute dei cittadini. Ci auguriamo che il governo di questo paese impedisca questa assurda prevaricazione nei confronti di cittadini che verranno studiati come cavie. Fig.1 – Map of of the city of Mantua with the study areas (black) and the industrial areas (grey). Squares are 1 x 1 km (Costani et al., 2000, cit) Tabella n.1 Riepilogo casi osservati/attesi 1984-96 Zone A+B+C Zona C Zona B Zona A N. residenti 9200 2881 1582 4737 N. Casi attesi secondo il registro tumori di Varese M F M F M F M F Attesi M e F 4,093 4,777 1,223 1,832 1,093 0,748 1,777 2,192 Totale attesi 8,871 3,055 1,841 3,969 N. Casi osservati nel periodo 1984-96 Osservati M e F 8 12 3 2 1 1 4 9 Tot. osservati 20 5 2 13 SMR (osserv. /attesi) 2,25 1,64 1,08 3,3 IC 95% Statisticam. significativo 1,34-3,47 1,7- 5,6 2 – Insorgenza anomala di leucemie e linfomi tra gli operai del Petrolchimico di Mantova L’indagine epidemiologica tra i lavoratori del petrolchimico, presentata in pompa magna dall’ASL nel ’95, per evitare allarmismi ingiustificati, secondo noi indicava proprio il contrario: in alcuni reparti la situazione appariva peggiore che tra gli operai dei reparti di produzione e polimerizzazione del cloruro di vinile monomero, il famigerato CVM che ha prodotto una così vasta scia di lutti tra gli operai di Porto Marghera. Dove l’indagine epidemiologica riguarda solo ed esclusivamente i reparti di lavorazione del CVM-PVC, oggetto da molti anni di particolare attenzione a causa della nocività del monomero trattato. La testardaggine di Bortolozzo ed il lavoro di Casson, dei consulenti e della Guardia di Finanza hanno permesso di estendere fino al ’96 l’indagine epidemiologica per arrivare ai risultati che ormai tutti conosciamo. Abbiamo già parlato del convegno organizzato nel ‘95 per tranquillizzare la pubblica opinione. Vennero resi noti i dati di uno "Studio di mortalità tra i dipendenti di un’azienda chimica produttrice di stirene", lo stabilimento Enichem-Montedison di Mantova. Questi dati, relativi ad una popolazione maschile di operai, furono contrabbandati come risolutivi rispetto a problemi della popolazione femminile dell’intera USSL, e, anche se dimostravano un SMR per i linfomi Hodgkin di 2,27, furono fatti passare come tranquillizzanti. La relazione non venne mai pubblicata, ma ne ottenni l’ acquisizione al magistrato che indagava su di me. Il rapporto cercava di approfondire il problema della cancerogenicità dello stirene, non ancora dimostrata con certezza per l’uomo, ma ha evidenziato gravissimi problemi sanitari in vari reparti dello stabilimento. Al cloro soda, ad esempio, si ha: Tabella n.2 Reparto cloro-soda Causa del decesso N. decessi osservati N. decessi attesi SMR IC 95% Tumori maligni 14 11.7 1.19 0.65-2.00 Stomaco 5 1.1 4.42 1.44-10.33 Linfomi Non Hodgkin 2 0.25 8.0 0.97-28.90 vi è quindi un notevole aumento, statisticamente significativo, di tumori allo stomaco. Per quanto riguarda i linfomi N.H. faccio osservare che l’ intervallo di confidenza è al 95%, mentre quello usato da Pirastu et al. (1991) e dai consulenti di Casson è al 90%, più logico per queste statistiche su campioni poco numerosi. Con questo IC, anche i linfomi NH presenterebbero probabilmente significatività statistica. Ma il dato più preoccupante è quello che riguarda il reparto servizi generali e distribuzione liquidi, dove abbondano benzene e stirene. Per dare un’idea della gravità della situazione, li accosterò ai risultati, pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità, dell’indagine epidemiologica sui reparti CVM-PVC di Marghera, con l’avvertenza che non sono omologhi, anche se entrambi riferiti alla popolazione nazionale: il confronto è utile solo per avere un’idea della gravità dei problemi. Tabella n.3 Addetti Servizi generali e Distribuzione liquidi Mantova Analisi fino al 1991 Coorte dipendenti Montedison Enichem Marghera. Analisi fino al 1995 Causa di morte3 Oss. Att. SMR Oss. Att. SMR Tutte le cause 147 110 1,341 168 294,90 0,572 Mal. Cardiovascolari 55 39,2 1,441 30 81,50 0,372 Tumori Maligni 56 36,2 1,551 86 110,90 0,78 Fegato 4 2,1 1,88 11 5,70 1,93 Pancreas 4 1,3 3,03 1 4,40 0,23 Polmone 18 11,8 1,53 31 39,80 0,78 Vescica 3 1,4 2,14 3 2,60 1,15 Encefalo 2 0,9 2,22 2 2,60 0,77 Emopoietico 6 2,4 2,5 9 6,70 1,34 Linfomi Hodgkin 3 0,4 8,331 1 1,20 0,83 Leucemie 1 1,1 n.d. 4 2,70 1,48 Linfomi N.H. 2 n.d. n.d. 1 Statisticamente significativo come superiore all’atteso 2 Statisticamente significativo come inferiore all’atteso 3 Non sono riportate tutte le cause di morte, come si vede confrontando i totali con la somma delle singole cause. I dati parlano da soli, e parlano ancora più forte se vengono raggruppati nel grafico che segue: la situazione epidemiologica del reparto Servizi Generali e Distribuzione Liquidi di Mantova indica che è successo qualcosa di gravissimo. Ancora una volta non è necessario avere virtù profetiche per prevedere che l’estensione dell’analisi fino ai nostri giorni non farà che confermare la gravità del problema. Tanto più che la verifica della causa effettiva di morte dei 55 operai deceduti per malattie cardiovascolari, una percentuale quattro volte superiore ai reparti CVM-PVC di Marghera, comporterà molto probabilmente nuove attribuzioni a cause tumorali. Dopo cinque anni mi chiedo ancora come la struttura che doveva tutelare la salute pubblica abbia potuto usare questa indagine epidemiologica per tranquillizzare la popolazione, quando invece avrebbe dovuto informare la Magistratura. Che però è stata chiamata in causa quando Legambiente ha fornito assistenza medica, tecnica e legale alle famiglie degli operai colpiti da leucemie e linfomi, nella presentazione di esposti che chiedevano di far luce sulle cause dei tumori che hanno colpito i loro congiunti. Agire localmente, ma superare il livello locale La mia esperienza mi ha indotto a pensare che chi affronta problemi epidemiologici tra la popolazione o tra gli operai di un’industria, se non ha la possibilità di intervento diretto come rappresentante di istituzioni sanitarie, alla fine si trova di fronte ad un muro, di gomma nel migliore dei casi. Specialmente nelle città che ospitano industrie petrolchimiche, l’ intreccio degli interessi (anche leciti, per carità) è così forte che quasi sempre l’industria riesce ad influenzare le istituzioni e la stampa locale. Se non si ha la fortuna di incontrare un magistrato che non ha paura di scontrarsi con il potere politico ed industriale, ed ha la volontà di sobbarcarsi anni di lavoro durissimo in aggiunta alle migliaia di fascicoli che deve trattare normalmente, il mio consiglio è di saltare il livello locale, altrimenti ci si impegola nelle querele, nelle piccole risse e nei battibecchi sui giornali di paese. Capisco che non è facile, ma bisogna trovare il modo. A Porto Marghera la bomba CVM – PVC è scoppiata, dopo vent’anni di lotte operaie, solo in seguito alla pubblicazione del dossier di Gabriele Bortolozzo che dimostrava l’insorgenza anomala di tumori tra gli operai. E solo perchè un magistrato come Felice Casson si è interessato della vicenda. A Mantova invece, per un caso del destino, chi aveva lanciato i primi allarmi, oltre che l’ostracismo, si è beccato le denunce, ed è dovuto riparare a Venezia, dove è stato chiamato dal dott. Casson come consulente e dalla facoltà di Architettura come docente. Ma uscendo dalla città non è stato più controllabile ed ha potuto contare su forze esterne, come il pool dei consulenti di Casson, che hanno messo a disposizione un formidabile patrimonio scientifico. Paolo Rabitti
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