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I: Rassegna stampa: intervista a José Bové
- Subject: I: Rassegna stampa: intervista a José Bové
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Mon, 10 Nov 2003 17:56:46 +0100
A cura di AltrAgricoltura Nord Est ------------------------- Tratto da "il Manifesto" - 8 novembre 2003 LA STRATEGIA GLOBALE DEGLI AGRICOLTORI Intervista a José Bové, leader della Confederazione contadina e figura di punta del movimento per la difesa dell'agricoltura tradizionale Ho incontrato José Bové, leader della Confederazione contadina, a Aubrac, un villaggio del sud della Francia dove si svolgeva una riunione sui problemi degli agricoltori della regione del Larzac. E dove a metà settembre aveva riunito 200mila manifestanti per un «controvertice» di quello del Wto a Cancun. Partiamo da Cancun. Un fallimento? No. Già prima di questo vertice l'Ue e gli Stati uniti volevano allargare il negoziato del Wto a maggiori investimenti nell'agricoltura e nei servizi, imporre la loro logica e quella delle multinazionali all'insieme del pianeta, cioè quello che veniva rifiutato dalla maggioranza dei paesi del sud. Questi ultimi non avevano altro da fare che bloccare questo processo, ed è quel che hanno fatto a Cancun. Su questa posizione si sono pronunciati i G22, Brasile compreso, e inoltre la Cina, l'India, il Sud Africa e anche il G90 con la maggioranza dei paesi africani che rivendicano il diritto dei popoli a nutrirsi, un diritto fissato nella dichiarazione dei diritti dell'uomo, in sintesi il riconoscimento della sovranità alimentare come chiedono le reti degli altermondialisti e delle Ong. A mio parere nel contesto del Wto è innanzitutto la vittoria della democrazia che pone il problema della stessa legittimità del Wto, della definizione del suo campo d'intervento e del suo fondamento, che è il libero scambio. Quindici giorni dopo Cancun, a Dubai ci sono state le riunioni del Fmi e della Banca mondiale, dove sono i paesi donatori che decidono secondo la regola di «un voto per un dollaro», e questa regola è stata messa in minoranza. Ormai bisogna ripensare l'architettura delle relazioni internazionali di fronte alla volontà dei paesi emergenti che vogliono avere voce in capitolo. Si pone al tempo stesso il riconoscimento della società civile come protagonista, dopo la sua prima manifestazione mondiale a Seattle. La società civile non ha una legittimità parlamentare ma ne ha un'altra, per quello che pensa, per le sue proposte e i suoi risultati. Stiamo andando verso l'eliminazione delle istituzioni che governano il mercato? La Confederazione contadina, sindacato di cui sono segretario nazionale fin dal 2000, rivendica un rovesciamento copernicano delle regole internazionali degli scambi che attualmente sono imposte dal 10% della circolazione dei prodotti agricoli e che si impone al 90% restante che viene consumato sul luogo di produzione. L'agricoltura non è una produzione come un'altra, poiché ha finalità importantissime, quelle di nutrire le persone là dove abitano, di inserire i contadini nel sistema produttivo e di curare l'ambiente. Le regole dell'agricoltura non possono dunque rientrare nella logica del libero scambio come vuole il Wto. La Confederazione contadina e la «Via Campesina», la Federazione internazionale della quale fa parte, insieme con le organizzazioni di 80 paesi, rivendica la soppressione del dumping che consente ai paesi ricchi di esportare attraverso le multinazionali le loro eccedenze un prezzo inferiore al costo di produzione, compensando questo scarto con finanziamenti all'esportazione. E' inaccettabile! E' per questo che noi condanniamo le politiche agricole dell'Europa e degli Usa. A Cancun l'Ue e gli Stati uniti chiedevano, ma non sono riusciti ad ottenerlo, il prolungamento del cosiddetto «accordo di pace», che escludeva questa pratica tra i membri del Wto e che, quindi cesserà di operare dal 1 gennaio 2004. Il Brasile e alcuni paesi africani vogliono poter aprire un procedimento, e vincere, davanti al Tribunale del Wto contro gli Stati uniti per il cotone e contro l'Unione europea per le sue sovvenzioni illegittime. I paesi debbono potersi unire in grandi gruppi di economia regionale, come l'Europa, l'Unione degli stati dell'Africa occidentale, il cono sud dell'America latina, l'India e la Cina. La Fao oggi non osa più dire che il problema della fame nel mondo deriva dalla mancanza di produzione, comincia a suggerire che bisogna organizzare differentemente la solidarietà. Il mercato mondiale esiste, ma dev'essere ripensato. L'Europa non ha nessuna vocazione a esportare cereali, latte e carne. Il prezzo dei prodotti tropicali come il caffè o il cacao sono prezzi giocati in borsa dalle transnazionali come la Nestlé che ogni anno vede crescere i suoi profitti. E' decisivo che la necessaria regolazione dell'agricoltura esca dall'ambito del Wto per essere affidata alla Fao, nel quadro delle Nazioni unite. Mantenete il vostro rifiuto degli ogm in agricoltura, dopo che il presidente Lula ha fatto marcia indietro? A Porto Alegre, nel gennaio 2000, il Forum ha deciso per un rifiuto totale degli ogm. Il nostro diritto a produrre ha certo delle implicazioni per quanto attiene la proprietà intellettuale, i brevetti, le sementi ogm attraverso le quali le multinazionali sperano di mettere sotto controllo i contadini. Negli Usa le multinazionali hanno messo sotto processo 600 agricoltori per avere utilizzato sementi ogm senza aver pagato ogni anno il canone! Un'agricoltura autoctona deve avere il diritto di utilizzare le proprie sementi. Il presidente Lula ha dovuto cedere ai proprietari di due stati del Brasile, che due mesi dopo la sua elezione rivendicavano il diritto di mettere in vendita il loro raccolto di soia transgenica seminato precedentemente. La legge federale brasiliana che interdice gli ogm è sempre in vigore, le manifestazioni si moltiplicano e la Corte suprema deve ancora pronunciarsi sulla costituzionalità del decreto di Lula. Se il Brasile riuscirà a resistere agli ogm, questo sarà di decisiva importanza. A Cancun i paesi del sud hanno accusato gli occidentali di essere protezionisti e l'Italia accusa la Francia di essere la principale beneficiaria di questo protezionismo. Accusato Bové, come rispondete? Io non mi sento affatto solidale con quel quinto di agricoltori francesi che beneficiano dei quattro quinti di aiuti che sono un'aberrazione, come lo sono gli aiuti europei. In Giappone dopo il 1945 l'alimentazione è stata colonizzata dagli americani che hanno consigliato agli abitanti, anche attraverso i manuali scolastici che ho potuto vedere in occasione di un mio viaggio, di nutrirsi di latte, pane e carne, cioè di quel che gli americani potevano vendere loro, «se non volevano rimanere un popolo secondario» con i loro pesci e il loro riso. Oggi il paese importa il 70% dei suoi bisogni alimentari e i suoi contadini cercano di proteggere la loro agricoltura, come è del tutto normale. Stessa situazione nella Corea del sud, e non è un caso se un sudcoreano si è ucciso a Cancun. Il 60% della popolazione attiva del pianeta è formato da contadini. Negarne l'esistenza finirà con il provocare conflitti ed emigrazioni gigantesche. Se si cacciano, come è previsto, 350 milioni di contadini dalle campagne cinesi e ancora di più in Africa, circa un miliardo di persone comincerà a girare per il mondo, cercando di andare dove vedono un po' di luce ed entrando dalla finestra se voi chiudete la porta. E' questa la realtà dell'immigrazione che l'Europa in questo momento ha tanta difficoltà ad affrontare. Il problema che noi poniamo è quello dell'equilibrio del pianeta. DANIELLE ROUARD ex corrispondente dall'Italia di Le Monde ------------------ N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com
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