Rassegna stampa su OGM e Quote Latte



L'assessore Viviana Beccalossi crede forse che concedere 100 q.li all'anno
di quote latte in più alle aziende zootecniche lombarde possa cambiare il
loro destino ?

100 q.li di latte per l'azienda agricola, se va bene, significano un
incasso lordo di circa 3.500 euro, questa cifra cambierebbe la vita di
qualcuno ?

O è molto ingenua o è molto furba !

Per quanto riguarda l'articolo sul Cons. Agr. Di Bologna e Modena ci preme
segnalare come questo colosso abbia già da tempo operato delle scelte di
campo rispetto alla questione OGM attraverso l'unico processo che possa
offrire garanzie di soluzione e cioè la tracciabilità dei prodotti.

Infine segnaliamo come altro Comune, Maelica, abbia fatto una precisa,
motivata ed articolata scelta di opposizione all'introduzione di OGM.



A cura di AltrAgricoltura Nord Est.



Corriere della Sera Lombardia - 7 ottobre 2003.



Delibera della giunta regionale

Quote latte: agli allevatori 110 mila quintali in più



MILANO - Oltre 110 mila quintali di quote latte in più per gli allevatori
lombardi. Lo ha deciso la Giunta regionale della Lombardia, su proposta
dell'assessore all'Agricoltura, Viviana Beccalossi. L'attribuzione
aggiuntiva di diritti di produzione deriva dalla revoca e riduzione delle
quote latte non prodotte effettuata dal Pirellone. E a beneficiarne sono i
produttori titolari di quota B tagliata (diritti di produzione non stabili,
suscettibili di essere ridotti, sui quali i lombardi hanno sempre contato
per la compensazione): quest'anno, a differenza delle precedenti annate,
gli allevatori si sono visti ridurre gli spazi per la compensazione. Con
una conseguenza: la produzione è rimasta la stessa, ma le multe sono
aumentate. Per alleviare le sofferenze delle aziende, la Giunta, come
annunciato anche dal presidente Formigoni, ha deliberato di utilizzare la
disponibilità di quote di riserva a sostegno delle categorie di produttori
penalizzati dal taglio della quota B «effettuata ai sensi della normativa
vigente o che operano nelle condizioni territoriali più difficili». «I
produttori - ha spiegato Viviana Beccalossi - sono stati gravemente colpiti
dall'impossibilità di compensare la quota B. Pertanto, si è deciso di
assegnare a ogni allevatore interessato un "pacchetto" di quote pari a 100
quintali. Inoltre, verrà attribuito un ulteriore quantità di 50 quintali di
nuove quote alle aziende di montagna che ne avranno bisogno».

Soddisfatti gli allevatori lombardi, anche se l'assegnazione delle quote di
riserva non andrà a risolvere i problemi finanziari di chi ha prodotto
contando sulla quota B tagliata per le compensazioni. «Apprezzo il gesto
della Regione - spiega Antonio Piva, allevatore di Cremona, - ma i nuovi
diritti di produzione rappresentano una goccia nel mare rispetto alla quota
B tagliata». In Lombardia le quantità sono pari al 2,8 milioni di quintali.
Sin dal '95-'96 di fatto molti produttori hanno lavorato splafonando, ma
come titolari di quelle quantità, hanno ottenuto la priorità nelle
compensazioni. Nell'ultima annata, invece, gli spazi per le compensazioni
(che si basano sulle quantità di latte non prodotte) si sono ridotte. In
Italia i titolari di quote di montagna, che hanno la precedenza, hanno
assorbito circa due milioni di quintali. Così gli allevatori con le quote B
tagliate si sono dovuti accontentare. Ma a resta a bocca asciutta sono
stati soprattutto i lombardi. «In regione il 25 per cento dell'ultimo
superprelievo dipende da questa situazione. Nel resto d'Italia la questione
è stata risolta. Qui se andrà avanti così - assicura Piva -, sarà sempre
più dura produrre latte».







Il resto del Carlino 7 ottobre 03





Mais agli Ogm, campo della vergogna



S. ELPIDIO A MARE - In Regione tuonano contro gli organismi geneticamente
modificati (Ogm), parlano di tolleranza zero e di tutela dei prodotti
tipici della nostra agricoltura tradizionale. Poi, nei fatti, avviene che
nell'unico campo con mais Ogm rinvenuto e denunciato nella regione, non
siano stati ancora presi provvedimenti per la distruzione del mais e, per
di più, nessuno sollecita un intervento che in ogni caso giungerebbe in
vergognoso ritardo. Un qualche provvedimento (un'ordinanza sindacale)
dovrebbe emetterlo il Comune di S. Elpidio (nel cui territorio si trova il
campo sequestrato), forse di comune accordo con la Asl, ma al riguardo
ancora non si è visto e non si è saputo niente. Una decina di giorni fa,
gli amministratori comunali affermavano di doversi informare in Regione sul
da farsi e sulle modalità dell'ordinanza. Risultato? A distanza di mesi
dall'individuazione del campo di mais, la piantagione è ancora lì, ormai
rinsecchita e l'unica in zona a non essere stata ancora trebbiata, con le
pannocchie dai semi contaminati che continuano tranquillamente a cadere sul
terreno e lì marciscono, aumentando la tanto vituperata contaminazione del
terreno e dell'ambiente circostante.





Il Resto del Carlino  7 ottobre 2003.



Il colosso del settore agricolo passa a una guida modenese



Cambio alla guida del Consorzio agrario di Bologna e Modena (Caip). Il
colosso cooperativo dell'agricoltura interprovinciale ha un nuovo
direttore: è Angelo Barbieri, 59 anni, modenese doc, una lunga carriera nel
mondo dell'agricoltura, dalla direzione del Cap di Ferrara a quella di
Reggio Emilia. Barbieri da 20 anni è presidente di una delle più importanti
coop ortofrutticole modenesi, l'Eurofrutta, ed è pur direttore di Asscaer,
l'associazione dei consorzi agrari della regione. E' subentrato a Paolo
Ghiacci, che resta nel gruppo Caip come presidente di Esperia, società
costituita assieme alla coop romagnola Terremerse per la gestione delle
produzioni cerealicole e proteiche del gruppo. Il Consorzio agrario di
Bologna e Modena ha realizzato nel 2002 un fatturato di gruppo pari a 225
milioni di euro (131 milioni la sola capogruppo) che ne fanno la prima
impresa del settore in regione e la seconda nel Paese, dopo il Caip di
Verona-Vicenza-Mantova.

Barbieri si dice "personalmente molto soddisfatto per essere stato chiamato
a guidare una azienda di tali dimensioni e complessità in una fase di
congiuntura difficile per il settore. Ritengo comunque che i Consorzi
agrari mantengano un ruolo chiave nel nostro sistema agricolo, in
particolare questa impresa ha strutture e professionalità per garantire
servizi sempre più competitivi ai produttori, per aiutarli ad affrontare un
mercato sempre più difficile". Progetti concreti? "La sfida sarà la ricerca
della massima efficienza, assieme a forti investimenti in strutture moderne
e tecnologicamente all'avanguardia ma dai costi necessariamente contenuti.
Il primo obiettivo sarà armonizzare il marchio 'Consorzio agrario' con
quello delle società controllate e collegate per attivare tutte le sinergie
possibili del sistema, con effetti positivi sia sui produttori agricoli
soci che, per naturale conseguenza, sull'azienda.

Mi accingo ad una significativa opera di riorganizzazione proiettata verso
il futuro, per conservare a questo Consorzio agrario il ruolo che gli
compete per meriti storicamente acquisiti nel mondo agricolo".

Il Caip opera sul territorio modenese dal 1997 dove recentemente ha fatto
un'importante acquisizione: la CoProAg della famiglia Monelli, attiva nel
settore delle agroforniture, grazie alla quale è nato il nuovo Centro
Staggia di San Prospero nella Bassa modenese. Il Caip - con 1800 soci e
30.000 clienti fidelizzati - è leader nelle due province nella
commercializzazione dei cereali (2,5 milioni di quintali ritirati ogni
anno) e nella vendita di mezzi tecnici a soci e clienti (concimi, sementi,
antiparassitari, macchine, mangimi). E' stato tra le prime imprese del
settore a presentare un progetto di rintracciabilità per il mais e la soia
non-Ogm e sta certificando le proprie strutture di stoccaggio delle derrate
agricole. Nel Modenese in base alle norme comunitarie è già stato
certificato il centro di San Felice sul Panaro.



di Lorenzo Frassoldati





Corriere Adriatico 7 ottobre 2003.



Matelica, un documento unanime del Consiglio comunale
"Prodotti Ogm al bando"
Decisi controlli e attività di informazione sul territorio

MATELICA - Un no unanime alla coltivazione di prodotti geneticamente
modificati viene dal Consiglio comunale di Matelica che la settimana scorsa
ha votato un documento che prevede una serie di impegni da parte
dell'amministrazione locale. Si tratta di una presa di posizione che viene
dopo che proprio nell'Alto Maceratese di recente è stata individuata una
coltivazione di prodotti Ogm che ha destato più di un allarme non solo tra
gli operatori. In un lungo documento, tra l'altro si spiega che
"l'introduzione di organismi geneticamente modificati legata, soprattutto,
all'uso di sementi di varietà connesse a forme di sfruttamento intensivo
può avere effetti negativi sulla diversità biologica delle forme viventi
per la riduzione della capacità di adattarsi e resistere al processo,
graduale e continuo, dell'evoluzione naturale"

Secondo il documento "permangono molte incertezze circa gli effetti delle
tecniche di manipolazione genetica degli alimenti sulla salute dell'uomo e
sull'ecosistema; è impossibile la convivenza dell'agricoltura transgenica
con quella biologica e tradizionale, che sarebbe compromessa, perdendo
anche competività; inoltre il territorio provinciale possiede un patrimonio
alimentare caratterizzato dalla forte identità territoriale, tradizionale e
culturale della produzione agricola e la commistione di geni di diversa
origine determinerebbe la perdita di questo tipo di ricchezza. L'uso di
sementi trasgeniche - continua il documento - rischia di portare ad una
crescente uniformità genetica delle colture con una pericolosa dipendenza
da pochi detentori di prodotti genetici e chimici"; a cio si aggiungono
"svantaggi per le aziende agricole che producono con sistemi tradizionali:
diminuzione dei prezzi dei prodotti, destagionalizzazione dei consumi,
rischio di diminuzione di manodopera con conseguente esodo rurale". Infine,
" non è stata ancora approvata la normativa comunitaria regolante l'impiego
di sementi Ogm".

Sulla base di tali argomentazioni, il Consiglio comunale ha impegnato il
sindaco "a controllare che le attuali coltivazioni avvengano nel rispetto
delle normative sull'uso confinato degli Ogm; a individuare gli strumenti
necessari alla identificazione degli alimenti interessati da tecnologie
transgeniche e della provenienza dei prodotti contenenti Ogm". L'attività
di controllo, poi, va estesa anche alla "qualità degli alimenti agricolo -
forestali e di allevamento prodotti nel territorio". Il sindaco, poi, è
chiamato ad avviare una campagna informativa sugli alimenti biologici e di
qualità, sui rischi connessi al consumo di alimenti contaminati, con
particolare riguardo agli Ogm; ad informare i produttori del territorio sui
rischi dell'utilizzo di prodotti geneticamente modificati nella filiera
produttiva e i rivenditori di alimenti sugli attuali obblighi di
etichettatura relativi ai prodotti contenenti Ogm; ad invitare le aziende
fornitrici di pasti e di derrate alle mense pubbliche, comprese quelle
scolastiche, a dichiarare il non utilizzo di alimenti contenenti Ogm e a
prevedere l'inserimento di una clausola vincolante in tal senso in
occasione di eventuali prossime gare di appalto di ogni mensa pubblica; a
richiedere al governo l'impegno per un controllo maggiore sui prodotti di
semina".



N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a
altragricoltura at italytrading.com