genova,traffico di"veleni"in porto



Dal corriere mercantile di martedi 9 settembre 2003

GENOVA : TRAFFICO DI " VELENI " IN PORTO

INCHIESTA SU AZIENDA: STOCCAVA SOSTANZE USATE ANCHE DAI NARCOS


Migliaia di tonnellate di "veleni" immagazzinati nei depositi per idrocarburi del ponente genovese, ma non denunciati al ministero dell'Interno. Sostanze impiegate anche per la lavorazione della droga (e per questo motivo tenute d'occhío dalle forze dell'ordine di mezzo mondo) passate "inosservate" per un anno intero sui moli di Genova.
E' una maxi-inchiesta'quella che la guardia di finanza ha iniziato nel gennaio scorso e che adesso potrebbe essere giunta a una svolta. Nel mirino c'è soprattutto un'azienda specializzata nello stoccaggio di prodotti connessi alla raffinazione del petrolio. Ma anche altre imprese del settore sarebbero oggetto di controlli da parte deila Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Dcsa).
Ma andiamo con ordine. Al1'inizio dell'anno, gli uomini delle Fiamme Gialle scoprono alcune "anomalie" nel traffico e nell'immagazzinamento di certe sostanze. Si tratta dei cosiddetti "precursori", owero "prodotti suscettibili per la produzione di sostanze stupefacenti". In particolare, le irregolarità riguardano tonnellate e tonnellate di acetone, toluene e metiletilchetone (Mek), vale a dire diluenti che i narcos utilizzano abitualinente per sciogliere la pasta di coca, prima di tramutarla in cocaina. I fmanzieri capiscono subito che qualcosa non funziona: di quei carichi il ministero dell'Interno e la Dcsa non sanno nulla.E dire che esiste una regolamentazione precisa e dettagiiata per il traffico di questo tipo di sostanze. All'Antidroga spiegano: "Il commnercio e 1'impiego dei precursori è usuale per 1'industría chimico-farmaceutica in quanto molti di essi sono di larghissimo impiego in numerose lavorazioni industriali. Tuttavia, la constatazione che per la fabbricazione degli stupefacenti sono necessarie talune sostanze chimiche, il cui approwigionamento non
è di solito possibile nei Paesi di produzione delle droghe, ha portato a ritenere che un valido strumento di lotta al narcotraffico potesse consistere in un regime di controllo dei prodotti chimici suScettibili di impiego nella produzione delle droghe. Con tale disciplina si è inteso evitare che una parte di tali sostanze possa essere dirottata, dal mercato legittimo ad un parallelo mercato illegale, con la specifica destinazione all'impiego nell'illecita produzione di droga". Ecco allora che sono stati fissati degli obblighi per gli operatarí commerciali (intendendo non solo le imprese ché producono e acquistano i precursori, ma anche quelle che le immagazzinano, ed è il caso della società finita nel mirino della Tributaria genovese. In pratica chi tratta questo tipo di prodotti " speciali " deve " comunicare alla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga , istituita nell'ambito del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell' Interno , al più tardi al momento della loro effettuazione, le singole operazioni commerciali relative alle sostanze da essi trattate. Lo steso obbligo si applica altresi, agli operatori che svolgono attività di importazione , esportazipne e transito le imprese devono collaborare con la Dcsa, fornendo ogni  informazione eventualmente richiesta, nonché segnalando immediatamente ogni fatto od elemento che , per caratteristiche, entità, natura o per qualsiasi altra circostanza conosciuta , induce a ritenere che le sostanze trattate possono essere in qualsiasi modo impiegate per la produzione di sostanze stupefacenti o psicotrope. Ma l'impresa ligure non l'ha fatto, non ha segnalato nulla alla Dcsa e adesso rischia grosso, sia sotto il profilo amministrativo ( con multe e sospensione della licenza ) , ma anche penalmente. D'altronde il pericolo è che proprio approfittando di certe " anomalie " come quelle riscontrate dalla guardia di finanza di Genova, qualche narcotrafficante possa eludere i controll internazionali sui precursori necesari a raffinare la droga.
Il ministero dell' Interno e l' Antidroga hanno predisposto un piano capillare e i controlli genovesi non sono che una delle numerose fasi dell'operazione, basti dire che per facilitare i contatti fra Dcsa e aziende è stato attivato un indirizzo di posta elettronica, precursori at mininterno.it.

SIMONE TRAVERSO

A DICEMBRE IL " CASO MORFOLINA "

Nel dicembre scorso un altro " precursore " conquistò le prime pagine dei giornali italiani e internazionali. Quarantotto tonellate di morfolina ( sostanza infiammabile e facilmente esplosiva ) furono sequestrate dalla guardia di finanza alla vigilia di Natale nel porto di Genova. Si trattava di prodotti chimici apparentemente destinati ad un'azienda libica in odore di terrorismo. Il sospetto più inquietante degli inquirenti fu che la morfolina sequestrata potesse essere usata come precursore per costruire delle armi di distruzione di massa. Non a caso nelle prime ispezioni dell' Onu in Iraq , subito dopo la guerra del Golfo, fra le materie sequestrate dagli ispettori c'erano proprio ingenti quantità di morfolina, che anche per questo motivo le Nazioni Unite in seguito ne vietarono la vendita ai Paesi a rischio inseriti nella " lista nera " internazionale. Le 48 tonnellate di morfolina furono rinvenute in tre container trasportati dalle coste si Anversa ( Belgio ) a Genova a bordo della North Star . I tre container furono fermati all'ultimo minuto. Bloccati mentre, dopo dieci giorni di sosta nel porto di Genova , stavano prendendo irrimediabilmente il largo alla volta delle coste della Libia, a bordo della Thyra , piccola motonave battente bandiera maltese.