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USA/Alaska: Bush ripropone lo sfruttamento petrolifero nel Rifugio Artico
- Subject: USA/Alaska: Bush ripropone lo sfruttamento petrolifero nel Rifugio Artico
- From: "F A B I O C C H I::" <fabiocchi at inwind.it>
- Date: Fri, 14 Mar 2003 18:17:01 +0100
| USA/Alaska: Bush ripropone lo sfruttamento 
petrolifero nel Rifugio Artico Secondo il WWF, sfruttare le riserve petrolifere 
del Rifugio Artico non servira' a ridurre la dipendenza degli USA dal petrolio 
estero. L'amministrazione Bush dovrebbe piuttosto promuovere la riduzione dei 
consumi, l'efficienza energetica e lo sviluppo delle energie rinnovabili 
seguendo l'esempio di Germania e Regno Unito. Il WWF e altre organizzazioni 
ambientaliste sostengono che l'esplorazione e la produzione di petrolio nel 
Rifugio Nazionale Artico distruggerebbe l'ecosistema locale e forzerebbe la 
fauna a spostarsi altrove.  Fonte: WWF International Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI at inwind.it *************** Se volete ricevere queste news, mandate una email vuota a mailto:econotizie-subscribe at yahoogroups.com e replicate al messaggio di conferma che vi viene inviato *************** 14 Marzo 2003 - Ancora una volta negli USA e' in 
corso un acceso dibattito sull'ipotesi di aprire il Rifugio Artico Nazionale 
(ANWR) alle compagnie petrolifere. La questione si sarebbe dovuta sistemare 
definitivamente nell'Aprile dell'anno scorso quando una maggioranza bipartisan 
del Senato ha respinto la proposta di perforazione. Il dibattito avrebbe dovuto 
spostarsi sul problema delle vie alternative per ridurre la dipendenza degli USA 
dal petrolio estero, come lo sviluppo delle energie rinnovabili e la 
riduzione dei consumi. Ma non e' andata cosi'. Al contrario, l'amministrazione Bush sembra 
interessata a considerare solo una via: trovare nuovi modi per aprire la 
riserva. Con il rischio di non ottenere una maggioranza che approvi il 
progetto, i parlamentari sostenitori dello sfruttamento petrolifero nel 
Rifugio hanno incluso i potenziali ricavi dalle concessioni 
petrolifere nella proposta di spesa federale di quest'anno, una mossa 
segreta che permetterebbe di aprire la riserva alle perforazioni senza un 
dibattito aperto al Congresso. Concentrarsi sullo sfruttamento delle risorse 
petrolifere nazionali non servira' a favorire l'indipendenza energetica 
degli USA, che e' uno degli obiettivi dichiarati della politica del Presidente 
Bush. Le riserve di petrolio nel Rifugio non possono contribuire 
significativamente a questo scopo, ne' ad abbassare l'attuale prezzo per 
barile. Infatti prima che le riserve del rifugio vengano immesse sul mercato 
servono almeno 10 anni, e anche allora i 3.2 milioni di barili che si 
stima verranno estratti nel rifugio sarebbero appena sufficienti 
per soddisfare i consumi degli USA per non piu' di 6 
mesi. Gli USA hanno solo il 2-3% delle riserve 
petrolifere mondiali conosciute, ma consumano il 25% della produzione 
petrolifera annuale del mondo. Secondo le previsioni, il consumo energetico 
degli USA - gia' il piu' alto al mondo - aumentera' del 40% entro il 2025, 
e il 70% del petrolio sara' importato dall'estero. Ovviamente le soluzioni alla dipendenza degli 
USA dal petrolio estero non consistono nello sfruttare le riserve petrolifere 
dell'Alaska. Ma piuttosto nel ridurre l'eccessiva dipendenza dall'energia e 
quindi nel passare a fonti energetiche alternative. Su questo punto, 
l'amministrazione Bush ha assunto pochi impegni concreti. E' vero che nello Stato dell'Unione del 2003, Bush ha 
annunciato di voler spendere 1.2 miliardi di dollari per sviluppare tecnologie e 
infrastrutture per le celle a combustibile alimentate a idrogeno. Ma questo 
denaro viene usato a scapito dei finanziamenti per l'efficienza energetica e per 
lo sviluppo delle energie rinnovabili. Inoltre, il presidente ha omesso di dire 
che per produrre l'idrogeno verranno usati i combustibili fossili, e comunque le 
auto a idrogeno non saranno disponibili sul mercato prima del 2020, per cui 
servono soluzioni anche per il breve-medio termine. E' vero anche che Bush ha promesso che la meta' dei ricavi 
dalla vendita delle concessioni petrolifere nel Rifugio Artico andrebbero a 
finanziare la ricerca sull'energia solare, geotermica ed eolica. Ma i 
finanziamenti alle energie alternative non dovrebbero essere legati a un affare 
cosi' sporco. Essi dovrebbero esistere ugualmente, come parte di un impegno 
concreto a sviluppare le energie alternative. Non ci sono stati impegni neanche per ridurre i consumi. 
Misure efficaci a tale scopo hanno gia' dimostrato di poter funzionare. Ad 
esempio, il presidente Bush padre spese 36 mln di dollari in una campagna di 
informazione che chiedeva agli Americani di risparmiare energia. Questa 
iniziativa contribui' a tagliare i consumi di petrolio di 100 mila barili al 
giorno. Stabilire standard di efficienza energetica per i nuovi 
veicoli farebbe risparmiare piu' petrolio di quanto non se ne possa trovare nel 
Rifugio Artico. Non solo l'attuale amministrazione non ha fatto alcun tentativo 
in questa direzione, ma il suo piano per stimolare l'economia include tagli 
fiscali per quelle aziende che acquistano i cosiddetti SUV (sport utility 
vehicles), una mossa che aumentera' il numero dei veicoli mangia-benzina sulle 
strade. Gli incentivi fiscali per favorire la costruzione di edifici 
ecologici o per aiutare gli impianti energetici che sfruttano 
fonti rinnovabili a competere con quelli che usano le fonti tradizionali, sono 
praticamente assenti. Se l'amministrazione Bush vuole l'indipendenza 
energetica dovrebbe seguire l'esempio di Germania e Regno Unito che stanno 
sviluppando le energie alternative. Il WWF e altre organizzazioni ambientaliste sostengono che 
l'esplorazione e la produzione di petrolio nel Rifugio Nazionale Artico 
distruggerebbe l'ecosistema locale e forzerebbe la fauna a spostarsi altrove. I 
biologi del governo prevedono che i caribu', gli orsi polari e i buoi muschiati 
subirebbero il maggiore impatto dalla rete stradale, dagli oleodotti, dalle 
piattaforme petrolifere e dal rumore proveniente dal traffico e dagli aerei. 
L'estrazione di ghiaia per costruire le strade e lo sfruttamento di enormi 
quantita' di acqua dai fiumi usata per produrre petrolio dai pozzi avrebbero un 
effetto negativo sui pesci. *************************** Homepage Econotizie http://www.ecquologia.it/sito/pag89.map Archivio Econotizie http://sito.ecquologia.it/sito/pag89.map?action=""> | 
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